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Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda matthelm il 23/01/2011, 14:11

Questa è la “faccia” del Pd che mi piace. Veltroni ha fatto un’analisi chiara e riposizionato il Pd al 1° Lingotto. Fuori da logiche superate e falsamente identitarie di sinistra operaista. Ha infatti invitato e gratificato, senza ombre di dubbio, i lavoratori che hanno votato “si” al referendum Fiat. Ha rivendicato la “vocazione maggioritaria del Pd. Ha chiamato all’appello le forze parlamentari di opposizione “senza prefigurare alcunché”.
Una relazione da vero leader politico che ha evidenziato ancora di più i limiti ed il carisma di Bersani.
Comunque una manifestazione, questa del Lingotto, di cui non si potrà fare a ameno nello svilupparsi dell’azione politica del Pd.

Dalla stampa:
«Serve un nuovo governo con tutte le forze politiche. Penso che, in questa delicata fase della vita parlamentare, le forze di opposizione dovrebbero trovare più stabili forme di coordinamento e di consultazione che, nel rispetto dell'autonomia di ciascuno e senza prefigurare alcunchè, consentano di evitare forzature o violazioni del ruolo del Parlamento. E mostrino, tutta intera, la forza delle opposizioni» è questo il punto nodale del discorso Walter Veltroni (Pd) alla convention del Movimento democratico al Lingotto di Torino.
«In questi mesi ho sostenuto che andare a votare in questo clima -ha detto Veltroni- e con questa legge elettorale sarebbe la peggiore delle soluzioni. E lo confermo. Ce n'è una soltanto di soluzione ancora peggiore: la livida prosecuzione di un governo al tempo stesso inesistente e pericoloso, con un ulteriore imbarbarimento della situazione nazionale.
Il Pd deve «proporre agli italiani una visione del futuro, un progetto coraggioso di cambiamento ed una proposta di Governo autorevole» Veltroni. Solo così il Partito Democratico «può tornare a crescere a riconquistare le menti e i cuori degli italiani, fino a rendere realistico l'obiettivo di diventare il primo partito del Paese, il promotore ed il protagonista di quel ciclo riformatore solido e duraturo che l'Italia non ha mai conosciuto nella sua storia». (Corriere della sera)

"Il nostro obiettivo è quello di far diventare il Pd il primo partito italiano" dice Veltroni, che però non nasconde quanto "il calo di fiducia nei confronti di Berlusconi non abbia portato un aumento dei consensi nei confronti del Pd. Non abbiamo conquistato questa fiducia che Berlusconi non ha più. Per farlo abbiamo bisogno di un progetto credibile di governo".
Davanti a questa sfida, però, [b]non servono "coalizioni eterogenee che siano soltanto contro qualcuno. Dobbiamo affrancarci da questa illusione frontista.[/b] Dobbiamo proporre invece ai cittadini coalizioni coese che siano poi in grado di governare". E si arriva così a quello che l'ex segretario immagina debba essere il cuore dell'agire dei democratici. Anzitutto la premessa: "In Italia può vincere un'alleanza di centrosinistra, è molto più difficile che possa farlo un'intesa solo di sinistra".
Poi tre condizioni. La prima: "Liberarsi dalla tentazione di un populismo di sinistra", perché "il populismo di Berlusconi si batte con il riformismo".
La seconda: "Dobbiamo affrancarci dall'illusione frontista, dalla coazione a ripetere, a costruire schieramenti eterogenei solo contro gli avversari che poi non capaci di reggere la prova del governo. Non si vince senza una credibile coalizione".
La terza: "Bisogna avere il coraggio dell'innovazione. Il motto dei democratici deve essere non difendere ma cambiare. Il Pd deve orientare il cambiamento". Senza perdere di vista "la vocazione maggioritaria e il bipolarismo". "Se saremo questo allora anche le alleanze verranno - assicura l'ex segretario -. Verranno da sé. Sarà la forza delle nostre proposte, del nostro programma, ad attrarre chi diventerà nostro alleato. Non saremo noi a rincorrere chi magari, poi, alla fine, ci direbbe no".

Vendola. "Ogni riedizione dell'Unione sarebbe un suicidio politico", dice Veltroni a Nichi Vendola. Che vede una colazione "di sinistra" destinata alla sconfitta elettorale. "Seguo con rispetto ed interesse la sua sfida, lo dico come si fa tra chi vuole sinceramente andare verso un incontro ma ad una condizione che si costruisca questo incontro per rispondere davvero ad un bisogno di stabilità e di cambiamento" continua l'ex segretario.

Economia. Il 10% degli italiani, coloro che sono i più ricchi, diano un contributo straordinario per fare scendere il debito pubblico. Veltroni lancia la proposta a metà discorso. Definendo il debito pubblico "un cancro che divora il paese". Per questo, secondo il leader della minoranza Pd, serve uno sforzo straordinario. Come l'eurotassa di passata memoria: "In quel caso tutti compresero che era necessaria, doverosa e utile".

Fiat. Tocca alla Fiat e la lacerante referndum su Mirafiori. "A quei lavoratori, al loro sì contrastato e sofferto pensiamo debba andare il rispetto, l'ammirazione, la gratitudine di tutti gli italiani così come occorre comprendere le ragioni del no e con esse dialogare" scandisce Veltroni. Sottolineando che "il successo dell'operazione Fiat-Chrysler è di importanza strategica per il futuro del paese", Veltroni ricorda che "senza gli accordi non ci sarebbe stato l'investimento: Napoli, Torino, l'Italia avrebbero visto ridimensionata una presenza industriale che deve invece essere confermata e rilanciata. Con gli accordi Fiat ora è chiamata a confermare ed estendere il suo radicamento in Italia ed è chiamata a mostrare la sua forza inventando prodotti competitivi e sui mercati. Con gli accordi -ha concluso- per i sindacati, la cui unità non dobbiamo mai smettere di cercare e promuovere, per le imprese e per la politica, sia è aperta una fase nuova una stagione paragonabile a quella in cui si affermò una nuova legislazione del lavoro ormai decine di anni fa". Poi un messaggio a Marchionne: "Il suo contratto sia legato al successo di lungo periodo del piano Fabbrica Italia. Basta con esagerate stock option ed esagerati premi milionari per i manager".(Repubblica)
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda flaviomob il 23/01/2011, 14:24

Si è dimenticato di aggiungere "Mai stato comunista", col tono di voce di Bart Simpson quando sostiene "Non sono stato io!"... :lol:


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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda matthelm il 23/01/2011, 14:36

Flavio, bello e ficcante commento. Per me che sia stato o no comunista non è importante. Importante è che non abbia quel "retaggio" mentale...sono stato spiegato!
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda matthelm il 23/01/2011, 16:32

Ho appena letto questo articolo di Scalfari che approvo in toto. Nel mio piccolo avevo colto "qualcosa" del genere e mi aspettavo che qualche laudatores di Scalfari lo avesse proposto... beh non si può aver tutto nella vita.

Ritorna in scena il partito democratico
di EUGENIO SCALFARI

È molto difficile in queste settimane di tensione politica, giudiziaria, mediatica, che ci sia in Italia un evento tale da esimerci dallo scandalo Berlusconi. Se ne è dovuto occupare, nel linguaggio appropriato che è quello della più alta istituzione dello Stato, il nostro Presidente della Repubblica e se ne è dovuto occupare addirittura il Papa. E ovviamente se ne occupano i giornali per soddisfare il legittimo diritto dei loro lettori ad essere informati.

Ieri Ezio Mauro ha indicato ancora una volta la linea del nostro giornale: a noi non interessano i comportamenti privati delle persone che rientrano nell'ambito della loro libera scelta; a noi interessano i comportamenti non saltuari ma ripetuti fino a esser diventati uno stile di vita d'un uomo pubblico, anzi del più importante degli uomini pubblici, che sono inevitabilmente di (cattivo) esempio all'insieme dei cittadini e che contrastano con l'articolo 54 della Costituzione secondo il quale il rappresentante di un'istituzione deve tenere alto il decoro dell'ente che rappresenta.

Voglio qui citare le parole con le quali Walter Veltroni ha aperto ieri il suo discorso al Lingotto di Torino, dedicate proprio a questo tema, perché in quelle parole ci riconosciamo interamente: "Un uomo di governo che minaccia i giudici che lo indagano: sono le agghiaccianti parole pronunciate da Berlusconi nell'ultimo suo messaggio televisivo".

"Ciò che dava più dolore - ha aggiunto Veltroni - è che quella espressione minacciosa sulla "punizione" dei magistrati veniva pronunciata davanti alla bandiera tricolore. Nessuno può dimenticare che per difendere l'onore di quella bandiera e di questa nazione molti magistrati hanno dato la vita. La situazione in cui l'Italia si trova è davvero grave e pericolosa. Il presidente del Consiglio è accusato non di comportamenti ma di gravi reati. Egli sostiene per l'ennesima volta che solo di fandonie e di complotti si tratta. Ma non lo deve dire in Tv facendosi scudo del suo ruolo e utilizzando il suo impero mediatico. Deve dirlo ai magistrati, come ogni cittadino".

Ho citato Veltroni perché l'evento sul quale mi sembra doveroso oggi riflettere e commentare è il suo discorso, la risposta di Bersani, l'ingresso - finalmente - del Partito democratico in un'arena politica dove finora era mancata la presenza della maggiore forza d'opposizione. Quest'assenza suscitava sconcerto e turbamento, molti davano per liquidato il riformismo democratico italiano e il vuoto che a causa di quell'assenza si stava creando rendeva ancor più difficile lo sblocco d'una situazione sempre più insostenibile.

Ieri questo vuoto è stato colmato o almeno sono state poste le premesse perché lo sia. Con lucidità di pensiero e con fermezza d'intenti. La maggior forza d'opposizione è finalmente entrata in campo con un obiettivo e un programma. Ora il quadro è finalmente completo ed è questo che dobbiamo esaminare: la sua efficacia, la sua capacità di modificare gli equilibri e di sanare gli squilibri, l'accoglienza che potrà ricevere da un Paese turbato, insicuro, arrabbiato.

* * *
Una prima osservazione riguarda la riapparizione di Veltroni sulla scena politica dopo due anni dal Congresso del 2008 e un anno dalle dimissioni da segretario del partito.

Ha parlato da leader, con la passione e l'eloquenza d'un leader ed anche con il senso di unità e di generosità che un leader deve avere, il desiderio di fare squadra, di rilanciare una scommessa all'insegna del cambiamento. "Dobbiamo uscire dal Novecento", ha detto e ripetuto più volte e più volte ha cercato di scrollare di dosso il fin qui diffuso rimprovero che veniva mosso al Pd e a tutta la sinistra, d'essere paradossalmente diventato una forza conservatrice anziché innovativa.

"Non ci potrà mai essere una forza più radicale della nostra" ha detto "perché più radicale del nostro riformismo non ci sarà nulla e nessuno". E citando Mark Twain: "Tra vent'anni sarete più delusi per le cose che non avrete fatto che per quelle che avrete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete i venti con le vostre vele. Esplorate. Scoprite. Sognate".

La platea del Lingotto e probabilmente i democratici militanti e i tanti diventati indifferenti o addirittura ostili per delusione subita, è questo che aspettavano: non di perenne attracco ai porti dove impera il politichese, la conservazione dell'esistente, le rivalità tra capi e capetti, tra galli e galletti, ma il coraggio di fronte alle novità e la capacità di affrontare il mare aperto.

Bersani è un uomo concreto. D'Alema un politico fine. Franceschini un combattente esperto. Enrico Letta un abile diplomatico. All'interno di un recinto. Veltroni ha anche lui queste qualità insieme ai difetti che in tutti rappresentano l'altra faccia dei punti di forza; ma possiede un "in più" che nessuno degli altri ha: è capace di evocare un sogno. Non il sogno dell'utopia, ma quello che emerge dalla realtà.
Si discute spesso del carisma e della sua definizione. Spesso il carisma sconfina nel populismo ed è quello di Berlusconi. Ma ci fu il carisma di De Gasperi, che certo non era un populista, e quello di Berlinguer, quello di Ugo La Malfa, quello di Craxi, quello di Pertini. C'è stato uno specialissimo carisma di Ciampi e quello di Romano Prodi e quello, impalpabile perché volutamente privo d'ogni retorica, di Giorgio Napolitano.

Ebbene, c'è anche un carisma di Veltroni: il realismo che evoca il sogno di un'Italia nuova e di una nuova frontiera. Veltroni ha ricordato nel suo discorso Roosevelt e Luther King e la nuova frontiera kennedyana. Potrà funzionare oppure no il suo carisma, ma nel Pd oggi è il solo che possieda quel requisito e se non lo saprà usare la responsabilità sarà soltanto sua.

* * *
Le sue proposte politiche, economiche, sociali, sono state "offerte" come suggerimenti al gruppo dirigente e agli organi del partito, dei quali si è ben guardato dal mettere in discussione il ruolo. Ma erano suggerimenti così precisi e circostanziati, così "oltre" il politichese corrente da costituire un programma e una strategia.

A partire dall'Europa, che non deve e non può diventare uno Stato, ma deve però esprimere un governo che guidi l'economia del continente e un Parlamento che sia eletto direttamente da tutti i cittadini dell'Unione.

E poi: una politica economica che abbia come obiettivo la crescita, la cultura, la ricerca; una politica finanziaria volta alla riduzione del debito pubblico; un patto con i ceti abbienti per farli contribuire al finanziamento necessario a ridurre il debito con un prelievo patrimoniale diluito in tre anni così come fu fatto nel 1998 con la tassa per l'ingresso nell'euro; una politica dei redditi in favore delle donne, delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori, delle partite Iva, delle imprese, ottenuta con sgravi concretamente indicati; il federalismo visto come autonomia delle comunità. "L'Italia - ha detto con molta efficacia - è la comunità delle comunità, un Paese molteplice, la cui molteplicità può essere una grande ricchezza o una grande sventura ma che comunque non potrà mai esser cancellata perché è iscritta da secoli nella nostra storia".

Ha detto anche parole molto chiare sul caso Marchionne, l'altro evento che ha fatto irruzione nella nostra immobile economia. Un'irruzione positiva secondo Veltroni, che ora però dovrà dimostrare la sua capacità di vincere la sfida del mercato con nuovi modelli di auto, nuovi investimenti, un piano industriale adeguato associando però i lavoratori al controllo e alla partecipazione nell'azienda agli utili ed anche al capitale e assicurando la rappresentanza di tutti i lavoratori senza discriminazioni.
Infine la lotta alla mafia e alla corruzione, indicando anche qui gli strumenti concreti per renderla efficace.

****
C'è stata, nel discorso di Veltroni, anche un'apertura a Vendola, un invito a collaborare e a non chiudersi nei veti, nel massimalismo e nell'utopia. In realtà quell'apertura è stata possibile perché Veltroni - così penso io - è il solo nel Pd che possa ridimensionare Vendola. Anche il governatore con l'orecchino è portatore d'un sogno. Se si confronta soltanto col politichese, il sogno di Vendola vince anche se isolerebbe la sinistra in una presenza puramente testimoniale. Ma se il sogno vendoliano e la sua "narrazione poetica" si confronta con un sogno che emerge dalla realtà, allora l'orecchino non basta a fare la differenza anche se può dare un contributo ad un riformismo "ben temperato".

* * *
La risposta di Bersani è stata una presa d'atto all'interno della cornice indicata da Veltroni. Una presa d'atto coraggiosa e costruttiva, l'invito a fare squadra e a vitalizzare le strutture del partito, rinnovandole se necessario, spronando i democratici alla battaglia.

Bersani ha un suo modo di parlare paesano e colloquiale. Dopo il discorso di Veltroni così teso e intenso, faceva uno strano effetto, di quelli che spesso Crozza provoca quando lo imita a "Ballarò". Uno strano effetto ma molto positivo, di chi ricorda che un partito è comunque lo strumento di filtraggio sia della realtà sociale sia del sogno d'una nuova frontiera. Ma su questo non c'era contrasto con Veltroni, che aveva concluso il suo discorso con l'elogio della politica, quella praticata con la maiuscola, come il solo strumento che consenta la realizzazione del bene comune.
Oppure del male comune, come quello in cui il Paese è sprofondato e dal quale deve riemergere se vuole ancora avere un futuro.


(23 gennaio 2011)
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda pierodm il 23/01/2011, 17:18

Ho appena letto questo articolo di Scalfari che approvo in toto. Nel mio piccolo avevo colto "qualcosa" del genere e mi aspettavo che qualche laudatores di Scalfari lo avesse proposto... beh non si può aver tutto nella vita.

Tu partecipi a questo forum con l'unico pensiero in testa di quello che dico o non dico, che faccio o non faccio io?
Non è normale.

Per la cronaca: stamattina non sono uscito da casa perché fa freddo, il giornalaio è lontano e non disponevo dell'auto, e sul web ho dato solo un'occhiata ai titoli - e comunque in genere l'editoriale di Scalfari, nella mattina, sull'edizione web non c'è.

In ogni caso non l'avrei citato, in quanto non lo condivido.
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda matthelm il 23/01/2011, 18:40

...appunto.
Pierodm, non sei in cima ai miei pensieri e non ti ho neanche citato. Però evidentemente ti senti fra quei laudatores. Non sarà un'offesa?
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda Manuela il 23/01/2011, 20:01

Bravo Veltroni, lo è sempre stato, non c'è dubbio. Bravo a parlare "volando alto", a disegnare, nei suoi discorsi, un'idea di paese in cui sarebbe bello vivere, e un futuro per raggiungere il quale varrebbe davvero la pena spendersi.
Bravo Veltroni. E una volta mi sono anche spesa per quel futuro che mi aveva fatto balenare davanti e che assomigliava molto a quello che avrei voluto. E quel "riformismo radicale", come mi è piaciuto - anche perché di riformismo radicale avevo parlato in tempi non sospetti, quelli del primo Ulivo...
Bravo Veltroni. Ma alla prova dei fatti si è rivelato incapace di leadership, incapace di trascinare, nei fatti, il partito e il paese verso quel futuro. Ha scambiato il riformismo radicale con candidature raffazzonate di persone poco credibili, la vocazione maggioritaria con alleanze discutibili, il rinnovamento con l'elezione di qualche giovane amica di famiglia, e ha messo in mano il nostro futuro al "caminetto"... proprio come aveva fatto chi l'aveva preceduto e come ha fatto chi l'ha seguito. Il buon Veltroni - una delle teste migliori del PD, e questo ci dice a che punto siamo - ha miseramente fallito: e non perché ha perso le elezioni (cosa che è dipesa in parte dai suoi errori, ma le cui cause non si esauriscono certo lì) ma perché è rimasto impigliato nel partito di sempre, che non é riuscito a rinnovare nemmeno in un'unghia, nelle decisioni opache, negli incontri/scontri di correnti, nell'eterno scontro con D'Alema...
E adesso il suo ritorno in scena suona patetico: un bel testo, ma recitato da un trombone sfiatato.
Se Veltroni avesse davvero voglia di spendersi per il futuro, non riproporrebbe se stesso, ma metterebbe le sue indubbie qualità a servizio di giovani generazioni che, quelle stesse idee, le possono proporre con una dote di credibilità che a Veltroni, ormai, è venuta del tutto meno(come quella, del resto, di tutta l'attuale classe dirigente del PD).
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda lucameni il 23/01/2011, 20:25

Effettivamente qualche sbaglietto l'ha fatto, tipo quello di non voler mai nominare il suo avversario in campagna elettorale (ma perchè, mentre l'altro lo infamava?). E poi Calearo etc etc.
Birbantello.

Al di là di tutto mi rimane un solo interrogativo insoluto.
Ma non doveva andare in Africa? (e magari restarci)
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda cardif il 23/01/2011, 20:26

A questo indirizzo c'è tutto l'intervento di Veltroni:
http://www.ilpost.it/2011/01/23/veltroni-lingotto-2011/

A pag.2 Veltroni propone tre condizioni perché la proposta dei democratici possa rivelarsi una via concreta e realistica:
1) no la populismo di sinistra per battere il populismo berlusconiano.
2) no all’illusione frontista di costruire schieramenti eterogenei, accomunati solo dall’essere “contro” l’avversario; non si vince senza una credibile proposta di governo e non si governa senza coesione politica e programmatica.
3) il coraggio dell’innovazione.
Che dire? Va bene.

A pag. 8: "Il PD deve essere un partito di centrosinistra. Ambizioso ..., senza una suddivisione di compiti tra riformisti di centro e riformisti di sinistra destinati a ritrovarsi esclusivamente in un’alleanza di governo.
Questa ... era ed è la “vocazione maggioritaria” del Partito Democratico ... senza questa vocazione, e senza il bipolarismo, il Partito Democratico non sarebbe se stesso.
Se invece saremo questo, allora anche le alleanze verranno. Verranno da sé. Sarà la forza delle nostre proposte, del nostro programma, ad attrarre chi diventerà nostro alleato. Non saremo noi a rincorrere chi magari poi, alla fine, ci direbbe no."

Ci sono idee generali condivisibili. E poi c'è Dante, Fellini, De Filippo, Sisifo, Ulisse, Abramo ecc, ecc, Tutto bello.
C'è una lunga sviolinata a Marchionne, ma pure lui non pare abbia letto l'accordo messo alla base del referendum.

Non c'è Idv, non c'è Sel, non c'è Udc, non c'è Api, non c'è Mpa.
C'è l'amico Vendola e c'è il nemico Berlusconi (stavolta lo nomina).

Io non ho capito: sembra che per lui il PD, a vocazione maggioritaria, basta che esponga il suo programma e assorbirà come una spugna tutto l'elettorato dalla sinistra al confine con Berlusconi, ma senza essere una coalizione 'contro'.
C'è chi s'accontenta. Io no.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Bene Veltroni: idee chiare per il PD

Messaggioda matthelm il 23/01/2011, 21:26

Si è vero Veltroni ha fatto errori nel suo passaggio da segretario.
Consideriamo però anche il contesto in cui è avvenuta quella sfida: nascita del Pd, un partito che doveva (e deve ancora) farsi le ossa, duellanti alle spalle come D'Alema (sponsor sconsiderato di Bersani!!) che han fatto di tutto per metterlo in crisi, e poi in quelle condizioni, perché no, sue inadeguatezze di determinazione personali.
Certo non è stato facile svolgere quel ruolo.
Manuela ha scritto:e non perché ha perso le elezioni (cosa che è dipesa in parte dai suoi errori, ma le cui cause non si esauriscono certo lì) ma perché è rimasto impigliato nel partito di sempre, che non é riuscito a rinnovare nemmeno in un'unghia, nelle decisioni opache, negli incontri/scontri di correnti, nell'eterno scontro con D'Alema...


C'è di tutto. A parte quella... dell'Africa che, diciamo, è la cosa meno significativa.

Ma detto questo, letto l'intervento, da qui si può partire per riprendere la costruzione del PD?
Magari sarà utile che non lo faccia lui anche se Bersani lo fa rimpiangere, e molto.
L'analisi mi sembra molto seria ed approfondita ed è non condivisibile solo da chi non vuole il PD che si era progettato ma qualche cosa d'altro che lo porterebbe al disastro definitivo.

Io mi accontenterei se la strada da percorrere fosse quella indicata ieri e da lì volenti o nolenti si dovrà ripartire.
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