Scalfari - ...È stato messo in moto un vero e proprio processo di diseducazione di massa che dura da trent'anni avvalendosi delle moderne tecnologie della comunicazione e deturpando la mentalità delle persone e il funzionamento delle istituzioni.
...La cosa sorprendente e stupefacente non è nella pervicacia con la quale Berlusconi resta aggrappato alla sua poltrona e neppure la solidarietà di tutto il gruppo dirigente del suo partito e della sua Corte, che fa quadrato attorno a lui ben sapendo che la sua uscita di scena sarebbe la rovina per tutti loro. La cosa sorprendente è che - sia pure con segnali di logoramento e di sfaldamento - ci sia ancora quella certa Italia il cui consenso nei suoi confronti resiste di fronte alla grottesca evidenza di quanto accade. Questo è l'aspetto sorprendente, anzi sconvolgente, che ci dà la misura del male che è stato iniettato e coltivato nelle vene della società e questo è il lascito, il solo lascito, di Silvio Berlusconi.
Questo brano lo cito per inserirlo nel discorso - che alcuni non vogliono proprio accettare - sulla democrazia di massa e sul peso che ha avuto negli ultimi vent'anni la deriva televisiva e pubblicitaria.
Stille - ...Molti anni fa, nello stato del Texas, ho incontrato un gruppo conservatore che si chiamava Citizens for a Sound Economy (Cittadini per un’Economia Sana) che lavorava contro programmi governativi per la regolamentazione dell’ambiente a favore di soluzioni di mercato; il Citizens era perfino attivo nella lotta per cambiare il contenuto dei libri di scuola nello stato del Texas, per esaltare appunto nei testi scolastici soluzioni di mercato piuttosto che governative di vari problemi, dall’inquinamento alla povertà.
Allora mi ero chiesto da dove era venuto il gruppo Citizens For a Sound Economy? Ora, con la pubblicazione di un ottima inchiesta pubblicata dalla giornalista Jane Mayer sul settimanale New Yorker, ho scoperto che il Citizens For a Sound Economy è stato finanziato quasi esclusivamente dalla famiglia Koch, proprietari di Koch Industries, che qualcuno ha definito “la più grande compagnia di cui non avete mai sentito parlare”. Koch Industries lavora nel settore del petrolio e dell’energia ed è detenuta da David e Charles Koch, la cui fortuna personale è pari a circa trentacinque miliardi di dollari; una ricchezza superata soltanto da quelle del capo della Microsoft Bill Gates e dal grande finanziere Warren Buffet.
Un altro gruppo fondato dai Koch, che si chiama Americans for Prosperity, ha aiutato a finanziare molti dei gruppi del cosiddetto Tea Party, che descrivono Barack Obama come “il presidente più radicale della nostra storia ad occupare la Casa Bianca,” con l’obiettivo segreto di “prendere possesso della nostra economia e delle nostre vite”. Come ha detto un consulente repubblicano citato nel pezzo della Mayer, parlando del Tea Party: “I fratelli Koch hanno dato i soldi e l’hanno fondato: e come se avessero seminato il campo. Poi arriva la pioggia, e le rane che escono dal fango sono i nostri candidati”.
I Koch non sono però dei Repubblicani tradizionali: sono libertari, e quindi contro qualsiasi intervento governativo, ad eccezione dei servizi più elementari. Charles Koch ha fatto un primo tentativo di entrare direttamente in politica presentandosi come il candidato per la vice presidenza del “Partito libertario” nel 1980, quando la piattaforma era molto radicale: fine dei programmi sociali, abolizione della FBI e della CIA, chiusura dei ministeri regolatori come il dipartimento dell’energia e o la CCS (che sarebbe l’ente americana della CONSOB). Il libertarismo non ha però mai avuto un seguito molto alto, e in quelle elezioni il partito ottenne solo l’1% nelle elezioni.
A quel punto i fratelli Koch hanno deciso che bisognava lavorare in un modo diverso per cambiare il dibattito politico, attraverso il finanziamento di think-tanks, istituti di ricerca apparentemente indipendenti. Fondarono per esempio il CATO Institute, un grande think-tank di Washington, che propone la visione libertaria ma che finanzia studi economici. Hanno anche fondato un istituto di ricerca nell’università George Mason in Virginia, che gode di un certo prestigio nel mondo accademico per le sue ricerche economiche, seppur fortemente controllato dai fratelli Koch. Il Wall Street Journal ha scritto che era “l’istituto di ricerca più importante di cui non avete sentito parlare” e ha notato che 14 dei 23 regolamenti economici che il Presidente George W. Bush voleva eliminare erano stati suggeriti da studiosi dell’Istituto.
Secondo un libro sui Koch, la breve esperienza di Charles in politica lo ha spinto alla conclusione che i politici sono soltanto “attori che recitano un copione”, mentre lui voleva fornire i temi e le parole per quel copione, per fare ciò che era necessario a “influenzare le aree dove le idee politiche nascono e fermentano”. Quindi il mondo universitario e gli istituti di ricerca.
Questo tipo di attività è diventato molto più importante per le elezioni del Congresso della settimana prossima. Infatti, una decisione recente della Corte Suprema americana, anzi dei suoi cinque membri Repubblicana, ha stabilito che le corporazioni possono contribuire alle campagne elettorali del paese senza limiti; i giudici della Corte Suprema hanno spiegato che le leggi per cercare di ridurre la loro influenza eccessiva sono anticostituzionali, perché le corporazioni devono godere degli stessi diritti di espressione di un individuo singolo. La Corte ha anche stabilito che corporazioni o individui ricchi possono supportare campagne elettorali senza mai rivelare la fonte dei finanziamenti degli spot messi in onda. Per questo negli ultimi giorni assistiamo a una moltitudine di campagne pubblicitarie quasi esclusivamente dedicate ad attaccare i candidati democratici, finanziati da non si sa chi. Anche sindacati o altri gruppi legati al partito democratico possono fare altrettanto, ma i soldi di cui dispongono sono minori.
Spiegare tutto ciò non è un alibi o una scusa per spiegare la probabile sconfitta dei Democratici nelle elezioni della settimana prossima; però sono un elemento importante per capire il quadro politico attuale. Un dibattito politico nel quale le idee libertarie piuttosto radicali, considerate in passato come troppo estremiste, dominano ora il dibattito politico. Assieme a gruppi ben finanziati e al malessere reale del pubblico americano è una combinazione molto potente. Soprattutto se si aggiungono gli errori di Obama e dei Democratici che tratterrò in un post successivo.
Questo brano, invece, lo inserisco nel discorso sul liberismo e sullo statalismo: vogliamo parlare della strana idea per cui certe posizioni della destra estremistica americana, del genere assai discutibile illustrato nell’articolo, dovrebbero diventare l’ideologia di una coalizione “democratica” , o peggio, di una coalizione di centro-sinistra “riformista”?