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Negazionismi: La legge della verità

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 15/10/2010, 17:37

Piergiorgio Oddifreddi

La legge della verità
La lezione negazionista del professor Claudio Moffa all’Università di Teramo ha sollevato feroci polemiche. Il commento più adeguato mi sembra un’osservazione di Borges nel suo saggio su Nathaniel Hawthorne: «Il proposito di abolire il passato fu già formulato nel passato, e paradossalmente, è una delle prove che il passato non può essere abolito. Il passato è indistruttibile: prima o poi ritornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato».

Il commento più inadeguato, invece, mi sembra l’odierna lettera del presidente della Comunità Ebraica di Roma, nella quale egli propone un rimedio peggiore del male: elaborare in maniera bipartisan un testo di legge, da far approvare al Parlamento, che «renda reato il negazionismo e il ridimensionamento dei numeri della Shoah». La pretesa di poter stabilire per legge la verità dei fatti oscilla infatti pericolosamente tra il velleitario e il ridicolo.

Basta ricordare, ad esempio, la legge passata unanimemente (67 a 0!) dalla Camera dei Rappresentanti dell’Indiana il 5 febbraio 1897, nella quale si stabiliva che il valore corretto del rapporto fra la circonferenza e il diametro di un cerchio è 3. Come racconta la Storia di pi greco di Petr Beckmann, l’autore del testo di legge era un medico di nome Edwin Goodman, che sosteneva di aver quadrato il cerchio. Egli offrí il suo contributo come regalo gratuito allo Stato dell’Indiana, pensando forse che gli altri stati avrebbero dovuto pagare i diritti per la sua scoperta. Fortunatamente, al Senato dell’Indiana qualcuno si accorse dell’assurdità della cosa, e il 12 febbraio la discussione sulla legge fu rinviata a data da destinarsi.

Anche se il valore proposto per pi greco fosse stato corretto, la legge non sarebbe comunque stata meno assurda. Il motivo ovvio è che, come disse Antonio Labriola, «la verità non si mette ai voti». Anche perchè, quando i voti sono quelli dei parlamenti, si finisce non per stabilire la verità dei fatti, bensí per imporre una verità di stato. La quale, come ben sappiamo è tutt’altra cosa, e spesso si chiama semplicemente «menzogna».

Rendendo un reato il negazionismo, si finirebbe dunque per instillare il leggittimo dubbio che veramente esso sia una verità, che si teme di sentire e si vuol impedire di divulgare. E poi, diciamoci appunto la verità: su quante altre menzogne bisognerebbe preoccuparsi di legiferare? Non si dovrebbe anche mettere fuori legge l’astrologia, ad esempio? O le teorie del complotto sull’11 settembre? O, perchè no, il cristianesimo stesso? Anche perchè, mentre i dubbi sulla Shoah sono ridicoli, quelli sull’esistenza storica di Gesù Cristo sono serissimi. Perchè mai preoccuparsi di un isolato professore che la dice grossa, a fronte di un esercito di preti che la sparano ancora più grossa?

http://odifreddi.blogautore.repubblica. ... la-verita/
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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 15/10/2010, 17:58

Tesi interessante, quella di Piergiorgio, ma a mio avviso illogica.
mette confronto cose non confrontabili.
stabilire che un comportamento è reato non significa stabilire per legge la verità.

Per esempio è reato rubare, uccidere.
Ma anche mentire (non dire la verità) è reato.
Un giudice quindi puo' decidere se una persona ha detto il falso e condannarlo.
Solo che normalmente una condanna per falso si accompagna a pene miti.
Esiste anche il reato di falso ideologico, che mi pare arrivi a due anni.

Probabilmente potrebbe bastare già il reato di falso (e se qualcuno volesse provare a confutare giuridicamente l'esistenza di Gesu' credo possa farlo e forse è già stato fatto) ma molti paesi hanno previsto di aggiungere lo specifico reato per chi nega l'olocausto.
Da una rapida ricerca:

Austria

Negare l'Olocausto è reato in Austria, Paese natale di Adolf Hitler e annesso alla Germania con l'Anschluss del 1938
Francia
La negazione dello sterminio di sei milioni di ebrei ad opera del regime nazista è illegale anche in Francia
Germania
Reato in Germania, Belgio, R. Ceca, Israele, Polonia, Liechtenstein, Lituania, Romania, Lussemburgo, Portogallo, Svizzera

Chiaro che la cosa fa discutere. Si tratta di un reato di opinione. E questo fa venire il mal di pancia a molti.
Ma non è detto che tutte le opinioni siano legittime. Alcune sono punibili.
Per esempio se dico che tizio è un ladro, o un pedofilo, e lui non lo è, la ma opinione è un reato e vengo condannato (diffamazione). La libertà che abbiamo, anche quella di parola, ha dei limiti. Il limite è quello della libertà e della dignità dell'altro.

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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda pianogrande il 15/10/2010, 22:39

Ho letto in rete che combattere o punire i negazionisti è un attentato alla libertà di pensiero o di espressione o non so che altro.
Figuriamoci se si fa una legge che preveda il negazionismo come reato.
Quella gente, nella parte della vittima, ci sta come un topo nel formaggio.
Come dice l'articolo, secondo me molto giustamente, si rafforza quello che loro sostengono a spada tratta e cioè, di dire una verità scomoda.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 15/10/2010, 23:18

pianogrande ha scritto:Ho letto in rete che combattere o punire i negazionisti è un attentato alla libertà di pensiero o di espressione o non so che altro.

Anche io l'ho letto.
Ma tu condividi?
pianogrande ha scritto:Come dice l'articolo, secondo me molto giustamente, si rafforza quello che loro sostengono a spada tratta e cioè, di dire una verità scomoda.

Io credo di no. A parte l'Italia, che puo' essere un caso particolare, credo che la stragrande maggioranza dei cittadini europei sia matura, adulta, istruita ed abbia tutte le competenze intellettive necessarie per ragionare con la propria testa. Non basa il giudizio sulla verità o falsità di un evento (olocausto) sulla base dell'esistenza di una legge che consideri reato negarlo. Immagino che pero' ci sia una minoranza (forse piu' forte in Italia ma pur sempre minoranza) che, incapace di un giudizio autonomo, finisca col basarsi su cose come quelle a cui fai riferimento: del tipo "se è vietato allora è una verità scomoda" oppure, come ho letto una volta in una ML, "Ah, gli ebrei, se li hanno sterminati allora qualcosa deveono pur averlo fatto" e via dicendo. Indipendentemente da questo, mi spieghi cosa mai vorrebbe dire avere una Costituzione che sancisce ugualianza e pari dignità sociale senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione eccetera (che quindi implicatamente vieta le discriminazioni) se poi chiunque puo' discriminare un popolo dicendo che un fatto storico come l'olocauso non è mai esistito? Sarebbe come dire che la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge ma non è reato rubare.

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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda gabriele il 16/10/2010, 9:30

franz ha scritto:Tesi interessante, quella di Piergiorgio, ma a mio avviso illogica.
mette confronto cose non confrontabili.
stabilire che un comportamento è reato non significa stabilire per legge la verità.

Per esempio è reato rubare, uccidere.
Ma anche mentire (non dire la verità) è reato.
Un giudice quindi puo' decidere se una persona ha detto il falso e condannarlo.
Solo che normalmente una condanna per falso si accompagna a pene miti.
Esiste anche il reato di falso ideologico, che mi pare arrivi a due anni.

Probabilmente potrebbe bastare già il reato di falso (e se qualcuno volesse provare a confutare giuridicamente l'esistenza di Gesu' credo possa farlo e forse è già stato fatto) ma molti paesi hanno previsto di aggiungere lo specifico reato per chi nega l'olocausto.
Da una rapida ricerca:

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Chiaro che la cosa fa discutere. Si tratta di un reato di opinione. E questo fa venire il mal di pancia a molti.
Ma non è detto che tutte le opinioni siano legittime. Alcune sono punibili.
Per esempio se dico che tizio è un ladro, o un pedofilo, e lui non lo è, la ma opinione è un reato e vengo condannato (diffamazione). La libertà che abbiamo, anche quella di parola, ha dei limiti. Il limite è quello della libertà e della dignità dell'altro.

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Secondo me però non bisogna confondere una verità attuale con una "verità storica". Oddifreddi, che riporta la tesi di Moffa, richiama l'attenzione su questo aspetto aggiungendo da corollario la preoccupazione che, se nell'imporre per legge una verità storica non si incorra invece nel trasformarla in una verità maniponabile dalla corrente politica di turno.

La storia e la Legge devono percorrere binari distinti anche se, molte volte, coincidenti.

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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 16/10/2010, 9:41

gabriele ha scritto:Secondo me però non bisogna confondere una verità attuale con una "verità storica". Oddifreddi, che riporta la tesi di Moffa, richiama l'attenzione su questo aspetto aggiungendo da corollario la preoccupazione che, se nell'imporre per legge una verità storica non si incorra invece nel trasformarla in una verità maniponabile dalla corrente politica di turno.

La storia e la Legge devono percorrere binari distinti anche se, molte volte, coincidenti.

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Ok, non confondiamo. Non facciamolo.
Ma viviamo in un paese in cui la Costituzione dice che è reato la ricostituzione del partito fascista, per fare un esempio, il che è pur sempre, se vogliamo andare in fondo, una lesione del principio delle libertà di pensiero e di associazione. Idem per tutti quei paesi liberali in cui è o era vietata la costituzione di partiti comunisti.

A mio avviso il problema non è stabilire per legge una verità storica ma determinare se una certi tesi pubblicamente espressa OGGI sia un reato (in quanto lede OGGI la dignità di persone o popoli) oppure no.

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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 16/10/2010, 9:44

Se le bugie negazioniste
diventeranno un reato

Fare i conti con la realtà di Auschwitz e della Shoah è un compito che ci sta davanti, che domina il nostro presente e dominerà il futuro della nostra specie
di ADRIANO PROSPERI

SI TRATTA di un peso insostenibile. È un passato che non passa: e che non deve passare se questo significa affidarlo al metabolismo illimitato di una storia come galleria degli orrori. Né deve essere oggetto di comprensione, se comprendere significa giustificare. È la sua realtà storica che deve essere conosciuta. E questo è un compito immenso, appena avviato e sempre minacciato dal bisogno di sfuggire, di ridurre, di negare. È qui che si affacciano i «negazionisti» e i «riduzionisti»: termini orrendi.

Preferiremmo parlare, con Pierre Vidal-Naquet, di «assassini della memoria». L'ultimo in ordine di tempo è un professore che si è appellato a una nozione notarile della storia: manca un atto con firma autografa di Hitler, dunque il dittatore nazista non è colpevole della Shoah. E forse Hitler non è nemmeno morto. E forse le leggi razziali fasciste sono state azzerate da quegli italiani che ci piace immaginare come brava gente.

Prende così forma in un depresso e deprimente contesto italiano di barzellette antisemite e di rigurgiti razzisti e clerico-fascisti l'ennesimo caso di fuga dalla storia come verità verso una storia come proiezione delle illusioni del momento, falsificazione del certo e del documentato. Bisognerà forse cacciare quel professore dall'università, medita un ministro incapace di fornire a chi studia e insegna il minimo indispensabile di risorse. O non si dovrà punire per legge i negazionisti, come propone il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici?

Diciamo subito che comprendiamo la reazione di sdegno e di sconforto dei membri della comunità ebraica romana. La tragica eredità di memoria che quella comunità reca nel cuore dei suoi membri ha trovato voce corale nelle testimonianze rese di recente dai suoi membri che la benemerita attività editoriale di Daniel Vogelmann con la sua «Giuntina» manda in libreria in questi giorni. Ma crediamo che si debba dissentire senza incertezze dalla proposta di affidare a una legge il compito di far rispettare la verità storica. Il principio della libertà intellettuale e l'inviolabile diritto di ciascuno a non essere punito per legge per le proprie convinzioni sono il frutto di secoli di lotte contro l'intolleranza e la censura di poteri religiosi o politici.

Sarebbe una vittoria postuma dei regimi totalitari sconfitti al prezzo di un'immane conflitto mondiale se nella nostra repubblica democratica si dovesse ricorrere alla barriera del codice penale per difendere dalle deformazioni e dagli errori la verità storica. La verità della storia è tutelata quando esiste la tranquilla coscienza che l'indagine degli storici ha per oggetto il passato come realtà di cose accadute. È solo così che si reagisce alla cultura del falso e dell'apocrifo, alla fabbrica della propaganda e della disinformazione, alla confusione deliberata tra ricerca del vero e «fiction», alla riduzione della storia a racconto piegato a piacere a seconda delle convinzioni soggettive.

La riduzione del lavoro degli storici a una costola dell'invenzione romanzesca ha conosciuto una moda diffusa nei decenni del tardo '900: prova se ce ne fosse bisogno che la malattia del nostro tempo ha una radice nell'incapacità di fare i conti con la realtà di Auschwitz. Una realtà talmente enorme e spaventosa da spingere a evitarla nei due modi opposti della negazione e della ritualizzazione retorica della memoria. Dobbiamo diventare consapevoli che quella realtà non è nata come un fungo, non è un tumore che può essere escisso isolandolo da tutto il percorso che lo ha generato o circoscrivendolo cautelosamente con una norma di legge. Non è né col codice penale né coi «giorni della memoria» che si fa fronte alla pulsione a ripetere gli errori del passato o addirittura a farne l'apologia.

I rigurgiti di antisemitismo che affiorano ogni giorno in Italia si curano con la volontà di fare i conti con la realtà storica di qualcosa che ci appartiene, che è stato generato dal profondo della storia europea ed è stato portato all'ultima maturazione dall'Italia fascista e dalla Germania nazista. Ed è tanto più urgente farlo in un paese come il nostro, dove la rinascita repubblicana non ha avuto la forza necessaria per affrontare in radice le responsabilità del passato e rendere giustizia alle vittime. Una giustizia che coincide con la verità. La storia come ricerca del vero e la memoria come dimensione del ricordo sono realtà diverse: ma vivono quando sono legate insieme da una tensione speciale. C'è stato il tempo dei testimoni, dei superstiti.

E poi c'è stata la verità delle carte. Oggi è il tempo di scegliere con decisione la via giusta per opporsi alla minaccia della distruzione della memoria. Lo storico Michele Battini ha parlato in un libro recente della condizione di «estrema solitudine» in cui oggi gli ebrei italiani e non italiani affrontano il ricordo della Shoah. E ha ricostruito la lunga elaborazione di un falso, quella leggenda del «complotto ebraico» che fu la premessa del complotto vero, quello destinato alla distruzione degli ebrei come obbiettivo primario del nazionalsocialismo e del fascismo.

Ma c'è anche una solitudine di chi indaga la verità storica coi poveri mezzi e con l'asfittica burocrazia di una università in gravissima crisi. Compito del governo di un paese democratico non è quello di cacciare dall'Università un povero untorello del negazionismo ma quello di ridare slancio alla ricerca e speranza di futuro ai giovani. Oggi abbiamo bisogno di tutta la loro intelligenza per fare i conti con la storia che ha prodotto Auschwitz: la nostra storia.

(16 ottobre 2010) www.repubblica.it
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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 16/10/2010, 12:25

Il principio della libertà intellettuale e l'inviolabile diritto di ciascuno a non essere punito per legge per le proprie convinzioni sono il frutto di secoli di lotte contro l'intolleranza e la censura di poteri religiosi o politici.

Ma per favore, non diciamo stupidate.
Se io sono convinto che ADRIANO PROSPERI sia un pedofilo, lo scrivo sui giornali e lo insegno all'Università, credo che sia giusto che la Legge mi condanni se affermo il falso. Questo è alla base del vivere civile. La mia libertà (di dire quello che penso) finisce dove inizia quella degli altri (in questo caso di ADRIANO PROSPERI).

Non apprezzo inoltre il "benaltrismo finale" per cui ci sarebbero ben altri problemi all'università Italiana. Vero, ci sono, ma c'è anche questo. Ed è compito della politica risolvere tutti i problemi, soprattutto uno a costo zero (per la polis) come dichiarare reato l'affermazione di cose false su persone e popoli, religioni, etnie etc.

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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda lucameni il 16/10/2010, 13:14

"Tesi interessante, quella di Piergiorgio, ma a mio avviso illogica.
mette confronto cose non confrontabili."

Certo che detto da Odifreddi che con la logica pare si sia fatto una notevole fama, il tutto sa di paradossale.
Il nostro "matematico impertinente" ha l'ossessione del cristianesimo, tanto da averci scritto un libro spacciato per logico confondendo volutamente scienza, filologia e storia.
Non si smentisce.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Negazionismi: La legge della verità

Messaggioda franz il 16/10/2010, 14:06

lucameni ha scritto:"Tesi interessante, quella di Piergiorgio, ma a mio avviso illogica.
mette confronto cose non confrontabili."

Certo che detto da Odifreddi che con la logica pare si sia fatto una notevole fama, il tutto sa di paradossale.
Il nostro "matematico impertinente" ha l'ossessione del cristianesimo, tanto da averci scritto un libro spacciato per logico confondendo volutamente scienza, filologia e storia.
Non si smentisce.

Ok, una dimostrazione ulteriore che uno po' essere un'eccellenza nel suo campo ma che non è detto lo sia quando parla di altre cose ed esce dal "seminato". Solo pochissimi ci riescono. Comunque tutti devono tentarci.

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