da franz il 09/11/2010, 10:20
Sono d'accordo, anche per che si fa presto a dire qualsiasi cosa.
Prendiamo lo schiavo, accudito amorevolmente da un padrone "illuminato", che gli dà lavoro, vitto, alloggio, alimenta ed educa i suoi figli. Questo uomo schiavo, sarebbe forse piu' libero?
Io non credo. Allora partiamo dal fatto che tra i due estremi, solo se siamo liberi abbiamo possibilità di scelta.
Se siamo schiavi, abbiamo solo la speranza che il padrone sia illiminato. Altrimenti sono dolori.
Se siamo liberi allora dobbiamo cavarcela con le nostre forze e anche con quelle di chi ci da una mano.
E possiamo farcela come non farcela.
Qui intanto prendiamo atto che nei regimi che si definivano potiticamente ed economicamente socialisti (e nei pochi ancora rimasti, come Cuba) la libertà era fortemente limitata e la miseria molto piu' diffusa che da noi. Vero che qualcuno (lo stato) provvedeva al generale sostentamento (e se c'erano fallimenti con milioni di morti per fame e carestie non si poteva sapere) ed all'educazione (onestamente di buon livello). La situazione quindi era assimilabile a quella dello schiavo, accudito da un padrone (lo stato) che forse non era molto illuminato ma ci tentava. Senza riuscirci tanto. Tanto che alla fine è crollato, ammettendo il fallimento. Non è retorica, è un dato di fatto. La schiavitu' non funziona.
Prendiamo anche atto che invece da noi (e quando dico "da noi" intendo le nazioni occientali, capitalistiche, democratiche, dove vige un'economia liberale di mercato, colpita da crisi ma anche da periodi di boom) la percentuale di chi ha fame, è nella miseria, non ha lavoro, è umiliato perché non sa mantenere i figli ed educarli è veramente bassa. Anche perché (lasciando perdere l'Italia, che è caso a sé) se si scopre un caso del genere nel mondo occidentale di solito c'è l'assistenza pubblica (sussidi di disoccupazione compresi) e la scolarità è garantita fino all'obbligo ed anche oltre, in certi paesi.
Ci sono sicuramente casi come i clandestini senza documenti, i barboni, i malviventi che vivono ai margini della società, ma la regola è che qui da noi la stragrande maggioranza ce la fa a trovare un posto dignitoso nella società e non è descrivibile come il caso fatto da Pertini. Perfettamente giusto in linea teorica, difficile da trovare sul piano pratico.
Proprio perché la maggioranza ce la fa, ci sono le risorse per occuparsi in modo solidale di chi non ce la fa.
Sempre che queste risorse non le buttiamo nel cesso del debito pubblico, nella alimentazione di clientele corruttive, dando da mangiare ad una casta di privilegiati invece che a chi ha veramente bisogno.
E qui capiamo un po' la particolarità del caso Italia.
Che potremmo riassumere in "si fa presto a dire tante cose, ma si fa ancora prima a dire: *******"
Il concorso per l'appellativo migliore che ci meritiamo è aperto.
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)