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Matteo, io lo conosco bene

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda matthelm il 05/11/2010, 10:54

Ne scrivo come persona informata sui fatti. Lo conosco da 15 anni e ho condiviso un lungo pezzo di strada.
Ne scrivo così smetto di dare consulenze individuali a Roma a chi mi chiede di aiutarlo a capire.
Ne scrivo alla vigilia della riunione fiorentina, intestata originariamente a Pippo Civati, affollata da migliaia di democratici, giovani e non solo, alla ricerca di buona politica e da altri alla ricerca di un certificato di verginità restituita, e che porterà grande profitto politico al sindaco di Firenze.
Leggete I barbari – saggio sulla mutazione di Alessandro Baricco.
È già tutto scritto lì. È un testo che sprizza intelligenza ad ogni riga e che definisce (non fermatevi ai pregiudizi suggeriti dal titolo) i confini del campo in cui collocare Matteo.
Bisogna applicare le regole sulla mutazione culturale a quel settore particolare della vita pubblica che è la politica. Sono persona informata sui fatti.
Matteo viene da una famiglia impegnata nella sinistra dc, nasce all’impegno con i comitati Prodi, ha lavorato con me come assistente parlamentare, è stato scelto come segretario provinciale della Margherita e, proprio in quella qualità, è stato candidato ed eletto presidente della provincia a 30 anni.
Uno straordinario percorso che – se scrivessi con altri intenti su un altro giornale – potrebbe tradursi in una serie di luoghi comuni capaci di incrinare il personaggio di oggi: prima portaborse, poi cooptato come segretario provinciale, poi imposto dalla partitocrazia come candidato presidente. Di questo straordinario percorso porto una qualche responsabilità personale.
Dopo l’esperienza in provincia, le primarie per Firenze, la vittoria contro i tre altri candidati (fra i quali il sottoscritto) e oggi questa altrettanto straordinaria fase di “visibilità” nazionale.
Matteo è veloce, la sua qualità migliore in un mondo politico che sembra frenetico ma tende in realtà al bradipismo, che enuncia in ogni intervento il grande cambiamento attorno a noi ma che stenta poi anche a spostare un posacenere.
La sua velocità serve a stare in sintonia con la generazione multitasking e che si stanca presto se non continuamente sollecitata; serve inoltre a non farsi mai inchiodare (come l’ombra di Peter Pan) ad un errore, ad una contraddizione.
Matteo è veloce nei passaggi da una posizione all’altra, comprende al volo quando un luogo smette di dargli più energia di quanta gliene assorba. È veloce nel mutare il punto di osservazione e nel mixare – come Jovanotti – i riferimenti simbolici: da De Gasperi a Cecilia Strada, da Zygmunt Bauman a Stefano Borgonovo, da Giuliano Ferrara a Victoria Cabello, da Nichi Vendola a Bruno Vespa. Un sistema cosmico che non prevede stelle fisse ma che esprime il fiuto sempre aggiornato per ciò che viaggia sotto la pelle del moderno. È veloce nelle guerre, veloce nelle riappacificazioni poiché il cupio vivendi non ammette processi troppo complessi e poiché sa che il potere politico si fonda – come spiegava Machiavelli – sull’amore o sulla paura, non sulla stima. Che anzi la polarizzazione dei giudizi – chi lo ama, chi lo detesta – è la prima condizione per imporsi come personaggio pubblico di prima fila.
A Firenze è un sindaco molto apprezzato. Ha riportato la città nelle cronache nazionali con le sue apparizioni (e di ciò i fiorentini sono provincialmente molto fieri), è ubiquo e ama il contatto con le persone che lo ricambiano.
Ha imparato la lezione dei sindaci Rutelli e Veltroni; parlare sempre dell’amore per la città, delle cose che vanno bene, dello sforzo per migliorare quelle che non vanno, rimuovere radicalmente dalla comunicazione le tristezze e i dubbi, atteggiamenti che non si addicono ai leader coraggiosi. Ha accarezzato finora la città per il verso del pelo, privilegiando interventi immediatamente visibili e rinviando quelli di trasformazione strutturale, di cui parla volentieri ma che colloca in un tempo molto, troppo futuro. È un motivatore per la sua squadra: bastone e carota e una instancabile tendenza a fissare traguardi con l’annesso guardaroba di titoli e punti esclamativi: i 100 giorni, i 100 punti, le 100 piazze, il giorno della pulizia dei muri, quello del fiume, quello della chiusura del centro ecc.
Da conoscitore del marketing, usa la comunicazione come pochi altri.
Alterna giornali e televisioni tramite i quali comunicare le novità per tenerli tutti ben vicini a sé; costringe un giornalismo in crisi di astinenza a seguire i suoi post su Facebook e ad amplificarli; pastura quotidianamente una comunicazione locale “embedded” cui non lascia spazio e tempo per seguire altro, passa con disinvoltura dalla comunicazione istituzionale di Porta a Porta, al confronto duro di Annozero alle “pogate” di Victor Victoria, calcando semmai l’accento fiorentino se partecipa alle trasmissioni delle tv locali. Così, ha occupato interamente il campo.
Il Partito democratico locale ne vive di luce riflessa e lo insegue, talvolta irritato per i suoi scarti imprevisti ma sempre desideroso della sua approvazione. Il Pdl si è arreso da tempo: come contrastare un sindaco che parla direttamente con i vertici nazionali del proprio partito? Che ha assorbito parole d’ordine che parlano alla pancia della destra (la velocità della decisione, l’efficienza del comando, l’ottimismo, il rapporto forte e devoto con la Chiesa, l’ordine e la pulizia in senso fisico e morale)? Quale sarà il destino di Matteo “da grande”? La sfida per il governo, come gli scrivono i suoi fan “dopo avere già salvato Firenze”? La sfida per la leadership del Pd? Matteo ama l’azzardo ma è anche un abile costruttore di reti e strategie che dopo, semmai, racconta come scelte del cuore. La narrazione oramai mitologica delle primarie fiorentine che l’hanno lanciato, del “Davide contro Golia”, del “solo contro l’establishment”, del “l’abbiamo fatta grossa” è il suo capolavoro di comunicazione più riuscito, un senso comune oramai consolidato che ha in realtà molti molti debiti con la verità di quella storia. Ma tant’è.
Sulla scena nazionale, Matteo attende, strappa, stempera le reazioni, consolida con una passata di talk show, si ferma, presidia il campo, attende un altro po’, ristrappa, contrasta le reazioni con vigore proporzionale alla forza guadagnata, riconsolida con una passata di talk show, si ferma.
È un metodo. Si tratta di immaginare le prossime tappe. La capacità, il calendario, perché no? La fortuna, gli diranno dove posizionare l’alzo del mirino.
Il ruolo di sindaco gli ha permesso di evitare il rimprovero di arrivismo. Lui parla per gli altri, non per sé. Nel frattempo, ha esposto Zingaretti, Chiamparino, Vendola, attende che il tempo logori; ha proposto di scegliere una donna. Ha parlato con noia e fastidio delle formule aride della politica nazionale, dei riti parlamentari, delle burocrazie, sapendo bene che la politica romana è un gioco nel fango, che ci si sporca facilmente, senza volerlo, che ci si consuma a velocità doppia, e che dunque il primo titolo di legittimazione è parlarne “da fuori”, contrapponendo la dura vita reale alle mollezze del Transatlantico, la concreta politica locale alle discussioni arzigogolate di partito. Come sparare sulla Croce rossa.
Ha conficcato il chiodo simbolico del ricambio dopo tre mandati, senza eccezioni, evocando il senso comune calcistico che le squadre e gli allenatori perdenti vanno a casa. Lo Statuto parla chiaro. Basta leggerlo. Ma quei tre mandati senza eccezioni così narrati annientano il Partito democratico di oggi. Non D’Alema e Veltroni, non Fassino e Bindi, non Marini e Finocchiaro, ma Melandri e Lumia, Fioroni, Parisi, Follini, Treu, Franceschini, Gentiloni, Realacci, Chiti, Ventura, Maran, Zanda, Tonini, D’Antoni, molti altri, perfino Letta e Bersani.
Una battaglia così impostata produrrebbe l’effetto di “salvare” i più logorati e punire i meno esposti, salvando magari chi, portaborse, portavoce, portapancia, portacorrente ha una sola legislatura. La matematica come alibi di rinuncia del giudizio politico. I giornali parleranno delle conclusioni di domenica ma Firenze varrà per la maratona del sabato. Ci saranno fuochi d’artificio ed effetti sorpresa, musiche, frasi proiettate, video, tutte cose che chi ha già lavorato con Matteo, conosce bene. Ma varranno le parole della politica. Ciascuno giocherà – come insegna Andy Warhol – la propria carta di freschezza, di linguaggio e di contenuto nei 5 minuti assegnati. Un modello pesantemente debitore ai formati televisivi del talent show.
«Potrebbe essere... il normale duello fra generazioni, i vecchi che resistono all’invasione dei più giovani...e tutte quelle cose che sono sempre successe e abbiamo visto mille volte. Ma questa volta sembra diverso... Di solito si lotta per controllare i nodi strategici della mappa. Ma qui, più radicalmente, sembra che gli aggressori facciano qualcosa di molto più profondo: stanno cambiando la mappa».
È davvero così?
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda ranvit il 05/11/2010, 12:44

Bene Matteo!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda franz il 05/11/2010, 13:12

ranvit ha scritto:Bene Matteo!

Bene Matteo, Sergio, Massimo, Vincenzo

Franz
PS: oltre a Renzi, mi riferisco a Chiamparino, Cacciari, De Luca.
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda Iafran il 05/11/2010, 14:27

matthelm ha scritto:È veloce nelle guerre, veloce nelle riappacificazioni poiché il cupio vivendi non ammette processi troppo complessi e poiché sa che il potere politico si fonda – come spiegava Machiavelli – sull’amore o sulla paura, non sulla stima. Che anzi la polarizzazione dei giudizi – chi lo ama, chi lo detesta – è la prima condizione per imporsi come personaggio pubblico di prima fila.
...
Di solito si lotta per controllare i nodi strategici della mappa. Ma qui, più radicalmente, sembra che gli aggressori facciano qualcosa di molto più profondo: stanno cambiando la mappa».
Lapo Pistelli (Europa)

Mi auguro che il "berlusconismo" non faccia tanto scuola fra i nostri politici e che questi aspirino a fare (solo) politica piuttosto che ad avere quel "potere politico", che o ama o fa paura (vogliamo scherzare?).
Ci basta ed avanza - ci rompe pure - quello che subiamo da B., che "per imporsi come personaggio pubblico di prima fila" ha creato le condizioni per farsi amare e per farsi detestare: i nemici ... che non "amano" lui!

E' chiaro che il ricambio generazionale porta delle novità positive, anche se la "fretta" si dice che "sia cattiva consigliera" e un cambiamento troppo "veloce e dinamico" (soprattutto se non dovesse mirare a "stimare" tutti gli altri) potrebbe inficiarne l'efficacia nella collettività, che non è fatta di soli trentenni.
Nel normale duello delle generazioni ci saranno sempre i vecchi che "resistono all’invasione dei più giovani" perché vogliono evitare che per la "fretta" di pulire "si butti con l'acqua anche il bambino", cioè quello che di buono c'è stato in chi li ha preceduti.
Se poi "dovessero cambiare la mappa", che almeno i "capisaldi" siano ... "saldi", se no Tomasi di Lampedusa insegna.
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda lucameni il 05/11/2010, 19:34

Bè a parte altri dirigenti pd citati che hanno qualche problema con la giustizia e che non mi sembrano proprio l'immagine migliore del rinnovamento, rimanendo a Renzi, da fiorentino, riconosco che il tipo si dà da fare anche se poi ritengo abbia un modo di comunicare a volte un po' da gigione, forzato. Diciamo che non mi convince sempre.
Va detto che, salvo il fatto di essere poco amato dalla sinistra più radicale e che a mio avviso è anche un sintomo positivo, gran parte della sua credibilità se la potrà giocare in questi anni come amministratore della città.
Un esempio fatto da poco su questo forum: il progetto del tunnel tav sotto Firenze, ad oggi volutamente rimasto in termini sconosciuti ai più (guarda caso..).
Fortunatamente Renzi si sta mostrando sempre più perplesso su qualcosa che potrebbe essere evitato con altra soluzione (sempre tav) ma meno dispendiosa e devastante per l'urbanistica, la salute e il patrimonio dei cittadini (evitando parimenti di foraggiare appaltatori furbetti e disonesti).
Però dovrà prendere presto una posizione netta al di là delle sua specifiche competenze.
Qando comincerà il casino vero in città, con tutti i rischi inerenti l'opera, buona parte dei cittadini si sveglieranno dal sonno e chiederanno tardivamente conto.
Per Renzi fare bene l'amministratore, e da qui iniziare a contrastare logiche come questa, antidemocratiche e/o quanto meno opache, sarà il vero trampolino di lancio per una leadership nazionale.
Altrimenti rischierà di essere additato, magari pure con una certa ingenerosità, come uno che predica bene e razzola male.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda pierodm il 05/11/2010, 19:48

Dopo l'articolo di Pistelli capisco meglio perché Renzi non mi è mai piaciuto.
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda flaviomob il 06/11/2010, 1:53

Ha accarezzato finora la città per il verso del pelo, privilegiando interventi immediatamente visibili e rinviando quelli di trasformazione strutturale, di cui parla volentieri ma che colloca in un tempo molto, troppo futuro.


Bene, il tempo è galantuomo e ci dirà se il nostro avrà il coraggio degli interventi strutturali durante il suo mandato, o meno.
Così verificheremo sul campo il personaggio.
A me pare un po' arrogante quando va in video, e piuttosto compiaciuto di apparire, però potrebbe essere un fattore di cambiamento per il pd.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda matthelm il 07/11/2010, 20:45

Ho seguito in internet, interessante, aria fresca e facce nuove.

Arrogante non direi, anzi arroganti altri che pensano di non essere "disturbati" mentre vanno a sbattere.

Motivo di speranza... residua.
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda Manuela il 08/11/2010, 15:02

Il racconto di Pistelli mi racconsola. Ho seguito con interesse Prossima fermata: Italia, sperando di vedere in azione la nuova classe dirigente, quella che saprà misurarsi nel governo del paese. Il mio timore, sempre presente, viste le esperienze fin qui vissute, è che queste nuove generazioni si accontentino di restare a giocare nella sabbiera della politica, senza contendere davvero il potere a chi ha guidato fin qui il PD. Renzi mi era sembrato diverso, anche dai Civati, dagli Scalfarotto, dai Marino - tutti bravi, ma sempre "a disposizione", in attesa che la vecchia guardia faccia loro posto; mi erano sembrati diversi il suo linguaggio e la schiettezza esibita (a volte un po' gigione, un po' bulletto...).
Quello che racconta Pistelli sembra non lasci dubbi sulla sua capacità di "cambiare la mappa". Cosa necessaria per uscire dalla palude in cui siamo finiti. Spero che cambiare la mappa significhi cambiare la cultura politica della prima repubblica, in cui l'intero gruppo dirigente del PD è cresciuto e tuttora vive: quella cultura proporzionalista e inciucista, che non ha mai accettato fino in fondo le regole del maggioritario e, anche, della democrazia.
Si accusa Renzi di avere ambizioni personali, come se queste fosse indecorose. Un 35enne ha il diritto, anzi, il dovere, di avere ambizioni personali. Obama, i fratelli Milliband, non le avevano forse? Non sono le ambizioni personali che impediscono di avere buone idee e un progetto per il paese. Solo una cultura cattocomunista le ritiene disdicevoli, preferendo la retorica del "sacrificio": dubito, tuttavia, che D'Alema o la Finocchiaro, o Fioroni, vivano una vita di sacrifici, immolandosi quotidianamente per il partito, anziché rincorrere le proprie (legittime, fino ad una certa età!) ambizioni personali.
Chi teme un cambiamento troppo veloce e dinamico, credo possa star tranquillo. Sono 30 anni che si parla degli stessi nomi e che si vedono le stesse facce. Direi che qualsiasi cambiamento arriva con un ritardo almeno decennale.
Non so che fine farà Renzi, se sarò davvero il leader che andiamo cercando da tempo. Per ora promette bene. Purché non appassisca prima di fiorire.
Manuela
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Re: Matteo, io lo conosco bene

Messaggioda pierodm il 08/11/2010, 17:08

Va be', a parte che Renzi è antipatico come un galletto sculettante, qualcuno è in grado di spiegarmi che cosa propone di nuovo, quali idee ha, quale accattivante visione della politica ...?
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