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Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda annalu il 13/02/2011, 21:25

Colpisce come, su questo forum, le manifestazioni di oggi delle donne (e non solo) contro Berlusconi, in tutta Italia, siano passate totalmente sotto silenzio.
Le manifestazioni, così come sono state impostate e organizzate, possono essere oggetto di discussione, ma che vengano ignorate colpisce, soprattutto su un forum come il nostro.
Ovviamente mi riferisco in primo luogo alle manifestazioni di oggi che sono state un successo, ma in realtà sono state ignorate tutte le manifestazioni di questi giorni, compresa quella elegantissima delle mutande stese di Ferrara, o quella della Santanché davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, che si è rivelata un vero flop.
I problemi "di principio" sono certo interessanti, ma forse è il momento di guardare più concretamente all'attualità.

Comunque, eccovi un resoconto della manifestazione di oggi.
Da La Repubblica:

Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"
La Gelmini: "Solo radical chic in piazza"

Il centrodestra nega o minimizza la portata delle manifestazioni. Dal centrosinistra reazioni di grande soddisfazione. Il Professore: "L'Italia migliore"

ROMA - Sgarbi propone una "contromanifestazione" di donne che amano Berlusconi. Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, "bolla" con una nota ufficiale emessa dal ministero, le manifestazioni delle donne come "minoritarie e radical-chic". Daniela Santanché accusa le manifestanti di volere alimentare l'odio delle donne contro altre donne, una sorta di "Eva contro Eva". Le reazioni all'interno della maggioranza di governo sono in parte stizzite e in parte preoccupate per la mobilitazione messa in campo dall'altra metà del cielo in Italia e nel resto del mondo contro il degrado della gestione della "cosa pubblica" nel nostro paese.

Di tutt'altro parere, naturalmente, le reazioni che vengono dalle opposizioni. Romano Prodi, entusiasta, rileva "un'esigenza diffusa di dignità e un desiderio di serenità" proveniente dalle manifestazioni svoltesi in tutta Italia. "Non solo donne ma tante famiglie e uomini che chiedevano semplicemente un'Italia migliore e più pulita", ha sottolineato, "credo proprio che le donne abbiano dato un grande segnale al risveglio dell'Italia".

Gli fa eco Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: "Berlusconi da tempo dovrebbe andarsene ed è quello che gli chiedono queste piazze. Come è scritto nella Costituzione, chi svolge una funzione pubblica deve poterla svolgere con disciplina e onore, senno ne viene un danno enorme al volto dell'Italia nel mondo e alla capacità di risolvere i problemi del Paese", sottolinea. "Qui, come in tutta Italia, ci sono donne, accompagnate anche dai loro uomini, che stanno interpretando il risveglio delle coscienze civili, come spesso è successo nella storia del Paese. Qui c'è il Paese normale, sobrio, serio e non certo puritano, nè soltanto una elite. Gli italiani sono molto preoccupati".

Commento condiviso da Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera: "E' una prova del risveglio straordinario della società italiana. Le donne hanno sempre guidato i grandi cambiamenti e lo faranno anche questa volta. Questo sarà l'inizio della spallata decisiva al governo Berlusconi. Avere le piazze piene senza partiti e sindacati - sottolinea il capogruppo Pd - significa che c'è proprio voglia di voltare pagina".

E' convinto che queste manifestazioni possano servire a smuovere il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dalla sua sedia, Nichi Vendola. "C'è un'Italia migliore di quella di Lele Mora, Emilio Fede, Fabrizio Corona e Silvio Berlusconi - ha detto - oggi credo che sia il colpo mortale per il berlusconismo. In tutta Italia centinaia di migliaia di donne si rifiutano di obbedire ad un comando culturale e politico per il quale è previsto che le relazioni tra uomini e donne siano basate sul rapporto gerarchico in virtù di un codice maschilista che prevede che le donne siano ornamento, prede dell'attività predatoria di un genere maschilista malato di onnipotenza".

Per Antonio Di Pietro "le manifestazioni in oltre duecento piazze sono un prologo del referendum sul legittimo impedimento. Sfido Berlusconi a vedere se il popolo è dalla sua parte. Il popolo vero non ne può più di essere preso in giro". E Walter Veltroni sottolinea come queste manifestazioni hanno portato in piazze "persone che vogliono girare pagina e ritrovare speranza, donne che senza bandiere di partito fanno sentire alta e forte la loro voce".

Anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, commenta con favore: "la manifestazione ha "tutto il nostro rispetto perchè la dignità delle donne deve riguarda tutti, destra, sinistra e anche noi uomini".

"Non sono qui per criticare i festini hard, ma per farlo quando diventano sistema di selezione della classe dirigente". A dirlo è la deputata di Fli Giulia Buongiorno. "Non vedo come si possa definire moralista questa piazza", ha aggiunto sostenendo che "il caso Ruby non ha fatto traboccare il vaso perche il vaso era già traboccato, ma è un caso che ci ha detto che non si può più tacere, perchè chi tace in questa situazione può diventare complice". Rispondendo poi ad una domanda sui rischi di caduta del governo, Buongiorno ha risposto, riferendosi alla partecipazione alla manifestazione, che "la caduta del governo è una cosa più piccola rispetto a ciò che possiamo fare".

Dal centrodestra. Duro l'attacco alla piazza di Daniela Santanchè, sottosegretario all'Attuazione del programma di governo. "Oggi non è un bel giorno per le donne, perchè alcune vogliono continuare a dividere, vogliono fare Eva contro Eva. Farei un appello alle donne: non diventate ancora una volta strumento dei maschi. Oggi a far scendere in piazza questa parte del mondo femminile - aggiunge - c'è solo l'odio nei confronti di un uomo e non l'amore per le donne stesse, che invece ritornano alla categoria delle donne per bene e delle donne per male, a seconda della loro appartenenza a una parte politica".

Francesco Storace, segretario nazionale de "La Destra" aggiunge che "le donne che scendono in piazza
oggi sono figlie di quelle che nel '68 invitavano a fare l'amore e non la guerra. Oggi fanno la guerra a chi fa l'amore. E una sinistra disperata".

Provocatorio Vittorio Sgarbi: "Propongo alle ministre di rispondere con una manifestazione di orgoglio dell'amore, della sua libertà, anche delle sue perversioni. Occorre chiamare in piazza in tutte le città le donne amanti sotto lo slogan 'donne e amanti di Silvio'. Senza vergogna senza ipocrisia: quante sono le donne che vorrebbero andare ad Arcore? Proviamo a verificarlo".

Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, "oggi a scendere in piazza con una manifestazione di donne e anche di uomini in molte città italiane è lo schieramento anti berlusconiano fondato sulla sinistra a testimonianza che è essa, insieme ad un nucleo di magistrati politicizzati, ad aumentare sempre più la tensione ampliando i termini dello scontro politico".

Il ministro Maria Stella Gelmini boccia le manifestanti come minoritarie e "solite eroine snob della sinistra che sono uscite dai loro salotti per tentare di strumentalizzare la questione femminile e per attaccare un governo che continua ad avere la fiducia della maggioranza degli italiani".

Direttamente alla Gelmini la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, risponde: "Dovrebbe venire di persona a vedere che le donne che sono oggi in piazza sono persone che fanno i lavori piu' diversi, di diversa estrazione sociale. E' una vera manifestazione di popolo". Così il presidente del Pd Rosy Bindi: "Il ministro Gelmini farebbe bene ad ascoltare questa piazza dato che è un ministro della Repubblica. Dalle parole che ha pronunciato credo, però, che non capirebbe. Siamo qui tutte insieme, perchè vogliamo porre al centro della nostra vita e del paese la parola dignità: dignità della persona, dignità della donna, dignità della democrazia, dignità dell'Italia. Credo che questo movimento non si fermerà - è la previsione e insieme l'auspicio dell'esponente democratica - e credo anche che otterrà i risultati che deve ottenere. Il nostro Paese merita di più e lo otterrà, grazie alle donne".
(13 febbraio 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA
annalu
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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda annalu il 13/02/2011, 21:40

ed ecco cosa dice La Stampa:

POLITICA
13/02/2011 - IL CASO RUBY- LA SPALLATA ROSA
Un milione di donne anti-Berlusconi
La manifestazione invade il Paese


Immagine
Roma: a piazza del Popolo le donne hanno organizzato un flash mob

Proteste e sit-in in decine di città.
Lo slogan: "Se non ora, quando?"

ROMA
La protesta delle donne per rivendicare la propria dignità ha riempito le piazze di tutta Italia. Al di là di quella della capitale, manifestazioni colorate e scandite da balli, cartelli fantasiosi, cori e slogan anche per sollecitare le dimissioni di Silvio Berlusconi, si sono tenute da Nord a Sud del Paese e hanno visto anche la partecipazione di tanti uomini e intere famiglie. Ed è stato «pienone» nelle principali città, a cominciare da Milano e Torino, dove secondo gli organizzatori i partecipanti sono arrivati a quota 100mila.

«Tutto esaurito» dunque a Milano, dove la manifestazione si è conclusa con uno sventolio di bandiere bianche e le note di «Bella ciao», insieme al grido di «dimissioni» indirizzato a Berlusconi e ripetuto a più riprese, al termine dell’intervento di Massimo Cirri, conduttore della trasmissione radiofonico Caterpillar. Ma a scaldare la folla sono stati soprattutto le parole del premio Nobel Dario Fo e di sua moglie Franca Rame («mi vergogno di non riuscire a pensare al mio Paese senza vergogna») pronunciate da un palco che ha visto anche Claudia Mori protestare per la «mercificazione insopportabile» nel mondo dello spettacolo. Balli, cartelli con su scritto «Veronica è libera, ora tocca a noi», per i tanti partecipanti, tra i quali c’era anche Sara Giudice, la consigliere del Pdl che ha promosso la raccolta firme per chiedere le dimissioni Nicole Minetti.

Torino ha visto piazza San Carlo affollata come nelle storiche manifestazioni del Primo Maggio e i portici di via Roma impercorribili. «Siamo partiti in 50 mila, ora siamo diventati 100 mila», hanno detto gli organizzatori a un’ora dall’inizio della manifestazione. Un corteo colorato da decine di gomitoli di lana che hanno avvolto i partecipanti.

Un cordone formato dalle donne che si tenevano per mano ha aperto invece la manifestazione di Bologna; altissima la partecipazione( 50 mila persone, secondo gli organizzatori) al corteo che alla fine ha invaso piazza Maggiore,con cori che chiedevano le dimissioni del premier. Cinquantamila persone anche a Napoli, dove il corteo si è chiuso con un concerto e i manifestanti hanno intonato «Fratelli d’Italia». E altrettanti partecipanti a Genova, dove «in galera» è stato uno degli slogan più gridati dai presenti, tra i quali c’era anche il comitato «Le grazios», che rappresenta le prostitute del centro storico. In trentamila hanno sfilato a Firenze; mentre a Venezia la manifestazione è stata anche l’occasione per esprimere solidarietà a Nicoletta Zago, operaia che da tre giorni su una torre di Marghera a 150 metri d’altezza, Š in sciopero della fame per il posto di lavoro.
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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda flaviomob il 13/02/2011, 22:43

Cara Annalu, chi era in manifestazione difficilmente poteva commentare dal proprio computer, oggi :)

Che marea umana, ragazzi!


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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda Loredana Poncini il 13/02/2011, 22:59

A "SE NON ORA, QUANDO ?" a Torino eravamo più di 100.000, da piazza SanCarlo, per tutta via Roma e via Po, sino all'intera piazza Vittorio gremite. Niente palchi, ma da un camioncino con microfono, son riuscita a far scandire, e più volte:
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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda flaviomob il 14/02/2011, 1:24

http://www.guardian.co.uk/world/2011/fe ... lian-women

Silvio Berlusconi the focus of day of protests by Italian women

Thousands join marches for respect and values in country with gender gap worse than Kazakhstan's

* John Hooper in Rome
* guardian.co.uk, Sunday 13 February 2011 19.21 GMT
* Article history


Geppi Calcara, a Sicilian archivist, was there with her friend and 11-year-old daughter "because we're tired of our children living in a society of non-values", she said. "We find it really difficult to bring up our children with the values they're learning."

Behind her, the Piazza del Popolo in Rome was filling up with tens of thousands of women, and many men who had arrived with their wives or girlfriends.

"There are lots of us," said Calcara. "But we're not visible. The privately-owned TV channels, which belong to [Silvio] Berlusconi, and all but one of the [state-owned] RAI channels, manipulate the news. So people know nothing, or only half, of what is happening."

On Sunday, Italians dismayed by the prime minister and his antics got a chance to show their feelings in a way that even his television network will find difficult to ignore. Thousands of them assembled in piazzas from the foothills of the Alps to the tip of Sicily and in cities from Auckland to Zurich.

"We're more than a million across the world," the actor Angela Finocchiaro told the crowd in the Piazza del Popolo. And though that claim may be disputed, there was plenty of evidence to suggest the numbers ran to several hundreds of thousands.

The posters for the demonstration proclaimed it was being held in support of "a country that respects women". That the need should be felt for such a protest in Europe, 11 years into the 21st century and several decades after Italy spawned one of the continent's most lively feminist movements is, in part at least, evidence of the impact of Berlusconi and his media empire. Last week, the 74-year-old prime minister learned that prosecutors had asked for his indictment on charges of paying an underage sex worker and abusing his official position when she was arrested. He denies any wrongdoing.

His Mediaset network has for years thrived on supplying the public with schedules that are long on glitzy variety programmes and quiz shows that feature so-called veline – young, pretty women in scanty costumes whose most demanding duty in most cases is to hold up a score card.

But RAI too uses veline, and both networks reflect attitudes in society as much as create them. The posters for the demonstration were printed on a pink background without anyone apparently thinking that was patronising.

Unlike Spanish, Italian has not been altered by the change in relations between the sexes, so the words for positions of authority – chief, minister, lawyer and so on – have no have feminine forms.

According to the World Economic Forum's latest global gender gap report, Italy ranked 74th out of 134 countries surveyed — 33 places below Kazakhstan. It scored particularly badly on economic participation and opportunity. Less than half of Italian women have a job and the notion that they should not return to paid work after having a child is still widespread.

Leaked documents from the inquiry into Berlusconi's private life are shot through with indications that aspiring showgirls in Italy are expected to give sexual favours. One claims to have been told by a talent scout who is close to the prime minister that she will have to make "sacrifices" if she wants to get ahead.

Romanian-born Liliana Popa, who married an Italian and teaches French at a Rome school, said she had come to the demonstration to protest at "the spread of a warped idea of relations between men and women. I want a society in which women are judged on merit and not on their degree of availability to men."

Other protesters had a simpler agenda. Carola D'Angelo, a sports events organiser, said: "I'm fed up with this government."

....
A questo punto è d'obbligo ricercare il famigerato 'global gender gap'... eccolo qui. L'Italia compare a pagina 9.
Settantaquattresima nel mondo, è sovrastata da Malawi, Paraguay (anche qua?), Ghana, Repubblica Slovacca (però... destino beffardo!), Vietnam e Repubblica Dominicana... ma diamo del filo da torcere al Gambia, poffarbacco!

http://www3.weforum.org/docs/WEF_Gender ... t_2010.pdf


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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda cardif il 14/02/2011, 2:02

annalu ha scritto:Colpisce come, su questo forum, le manifestazioni di oggi delle donne (e non solo) contro Berlusconi, in tutta Italia, siano passate totalmente sotto silenzio.
...
sono state ignorate tutte le manifestazioni di questi giorni, compresa quella elegantissima delle mutande stese di Ferrara


Spero che questa manifestazione susciti orgoglio nel corpo femminile della nostra società e un maggior rispetto nel corpo maschile.
Ma nelle ricadute politiche non ci credo. Più di un milione in piazza più di una volta contro Berlusconi, e siamo stati definiti facinorosi nullafacenti. Ed alle elezioni successive ha comunque vinto il Pdl.
Per la verità qua Ferrara non è stato trascurato (da me).
A me colpisce che abbiano suscitato poco interesse le vicende dell'Albania, della Tunisia e dell'Egitto. E ora dell'Algeria.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda flaviomob il 14/02/2011, 2:07

A proposito di Ferrara....

Il fantasma azionista
Gli attacchi di Ferrara a Zagrebelsky. L'ossessione della nuova destra nei confronti dell'"azionismo torinese", quasi la torinesità fosse un'aggravante politica misteriosa, una malattia ideologica
Ezio Mauro su la Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... -12190587/

L'UNICA cosa su cui vale la pena ragionare, nell'attacco furibondo di Giuliano Ferrara a Gustavo Zagrebelsky, dopo la manifestazione di "Libertà e Giustizia" di sabato scorso a Milano, non sono gli insulti - di tipo addirittura fisico, antropologico - e nemmeno la rabbia evidente per il successo di quell'appuntamento pubblico che chiedeva le dimissioni di Berlusconi: piuttosto, è l'ossessione permanente ed ormai eterna della nuova destra nei confronti della cultura azionista, anzi dell'"azionismo torinese", come si dice da anni con sospetto e con dispetto, quasi la torinesità fosse un'aggravante politica misteriosa, una tara culturale e una malattia ideologica invece di essere semplicemente e per chi lo comprende, come ripeteva Franco Antonicelli, una "condizione condizionante".

Eppure la storia breve del Partito d'Azione è una storia di fallimenti, che nel sistema politico ha lasciato una traccia ormai indistinguibile. Gli ultimi eredi di quell'avventura, nata prima nella Resistenza e proseguita poi più nelle università e nelle professioni che nella politica, sono ormai molto vecchi, o se ne sono andati, appartati com'erano vissuti, in case piene di libri più che di potere. Ma l'idea dev'essere davvero formidabile se ha attraversato sessant'anni di storia repubblicana diventando il bersaglio dell'intolleranza di tutte le destre che il Paese ha conosciuto, vecchie e nuove, mascherate e trionfanti, intellettuali e padronali: fino ad oggi, quando si conferma come il fantasma d'elezione, fisso e ossessivo, persino di questa variante tardo-berlusconiana normalmente occupata in faccende ben più impegnative, personali ed urgenti.
È un´ossessione che ritorna, periodicamente: la stessa destra si era già segnalata nel rifiutare pochi anni fa il sigillo civico di Torino ad Alessandro Galante Garrone, uno dei pochi che non aveva mai giurato fedeltà al fascismo, come se questa fosse una colpa nell´Italia berlusconiana. Oppure nel trasformare la lettera di supplica al Duce firmata da Norberto Bobbio in gioventù in un banchetto politico, moralista, soprattutto ideologico: tentando, dopo che il filosofo rifece pubblicamente i conti della sua esistenza (proprio sul "Foglio" di Ferrara) di rovesciarne la figura nel suo contrario, annullando la testimonianza di una vita per quell´errore iniziale, in modo da poter affermare una visione del fascismo come orizzonte condiviso o almeno accettato da tutti, salvo pochi fanatici, una sorta di natura debole italiana, nulla più.

Oggi, Zagrebelsky, e si capisce benissimo perché. Quando la cultura si avvicina alla politica e la arricchisce di valori e di ideali, cerca il nesso tra politica e morale, si rivolge allo spirito pubblico, invita alla prevalenza dell´interesse comune sul particolare, scatta il vero pericolo, in un´Italia che si sta adattando al peggio per disinformazione, per convenienza o per pavidità. Quando ritorna la cifra intellettuale dell´azionismo, che è il tono della democrazia classica, e si avverte che quell´impronta culturale forte, quasi materiale, non si è dissolta con la piccola e velleitaria organizzazione nel ´47, ecco l´allarme ideologico. Parte l´invettiva contro il "gramsciazionismo" torinese, considerato due volte colpevole perché troppo severo a destra, nel suo antifascismo intransigente, troppo debole a sinistra, nei suoi rapporti con il comunismo.

Anche questa destra è in qualche modo una rivelazione degli italiani agli italiani, con un patto sociale ridotto ai minimi termini e la tolleranza che diventa connivenza, purché la leadership carismatica possa contare su una vibrazione di consenso, assumendo in sé tutto il discorso pubblico, mentre il cittadino è ridotto a spettatore delegante, ma liberato dall´impaccio di regole e leggi. Un´Italia dove il peggio non è poi tanto male, dove si relativizza il fascismo, un´Italia in cui tutti sono uguali nei vizi e devono tacere perché hanno comunque qualcosa da nascondere, mentre le virtù civiche sono fuori corso e insospettiscono perché lo Stato è un estraneo se non un nemico da cui guardarsi, le istituzioni si possono abitare da alieni, guidare con il sentimento dell´abusivo. Un Paese abituato e anche divertito ad ascoltare l´elogio del malandrino, in cui l´avversario viene schernito, il suo tono di voce deriso, il suo accento additato come una macchia, il suo aspetto fisico denunciato come una colpa, o una vergogna. Mentre gli ideali sono abitualmente messi alla berlina, e la delegittimazione diventa una cifra della politica attraverso un giornalismo compiacente di partito: una delegittimazione insieme politica, morale, estetica, camuffata da goliardia quando serve, da avvertimento - nel vero senso della parola - quando è il caso. Fino al punto, come diceva già una volta Moravia, di "vantare come qualità i difetti e le manchevolezze della nazione".
Bobbio non si spiegava perché nei suoi ultimi anni avesse ricevuto più attacchi che in tutta la sua vita. Ma non era cambiato lui, era cambiata la destra. E per questa nuova destra che cresceva tra reazione di classe e crisi morale, quell´azionismo residuale e tuttavia irriducibile nella sua testimonianza nuda e antica, disarmata, rappresentava il vero ultimo ostacolo per realizzare il cambio di egemonia culturale di quest´epoca, attraverso la destrutturazione del sistema di valori civili su cui si è retta la repubblica per sessant´anni. Un sistema coerente con il patto di cultura politica che sta alla base della Costituzione, con le istituzioni che ne discendono, con quel poco di antifascismo italiano organizzato nella Resistenza che ne rappresenta la fonte di legittimazione, e rende la nostra libertà democratica almeno in parte riconquistata, e non octroyée, concessa dagli alleati.

Un obiettivo tutto politico, anzi ideologico, che doveva per forza attaccare tre punti fermi della cultura repubblicana: l´antifascismo (Vittorio Foa diceva che la Resistenza era la vera "matrice" della repubblica), il Risorgimento, nella lettura di Piero Gobetti, il "civismo", come lo chiamava Ferruccio Parri, cioè un impegno morale e politico a vincere lo scetticismo e il cinismo nazionale. È chiaro che l´azionismo era il crocevia teorico di questi tre aspetti, soprattutto la variante torinese così intrisa di gobettismo, e che tradisce la presunta neutralità liberale, anzi compie il sacrilegio di coniugare il metodo e i valori liberali con la sinistra italiana, rifiutando l´anticomunismo.
Proprio per questo, gli azionisti sono pericolosi due volte. Perché non portano in sé il peccato originale del comunismo, che contrassegna gran parte della sinistra italiana, e perché non scelgono l´anticomunismo, come dovrebbe fare ogni buon liberale. Anzi, questo liberalismo di sinistra rifiuta l´equidistanza tra fascismo e comunismo, che porta il partito del Premier e i suoi giornali addirittura a proporre la cancellazione della festa della Liberazione, come se il 25 aprile non fosse la data che celebra un accadimento nazionale concreto e storico, la fine della dittatura, ma solo una sovrastruttura simbolica a fini ideologici. Così, Bobbio denuncia come la nuova equidistanza tra antifascismo e anticomunismo finisca spesso ormai per portare ad un´altra equidistanza, "abominevole": quella tra fascismo e antifascismo.

Ce n´è abbastanza per capire. Debole e lontana, la cultura azionista è ancora il nemico ideologico, se propone un´Italia di minoranza intransigente, laica, insofferente al clericalismo cattolico e comunista, praticante della religione civile che predica una "democrazia di alto stile". Si capisce che nell´Italia di oggi, dove prevale una politica che quando trova "un Paese gobbo - come diceva Giolitti - gli confeziona un abito da gobbo", quella cultura sia considerata "miserabile". Guglielmo Giannini, d´altra parte, sull´"Uomo Qualunque" derideva gli azionisti come "visi pallidi", Togliatti chiamava Parri "quel fesso". Ottima compagnia, dunque. Soltanto, converrebbe lasciar perdere Gobetti. Perché a rileggerlo, si scoprirebbe che sembra parlare di oggi quando scrive degli "intona-rumori, della grancassa, di un codazzo di adulatori pacchiani e di servi zelanti che facciano da coro", che diano "garanzia di continuità nella mistificazione", "armati gregari" che sostituiscono "la fede assente", perché "corte e pretoriani furono sempre consolatori e custodi dei regimi improvvisati con arte e difesi contro i pretendenti".


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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda matthelm il 14/02/2011, 10:57

Loredana Poncini ha scritto:A "SE NON ORA, QUANDO ?" a Torino eravamo più di 100.000, da piazza SanCarlo, per tutta via Roma e via Po, sino all'intera piazza Vittorio gremite. Niente palchi, ma da un camioncino con microfono, son riuscita a far scandire, e più volte:
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Bellissimo. Speriamo sia un segnale forte per questa Italia berlusconizzata.
Questo vale più di mille talkshow.
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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda ranvit il 14/02/2011, 11:05

Concordo al 101% con Severgnini! Per quanto mi riguarda cara annalù è proprio per questo, ma non trovavo le parole giuste, che non avevo parlato di questa manifestazione. Grazie Beppe!

http://www.corriere.it/editoriali/11_fe ... 890e.shtml

IL COMMENTO
Ancora Slogan? Provate a Sorprenderci
La strategia Davanti a vicende nuove, gravi e imprevedibili, le risposte non possono essere vecchie, rituali e prevedibili

«Se non ora, quando?». Capisco lo spirito, condivido il fastidio, discuto il metodo. Ancora piazze e slogan? È il XXI secolo, ragazze!
Ho pubblicato questo commento su Twitter, ieri, e sono stato inondato di reazioni. Prevedibili, sorprendenti, irritate, irritanti, comprensive, preoccupate, ragionevoli. Molte chiedono: «Bene, lei cosa propone?». Ci arrivo, ma prima lasciatemi spiegare, allungandomi oltre i 140 caratteri di Twitter.

Davanti a vicende nuove, gravi e imprevedibili, le risposte non possono essere vecchie, rituali e prevedibili. Microfono e buone intenzioni, lettura delle dichiarazioni, studentesse e sindacaliste, francarame e facce già viste. Si finisce per far sembrare originali perfino i soliti, professionali slalom di Giuliano Ferrara, degni dei mondiali di sci in corso (dove peraltro non scendono in mutande). «Se non ora, quando?» sotto le mie finestre, in una delle 230 piazze d'Italia, quella di Crema, dove ci conosciamo tutti: duecento persone, più o meno le stesse di quand'ero studente.

Sgombriamo il campo da un equivoco. Ho scritto sul «Corriere», chiaramente e ripetutamente, che la questione legata a Ruby è seria: un capo di governo deve risponderne in tribunale e magari in qualche intervista, invece di rifugiarsi nei videomessaggi e tra le braccia di dipendenti, portavoce e consiglieri. La vicenda non riguarda infatti solo la vita privata di un uomo pubblico - che peraltro, come insegnano le grandi democrazie, è meno tutelata di quella di un normale cittadino. Di chi ci guida, infatti, dobbiamo valutare la coerenza, l'affidabilità, l'onestà, il buon senso, la responsabilità.
Le notti di Arcore (palazzo Grazioli, villa Certosa etc) non rappresentano solo un'umiliazione per le donne italiane. Hanno coinvolto organi elettivi (un premio per le favorite?); apparati di protezione (poveri carabinieri di guardia!); questioni di sicurezza (rischio di ricatti); reputazione internazionale (l'Italia derisa nel mondo); importanza dell'esempio (talmente catastrofico che i nostri ragazzi dicono «Blah!» e guardano oltre).

Rispondere a questo sfacelo con l'ennesima manifestazione? Sa di déjà vu. Un milione di donne in piazza nel mondo? A casa, in Italia, ce n'erano trenta milioni. L'Egitto, costantemente richiamato nelle menti e nei commenti? Be', andrei piano prima di celebrare un colpo di stato militare; e poi, in Medio Oriente, è bene aspettare come va a finire (Iran docet). Ma c'è di più. Come questo giornale non si stanca di ripetere, i governi cadono in Parlamento (dove s'accettano le dimissioni). L'opinione pubblica ha il diritto di farsi sentire, i magistrati devono poter lavorare. Ma diciamolo, per banale che sia: sono le urne che decidono chi governa.

La giovane precaria e la sindacalista, l'immigrata e l'attrice: sincero e addirittura commovente, in qualche caso. Ma già visto. Quelle donne avevano cose nobili da dire, ma le hanno dette nel modo consueto e nei soliti luoghi. La forza di Silvio Berlusconi è la capacità diabolica di reinventarsi e sorprenderci. Va affrontato con lo stesso metodo. Sono amico di Lella Costa, ammiro Paola Cortellesi e Anna Finocchiaro. La fantasia non gli manca di sicuro. Provino a inventarsi altro. Qualcosa che possa convincere decine di milioni di donne che non sono scese in piazza, e non lo faranno mai: eppure molte di loro, in questi giorni, sono imbarazzate e arrabbiate. Il momento più efficace, a Roma, è stato il ballo finale sul palco: perché era spontaneo, e non l'avevamo già visto.

È vero: le ragazze e le donne, in Italia, non la pensano come Nicole Minetti, che su Affaritaliani.it ha chiamato in sua difesa Cenerentola e Biancaneve (le quali probabilmente s'avvarranno della facoltà di non rispondere). Certo: concedersi a pagamento non è la nuova forma di imprenditorialità femminile, come argomentano maschi cinici in libera uscita. Ma le donne italiane devono - anzi tutti noi dobbiamo - inventare forme di protesta più originali. Dico la prima cosa che mi viene in mente: coprire l'Italia di post-it rosa, per un mese, scrivendo cosa fanno le donne vere, quelle che non hanno nessuna intenzione di sacrificarsi per i minotauri.
Perché diciamolo: il nostro labirinto è grande, e non ne contiene uno solo.

Beppe Severgnini
14 febbraio 2011
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Prodi: "Inizia il risveglio dell'Italia"

Messaggioda Loredana Poncini il 14/02/2011, 11:12

Grazie, FLAVIO,per l'aiuto che mi dai nel capire un po' di più razionalmente quel che sta succedendo e che ha radici nel passato prossimo.
Sì, ieri, aTorino, eravamo in tante e tanti, tantissime, ed ho vissuto in prima persona, insieme alle amiche organizzatrici del "SE NON ORA, QUANDO ?" lo stupore nostro, per prime, nel constatare una risposta così bella, e partecipe, senza una sola nota sguaiata e neppur preoccupata, nella gioiosa manifestazione.
Cosa ci è stato dato modo di manifestare '?
Questo:
che la Politica vogliamo esercitarla noi, e non delegare più assegni in bianco a nessuno !
NOI chi ?
NOI CITTADINE E CITTADINI INSIEME, con la nostra COSTITUZIONE.
Noi DONNE siamo le piccole DOROTY CHE CERCHIAMO DI LIBERARCI E LIBERARE IL PAESE DALL'INCUBO DEL MAGO DI OZ.
L'opposizione, nei partiti d'opposizione, ce la farà a cacciare l'Illusionista al governo, e quello che alligna fra noi e in noi, grazie al risveglio delle cittadine e dei cittadini, come spera Prodi e ci invita Barbara Spinelli.
Perchè le tasche delle italiane e degli italiani sono piene dell'immondizia berlusconiana-putinesca-gheddafiana, e vogliamo pagare le tasse necessarie alla Res Publica, e il nostro primario interesse privato è che le nostre ragazze non siano costrette a sposarsi, per sopravvivere, con i figli dei paperoni sporcaccioni come i premier attuali . :lol:
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