«Con questo film non mi aspetto certo di cambiare qualcosa, sono finiti i tempi in cui credevo di poter toccare e muovere le coscienze delle persone» - afferma Robert Redford parlando dell'opera che sta per presentare.
Una dichiarazione importante, e molto significativa, per uno come lui, sulla quale molti di noi hanno di che riflettere - altri no, si guarderanno bene dal riflettere su cose come queste, dato che in fondo si tratta soltanto di "canzonette", di cinema, di cultura, insomma di cazzate.
Ma, tornando nei nostri confini, ho colto un altro articolo, di Furio Colombo sul Fatto, che torna utile mettere in relazione con quelle riflessioni, anche se è una relazione indiretta: ma poco conta, dato che chi è de coccio e non vuole capire non si lascia smuovere nemmeno dalla più diretta e clamorosa delle relazioni.
La notte del processo breve di Furio Colombo
“Sindaco, anche lei, come Matteo Renzi, spera che Berlusconi esca indenne dai processi?” “Vorrei che Berlusconi cadesse per una presa di coscienza sul berlusconismo da parte dei cittadini italiani, e non a causa di un processo. La mia parte politica (Pd, ndr) si concentra sui guai giudiziari. Invece dovremmo elaborare un progetto per il Paese e studiare l’uomo Berlusconi. E’ un seduttore. Con uno così non si va allo scontro frontale. Lo si fa squagliare al sole.”
Ho citato dalla intervista di Vittorio Zincone al cinquantunenne (giovane, no?) sindaco Pd di Bari, Michele Emiliano (Sette, Il Corriere della Sera, 7 aprile) per mostrare quanto è lunga la fermata in stazione, ovvero la strana e radicatissima idea che ci si muove meglio da fermi, che, sì, ogni volta si deve “preparare un progetto per l’Italia”, ma, per carità, non parliamo dei suoi processi.
Molti lettori – fra coloro che, pur con disperazione, non si sono mai arresi – avranno riconosciuto con un sussulto le stesse parole che, dal 2001 (anno della seconda vittoria di Berlusconi) sono state usate, ora con enfasi convinta, ora con severità, ora addirittura con una intenzione di condanna, contro coloro che esortavano a combattere Berlusconi subito e su tutto, perché c’erano già troppe prove della sua tendenza a ripetere e allargare tutto ciò che – fuori dalla legge – lo aveva portato alla testa di un impero finanziario e mediatico fondato su una misteriosa ricchezza.
Insieme con giornalisti come Indro Montanelli, con economisti come Paolo Sylos Labini, con scrittori come Antonio Tabucchi, in molti dicevamo che le malefatte erano enormi e meritavano l’intervento della magistratura, dati i reati compiuti, così come meritavano e il più fermo antagonismo politico.
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Per buona misura sono state create due gabbie di punizione, la “demonizzazione” (dire male di Berlusconi, a quanto pare “fa il suo gioco”) e il più famigerato “giustizialismo” che ha rovinato molte reputazioni politiche. Se toccasse a me il compito di narrare (meno che mai, spiegare) come la parola “giustizialismo”, comprensibile invenzione del giro di Berlusconi, sia diventata bandiera della sinistra e – ora che non c’è più sinistra – gonfalone di molti nel Partito democratico, confesso che non lo saprei fare. Perchè chi chiede che la legge sia uguale per tutti, come prescrive la Costituzione, viene chiamato “giustizialista”, nelle file della opposizione, esattamente come accade a destra?
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Nell’intervista lui dice, come 18 anni fa, quando “i toni bassi” hanno lasciato aperte tutte le strade al grande profittatore di Arcore, talvolta accusatore ( “I giudici sono le nuove Brigate rosse”) talvolta vittima (“Nessuno al mondo è imputato come me”) dice Emiliano: “La mia parte politica si concentra sui guai giudiziari (di Berlusconi, ndr). Invece dovremmo elaborare un progetto per il Paese”. Dice oggi, come il Pds e poi il Pd allora, una frase che è resa insensata dalla contrapposizione “invece”. Un cittadino democratico deve per forza concentrarsi sui processi di un potente e ricco capo politico che cerca di comprarsi tutte le vie di fuga. E deve per forza avere un progetto, che non è in opposizione all’inderogabile precetto “la legge è uguale per tutti”. Al contrario, il progetto serve perché la battaglia per la legalità non sia un episodio.