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Il multiculturalismo è fallito

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda ranvit il 22/10/2010, 11:58

Davvero interessante questo commento di Panebianco!


http://www.corriere.it/editoriali/10_ot ... aabc.shtml

IL COMMENTO
Musulmani d'Europa
La dichiarazione del cancelliere Angela Merkel («il multiculturalismo è fallito») è stata interpretata da tutti come una constatazione di fatto sugli errori della politica dell'immigrazione tedesca degli ultimi decenni ma anche come il segnale di una svolta imminente. Anche in Germania, come in tutto il resto dell'Europa, la questione degli immigrati è ora un problema politico di prima grandezza: dare risposte incoerenti con le domande dell'opinione pubblica può significare perdere le elezioni. È la nuova grande questione che divide, e dividerà a lungo, le democrazie europee e che va ad aggiungersi alle più tradizionali divisioni sui temi economici.

Partiti anti-immigrati sorgono come funghi e fanno pienoni elettorali in tanti Paesi europei. Dove questo non accade è solo perché i partiti più tradizionali, già insediati, hanno indurito per tempo il loro approccio all'immigrazione. Due giorni fa, il Sole 24 Ore ha pubblicato un'utile inchiesta sulle politiche europee dell'immigrazione mostrando un quadro assai differenziato. Si va dai Paesi fino ad oggi più accoglienti, come la Svezia o l'Olanda (che però stanno sperimentando forti rivolte anti-immigrati) a quelli più chiusi come la Grecia. Ma non è difficile immaginare che le varie democrazie europee, adattandosi alle domande delle loro opinioni pubbliche, col tempo finiscano tutte per convergere su politiche selettive, che mettano più filtri, e più rigorosi, di quelli utilizzati nel recente passato.

C'è la reazione delle opinioni pubbliche ma c'è anche un'incertezza obiettiva su come fronteggiare il problema. Nessuna delle due strade fin qui adottate, quella originariamente francese dell'assimilazionismo (chi arriva deve spogliarsi della precedente identità per abbracciare identità e cultura del Paese ospitante) e quella, originariamente anglosassone, del multiculturalismo, sembra funzionare. Il multiculturalismo, soprattutto, ben prima che lo riconoscesse la Merkel, appariva più un sogno da idealisti che una politica realisticamente praticabile. Il multiculturalismo prevede infatti che le varie culture presenti sul territorio vengano preservate, anche con leggi apposite, e che le diverse comunità culturali si autogovernino per tutti gli aspetti che riguardano la tutela della propria identità. Una società multiculturale è una società segmentata, divisa in tante comunità culturali che, si suppone, non sentendosi minacciate nelle proprie tradizioni, siano in grado di coesistere pacificamente. Ma il punto è che una società siffatta è difficilmente compatibile con la democrazia. Salvo specialissime eccezioni, può essere tenuta insieme solo con un alto grado di coercizione, in modo non democratico. Per questo, il multiculturalismo non è una politica adatta per le democrazie europee. Gran Bretagna, Olanda, Germania avevano scelto quella strada e ne hanno verificato l'impraticabilità.
Ma se la via francese (l'assimilazionismo) è difficilissima e quella multiculturale impraticabile, che fare allora? Assistere passivamente al montare dei conflitti?

Il problema della maggiore o minore capacità di convivenza con la nuova immigrazione dipende non da uno ma da un insieme di fattori: la qualità e il rigore dei filtri predisposti (le politiche dell'immigrazione in senso stretto), i cicli economici, la capacità di offrire servizi agli immigrati che lavorano, la capacità di reprimere i comportamenti illegali, eccetera. Ma dipende anche dalle tradizioni di provenienza e appartenenza degli immigrati. È inutile girarci intorno. Ci sono immigrati che, per la tradizione di provenienza, possono trovare un loro ruolo nei Paesi ospitanti (e col tempo, potranno forse anche essere assimilati nel senso francese del termine. E, se non loro, i loro figli) con relativa facilità. Episodi di intolleranza, anche gravi, ci sono e ci saranno. Ma nel complesso, molti immigrati, soprattutto dell'Est europeo, riusciranno ad inserirsi con successo nelle società europeo-occidentali.
C'è però il caso dell'islam. Non è casuale che proprio ai musulmani (e non agli altri immigrati) si faccia sempre riferimento quando si constata il fallimento del multiculturalismo. Ciò che ovunque in Europa si teme è che una crescita eccessiva delle comunità musulmane, grazie anche al differenziale demografico, finisca per imporre le trasformazioni più forti nelle regole di convivenza delle società europee. La domanda di cui nessuno conosce la risposta è la seguente: cosa può succedere quando due grandi civiltà, altrettanto forti e orgogliose, come quella europea-cristiana (oggi anche liberale e democratica) e quella islamica, che si ispirano a principi e norme antitetiche, e che, anche per questo, si sono aspramente combattute attraverso i secoli, si trovano a condividere lo stesso territorio e lo stesso spazio politico? La risposta dipenderà in parte da noi europei, dagli atteggiamenti che assumeremo e dalle politiche che adotteremo. Ma, in larga parte dipenderà anche dalla evoluzione del mondo islamico. Se il ciclo fondamentalista (connesso al cosiddetto «risveglio islamico») che ha investito l'islam mondiale negli ultimi decenni non si esaurirà presto, dovremo attenderci aspri conflitti e fortissime tensioni anche in Europa (altro che pacifica convivenza multiculturale). Se invece quel ciclo, raggiunto un picco e punte di massima espansione, andrà ad esaurirsi, come è possibile che prima o poi accada, allora nasceranno forse esperimenti inediti e interessanti: la democrazia potrà misurare il proprio successo anche sulla sua capacità di favorire la piena adesione dei musulmani immigrati alle regole della società aperta e libera. Oggi ciò non appare probabile. Ma è lecito, per lo meno, sperarlo.

ANGELO PANEBIANCO
21 ottobre 2010
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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda franz il 22/10/2010, 12:32

La domanda di cui nessuno conosce la risposta è la seguente: cosa può succedere quando due grandi civiltà, altrettanto forti e orgogliose, come quella europea-cristiana (oggi anche liberale e democratica) e quella islamica, che si ispirano a principi e norme antitetiche, e che, anche per questo, si sono aspramente combattute attraverso i secoli, si trovano a condividere lo stesso territorio e lo stesso spazio politico?

Mi pare sia già successo, con l'islam, nell'ottavo secolo (vedere spagna) e con risultato tutto sommato positivi.
A mio avviso panebianco sbaglia perché parla di islam come se fosse un monolite ma in realtà ci sono varie culture, c'è una pluralità. E lo stesso vale per noi. Un protestante non è un cattolico, un valdese non è un ortodosso, un anglicano non è un copto.
Qui si parla di altra cosa. I partiti di governo hanno paura di perdere voti a favore di formazioni anti-stranieri.

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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda ranvit il 22/10/2010, 16:14

Il tema principale dell'articolo è la necessità di "gestire l'immigrazione". Io concordo sul fatto che il "multiculturalismo" è una "cazzata pazzesca" tipica del "senso di colpa" e delle seghe mentali ( :D ) di tanti occidentali. Cosi' come viceversa non funzionano politiche di puro contrasto amministrativo/militare del fenomeno.
L'immigrazione va gestita dalla A alla Z, senza pietismi nè xenofobie. Se non lo si fa, ci sarà sempre piu' xenofobia e violenza.

Poi si pone l'accento, che condivido, sulla maggiore "pericolosità" di una immigrazione islamica. Se è vero infatti che esistono varie sfumature dell' Islam è altrettanto vero che in tutte le sue articolazioni la visione della vita dei mussulmani è sempre fortemente distante da quella degli "occidentali". Questo non toglie che sarebbe auspicabile una buona convivenza ma, per il momento, stando ognuno a casa propria.... Parlo in generale, le eccezioni a livello individuale sono sempre possibili.

Vittorio
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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda flaviomob il 23/10/2010, 2:29

Articolo piuttosto fazioso, direi. I problemi determinati dall'immigrazione sono innegabili, ma anche le risorse messe in campo. Demograficamente, il sistema pensionistico italiano sarebbe insostenibile se non ci fosse una forte iniezione di lavoratori stranieri giovani. Inoltre le professioni di cura (infermieri, badanti etc.) non troverebbero più copertura (specialmente nel Nord Italia) se non fosse per gli immigrati. Un decimo del PIL italiano è prodotto da immigrati. Le paure di Panebianco non trovano alcun riscontro nemmeno riguardo a velleitarie allusioni a differenze riscontrabili secondo la religione professata. E' noto infatti che nei grandi agglomerati urbani tendono a formarsi gang dedite al bullismo o peggio, di solito composte da immigrati di seconda generazione di provenienza (senza voler generalizzare, sia chiaro) sudamericana, in particolare peruviani o ecuadoregni, ovvero da aree geografiche storicamente di religione cattolica.
L'ottanta per cento circa dei reati commessi nel nostro paese è compiuto da italiani, eppure la popolazione carceraria è costituita per oltre il 50% da stranieri (che spesso non hanno accesso ad avvocati privati, per motivi economici).
Piuttosto, la retorica anti immigrazione può funzionare come scarico emotivo degli effetti della crisi (e della restrizione delle politiche sociali in atto dalla 'rivoluzione liberista' partita con Reagan e Thatcher), dato che lo straniero (o il diverso) hanno sempre costituito un efficacre capro espiatorio nella storia europea (salvo dimenticarsi dello schiavismo, del colonialismo, dello sfruttamento e della depredazione delle risorse dei paesi poveri). Le politiche di integrazione, dove sono state applicate bene e con mezzi congruenti, hanno funzionato e hanno generato società più ricche sia culturalmente che economicamente. Dove non hanno funzionato, è la mediocrità della classe politica che tenta di dirottare sugli immigrati l'ira funesta delle popolazioni esasperate.


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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda ranvit il 23/10/2010, 9:49

Nessuno discute la possibilità che ci siano immigrati, a condizione pero' che accettino le regole del Paese che li ospita....viceversa possono benissimo tornarsene a casa loro! Naturalmente non si possono accogliere immigrati all'infinito : solo un demente puo' pensare di non porre limiti. O di accogliere immigrati che non vedono l'ora di fare una bella strage per conquistarsi il paradiso con le 75 vergini...
Sudamericani? Certo i delinquenti sono ovunque e si contrastano con sistemi standard di polizia. Il terrorismo (o la barbaria contro le donne) è tutt'altra cosa e attualmente i terroristi sono fondamentalmente di provenienza islamica.

In ogni caso, qua il punto è che nessuno ha ancora trovato il modo di gestire bene l'immigrazione : come dice l'articolista il multiculturalismo è fallito unitamente a tutti i tentativi di usare il bastone senza la carota.



Le politiche di integrazione, dove sono state applicate bene e con mezzi congruenti, hanno funzionato e hanno generato società più ricche sia culturalmente che economicamente.


Dove???


Vittorio
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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda Iafran il 23/10/2010, 11:11

ranvit ha scritto:La domanda di cui nessuno conosce la risposta è la seguente: cosa può succedere quando due grandi civiltà, altrettanto forti e orgogliose, come quella europea-cristiana (oggi anche liberale e democratica) e quella islamica, che si ispirano a principi e norme antitetiche, e che, anche per questo, si sono aspramente combattute attraverso i secoli, si trovano a condividere lo stesso territorio e lo stesso spazio politico? La risposta dipenderà in parte da noi europei, dagli atteggiamenti che assumeremo e dalle politiche che adotteremo.

Se si facesse a meno di tirare sempre in ballo la differenziazione religiosa sarebbe un buon inizio per favorire l’integrazione di chiunque in qualsiasi Stato: sono le regole civili da far rispettare, le altre, quelle dettate dalla propria religione, dal proprio guru o dalle proprie tradizioni, non sono regole di uno Stato laico e civile e possono essere prese in considerazione (se si vuole) solo negli spazi strettamente privati e quando non abbiano conseguenze penali (altrimenti si dovrebbero "giustificare" i fatti che, nelle provincie di Modena e Brescia, hanno portato agli omicidi di donne pakistane, da parte dei loro parenti, che si sono sentiti "autorizzati" dalla personale "religione").
http://www.repubblica.it/2006/08/sezion ... padre.html
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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda ranvit il 23/10/2010, 11:48

A parte il fatto che io sono un non credente e che ritengo tutte le religioni monoteiste almeno corresponsabili dei piu' grandi massacri della storia, il tuo discorso a me sta bene...in generale.
Ma non si puo' mai dimenticare che la religione islamica con le sue barbare prescrizioni (almeno cosi' come interpretate da tanti imam e compagnia bella) pretende di essere "guida" anche nel civile. In altri termini la stragrande maggioranza degli islamici ritiene di dover rispettare i comandamenti della propria religione prima di quelli dettati dalle leggi civili....anche a costo di suicidarsi.
E' vero che molti islamici sono piu' moderati e si stanno emancipando.....appunto, aspettiamo che lo facciano compiutamente.

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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda trilogy il 23/10/2010, 12:12

Interessante questo servizio di fox News

http://www.wallstreetitalia.com/article.aspx?IdPage=

(..)Tarpley scrive che il ruolo di Awlaki negli attacchi di Toronto e di Fort Dix, in New Jersey, blitz terroristici ambedue organizzati dai "federali" dell'FBI, come fu dimostrato durante il processo in tribunale, sono la riprova di quanto l'imam per anni sia stato utile alle autorita' Usa nella strategia di radicalizzazione di giovani estremisti musulmani. La tesi sottostante il servizio in TV di Fox News andato in onda l'altro giorno che WSI ha presentato qui ai lettori per la prima volta in Italia, e' che Awlaki sia un agente con doppia operativita', da una parte uno dei leader e punti di riferimento anche di indottrinamento per i disegni di Al-Qaeda negli Stati Uniti ma nella realta' al servizio di intelligence di Washington, per cui non sarebbe affatto sorprendente quella sua clamorosa presenza al lunch del Pentagono.
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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda lucameni il 23/10/2010, 13:43

http://www.corriere.it/editoriali/10_fe ... aabe.shtml




L’ESEMPIO AMERICANO NON CI SERVE
di Giovanni Sartori

Multiculturalismo e cattivo vicinato

L’Europa è caratterizzata da secoli da popolazioni stanziali, stabili, e dotate di una propria identità linguistica e culturale. Dal Settecento il Vecchio Mondo ha generato molti emigrati e accolto pochi immigrati. Il mestiere di come accoglierli e di come incamerarli è un mestiere che non conosciamo. Ed ecco che d’un tratto veniamo inondati da immigrati di ogni sorta in gran parte provenienti da «altri mondi», da mondi che sentiamo estranei.

Il problema è, allora, di estraneità e di vicinanza. L’uomo è un animale sociale che vive raggruppato in tribù, in villaggi, in città. Quindi tutti noi abbiamo un vicino, dei vicini; e tutti noi cerchiamo un «buon vicinato» costituito da persone che sono un po’ come noi, o comunque non troppo diverse da noi. Il troppo diverso, l’estraneo, è scomodo e ci fa anche paura.

Che fare? Come fare? Per i faciloni il problema è semplice: faremo come gli Stati Uniti. Ma l’esempio non ci aiuta. Il Vecchio Mondo è da gran tempo uno spazio pieno occupato, dicevo, da popolazioni stanziali. Il Nuovo Mondo era uno spazio vuoto colmato soltanto da immigrati che nel corso di due generazioni si sono largamente integrati nella loro «terra promessa». Ma anche lì gli inizi non sono stati facili. Pur essendo quasi tutti europei (niente islamici), i nuovi arrivati si sono tutti «ghettizzati» nel senso che si sono messi assieme nelle loro «piccole città» (little Italy e analoghi). In parte era perché non conoscevano la lingua del Paese nel quale si accasavano; ma era soprattutto perché così «stavano assieme», così ristabilivano un vicinato familiare. Queste piccole città etniche si sono in parte dissolte tempo un secolo (salvo eccezioni, come più di tutti i cinesi), ma si sono dissolte abbastanza rapidamente perché gli Stati Uniti sono un Paese di altissima mobilità sociale e di lavoro. Un americano cambia casa e località anche sei-sette volte; e ogni volta si deve rifare un vicinato, collegarsi e legarsi con nuovi neighbours, nuovi confinanti. Il che produce e assicura una miriade di piccole comunità funzionali di vicini compatibili.

Ovviamente il problema è tutto diverso in Europa. Gli europei sono da gran tempo residenti fissi. Hanno cambiato molti sovrani (i territori passavano da un monarca all’altro anche per matrimonio e eredità); ma gli abitanti restavano e vivevano nei loro borghi e città per secoli e secoli. Arrivavano anche a combattersi; ma si conoscevano e si somigliavano. Successivamente le recenti megalopoli hanno semmai creato una «folla solitaria» (così David Riesman) che però non è una folla di dissimili ma semmai di vicini indifferenti. Un primo punto è, allora, che non dobbiamo confondere il problema dell’integrazione politica dell’immigrante con il diverso problema di come e dove accasarli. Una cosa è il «cattivo cittadino» (che per esempio rifiuta la democrazia e preferisce una teocrazia), e altra cosa è il «cattivo vicino» che crea una convivenza invivibile tra chi c’era prima e chi sopraggiunge. Va da sé che il problema è aggravato dal fatto che i nuovi immigrati sono diventati troppo rapidamente troppi (il prefetto di Milano ricordava l’altro giorno che gli stranieri sono aumentati, dal 1980, da 3 mila a 400 mila). Ma è ancor più aggravato dalla confusione delle idee.

Per la teoria-ideologia del multiculturalismo ogni cultura si dovrebbe separare dalle altre creando così «identità mono-culturali». Pertanto questa soluzione produrrebbe ghetti davvero blindati che bloccherebbero qualsiasi integrazione. Ma quel che di fatto avviene negli insediamenti italiani (e anche nelle periferie parigine) è il caos multiculturale, l’ammucchiata di ogni sorta di estranei che sono anche estranei tra di loro. A Milano l’assassinato di via Padova era un egiziano (regolare), gli aggressori latino-americani di Santo Domingo. Ma nei quartieri conquistati dagli allogeni c’è di tutto, ivi inclusi molti africani e tutti— alla prima rissa— l’un contro l’altro armati. Fa ridere, o piangere, che siffatte situazioni di disastrosa disgregazione sociale vengano acclamate come l’avvento di un glorioso futuro multietnico e multiculturale. Che fare? Il primo passo sarebbe di invitare i suddetti laudatori a trasferirsi in via Padova (dove tra l’altro, le case degli italiani sono in svendita: davvero un affare). Poi si potrà cominciare a ragionare.

Giovanni Sartori
21 febbraio 2010


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http://www.corriere.it/editoriali/10_ge ... aabe.shtml

NOI E L’ISLAM
Il pluralismo valorizza la diversità
No al multiculturalismo ideologico

A quanto pare il tema della cittadinanza agli islamici è sentito. Il Corriere ha selezionato ieri 11 lettere, ricavate da un totale di quasi 450 accolte su 23 pagine di Internet. Ne ignoro la distribuzione. Ma un mio amico ha calcolato che più della metà di queste lettere sono a mio favore, e che le altre sono per lo più divagazioni ondeggianti tra il sì e il no. Grazie a tutti, anche perché ho così modo di estendere il discorso (seppure complicandolo un po’).

Primo.
Non si deve confondere tra il multiculturalismo che esiste in alcuni Paesi, che c’è di fatto, e il multiculturalismo come ideologia, come predicazione di frammentazione e di separazione di etnie in ghetti culturali. Per esempio la Svizzera è oggi, di fatto, un Paese multiculturale che funziona bene come tale, anche se il lieto fine ha richiesto addirittura una guerra intestina. Invece Belgio e Canada sono oggi due Paesi bi-culturali in difficoltà, specie il primo. Anche la felix Austria fu, sotto gli Asburgo, un grande Stato multiculturale che però si è subitamente disintegrato alla fine della prima guerra mondiale. Comunque, i casi citati sono o sono stati multiculturali di fatto. Il multiculturalismo ideologico di moda è invece una predicazione che distrugge il pluralismo e che va perciò combattuta.

Secondo.
Contrariamente a quanto scritto da alcuni lettori, è il pluralismo che valorizza e pregia la diversità. Ma una diversità fondata su cross-cutting cleavages, su affiliazioni e appartenenze che si incrociano, che sono intersecanti, e non, come nel caso dell’ideologia multiculturale, da affiliazioni coincidenti che si cumulano e rinforzano l’una con l’altra. Pertanto è sbagliato, sbagliatissimo, raccontare che ormai viviamo tutti in società multiculturali, e che questo è inevitabilmente il nostro destino. Invece sinora viviamo quasi tutti, nell’Occidente, in società pluralistiche in grado di assorbire e di gestire al meglio l’eterogeneità culturale. Attenzione, allora, a non attribuire al multiculturalismo pregi che sono invece del pluralismo.

Terzo.
Un’altra confusione da evitare è tra conflitti religiosi e conflitti etnici. Questi ultimi sono purtroppo eterni e ricorrenti. Lo sono anche, tra l’altro, all’interno del mondo musulmano. Per esempio gli iraniani sono etnicamente persiani, non arabi; e la comune fede islamica non ha impedito, di recente, una sanguinosissima guerra tra l’Iraq di Saddam Hussein e l’Iran degli ayatollah. Le religioni possono invece coesistere pacificamente ignorandosi l’una con l’altra. Si combattono quando sono «calde», invasive, fanatizzate; non altrimenti.

Quarto.
Qual è il vero Islam? Gli intellettuali musulmani accasati in Occidente si affannano quasi tutti a spiegare che non è quello propagandato dai fondamentalisti. Anche io ho letto, ovviamente, il Corano, che è simile all’Antico Testamento nel suggerire tutto e il suo contrario. Ma il fatto è che gli islamisti contrari al fondamentalismo hanno voce e peso soltanto con gli occidentali. Il diritto islamico viene stabilito, nei secoli, dai dottori della legge, gli ulama. Sono loro a stabilire quali sono, o non sono, gli sviluppi conformi alla dottrina coranica; e anche in Occidente il comportamento dei fedeli è dettato, ogni venerdì, nella moschea dal discorso del Khateb che accompagna la preghiera pubblica. La moschea, si ricordi, non è solo un luogo di culto, una chiesa nel nostro significato del termine, è anche la città-Stato dei credenti, la loro vera patria.

Quinto.
I rimedi. Tutti si chiedono quali siano, eppure sono ovvi. È stato il bombardamento del «politicamente corretto» che ce li ha fatti dimenticare o dichiarare superati. A suo tempo i tedeschi accolsero milioni di turchi come «lavoratori ospiti»; noi avevamo e abbiamo i permessi di soggiorno a lunga scadenza; gli Stati Uniti concedono agli stranieri la residenza permanente. Sono tutte formule che si possono, se e quando occorre, migliorare e «umanizzare». Ma sono certo preferibili alla creazione del cittadino «contro-cittadino» che, una volta conseguita la massa critica necessaria, crea e vota il suo partito islamico che rivendica diritti islamici se così istruito nelle moschee. Non dico che avverrà; ma se il fondamentalismo si consolida, potrebbe avvenire. È un rischio che sarebbe stupido correre. O almeno a me così sembra.

Giovanni Sartori
07 gennaio 2010
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Il multiculturalismo è fallito

Messaggioda Iafran il 23/10/2010, 14:09

ranvit ha scritto:Ma non si puo' mai dimenticare che la religione islamica con le sue barbare prescrizioni (almeno cosi' come interpretate da tanti imam e compagnia bella) pretende di essere "guida" anche nel civile. In altri termini la stragrande maggioranza degli islamici ritiene di dover rispettare i comandamenti della propria religione prima di quelli dettati dalle leggi civili....anche a costo di suicidarsi.

Lo Stato italiano quando risponde a coloro che sono senza alcuna fede dà una risposta anche ai fedeli delle diverse e molteplici religioni, il viceversa (prima ai fedeli e dopo agli altri, che si debbono adeguare ai primi) crea soltanto situazioni imbarazzanti, per non dire discriminanti (anche verso gli atei), e non risolve alcun problema sociale sia nel suo interno sia nei rapporti internazionali.
Se poi l'Italia avrà una maggioranza di abitanti islamici, i non fedeli e gli atei esigeranno, comunque, il rispetto delle regole di uno Stato laico, altrimenti ... si salvi chi può, come ha fatto qualcuno qualche secolo fa, quando nella penisola al posto degli islamici c'erano i "soliti noti", che comandavano con tutti i mezzi, anche con i tribunali dell'inquisizione (Santa, per loro ... sic!).
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