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MARONI: VEDO UNA NUOVA MAGGIORANZA. BERLUSCONI: «NON NE SO NIENTE». FRATTINI « FIDUCIOSO»
Il premier: «Irresponsabili»
Incontro Fini-Casini-Rutelli: i tre chiedono a Berlusconi di dimettersi e valutano posizione comune sul voto del 14
Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini (Ansa) MILANO - Da una parte Silvio Berlusconi, dall'altra il terzo polo. Il primo è determinato: non sembra aver intenzione di dimettersi prima del voto di fiducia del 14 dicembre (come fa capire il ministro Ignazio La Russa) e boccia senza appello la mozione di sfiducia annunciata da Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. «È da irresponsabili non mantenere la stabilità in Italia» ha detto il Cavaliere. Il terzo polo, però, a questo punto è una realtà, stando almeno ad annunci e comunicati, e non sembra disposto a fare passi indietro. «I deputati di Udc, Fli, Api, Mpa, Libdem, La Malfa e Guzzanti del gruppo misto, che si riconoscono in un'area di responsabilità politico-istituzionale convengono sulla necessità di assicurare al Paese un governo solido e sicuro, in grado di affrontare la seria crisi economico-sociale e di evitare un inutile e dannoso ricorso alle urne» si legge nella nota redatta dopo il vertice Fini-Casini-Rutelli svoltosi in mattinata a Montecitorio. «Alla luce della comprovata inadeguatezza dell'attuale esecutivo», i deputati del terzo polo ribadiscono anche l'invito al presidente del Consiglio a dimettersi per facilitare l'apertura di una nuova fase ed evitare ulteriore logoramento politico e istituzionale e inutili manovre di palazzo. A tal fine - specificano - sarà depositata nei prossimi giorni una mozione di sfiducia sottoscritta da tutti i deputati dell'area di responsabilità».
«AMPIA CONVERGENZA» - «C'è una convergenza ampia e solida» ha detto il leader dell'Api Rutelli al termine della riunione con Fini e Casini. «Gli appuntamenti delle prossime ore - ha aggiunto - confermeranno la coesione di questa area di responsabilità». All'incontro erano presenti anche il capogruppo dei finiani alla Camera Italo Bocchino e l'esponente di Api Bruno Tabacci. Carmelo Briguglio, uno dei «falchi» finiani, mette intanto le mani avanti e suggerisce una possibile via di uscita che eviti il confronto in Aula: «Il nome di un presidente del consiglio contro cui sarebbe sottoscritta una mozione di sfiducia non può essere nè riproposto nè accettato da coloro che hanno firmato la sfiducia. Berlusconi vada al Quirinale e si dimetta prima».
MARONI - E c'è chi vede l'intesa Fli-Udc-Api come il preambolo di una nuova maggioranza. «Vedremo, il futuro riposa sulle ginocchia di Giove...Lasciamo un po' di suspence, oggi in Aula si è vista plasticamente il quadro di una possibile nuova maggioranza» sottolinea il ministro dell'Interno Roberto Maroni rispondendo, all'uscita dall'Aula, alla possibilità di una mozione di sfiducia comune da parte del Terzo Polo. Maroni ha poi commentato l'approvazione alla Camera del decreto sicurezza, aggiungendo che ora bisogna «fare in modo che si arrivi all'approvazione definitiva» entro la scadenza definitiva del 12 gennaio. Sono molto soddisfatto perchè il provvedimento è stato confermato nell'impianto, migliorato in alcuni aspetti e modificato ma senza conseguenze in altri. Ora l'impegno è che al Senato vengano affrontati quei due temi, sulla specificità delle forze di polizia e sui prefetti».
L'IDV: «NOI LA VOTIAMO» - Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, ha già fatto sapere che la mozione, se verrà presentata, lui e il suo gruppo la voteranno. Indipendentemente da altre valutazioni di ordine politico: «Per il solo tempo del battito d'ala di una farfalla siamo pronti a votare qualsiasi mozione di sfiducia al governo. Nel Palazzo sono partite le trattative di coloro che vogliono mantenere la poltrona. Vedremo. Noi siamo pronti. Vogliamo stanare coloro che il sabato annunciano il crollo dell'impero e il lunedì se ne dimenticano».
IL PD: «FATTO POSITIVO» - Quanto al Pd, il capogruppo Dario Franceschini si limita a dire che il fatto che il suo partito possa votare o no il testo dei centristi «è l'ultimo dei problemi». Enrico Letta parla invece della mozione come di «un fatto positivo»: «Abbiamo sempre detto - ha spiegato - che c'era bisogno di un passaggio dalle parole ai fatti, di istituzionalizzare la crisi. Questo fatto riporta nei binari istituzionali la crisi». Non solo: «Questa è la dimostrazione che Fini e Casini sono persone serie che fanno seguire i fatti alle parole, come sapevamo e come eravamo sicuri che sarebbe accaduto».
«NON NE SO NULLA» - Interpellato dai cronisti in proposito a margine del vertice Ocse di Astana, il premier Berlusconi si era inizialmente limitato a dire: «No, non so nulla». E il ministro degli Esteri, Franco Frattini, da Dubai ha detto di continuare «a essere ottimista sul risultato del 14 dicembre». «Ci sono stati molti incontri tra l'Udc e il partito di Fini, che hanno incluso anche molte volte Rutelli - ha fatto notare l'esponente del Pdl - . Ci sono delle riflessioni in corso. Io francamente non credo che molti colleghi del Fli si saranno sentiti a loro agio a preparare una mozione di sfiducia al governo di cui facevano parte fino a qualche settimana fa».
«FLI SOPRA L'8%» - Generazione Italia, il movimento politico-culturale espressione dei finiani, ha diffuso intanto i dati di un sondaggio Crespi secondo cui Futuro e Libertà sarebbe stabile sopra quota 8 per cento, in una situazione che vede «il Popolo della Libertà al 26,3 per cento, il Pd fermo al 23, la Lega che scende al 12,2. Salgono invece Udc (6,7), Sinistra ecologia e Libertà (7,2) e Italia dei Valori (6,7). Gli indecisi risultano però sempre primo partito, con il 36 per cento. Il gradimento di Berlusconi scende al 34, distante tre punti da quello del Governo, che scende a quota 37. Tra i leader politici guida sempre Gianfranco Fini (44 per cento), seguito da Bersani, Vendola (entrambi al 36) e Casini (34)».
Redazione online
02 dicembre 2010