Ma sì, voglio farmi qualche altro nemico.
Parliamo di questo forum e del perché diventa sempre più vuoto.
Cominciamo col dire che non si tratta di un problema che investe solo questo forum: un gran soufflè mi sembra anche l'insieme degli editoriali e della comunicazione televisiva, compresi i cosiddetti "programmi di approfondimento" da Ballarò ad Annozero e all'Infedele.
E' evidente che le cause non devono essere ricercate nelle qualità personali, né per questo forum, né per il circo della comunicazione: mediocrità e incapacità individuali ovviamente esistono, ma sono soltanto un valore marginale del fenomeno.
Io credo che tutto nasce dalla mediocrità dell'oggetto che è al centro dell'attenzione: la politica e i partiti, a partire dal PD.
Cosa nota, dirà qualcuno: certo, è una mediocrità di cui spesso si parla, ma ben poco si cerca di capire in cosa consista questa mediocrità.
Succede invece che, dopo aver fatto fuoco e fiamme contro questa politica, definendola spesso peggio che mediocre, ci si adagia con soddisfazione dentro questa mediocrità, sposandone i concetti, lo stile, gli slogan, come se la questione rigurdasse soltanto "gli altri".
Quello che salta all'evidenza è il restringimento progressivo degli orizzonti che si è verificato anno dopo anno, mese dopo mese, fino al punto che ormai sembra quasi un sacrilegio, una stravaganza, uscire fuori dagli sgabuzzini soffocanti delle diatribe tra partiti, tra correnti, tra alleanze possibili e impossibili: il mondo "di fuori" sembra non esistere più.
Non si tratta solo di una dimenticanza, a suo modo innocente, ma di una rinuncia aggressiva e venefica, che porta al disprezzo verso tutto ciò che non rientra nel novero del politichese più stretto.
Si pensa che, così facendo, si è molto "politici", e non ci si accorge che si parla tanto sul nulla: ci sono fenomeni e personaggi dei quali discutiamo da anni, che possono decentemente indurre a scrivere dieci righe, e nulla più.
A Roma si dice "magna' la coccia e butta' li fichi": esattamente ciò che ormai facciamo troppo spesso.
Commentiamo le prese di posizione parlamentari, il voto, le esternazioni di questo o quel politico o partito, come se questo esaurisse ciò che abbiamo da dire e da pensare su quell'argomento: se la discussione si allarga, diventando interessante e significativa, ne abbiamo paura o abbiamo imparato a disprezzarla, definendola "filosofia" o peggio.
Si è perso di vista il fatto che non esistono argomenti che, in sé stessi, sono interessanti, ma esistono solo modi interessanti di trattare qualunque argomento.
Quella che possiamo lecitamente chiamare la "civiltà dei sondaggi" ci ha abituato a pensare che un editoriale o un forum siano soprattutto lo strumento per manifestare "un'opinione": a me - ma credo a chiunque di noi - non frega assolutamente niente di registrare che Tizio ha una certa opinione su qualcosa, qualunque sia questa cosa, e chiunque sia Tizio, giornalista o iscritto al forum.
Non me ne frega niente perché non mi serve a niente, dato che in un mondo poolato da sei miliardi di persone so già in partenza che esiste tutta la gamma possibile e immaginabile di "opinioni".
Quello che conta - o almeno, che giustifica l'impegno di scrivere e di leggere - è l'antefatto intellettuale di quell'opinione, le sue ragioni, i suoi chiaroscuri.
Le crocette messe su una casella, un SI' o un NO, sono uguali e banali, mentre è unica la faccia e la mano di chi mette quella crocetta, la sua esperienza, la sua vita, le sue ragioni.
Questo è ormai impossibile rintracciarlo nei "tempi televisivi" dei discorsi politici, che sono esclusivamente assertivi, e giù per li rami sta diventando merce rara anche nei discorsi tra le persone, tra le quali i partecipanti a questo e altri forum.
Va be'.