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Battista...Il teatrino della politica

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Battista...Il teatrino della politica

Messaggioda ranvit il 05/02/2011, 19:56

http://www.corriere.it/editoriali/11_fe ... aabc.shtml

LA RIFORMA E LE PARTI IN COMMEDIA
Il teatrino della politica
Umberto Bossi ha ammesso che il capo dello Stato h a r a g i o n e quando chiede alla maggioranza, per il rispetto dovuto al Parlamento, che il decreto del federalismo debba passare per l’aula di Montecitorio. Il leader della Lega avrebbe potuto pensarci il giorno prima. E il Consiglio dei ministri, convocato d’urgenza in via straordinaria, avrebbe potuto evitare la forzatura di un decreto fatto apposta per neutralizzare un parere parlamentare in contrasto con la linea del governo. Una provvisoria via d’uscita frettolosa, sbrigativa, irrituale che Giorgio Napolitano non avrebbe consentito di imboccare. Giulio Tremonti, pochi minuti prima del comunicato del Quirinale, aveva definito il decreto sul federalismo una «svolta storica». Ecco, una svolta storica di queste proporzioni non può realizzarsi per strade oblique, con espedienti mediocri, con un rapporto tanto spregiudicato nei confronti delle istituzioni rappresentative.

E il federalismo? Il federalismo è diventato un guscio vuoto, un simbolo, una bandiera da sventolare. Un pretesto. L’ennesimo, in questo scorcio di legislatura in cui ogni voto parlamentare diventa il giorno del Giudizio, il momento supremo e definitivo che sancisce il destino di ciascuno. Giovedì tutti i protagonisti non si sono misurati sul federalismo, ma ne hanno fatto strumento per ingaggiare una prova di forza. Bossi ha legato l’esito del voto della commissione parlamentare alla sopravvivenza del governo. Le opposizioni hanno rivisto il miraggio della spallata al governo che avrebbe mandato a casa il premier o addirittura, come Gianfranco Fini, l’oggetto di un mercanteggiamento con il leader della Lega: promessa di un voto favorevole di Futuro e libertà in cambio di un acrobatico sganciamento del Carroccio da Berlusconi. I vertici del Pdl, per ammansire i malumori leghisti, ne hanno fatto il teatro di una spettacolare prova di supremazia, anche a costo di uno strappo istituzionale che Napolitano si è visto costretto a riparare.

I contenuti del federalismo, la «svolta storica» evocata dal ministro dell’Economia, inevitabilmente svaniscono. Si perdono nel nevrotico conteggio quotidiano che dovrebbe dimostrare alla maggioranza di esistere, forte dell’apporto dei singoli parlamentari via via strappati all’opposizione, e a quest’ultima di contare ancora qualcosa, pur nello sgocciolio di defezioni e ritirate. I voti parlamentari diventano così tappe di una gara giocata allo spasimo, tanto da suggerire a Berlusconi l’immagine di un trionfale punteggio sportivo: «sette a zero». L’invito del capo dello Stato a evitare la guerra permanente viene disatteso. Il conflitto tra politica e magistratura raggiunge l’apice, e si minaccia da parte del governo di reinserire nel calendario parlamentare materie esplosive come la legge sulle intercettazioni e quella sul processo breve. Una nevrosi del «tirare avanti» che logora e dissolve la discussione politica in un perenne incontro di pugilato senza costrutto. Questo è il cruccio del capo dello Stato. E una ragione in più per prendere atto, con rammarico, che una stagione è finita e che il ricorso al voto anticipato, anche con una pessima legge elettorale, forse è diventata una scelta obbligata.

Pierluigi Battista
05 febbraio 2011
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Battista...Il teatrino della politica

Messaggioda pianogrande il 05/02/2011, 20:51

Le elezioni con questa legge elettorale sono davvero il rimedio giusto?
Una legge elettorale che permette il cartellino del prezzo che rispetto ha dell'elettore?
Riformare il sistema elettorale sta diventando urgentissimo.
Se io voto Vendola e poi un eletto passa a Storace, io non posso farci niente!
Col mio voto, gli ho solo dato lo scranno da mettere in vendita.
Le elezioni stanno diventando l'ennesima presa in giro.
Tra l'altro, la via di uscita non è facile.
Non si può certo impedire la dialettica interna ad un partito.
Anche dire che se un parlamentare non è d'accordo col suo partito si deve dimettere non è rispetto degli elettori.
L'unico rimedio sarebbe eleggere gente onesta.
Bah!
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Battista...Il teatrino della politica

Messaggioda Iafran il 06/02/2011, 18:05

ranvit ha scritto:http://www.corriere.it/editoriali/11_fe ... aabc.shtml

LA RIFORMA E LE PARTI IN COMMEDIA
Il teatrino della politica
Umberto Bossi ha ammesso che il capo dello Stato h a r a g i o n e quando chiede alla maggioranza, per il rispetto dovuto al Parlamento, che il decreto del federalismo debba passare per l’aula di Montecitorio.

Uhaoo!!! Il giornalista del "CorSera" si inorgoglisce che qualcuno dei clowns, nani, ballerine, "miss e ladies" che ci governano arrivi a giustificare (quasi) il rifiuto che ricevono le loro "genialate" dalle altre Cariche dello Stato!
Per Pierluigi Battista forse non saremo governati da clowns, nani, ballerine, "miss e ladies"! ... O, invece, sa bene da chi siamo governati e ce li vuole propinare come "politici" di rango europeo?
In ogni modo, le sue opinioni, da me, non saranno prese più in considerazione.
Iafran
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Re: Battista...L'irresponsabilità dei "responsabili"

Messaggioda matthelm il 07/02/2011, 17:17

Ecco l'esempio di un buon giornalista che dice così ma anche cosà... prendiamone atto che tutti non sono così.

L'irresponsabilità dei "responsabili"
di Battista Pierluigi

Il centrodestra sostiene che non c'è niente di cui scandalizzarsi e che il passaggio di parlamentari da uno schieramento a un altro non è una novità. Non è vero: in queste forme non è mai accaduto.
La Seconda Repubblica ci ha abituati a ribaltoni, andirivieni, passaggi di campo, gabbane rivoltate. Ma mai il transito è stato tanto misterioso, inafferrabile, oscuro, politicamente inesplicabile come quello cui assistiamo in questi giorni. Noi non conosciamo l'identità di quei tre, cinque, otto, due, chissà quanti parlamentari che dovrebbero irrobustire i numeri ancora asfittici dell'attuale maggioranza.
Non sappiamo cosa stia succedendo, non sappiamo quali siano i tormenti di quel manipolo di peones che, all'improvviso, si ritroveranno arruolati tra i sostenitori del governo. Quanti sono? E perché trasmigrano? E come mai tengono così nascosto il loro sincero travaglio interiore? Il 14 dicembre venne consacrato il «metodo Scilipoti»: un cambio di casacca repentino, teatralizzato, da parte di un deputato che fino a poche ore prima militava in un partito, quello di Di Pietro, che non risparmiava insulti e invettive all'indirizzo del premier. Cosa è successo nel frattempo? E quali traiettorie politiche e culturali avevano seguito gli altri «responsabili» che fino all'ultimo hanno bordeggiato la frontiera del «no», i confini del «sì», la 99 soglia del «ni»? Ora Luca Barbareschi, si dice un finiano pentito, fa del suo probabile riLa politica torno all'ovile berlusconiano va-ci aveva abituati addirittura un giallo: forse vado, forse non vado, vado e non a ribaltoni vado. Sulla base di quali scele voltagabbana, scelte? Perché il no potrebbe trae in sì, e viceversa. ma adesso... Non possiamo credere certo che ci sia una trattativa in corso. Non possiamo credere che la sincera evoluzione di Barbareschi assuma le caratteristiche di una volgare compravendita. O no? Prima non succedeva, i ribaltoni erano una cosa molto più seria. È inutile che i maggiorenti del centrodestra dicano che è tutto eguale: non è tutto eguale. II passaggio di Mastella dal centrodestra al centrosinistra poteva essere deplorevole, però almeno aveva una motivazione politica. Dicono a destra: e Pollini, allora? Ma Pollini era in rotta con Berlusconi da tempo, il suo disagio era noto a tutti. Ora invece non si conosce nemmeno l'identità di chi dovrebbe andare «responsabilmente» nella maggioranza. Possiamo immaginare colloqui notturni, avvicinamenti felpati, profferte avvolgenti. Dicono a destra: non è una compravendita. Ma la definiscano loro, se ci riescono. Se riescono, cioè, a non ricorrere al solito espediente della «responsabilità». Che il governo sia appeso a figure che decidono la loro collocazione due minuti prima del voto, alla chetichella, obliquamente, non depone a favore dell'immagine e della stessa stabilità del governo. Non è sempre stato così, stavolta è diverso.
Molto diverso, e molto peggio.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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