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Il premier sotto ricatto

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Il premier sotto ricatto

Messaggioda ranvit il 20/11/2010, 10:38

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... ref=HREA-1

IL COMMENTO
Il premier sotto ricatto
di GIUSEPPE D'AVANZO
Inaspettatamente in un solo giorno, anzi in poche ore, emergono dal passato e dal presente le relazioni pericolose di Silvio Berlusconi con le mafie. La liaison allontana da lui anche la fedele e fidata Mara Carfagna. Annuncia altri sismi per il suo governo. Apre nuove crepe nella già compromessa affidabilità del capo del governo. Le cose, a quanto pare, vanno così.

Infuriati per la nomina a commissario per i rifiuti di Stefano Caldoro, governatore della Campania, decisa dal Consiglio dei ministri, due politici indagati per mafia Nicola Cosentino e Mario Landolfi si presentano a Palazzo Grazioli. Affrontano Silvio Berlusconi a brutto muso minacciandolo di non votare la fiducia se non avesse annullato il decreto legge che, assegnando alla Campania 150 milioni di euro, consente al governatore anche l'adozione di "misure che prevedono poteri sostitutivi" nei confronti degli enti inadempienti. Il capo di governo che, entro il 14 dicembre, ha bisogno di voti in Parlamento come dell'aria che respira li rassicura. Promette una rapida retromarcia. La notizia si diffonde e il ministro Mara Carfagna - molto si è data da fare per quel decreto legge che sottrae l'emergenza all'opacità dei potentati locali - annuncia che, dopo la fiducia, lascerà il governo e il partito del presidente.

Così dunque stanno le cose. La ricattabilità del premier è di assoluta evidenza. La sua debolezza politica - e ormai di leadership - lo espone a ogni pressione, alle più imbarazzanti coercizioni, a umilianti
inchini dinanzi a personaggi non solo discussi, ma decisamente pericolosi.

È imbarazzante l'imposizione che il capo del governo subisce da Nicola Cosentino, 51 anni, da Casal di Principe, salvato dall'arresto per mafia solo dal voto della maggioranza. L'uomo ha il controllo pieno di quattro delle cinque Province campane (Napoli, Caserta, Salerno, Avellino). Sono queste istituzioni che amministrano i flussi della spazzatura e governano le società di gestione che hanno sostituito i consorzi infiltrati da ogni genere di illegalità, malaffare, prepotenza criminale (il consorzio di Caserta è costato fino all'aprile scorso, 6,5 milioni di euro al mese). Tutta la parabola politica di Cosentino si può spiegare e raccontare dentro l'emergenza rifiuti. Quelle crisi - indotte e cicliche - hanno convogliato in quella disgraziata regione un fiume di denaro (dal 2001 al 2009 tre miliardi e 546 milioni di euro) e proprio nei consorzi - e oggi nelle società di gestione - la politica ha incontrato il potere mafioso e ha messo a punto la distribuzione di benefici, rendite, utili, organizzando un "sistema della catastrofe" che, da quella rovina, ha spremuto influenza, consenso e ricchezza. A farla da padrone la camorra, a cominciare dalla camorra dei Casalesi. Hanno guadagnato e guadagnano sull'affitto delle aree destinate a discarica e dei terreni dove vengono stoccate le ecoballe. Lucrano sul noleggio dei mezzi e soprattutto nei trasporti.

Nicola Cosentino rappresenta il punto di equilibrio - oscuro e ambiguissimo - di questo "sistema" che oggi appare sfidato, dentro il Popolo della Libertà, dall'asse Caldoro-Carfagna e, dentro la maggioranza, da Futuro e Libertà, in Campania diretto da Italo Bocchino. Il decreto legge che assegna al governatore poteri commissariali può essere considerato il successo di questo schieramento. Il passo indietro di Berlusconi ripristina ora le gerarchie di un "sistema" che ha in Cosentino il leader e nel potere intimidatorio della camorra la sua forza. Si sapeva che l'uomo di Casale di Principe ha sempre avuto un'arma da puntare alla tempia del governo. In qualsiasi momento poteva far saltare gli equilibri che hanno permesso a Berlusconi di rivendicare le capacità tecnocratiche di eliminare i rifiuti dalla Campania con un miracolo che ha liquidato quella disgrazia con una magia. L'illusionismo manipolatorio aveva in Cosentino il suo garante. Un garante di cui oggi Berlusconi non può liberarsi. Per due motivi: Cosentino gli farebbe mancare i suoi voti il 14 dicembre e, peggio, nella prossima e vicina campagna elettorale seppellirebbe l'immagine del Cavaliere sotto l'immondizia e i miasmi.

Come non può fare oggi a meno di Cosentino, il Cavaliere non ha potuto liberarsi in passato di quel Marcello Dell'Utri che, si legge nelle motivazioni della Corte d'Appello che lo ha condannato a sette anni di reclusione, fu "mediatore" e "specifico canale di collegamento" tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Dell'Utri, scrivono i giudici, è l'uomo che ha consentito ai mafiosi delle "famiglie" di Palermo di "agganciare" "una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico".

È questa allora la scena che abbiamo sotto gli occhi. Un capo del governo che, nella sua avventura imprenditoriale, è stato accompagnato - per lo meno fino al 1992 - dalla presenza degli uomini di Cosa Nostra e, oggi, per proteggere la maggioranza che sostiene il governo deve chinare il capo dinanzi alle pretese del politico considerato dalla magistratura il più compromesso con gli interessi dei Casalesi. È uno stato di dipendenza, di oscurità, di minorità politica che nessun arresto di latitante, confisca di bene miliardario, statistica e classifica di successi dello Stato potrà ribaltare. Le vittorie dello Stato contro le mafie non riescono a diventare il riscatto personale di Berlusconi - e della sua storia - da quei poteri criminali con cui egli si è intrattenuto negli anni della sua impresa economica e ancora oggi si deve tener vicino per sopravvivere nel suo crepuscolo politico.
(20 novembre 2010)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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È il partito di Verdini, La Russa e Cosentino. Non più il mi

Messaggioda ranvit il 20/11/2010, 10:41

http://www.corriere.it/politica/10_nove ... aabc.shtml

GOVERNO E CASO CARFAGNA
«È il partito di Verdini, La Russa e Cosentino. Non più il mio»
Il fastidio per le parole di Stracquadanio, Pepe e Cirielli Ieri i messaggi di solidarietà alla ministra da Bondi, Gelmini, Prestigiacomo, Frattini e Brambilla

ROMA - Erano tre giorni che Mara Carfagna andava dicendo ai suoi collaboratori e alle sue colleghe e colleghi: «Così non posso andare avanti, non è più il mio partito. Perché questo non è il partito di Berlusconi ma di Verdini, Cosentino e La Russa». Un terzetto che da qualche settimana sta facendo la guerra alla ministra delle Pari opportunità. Non da soli, i tre, riferiscono i collaboratori della Carfagna: all'elenco aggiungono anche Mario Pepe e Alessandra Mussolini. E poi c'è quel susseguirsi di illazioni, una lettera che doveva rimanere segreta da parte del presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli, gli attacchi di Giancarlo Lehner, gli scontri con il coordinatore campano del partito Nicola Cosentino, quella riunione dei parlamentari (tutti campani, ovviamente) di cui lei aveva saputo all'indomani a cose fatte senza che nessuno si preoccupasse di avvertirla.
Senza parlare dell'intervista di Giorgio Stracquadanio al Corriere, con quelle parole così dirette: «Berlusconi l'ha fatta diventare ministro, però è altrettanto vero che lei deve moltissimo a Italo Bocchino, che se ne è preso cura, politicamente, fin da subito... Suppongo che Bocchino le abbia chiesto di passare con Futuro e libertà...». Poi giovedì lo scontro in Aula con la Mussolini che la fotografa con il medesimo Bocchino. E Ignazio La Russa che in consiglio dei ministri, mentre si parlava, sempre giovedì, del termovalorizzatore in Campania e delle procedure da seguire la apostrofa davanti a tutti i colleghi: «Altro che problema procedurale, il tuo in Campania è un problema personale...».

Tutto questo l'aveva «amareggiata», ma la aveva anche fatta dubitare - e soprattutto cominciava a far dubitare i suoi avversari interni - dell'appoggio finora incondizionato del premier, quell'appoggio che le aveva permesso negli anni scorsi di superare bufere ben peggiori.
La minaccia di dimissioni ieri, fatta trapelare da Lisbona, dove lei non c'era ma erano presenti Berlusconi e La Russa, per ora qualche effetto l'ha avuto. A parte la solidarietà di Sandro Bondi e di Stefania Prestigiacomo («basta con il fuoco amico»), di Mariastella Gelmini (che per solidarietà si era anche fatta fotografare con Bocchino dalla medesima Carfagna), di Franco Frattini e Maria Vittoria Brambilla, c'è la promessa di un incontro la settimana prossima con Silvio Berlusconi. Di più: il premier cercherà di risolvere lo scontro campano al suo rientro da Lisbona in questo weekend, si risentiranno comunque già oggi. Lo ha assicurato lui stesso in una telefonata fiume subito dopo che l'Ansa aveva lanciato la notizia delle possibili dimissioni, che per ora restano congelate. «Non prima del 14 dicembre - assicura la Carfagna, che ha raccontato al premier tutta la sua «amarezza» e i suoi timori per il polverone alzato contro di lei - e soprattutto non per cambiare partito». Berlusconi glielo ha fatto giurare ieri, al telefono: mai con Fli e i finiani, «piuttosto mi dimetto da parlamentare».
È presto per dire se il caso Carfagna è arginato, se non ci saranno nuovi attacchi personali e se le dimissioni resteranno così come sembrava ieri sera, minacciate ma rinviate per sempre.

Gianna Fregonara
20 novembre 2010
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il premier sotto ricatto

Messaggioda Iafran il 20/11/2010, 13:04

ranvit ha scritto:GOVERNO E CASO CARFAGNA
«È il partito di Verdini, La Russa e Cosentino. Non più il mio»
Il fastidio per le parole di Stracquadanio, Pepe e Cirielli Ieri i messaggi di solidarietà alla ministra da Bondi, Gelmini, Prestigiacomo, Frattini e Brambilla
Gianna Fregonara (20 novembre 2010)

La solidarietà dei "potentississimi" non verrà mai meno verso le "poverelle" in cerca di protezione.

Prima ancora di essere seppellito da una risata, il "premieruccio" sarà inondato dalle lacrimucce delle sue belle, eleganti, colte, conoscitrici delle lingue, immacolate e biancoazzurre deputate, senatrici, ministre, sottosegretarie, consiglieri regionali (provinciali, comunali, circoscrizionali), presentatrici, sottopresentatrici, cantanti, sciatrici, fiorettiste, miss, crocerossine, massaggiatrici, estetiste, igieniste dentali (mentali, non direi), calliste, pettinatrici, stiratrici e "puericultrici" pubbliche e private, etc.

Gli italiani, con questi continui acquazzoni, si tratterranno dal dire ... "governo ladro"?
Iafran
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