Lo dico: Berlusconi mi fa pena. Non tanta tanta, ma mi fa pena.
Un uomo solo: molto è stato scritto e rappresentato sulla solitudine dei potenti, o almeno dei ricconi, coircondati dal lecchianggio dei cortigiani. Ma l'abbondanza della bibliografia non diminuisce la drammaticità del cqaso umano, quando lo incontriamo.
Mi è tornata a galla questa sensazione, che covavo da tempo, poco fa, mentre al bar ascoltavo la notizia che Ben, il romeno tuttofare del circondario, è stato ricoverato in ospedale a causa di una serie di malanni tutti riconducibili all'alcolismo: vino bianco, la "passerina", che da queste parti è buonissimo, ma che è ovviamente controindicato quando costituisce il novanta per cento di ciò che viene ingerito in tutta la giornata. E si tratta, nel caso di Ben, di giornate da manovale, o da zappatore.
Ben è amico mio, o meglio, lui mi considera amico suo perché l'ho sempre trattato - dice lui - "con gentilezza": è vero, ma non mi è costato un granché, e forse sarei stato un amico vero se avessi fatto quello che ha fatto una donna, sua vicina di "casa", che si è preoccupata di chiamare l'assistente sociale per portarlo in ospedale.
Pensavo a tutto questo e a Berlusconi, e alla sua solitudine: lasciamo stare i vicini di casa, che non si possono avere quando le case hanno le dimensioni di un latifondo. Ma uno straccio di amico che lo aiuti e lo consigli evidentemente non ce l'ha: ha solo avvocati, che in teoria potrebbero anche essergli contemporaneamente amici, ma quando girano troppi soldi probabilmente un tale connubio risulta utopistico.
E mi è tornata in mente la divertente battuta di Marchionne - che qui qualcuno si è incaricato di prendere sul serio - sulla sua "vita dura": la solitudine del capo, il destino di non poter più avere amici sinceri, e forse nemmeno vicini di casa pietosi.
E' giusto che, in queste condizioni, si debba guadagnare uno "stipendio" di svariati milioni di euro.
Verrebbe la voglia di dire "cercherò di raccontare questo a Ben e ad altri come lui, quando lo rivedrò in circolazione", per farci un'amara< risata insieme, ma sarebbe una cazzata: Ben e quelli come lui - lo so, perché nelle pieghe della mia "gentilezza" rientra anche il fatto di aver chiacchierato con lui parecchie volte - non solo sanno benissimo come va il mondo, con tutti i suoi paradossi, ma lo accettano con qualcosa di più che la rassegnazione. Lo accettano con convinzione. Sono i primi sostenitori del "mondo come va": non per niente erano abituati al regime di Ceausescu, e lo hanno a lungo rimpianto dopo la sua caduta.
Le battute derisorie di Marchionne - e peggio ancora il leccapiedismo di chi le prende sul serio e ne fa filosofia - ci dicono in sostanza che dobbiamo tornare indietro, o meglio, metterci nella stessa posizione di sudditi irredenti come i reduci degli autoritarismi balcanici. Possibilmente senza diventare alcolisti, naturalmente, anche perché nel paniere della modernità prossima ventura non c'è un sistema sanitario pubblico come l'attuale, e nemmeno una vicina di casa pietosa ci salverebbe con la sola pietà.