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A lezione dalle coop

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A lezione dalle coop

Messaggioda matthelm il 25/01/2011, 21:45

Giuliano Poletti nella sua vita è stato molte cose e sempre quella. È stato assessore e poi segretario del Pci di Imola (dove è nato), responsabile delle coop in Emilia-Romagna, da dove è partita la scalata a Legacoop di cui è presidente dal 2002. Oggi ha deciso di dare un altro taglio al cordone ombelicale che da ottant’anni lega le cooperative rosse al mondo della sinistra. Giovedì, insieme con i rappresentanti di Confcooperative e Agci, darà origine a un coordinamento unico del mondo mutualistico sul modello dei Piccoli di Rete imprese Italia. Da tempo “rosse” e “bianche” governano insieme un colosso dell’alimentare come Granarolo mentre Sigma, Coop e Conad già a fine 2005 hanno dato vita a una supercentrale acquisti per la grande distribuzione, per sbarrare la strada a tedeschi e francesi.
Nel dicembre 2009 è nato il consorzio nazionale di garanzia fidi promosso dalle tre principali centrali cooperative. In fondo il nuovo coordinamento è un ritorno alle origini: la Federazione delle società cooperative italiane nacque nel 1886, molto prima di Pci e Dc.
Nell’intervista al Corriere della Sera di sabato Poletti non fa abiure ma prende atto che il mondo è cambiato. «Oggi siamo prima di tutto imprese: ci sentiamo cugini di Confindustria e controparti della Cgil». Uno strappo che era già nell’aria dallo scorso giugno, quando all’assemblea della Lega a Firenze si parlò soprattutto di corpi sociali e autonomia dalla politica. Lo consigliano anche ragioni pratiche. Legacoop è un gigante di 7 milioni di soci e 15mila coop associate: non può permettersi di chiamare amici solo alcuni governi e non altri.
In realtà l’autonomia di Legacoop parte da lontano, dalla firma del Patto per l’Italia nel 2002 e del nuovo modello contrattuale a inizio 2009, con la rottura dalla Cgil. Chi ha nostalgia del rosso antico è bene che si arrenda. Anche in quell’Emilia dove il vecchio partitone rosso è stato un modello di amministrazione e di sviluppo, così come nella testa di Giuliano Poletti, quel mondo non esiste più. Si spera che anche l’universo sindacale, Cgil in testa, impari la lezione.
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda flaviomob il 25/01/2011, 22:55

Beh e le coop ravennati che vincono gli appalti per la TAV, che come già detto in Italia costa più del doppio che altrove, avranno a cuore gli affari loro o il benessere della collettività? Mah...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda Iafran il 25/01/2011, 23:01

matthelm ha scritto:Giuliano Poletti nella sua vita è stato molte cose e sempre quella ... Oggi ha deciso di dare un altro taglio al cordone ombelicale che da ottant’anni lega le cooperative rosse al mondo della sinistra ... Nell’intervista al Corriere della Sera di sabato Poletti non fa abiure ma prende atto che il mondo è cambiato. «Oggi siamo prima di tutto imprese: ci sentiamo cugini di Confindustria e controparti della Cgil». Uno strappo che era già nell’aria dallo scorso giugno, quando all’assemblea della Lega a Firenze si parlò soprattutto di corpi sociali e autonomia dalla politica. Lo consigliano anche ragioni pratiche.

Questa trasformazione si avvertiva da molto tempo. Tre anni fa, per un motivo apparentemente banale (si carpiva solo la buona fede dei consumatori), ho restituito la tessera di socio-coop per dissenso alla loro "strategia" commerciale.
Trovo più onesti i concorrenti, che sanno fare meglio il loro mestiere.
Comunque, non è mai troppo tardi per nessuno (imparare)!
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda lucameni il 25/01/2011, 23:05

Da noi in toscana le coop rosse non è che siano proprio un esempio di trasparenza. Non a caso hanno interessi del tutto convergenti con imprenditori sponsorizzati dal PDL, dove peraltro la libera concorrenza (quindi capitalismo) non è tale ma assume le vesti di un cartello. Appunto sponsorizzato.

In altri termini: il capitalismo (sano), quello che dovrebbe essere preso ad esempio contro le nostalgie massimaliste, collettivistiche o antimoderne etc etc, ritengo sia altro.
Poi a chiacchiere Poletti può dire tante cose.
I fatti,da quello che ho potuto vedere, sono altri.
Quello mi importa, non certo le dichiarazioni di principio in interviste. Troppo facile altrimenti.
Mi risulta, anche per aver visto da vicino come si comportano, che abbiano assunto con molta disinvoltura il cosidetto metodo Bertolaso.
Hanno insomma partecipato ad una gestione della cosa pubblica i cui effetti sono quanto meno "discutibili".
Praticamente l'imprenditoria che vive e specula grazie agli scambi con la politica, non rischiando come impresa nel mercato ma falsandolo grazie agli amici presenti nella P.A. e nei partiti.
In Italia purtroppo spesso va così e non fa onore a chi si riempie la bocca di principi che poi nei fatti disattende.
Peraltro c'è da notare come il passaggio tra la chiesa comunista a comportamenti schiettamente berlusconiani (tradotto: sul crinale stretto dell'illegalità) sia stato molto frequente.
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda Iafran il 25/01/2011, 23:45

A questo punto, coloro che vogliono andare a lezione dalle coop, cosa vorrebbero imparare?
La strategia per accaparrarsi solo consumatori ingenui e sprovveduti o quella per sfruttare bene gli appalti più strampalati?
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda matthelm il 26/01/2011, 10:33

Non ho voluto "santificare" le coop, anche perché dalle vostre osservazioni leggo che c'è qualche... neo. Anche qui ci saranno luci ed ombre.
Ho voluto solo riportare un percorso fatto da organismi una volta acerrimi antagonisti.
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda lucameni il 26/01/2011, 15:01

La teoria sarebbe anche buona. E' nella pratica che le cose non vanno affatto bene.
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Re: A lezione dalle coop

Messaggioda Iafran il 26/01/2011, 18:45

lucameni ha scritto:Praticamente l'imprenditoria che vive e specula grazie agli scambi con la politica ...
In Italia purtroppo spesso va così e non fa onore a chi si riempie la bocca di principi che poi nei fatti disattende.
Peraltro c'è da notare come il passaggio tra la chiesa comunista a comportamenti schiettamente berlusconiani (tradotto: sul crinale stretto dell'illegalità) sia stato molto frequente.

Condivido.

C'è dell'altro: forse le coop potrebbero insegnare a qualcuno la necessità di aggiornarsi, di andare incontro ai nuovi orientamenti culturali e sociali, di abbandonare mentalità o valori datati (quelle del ‘900? Brrrhhh!), di superare l'impostazione originale legata alla sinistra (da abiurare!), per vivere il mercato e sposare le sue leggi (massimo profitto con il minor dispendio di mezzi, mi sembra!). Insomma, perché continuare come cooperativa, con tutto i suoi risvolti sociali ed con tutti i suoi "freni" (pochi grilli per la testa, ma continui rendiconti e infinite assemblee sociali, etc.)? Si! Allora si dava anche tanta sicurezza ai soci e tanta fiducia ai consumatori e agli utenti finali, però questi erano "argomenti" buoni ma non efficaci al punto giusto (o che costituivano "il sacrificio da pagare") per sostenere e/o per diventare un'impresa moderna e "rampante" con profitti iperbolici!
Le aspirazioni personali mal si realizzerebbero in un'impresa "poco dinamica" per sua natura, "l'individualismo" si esalterebbe solo con il successo in "un'attività d'assalto"! Questi nuovi imprenditori allora non devono più avere coscienza, o porsi degli scrupoli, né devono andare per il sottile, la "nuova" legge è sempre la stessa "mors tua, vita mea" ... quella dei pescecani!
Si allerta e si condanna l'esistenza dei "pescecani" nel mondo finanziario, quando alla fin fine bisogna diventare come loro e, magari, superarli pure!
Un bel cambiamento per una bella prospettiva! Ciò che si vorrebbe per battere il "capo": eleggere un altro con le sue stesse "qualità carismatiche" (sic!)! :o
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