In realtà sono due iniziative distinte di politici del Centrodestra....premesso che come si sa il presidente di Regione è Caldoro anch'egli di centrodestra.
Quella che vuole come nuova Regione la sola provincia di Salerno è sponsorizzata dall'attuale Presidente della provincia, l'On Cirielli, e si è già quasi raggiunto il terzo dei Comuni (allego qui sotto la notizia giornalistica).
Va detto che la cosa non è proprio campata in aria sia perchè è notorio il sentimento di poca amicizia tra salernitani e napoletani sia perchè, soprattutto, storicamente le due regioni sono state per molto piu' tempo divise e sotto l'influenza di dominatori diversi.
E il PD? Non si è ancora pronunciato....
L'altra, che vuole la nuova REgione composta dalle province di SA-AV-BN, è sponsorizzata da alcuni altri esponenti del Pdl di Salerno ed Avellino e benevento (qui nel salernitano ma piu' generalmente in Campania ci sono molte fratture all'interno del Pdl).
Vittorio
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Principato di Salerno: regione d’Italia
“Principato di Salerno regione d'Italia”. Così recita, in toni trionfalistici e un po' visionari, il manifesto che ha pubblicizzato la conferenza stampa di presentazione di questo progetto, fortemente voluto dal centro destra per contrastare le derive napolicentriste della politica regionale. L'accusa, sostenuta da molti, è che i fondi in arrivo alla regione, vengano dirottati per la maggior parte sulla provincia napoletana e casertana, lasciando le briciole al resto.
A presentare questo progetto, Giovanni Fortunato, Giovanni Baldi, Giorgio Giuliano, ed altri esponenti del mondo politico salernitano, che hanno illustrato questo grandioso progetto come «la prima pietra di una casa comune che non rischia di crollarci addosso».
Secondo Fortunato sarebbe una magnifica occasione per il riscatto dei salernitani: «abbiamo questa grande opportunità – ha spiegato – ed è giunto il momento di dire basta a questo sopruso».
Ma è possibile creare dal nulla una nuova regione?
Secondo l'articolo 135 della costituzione, sì. L'importante è avere un bacino di popolazione superiore al milione di abitanti. Nella provincia di Salerno, gli abitanti sono un milione e 200mila. Per ora, i primi numeri parlano di circa 400mila adesioni, in ambito di amministrazione. «Adesso – ha spiegato Fortunato – abbiamo un solo assessore regionale salernitano, e in rapporto all'estensione del nostro territorio dovremmo averne almeno sei». Ma le ingerenze napoletane non si fermano solo a questo: «a Napoli – spiega Fortunato – si decidono anche le sorti della sanità nella provincia di Salerno. E questo non è giusto. Vogliamo assicurare un futuro ai nostri figli. Per questo, io credo in questo progetto e lo porterò avanti». Giovanni Baldi, si dice favorevole alla creazione di questa regione, così da dare più risorse economiche a Salerno, invece che farle piovere su Napoli e Caserta. «Ci batteremo per avere la nostra regione, perché vogliamo tutelare la nostra identità e dignità» ha detto Baldi, sottolineando come senza risorse la provincia di Salerno è destinata al fallimento. «Una occasione di svolta storica per il nostro territorio» ha commentato Antonio Iannone, convinto che ci siano tutte le carte in regola per mettere in atto una impresa come questa. «È bastato rivitalizzare un sentimento di appartenenza per trovare una risposta immediata da parte degli amministratori. Ma per fare ciò bisogna avere risorse adeguate, che al momento mancano».
Una iniziativa che non rema contro il napoletano, spiega Iannone, ma va a favore del salernitano.
Per Antonio Cammarota si tratta di una idea piena di forza politica: «Ben vengano iniziative come queste che non sono solo goliardie, ma pensieri concreti».
Marcello Feola, assessore provinciale ai lavori pubblici ed all'urbanistica, parla delle ragioni valide che sostengono questa iniziativa. «Il dibattito politico si è immiserito, sfociando nelle invettive contro gli avversari politici – ha spiegato Feola – ed io in questo progetto vedo un cambiamento, una inversione di tendenza». Un cambiamento che rappresenta, secondo l'assessore, anche una forma alta di democrazia, perché le comunità sono espressioni di volontà popolare.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.