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L'Italia che protesta

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

L'Italia che protesta

Messaggioda annalu il 14/12/2010, 16:09

La Stampa 14/12/2010
Assedio alle Camere, Roma nel caos
Blitz degli studenti a Piazza Affari


Universitari e precari sfilano insieme a operai e terremotati: vernice e petardi contro il Senato, la polizia carica i manifestanti. Scontri violenti anche a Milano. Bloccato l'aeroporto di Palermo
ROMA
Centro storico blindato nella Capitale attraversata da quattro cortei, occupazione della pista dell’aeroporto di Palermo, blitz in piazza Affari a Milano, presidio di ricercatori e associati davanti a palazzo Carignano, a Torino, sede del primo Parlamento italiano. Il dissenso contro il Governo e il ddl di riforma dell’università si sta facendo sentire da stamani in tutta Italia in concomitanza con le discussioni in Parlamento per il voto di fiducia al Governo.

A Roma, dove petardi e bottiglie sono state lanciate contro i blindati nei pressi di Palazzo Grazioli, sono stati posti sotto particolare sorveglianza tutti i palazzi sedi delle istituzioni. Forze dell’ordine e blindati sostano sotto il Campidoglio, piazza Venezia, piazza Santi Apostoli e nei pressi di Palazzo Valentini, sede di Provincia e Prefettura. Centomila - hanno annunciato gli organizzatori - i partecipanti al corteo, tra cui anche precari, esponenti dei centri sociali, aquilani e cittadini di Terzigno. All’altezza dei Fori Imperiali, alcuni manifestanti hanno lanciato petardi che sono finiti all’interno dei Mercati Traianei e nei Fori. Petardi, bombe carta, vernice colorata e fumogeni anche contro Palazzo Madama. I manifestanti hanno tentato di assaltare alcuni blindati armati di pale e mattonelle prese da un camioncino: immediata la reazione della polizia con cariche e lancio di lacrimogeni. Scontri anche vicino alla Camera dove alcuni manifestanti hanno esploso tre bombe carta in via degli Uffici del Vicario. Le forze dell’ordine hanno tentato di respingere un gruppo di manifestanti che avevano lanciato vernice ed
uova. Un giovane studente è stato ferito al volto probabilmente durante il lancio di bottiglie che i manifestanti hanno effettuato contro i mezzi blindati nei pressi di Palazzo Grazioli. Il ragazzo è stato soccorso da altri studenti e fatto allontanare dalla manifestazione.

A Milano le vetrine della sede del Pdl in viale Monza sono state tempestate dal lancio di uova e vernice da parte di un gruppo di studenti mentre altri manifestanti hanno fatto un blitz a Piazza Affari nella sede della Borsa. Momenti di tensione, inoltre, tra piazza Fontana e via Larga tra forse dell’ordine e manifestanti dei centri sociali. Armati di palloncini pieni di vernice colorata, i giovani hanno lanciato verso gli agenti uova e sassi. Intanto, una seconda parte del corteo sta continuando a marciare verso piazza Cavour. Un ultimo gruppo, infine, è fermo in piazza Fontana.

A Torino alcune migliaia di studenti delle scuole superiori e delle università hanno sfilato per le vie del centro e un presidio formato da ricercatori e professori dell’Università e del Politecnico si è formato davanti a palazzo Carignano, sede del primo Parlamento italiano.

A Genova un corteo di circa 500 studenti, dopo aver percorso le strade limitrofe agli scali dei traghetti, ha occupato il varco portuale di Ponte Etiopia al porto di Sampierdarena e viale Canepa mentre a Venezia la protesta è salita sul Ponte di Rialto.

Tre cortei di studenti a Palermo per il terzo «Blocchiamo tutto day». Paralizzato il capoluogo siciliano dove ricercatori e docenti ha bloccato il rettorato e gruppi di manifestanti hanno occupato i binari della stazione, la pista dell’aeroporto e il porto.
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Re: L'Italia che protesta

Messaggioda annalu il 14/12/2010, 16:28

Studenti in corteo, la polizia carica
Assaltati blindati Gdf, agenti picchiati

Guerriglia e caos intorno a Montecitorio, cariche con blindati, uan decina di fermati. Feriti negli scontri

ROMA - Violenti scontri su via del Corso Roma tra manifestanti e forze di polizia. Almeno una decina i ragazzi fermati, mentre continua il lancio di oggetti e pietre degli studenti. Cariche anche dei finanzieri dalla vie laterali per respingere i manifestanti. Una ragazza colpita alla testa ha avuto un malore. E' pesante il bilancio della giornata di protesta degli universitari contro il governo. Era cominciata con i cosiddetti "Book block" in prima fila e uno striscione «Voi alla deriva, noi solchiamo il mare» che erano partiti intorno alle 10 da piazzale Aldo Moro in corteo diretto al centro della città nel giorno del voto di fiducia al Camera al governo Berlusconi in occasione del quale hanno progettato blitz e azioni dimostrative, una sorta di «assedio a Montecitorio». Intorno alle 12.15 il grande corteo degli studenti universitari («Siamo in 100 mila» hanno detto gli organizzatori) si è unito con quello della Fiom e dei movimenti sociali. Lo slogan, ribadiscono gli studenti, è sempre quello di «sfiduciare il Governo dal basso assediando i palazzi del potere».

PIAZZA VENEZIA BLINDATA - Il corteo è arrivato in una Piazza Venezia blindata, con tutti gli accessi verso Palazzo Chigi e Montecitorio presidiati dalle forze dell'ordine. Eccezionali le misure di sicurezza messe in atto dal Viminale (1500 uomini impiegati dalla questura), che ha previsto la creazione di una vasta «zona rossa» intorno ai palazzi di Camera e Senato e a Palazzo Chigi. In prima fila gli studenti con i libri-scudo alzati. La folla è deviata su via Botteghe oscure, bloccata via Astalli che porterebbe a Palazzo Grazioli. I manifestanti sono incanalati verso Largo Argentina che è comunque bloccata, per cui non potrebbe proseguire. Scoppiata qualche bomba carta, e qualche fumogeno. Lanciati sacchetti della spazzatura e petardi contro via degli Astalli che conduce a Palazzo Grazioli. Molta la tensione soprattutto nella parte del corteo dove si trovano i centro sociali, i disordini sono opera di piccoli gruppi. I negozianti hanno abbassato le saracinesche.

STUDENTE FERITO - Nel corso delle schermaglie fra polizia e manifestanti in via delle Botteghe Oscure, uno dei giovani è rimasto ferito al volto. Secondo le prime informazioni il ragazzo, portato via sanguinante dagli amici, si sarebbe ferito nella calca degli scontri. Due carabinieri rimasti feriti sono stati soccorsi da un'ambulanza del 118.

SENATO: BOMBE CARTA E CARICHE - Tensione e scontri nei pressi del Senato. Le forze dell’ordine hanno effettuato una carica di alleggerimento, lanciando anche lacrimogeni, contro gli studenti in corso Rinascimento, vicino Palazzo Madama, dopo che i manifestanti hanno iniziato a lanciare contro le camionette poste a bloccare le vie di accesso e i poliziotti petardi, fumogeni, palloncini pieni di vernice ma anche sedie e tavolini prelevati dai bar nella zona circostante. Sembrerebbe che uno studente sia stato fermato: è uno di quelli che portavano il libri scudo, sul suo «Uno nessuno centomila». Scontri anche vicino alla Camera dove alcuni manifestanti hanno esploso tre bombe carta in via degli Uffici del Vicario. Le forze dell'ordine hanno tentato di respingere un gruppo di manifestanti che avevano lanciato vernice ed uova. Il corteo è poi proseguito verso il Lungotevere in direzione dell'Ara Pacis e poi in Piazza del Popolo: un camion placo chiama a raccolta gli studenti, cori e musica.

GUERRIGLIA IN VIA DEL CORSO - Ma un gruppo con caschi e scudi si è staccato all'altezza di vicolo del Grottino e sta assaltando con lanci di oggetti e bastoni tre blindati della Guardia della di finanza all'altezza di via delle Carrozze. Fumogeni, pietre, bastoni sono usati per assaltare tre blindati della Guardia di Finanza con dentro i finanzieri che sono accerchiati e vengono picchiati dai teppisti con mazze. Oggetto della furia dei teppisti anche un camioncino dell'Ama, azienda che si occupa della nettezza urbana. Le forze dell’ordine stanno effettuando alcune cariche in via del Corso a Roma, dove un gruppo di manifestanti che si erano radunati in piazza del Popolo hanno ’preso la rincorsa’ e, armati di sedie, transenne, pietre e bottiglie, si sono messi a correre in via del Corso, evidentemente con l’intenzione di raggiungere Montecitorio. Le camionette della Gdf, con una decina di uomini praticamente circondati dai manifestanti, stanno tentando di fare marcia indietro e proseguire su via del Corso verso Montecitorio. I manifestanti, che hanno assaltato e danneggiato le camionette, tentando di incendiarle, stanno lanciando in aria anche i cestini della spazzatura. La polizia ha iniziato un lancio di lacrimogeni. La polizia ha caricato i manifestanti vicino a Montecitorio. Alcuni giovani sono stati fermati dalle forze dell'ordine, altri sono scappati nelle piccole vie adiacenti alla Camera dei Deputati. Sassi contro i

FERITI - Alcuni giovani manifestanti sono rimasti feriti negli scontri con le forze dell'ordine in Via del Corso, vicino a Montecitorio. Sul posto stanno arrivando le ambulanze. Sassi contro i giornalisti.

GLI SLOGAN - Sono arrivati circa 80 pullmann da tutta Italia: Lecce, Bologna, Milano, Modena, Siena. «No alla riforma Gelmini», «I bravi studenti manifestano», «Ve la diamo noi la nuova economia, Tremonti in miniera e Gelmini in fonderia» sono alcuni degli striscioni mostrati dagli studenti che protestano contro la riforma Gelmini e sostengono la sfiducia al governo Berlusconi. Oltre agli studenti romani sono presenti diversi studenti del nord Italia. Delegazioni di studenti da Bergamo, da Firenze, da Urbino e alcuni comitati del Veneto presenti con bandiere del Leone di San Marco. Numerosi gli striscioni sarcastici su Berlusconi come «Sono il nipote di Mubarak» e «Berlusoni bis? Si se 41». Gli studenti hanno lanciato alcuni fumogeni. Migliaia di studenti sono in movimento da tutta Roma per unirsi al due cortei principali, quello che si è mosso dalla Sapienza e quello dei Fori Imperiali. Studenti si sono mossi da Piazza della Repubblica, Piazza Sempione e Roma Tre. Proprio all'Università Roma tre, alcuni studenti, prima di muoversi in corteo, hanno lanciato uova e vernice davanti al Rettorato. Agli studenti partiti in corteo dall’università La Sapienza, si è aggiunto intorno alle 11.10 un migliaio di ragazzi appartenenti alla Rete della conoscenza e all’Uds con cartelli «Noi non ci fidiamo».

FIOM E PRECARI - Si erano radunati al Colosseo i manifestanti del cartello «Uniti contro la crisi» a cui partecipano anche la Fiom, i centri sociali, Action, l'Unione Inquilini, esponenti di Rifondazione Comunista e del partito Comunista dei lavoratori. «Sarà una manifestazione pacifica - spiega Maurizio Landini della Fiom - che si congiungerà alle manifestazioni degli studenti, perchè la difesa del lavoro e del sapere contro questo Governo vanno di pari passo». Fra i manifestanti, alcune migliaia, anche i movimenti aquilani, con striscioni «Aquila non si fida»: «Siamo una realtà simbolica - spiega Mattia Lolli del comitato '3 e 32' - uno specchio dell'Italia, vittime dell'inganno di un grande miracolo, una ricostruzione che non è mai partita, e della gestione delle emergenze da parte della Protezione Civile che nasconde le speculazioni». In piazza anche i comitati campani e in particolari quelli provenienti da Terzigno e il Forum italiano dei movimenti per l'acqua. «Assedieremo i palazzi del potere - scandiscono tuttavia i manifestanti - e faremo azioni a sorpresa».

BRIGATE MONICELLI - Hanno sfilato per la prima volta le «brigate Monicelli per la liberazione». La manifestazione contro il governo è un battesimo, spiega chi ha avuto l'idea: «Ci sembra l'occasione giusta per rilanciare il pensiero del maestro, che voleva spazzare via questa classe dirigente, liberare il paese dal pensiero unico» dice Andrea Panzironi, 44 anni, romano. Lo striscione, che presenta il neonato gruppo di pensiero, mostra una pellicola cinematografica stretta in un pugno chiuso. «Monicelli era molto incazzato con i nostri governanti - continua Andrea - oggi si sarebbe certamente indignato, sapendo che Silvio Berlusconi ha riottenuto la fiducia».

DISAGI IN CENTRO - Grandi i disagi in città. A mezzogiorno lo stato della viabilità intorno al Centro: è aperta al transito dei bus la riva destra dei lungotevere, il Muro Torto, corso d'Italia e Porta Pia, viale del Castro Pretorio mentre al momento i cortei, l’uno dentro l’altro, sono fermi tra via Nazionale, piazza dell’Esquilino, via Cavour, largo Corrado Ricci. Il corteo partito da piazzale Ostiense ha già raggiunto piazza della Bocca della Verità. Sono state riaperte al transito dei bus sia piazzale Ostiense sia via Marmorata; linee molto rallentate, anche se in transito, sul lungotevere Aventino. Chiuse al traffico e al passaggio dei bus sia piazza della Bocca della Verità sia via Petroselli. Da via dei Fori Imperiali sta sfilando un altro corteo, diretto sempre a piazza Venezia. Deviate tutte le linee in transito. Ancora chiuso viale dei Fori Imperiali, piazza Venezia via del Corso; aperta al transito dei bus la riva destra dei lungotevere, il Muro Torto, corso d'Italia e Porta Pia, viale del Castro Pretorio. Aperta anche via Nazionale sino a via Milano, via di San Gregorio e il lungotevere, riva sinistra, a partire da Ponte Sublicio. Servizio regolare e stazioni aperte, invece, sulla metropolitana e sulle ferrovie Termini-Giardinetti, Roma-Lido e Roma-Viterbo.

Simona De Santis
Corriere.it 14 dicembre 2010
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Re: L'Italia che protesta

Messaggioda disallineato il 15/12/2010, 0:35

Qualcuno li definisce 4 gatti, dei ragazzotti e studenti che lecitamente protestano.
Ma si, lasciamoli esternare il proprio dissenso.
La colpa è delle forze dell'ordine che non permettono ai nostri studenti di sfasciare le città.E per fare questo utilizzano anche manganelli, figuriamoci. Cattivoni ed insensibili.
Tutti siamo stati ragazzi. Chi di noi non ha incendiato almeno un paio di blindati delel forze dell'ordine?
Chi nella ns gioventu non ha picchiato almeno 4 o 5 carabinieri?
Alzi la mano chi non ha lanciato almeno un estintore contro il defender dei carabinieri.
O scagli la prima pietra chi di noi non ha tirato una bomba carta durante la propria intemperanza giovanile.
ED allora, su, non siamo ipocriti. Tutti siamo stati giovani e ognuno di noi ha sfasciato almeno una citta
disallineato
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Re: L'Italia che protesta

Messaggioda trilogy il 16/12/2010, 10:08

Ribelli e incensurati: radiografia
delle nuove leve


Si è abbassata l’età dei ragazzi
in prima linea nella guerriglia
Ma con loro i protagonisti
delle violenze degli anni passati
GUIDO RUOTOLO
http://www3.lastampa.it/politica/sezion ... tp/380167/

ROMA
Melania è una ragazza di 17 anni. Viene da Roma Prenestina e il giorno dopo racconta di piazza del Popolo. «Quando ho visto il blindato prendere fuoco la gola mi si è seccata. Io volevo trovare sorrisi complici tra noi e non questa violenza così rabbiosa».

La violenza rabbiosa? Un colpo d’occhio al corteo di martedì e l’età media dei ragazzi era davvero bassa. Nuove leve di studenti, la classe dirigente che sarà, sono in movimento. I cattivi maestri non sono mai andati in pensione e ora sono tornati in azione? Facendo proseliti nel nuovo movimento?

Sorprende che “il ragazzo con la pala” (con le manette ed il manganello), di cui si è favoleggiato a lungo ieri perchè indicato come un possibile infiltrato, in realtà si sia rivelato semplicemente un figlio d’arte: suo padre infatti è un brigatista rosso.

Se parli con l’analista dei movimenti, la risposta è disarmante: «Le nuove leve violente? Non esistono, sono quelle di sempre che si ripropongono. Vecchi centri sociali che fanno da incubatori: Torino, Milano, Napoli e Bologna. Spicchi di nuove generazioni si lasciano affascinare e incantare da vecchi profeti che predicano e praticano la violenza». In un documento, gli 007 nei giorni scorsi avevano segnalato questo tentativo di unificare i vari spezzoni di movimenti: «La progettualità sembra essere quella di avviare un confronto tra le diverse anime del panorama estremista e del mondo del lavoro che porti ad unire istanze tradizionalmente care al mondo operaio ad interessi tipici del movimento antagonista sotto il comune denominatore della radicalizzazione delle lotte nell’attuale periodo di crisi».

Un elemento colpisce dalla lettura dei dati anagrafici di 22 ragazzi arrestati martedì, e per i quali si terrà oggi il processo per direttissima a piazzale Clodio: la loro età media è di 22 anni, con un unico picco massimo di 32 anni. E soprattutto, colpisce la provenienza dei ragazzi: solo sette - un terzo del totale - sono di Roma, gli altri sono arrivati da Genova, Firenze, Pisa, Bologna, Forlì, Civitanova Marche, Nuoro, Bari, Trento, Orvieto e Parigi.

Davvero martedì la capitale aveva attirato i movimenti da tutto il Paese. A chi si è lasciato andare, in queste ore, a un gioco di rappresentazione e di riconoscimento di luoghi, stagioni e figure sociali della marginalità violenta, gli sbirri romani che respirano l’aria del nuovo movimento, rispondono sorridenti: «Ma quali black bloc, Genova G8 o Roma del terribile ‘77. Questi sono solo studenti!».

Una tesi che assolutamente non contrasta, anzi si integra con quella dell’analista che parla dei vecchi cattivi maestri tornati in azione. Perché se è vero che i 22 arrestati sono incensurati - per questo la Procura di Roma ha deciso di chiedere il giudizio immediato, non passando per la convalida dei fermi trasformandoli poi in ordinanze di custodia cautelare - questo non esclude che in azione possano essere entrati anche loro, i vecchi protagonisti delle manifestazioni della violenza politica degli anni recenti. E forse questo intende una parte dell’opposizione quando parla di «infiltrati», lasciando sottintendere, è vero, che possano trattarsi anche di «agenti provocatori» ma prevalentemente si tratta di «estranei» ai movimenti.

Per 24 ore è andata avanti sui siti e sui blog il giallo dell’«infiltrato», di quel ragazzo con l’eskimo color cammello che impugnava una volta le manette, un’altra il «tonfa», il manganello inaugurato a Genova (G8). Sempre le immagini, foto e filmati, ritraevano il ragazzo preso da due poliziotti: «...Sono minorenne....». Per quasi un giorno è andato avanti il giallo: e se fosse un infiltrato? Il questore, Francesco Tagliente, a pomeriggio inoltrato ha smentito seccamente: «Sappiamo chi è, lo stiamo cercando, è un estremista di sinistra...». E in serata l’hanno poi arrestato.

Certo, bisogna capire perché l’altra sera, pur fermato e identificato, è stato lasciato andare via.

Ma quelle immagini, le foto, il video del martedì nero raccontano la violenza sproporzionata dei nuovi quanto antichi oppositori arrabbiati. Colpisce, perché è come se questi allievi che non avessero vissuto la Roma degli anni Settanta e tantomeno la Genova del 2001 (G8), hanno perfettamente capito la lezione dei cattivi maestri: hanno saputo metabolizzare le stesse pratiche violente come se le avessero scritte nei loro rispettivi dna.

Martedì probabilmente la situazione è sfuggita di mano. Roma violenta ha conquistato le prime pagine dei giornali non perché colta alla sprovvista da un fenomeno, la violenza politica, che sembrava andato in letargo. Ma per le sue dimensioni. «Disagio, rabbia, voglia di protestare, di contestare». Sono stati questi gli ingredienti di quella furia collettiva. Ne sono convinti gli stessi «sbirri» che da sempre si occupano di ordine pubblico e conoscono bene la capitale.

Erano almeno ventimila, i manifestanti di martedì. Tanti. Un caleidoscopio di obiettivi che all’improvviso si è ricomposto in una immagine chiara: la fiducia al governo, i numeri dei partecipanti, la suggestione che i palazzi del potere erano a portata di mano. Il resto è stata cronaca di una indimenticabile giornata di violenza.
Ultima modifica di trilogy il 16/12/2010, 13:23, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'Italia che protesta

Messaggioda trilogy il 16/12/2010, 13:19

Lettera ai ragazzi del movimento
di ROBERTO SAVIANO


http://www.repubblica.it/scuola/2010/12 ... ef=HRER3-1

CHI LA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.

Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia.

I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono le solite, vecchie reazioni insopportabili che nulla hanno a che fare con la molteplicità dei movimenti che sfilavano a Roma e in tutta Italia martedì. Poliziotti che si accaniscono in manipolo, sfogando su chi è inciampato rabbia, frustrazione e paura: è una scena che non deve più accadere. Poliziotti isolati sbattuti a terra e pestati da manipoli di violenti: è una scena che non deve più accadere. Se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta. Ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni. Bisognerà organizzarsi, e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo.

Scrivo questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita. Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari, la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent'anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. Quei cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui sfogando su un camioncino o con una sassaiola la loro rabbia, disperdono questa carica. La riducono a un calcio, al gioco per alcuni divertente di poter distruggere la città coperti da una sciarpa che li rende irriconoscibili e piagnucolando quando vengono fermati, implorando di chiamare a casa la madre e chiedendo subito scusa.

Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare. Il "blocco nero" o come diavolo vengono chiamati questi ultrà del caos è il pompiere del movimento. Calzano il passamontagna, si sentono tanto il Subcomandante Marcos, terrorizzano gli altri studenti, che in piazza Venezia urlavano di smetterla, di fermarsi, e trasformano in uno scontro tra manganelli quello che invece è uno scontro tra idee, forze sociali, progetti le cui scintille non devono incendiare macchine ma coscienze, molto più pericolose di una torre di fumo che un estintore spegne in qualche secondo.

Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti. Ma agli imbecilli col casco e le mazze tutto questo non importa. Finito il videogame a casa, continuano a giocarci per strada. Ma non è affatto difficile bruciare una camionetta che poliziotti, carabinieri e finanzieri lasciano come esca su cui far sfogare chi si mostra duro e violento in strada, e delatore debole in caserma dove dopo dieci minuti svela i nomi di tutti i suoi compari. Gli infiltrati ci sono sempre, da quando il primo operaio ha deciso di sfilare. E da sempre possono avere gioco solo se hanno seguito. E' su questo che vorrei dare l'allarme. Non deve mai più accadere.

Adesso parte la caccia alle streghe; ci sarà la volontà di mostrare che chi sfila è violento. Ci sarà la precisa strategia di evitare che ci si possa riunire ed esprimere liberamente delle opinioni. E tutto sarà peggiore per un po', per poi tornare a com'era, a come è sempre stato. L'idea di un'Italia diversa, invece, ci appartiene e ci unisce. C'era allegria nei ragazzi che avevano avuto l'idea dei Book Block, i libri come difesa, che vogliono dire crescita, presa di coscienza. Vogliono dire che le parole sono lì a difenderci, che tutto parte dai libri, dalla scuola, dall'istruzione. I ragazzi delle università, le nuove generazioni di precari, nulla hanno a che vedere con i codardi incappucciati che credono che sfasciare un bancomat sia affrontare il capitalismo. Anche dalle istituzioni di polizia in piazza bisogna pretendere che non accadano mai più tragedie come a Genova. Ogni spezzone di corteo caricato senza motivazione genera simpatia verso chi con casco e mazze è lì per sfondare vetrine. Bisogna fare in modo che in piazza ci siamo uomini fidati che abbiano autorità sui gruppetti di poliziotti, che spesso in queste situazioni fanno le loro battaglie personali, sfogano frustrazioni e rabbia repressa. Cercare in tutti i modi di non innescare il gioco terribile e per troppi divertente della guerriglia urbana, delle due fazioni contrapposte, del ne resterà in piedi uno solo.

Noi, e mi ci metto anche io fosse solo per età e per - Dio solo sa la voglia di poter tornare a manifestare un giorno contro tutto quello che sta accadendo - abbiamo i nostri corpi, le nostre parole, i colori, le bandiere. Nuove: non i vecchi slogan, non i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Questa era la storia sconfitta degli autonomi, una storia passata per fortuna. Non bisogna più cadere in trappola. Bisognerà organizzarsi, allontanare i violenti. Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l'ariete. I book block mi sembrano una risposta meravigliosa a chi in tuta nera si dice anarchico senza sapere cos'è l'anarchismo neanche lontanamente. Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro. Ma chi manifesta non si vergogna e non si nasconde, anzi fa l'esatto contrario. E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c'è chi li difende anche per loro, che c'è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l'Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose.
Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l'unica battaglia che non possiamo perdere.
©2010 /Agenzia Santachiara
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Re: L'Italia che protesta

Messaggioda pianogrande il 16/12/2010, 13:56

Roberto Saviano mi diventa anche professionista dell'anti infiltrato/imbecille.
Tocca fare tutto a lui.
Ma altri intellettuali che pensino con la propria testa invece che con la convenienza del momento non ce ne sono?
Gradite segnalazioni.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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