La Seconda Repubblica

Da http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/2010
di di Michele Rozzi, 17 Settembre 2010
Riporto alcuni paragrafi: il documento completo, con tabelle e link delle fonti è sul loro sito, al link sopra indicato.
Il Financial Times ha dedicato un articolo sugli ultimi 10 anni dell’Italia, in cui sostiene che l’economia Italiana sopravviva nonostante lo scarsissimo livello dei propri governanti. In questo articolo mi propongo di estendere l’intervallo di tempo preso in considerazione e fare un bilancio della seconda Repubblica: un periodo partito con grandi speranze di rinnovamento.
....
La Seconda Repubblica
L’indice di libertà economica della Heritage Foundation per il 2010 riporta l’Italia al 74° posto su 179 Stati, giudicandola un paese “moderatamente libero”. Analizzando nel dettaglio il risultato del nostro paese, vediamo che l’Italia è sotto la media mondiale nelle seguenti categorie:
• Libertà fiscale: le tasse sono circa il 43.5% del PIL per il 2009
• Spesa pubblica: la spesa pubblica è il 47.9% del PIL e lo stato ha ancora diverse partcipazioni soprattutto nei trasporti e nell’energia
• Libertà nel lavoro: il mercato del lavoro è abbastanza rigido
....
Se prendessimo il valore iniziale del Pil nel 1994 e quello finale nel 2008 e calcolassimo il tasso annuo medio di crescita (CAGR), questo sarebbe del 1,35%.
Per fare un paragone nel periodo precedente tra il il 1980 e il 1994, che, come ci hanno spiegato su questo sito non ha brillato quanto a politica economica, il tasso di crescita è stato del 1,97%.
Tale mediocrità economica emerge anche da un altro sguardo di sintesi alcune valutazioni macro-economiche. Come suggeritomi dal professor Rustichini, il World Economic Forum (WEF) pubblica ogni anno uno studio sulle condizion in ogni paese del mondo necessarie per lo sviluppo economico. Il rapporto, tra le altre cose, produce un indice e una classifica relativa dei paesi del mondo. I paesi sono divisi in tre grandi gruppi, corrispondenti a tre fasi dello sviluppo: i paesi in fase iniziale di sviluppo, dove contano i fattori di produzione, quelli in una fase intermedia, in cui lo sviluppo è guidato dall’efficienza produttiva, e infine i paesi con un’economia a forte dose di innovazione.
L’Italia è al 48° posto su 139, come l'anno scorso. Ci sono due pagine dedicate al nostro paese, 192 e 193, ricche di informazioni interessanti, tanto che meriterebbero di essere prese e stampate entrambe. Anzitutto si può vedere un grafico con l’andamento del PIL pro capite a parità di potere d’acquisto negli ultimi venti anni, fino al 2009, paragonato a quello delle economie avanzate (i dati del PIL sono presi dall’IMF anche in questo caso), da cui emerge che l’Italia ha perso terreno stabilmente dall’inizio degli anni Novanta. In particolare, oggi le aree in cui l'Italia è classificata peggio, e quindi che bloccherebbero maggiormente lo sviluppo economico sono:
• Inefficienza del mercato del lavoro - 118° posto su 139
• Sviluppo del mercato finanziario (i.e. più un mercato finanziario è sviluppato e maggiore è l’accesso ai finanziamenti) - 101° posto su 139
• Le istituzioni (i.e. sistema legale e amministrativo, governo) - 92° posto su 139
• Stabilità delle condizioni macroeconomiche (immagino che qui conti l’incertezza legata all’enorme debito pubblico nazionale) - 76° posto su 139
Alcuni degli aspetti considerati più problematici per fare business in Italia sono i seguenti, ottenuti tramite a interviste a esperti:
• Burocrazia inefficiente
• Accesso ai finanziamenti (i.e. sia tramite l’assunzione di debito che tramite la vendita di azioni di una società)
• Tasse: sia per l’elevata pressione fiscale che per la complessità delle regole
• Infrastrutture inadeguate
• Mercato del lavoro
E la classe politica in tutto questo?
....
In altre parole, il fatto di essere andati peggio della media negli ultimi 16 anni ha fatto perdere a ogni Italiano circa 1,700€ l’anno nel 2008 in un caso o 2,100€ nell’altro, cioé tra i 140€ e i 180€ mensili a testa circa. Volendo condurre l’esercizio un pò oltre, ma sempre senza troppe complicazioni, abbiamo anche calcolato la somma di queste differenze anno per anno dal 1994 al 2008. Ecco i risultati:
...
Conclusioni
Da qualunque lato la si guardi, l’Italia non ha brillato in questi ultimi 16 anni. Era proprio necessario o inevitabile che l’Italia andasse così peggio degli altri? Si poteva prevedere questo andamento?
Non riesco a pensare a qualche causa esterna così grave da aver impedito strutturalmente all’Italia di crescere come altri paesi avanzati occidentali. Perciò è più probabile che le cause della scarsa crescita siano dovute a motivi interni, cioé all’incapacità dell’Italia di rinnovarsi e rendersi competitiva, come peraltro più volte sottolineato su questo blog. I vari governi non sembrano aver né anticipato né guidato il cambiamento in maniera significativa. Non mi sembra ci siano state decisioni strategiche prese durante la seconda Repubblica che abbiano effetto significativo sul presente.
Purtroppo non si può neanche dire che in questi anni abbiamo perso terreno perché abbiamo fatto riforme o investimenti paritcolari che avrebbero avuto dei costi iniziali. Anzi in molti sostengono, gli stessi politici in primis, che sia stata proprio la mancanza di riforme a detereminare la debolezza dell’Italia. Da questo punto di vista, ai politici manca vision. La classe politica della Seconda Repubblica non supera il test qualitativo dell’inerzia, perchè non è riuscita ad anticipare e guidare il cambiamento portato dai tempi e non è stata neanche brava a fare il minimo sindacale, cioé la manutenzione della Repubblica.
E’ surreale, soprattutto per gli Italiani all’estero, che una seria discussione su tali problemi sia assente dal dibattito politico Italiano. E’ pacifico che in Italia l’economia vada male e che stia andando così da un pò di anni. Un’economia che peggiora significa meno ricchezza in media per ciascun Italiano, e avere una torta che si rimpicciolisce può acuire tensione sociale e un sacco di problemi, perché la gente, in generale, non è contenta di essere più povera. Eppure i politici degli ultimi anni non si sono occupati seriamente di questo, ma sono stati auto-referenziali, senza rendersi conto che stanno spartendosi le briciole di una barca che sta piano piano andando sott’acqua. E’ difficile dire se lo facciano perché pensano di riuscire ad abbandonare la nave col bottino per tempo (moral hazard) oppure semplicemente per ignoranza. Nessuno dei due casi fa loro onore.
L’impressione che uno ha quando guarda al lavoro dei politici è che non abbiano capito il mondo, e/o che non abbiano le idee chiare su cose fare e anche quando dicono di avere delle idee sono estremamente inconcludenti a realizzarle e provare che hanno avuto conseguenze positive. In pratica, non sono stati bravi a ottenere risultati. Insomma, gli Italiani sono migliori di chi li governa? Penso proprio di sì: almeno l’economia l'hanno tenuta a galla!
di di Michele Rozzi, 17 Settembre 2010
Riporto alcuni paragrafi: il documento completo, con tabelle e link delle fonti è sul loro sito, al link sopra indicato.
Il Financial Times ha dedicato un articolo sugli ultimi 10 anni dell’Italia, in cui sostiene che l’economia Italiana sopravviva nonostante lo scarsissimo livello dei propri governanti. In questo articolo mi propongo di estendere l’intervallo di tempo preso in considerazione e fare un bilancio della seconda Repubblica: un periodo partito con grandi speranze di rinnovamento.
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La Seconda Repubblica
L’indice di libertà economica della Heritage Foundation per il 2010 riporta l’Italia al 74° posto su 179 Stati, giudicandola un paese “moderatamente libero”. Analizzando nel dettaglio il risultato del nostro paese, vediamo che l’Italia è sotto la media mondiale nelle seguenti categorie:
• Libertà fiscale: le tasse sono circa il 43.5% del PIL per il 2009
• Spesa pubblica: la spesa pubblica è il 47.9% del PIL e lo stato ha ancora diverse partcipazioni soprattutto nei trasporti e nell’energia
• Libertà nel lavoro: il mercato del lavoro è abbastanza rigido
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Se prendessimo il valore iniziale del Pil nel 1994 e quello finale nel 2008 e calcolassimo il tasso annuo medio di crescita (CAGR), questo sarebbe del 1,35%.
Per fare un paragone nel periodo precedente tra il il 1980 e il 1994, che, come ci hanno spiegato su questo sito non ha brillato quanto a politica economica, il tasso di crescita è stato del 1,97%.
Tale mediocrità economica emerge anche da un altro sguardo di sintesi alcune valutazioni macro-economiche. Come suggeritomi dal professor Rustichini, il World Economic Forum (WEF) pubblica ogni anno uno studio sulle condizion in ogni paese del mondo necessarie per lo sviluppo economico. Il rapporto, tra le altre cose, produce un indice e una classifica relativa dei paesi del mondo. I paesi sono divisi in tre grandi gruppi, corrispondenti a tre fasi dello sviluppo: i paesi in fase iniziale di sviluppo, dove contano i fattori di produzione, quelli in una fase intermedia, in cui lo sviluppo è guidato dall’efficienza produttiva, e infine i paesi con un’economia a forte dose di innovazione.
L’Italia è al 48° posto su 139, come l'anno scorso. Ci sono due pagine dedicate al nostro paese, 192 e 193, ricche di informazioni interessanti, tanto che meriterebbero di essere prese e stampate entrambe. Anzitutto si può vedere un grafico con l’andamento del PIL pro capite a parità di potere d’acquisto negli ultimi venti anni, fino al 2009, paragonato a quello delle economie avanzate (i dati del PIL sono presi dall’IMF anche in questo caso), da cui emerge che l’Italia ha perso terreno stabilmente dall’inizio degli anni Novanta. In particolare, oggi le aree in cui l'Italia è classificata peggio, e quindi che bloccherebbero maggiormente lo sviluppo economico sono:
• Inefficienza del mercato del lavoro - 118° posto su 139
• Sviluppo del mercato finanziario (i.e. più un mercato finanziario è sviluppato e maggiore è l’accesso ai finanziamenti) - 101° posto su 139
• Le istituzioni (i.e. sistema legale e amministrativo, governo) - 92° posto su 139
• Stabilità delle condizioni macroeconomiche (immagino che qui conti l’incertezza legata all’enorme debito pubblico nazionale) - 76° posto su 139
Alcuni degli aspetti considerati più problematici per fare business in Italia sono i seguenti, ottenuti tramite a interviste a esperti:
• Burocrazia inefficiente
• Accesso ai finanziamenti (i.e. sia tramite l’assunzione di debito che tramite la vendita di azioni di una società)
• Tasse: sia per l’elevata pressione fiscale che per la complessità delle regole
• Infrastrutture inadeguate
• Mercato del lavoro
E la classe politica in tutto questo?
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In altre parole, il fatto di essere andati peggio della media negli ultimi 16 anni ha fatto perdere a ogni Italiano circa 1,700€ l’anno nel 2008 in un caso o 2,100€ nell’altro, cioé tra i 140€ e i 180€ mensili a testa circa. Volendo condurre l’esercizio un pò oltre, ma sempre senza troppe complicazioni, abbiamo anche calcolato la somma di queste differenze anno per anno dal 1994 al 2008. Ecco i risultati:
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Conclusioni
Da qualunque lato la si guardi, l’Italia non ha brillato in questi ultimi 16 anni. Era proprio necessario o inevitabile che l’Italia andasse così peggio degli altri? Si poteva prevedere questo andamento?
Non riesco a pensare a qualche causa esterna così grave da aver impedito strutturalmente all’Italia di crescere come altri paesi avanzati occidentali. Perciò è più probabile che le cause della scarsa crescita siano dovute a motivi interni, cioé all’incapacità dell’Italia di rinnovarsi e rendersi competitiva, come peraltro più volte sottolineato su questo blog. I vari governi non sembrano aver né anticipato né guidato il cambiamento in maniera significativa. Non mi sembra ci siano state decisioni strategiche prese durante la seconda Repubblica che abbiano effetto significativo sul presente.
Purtroppo non si può neanche dire che in questi anni abbiamo perso terreno perché abbiamo fatto riforme o investimenti paritcolari che avrebbero avuto dei costi iniziali. Anzi in molti sostengono, gli stessi politici in primis, che sia stata proprio la mancanza di riforme a detereminare la debolezza dell’Italia. Da questo punto di vista, ai politici manca vision. La classe politica della Seconda Repubblica non supera il test qualitativo dell’inerzia, perchè non è riuscita ad anticipare e guidare il cambiamento portato dai tempi e non è stata neanche brava a fare il minimo sindacale, cioé la manutenzione della Repubblica.
E’ surreale, soprattutto per gli Italiani all’estero, che una seria discussione su tali problemi sia assente dal dibattito politico Italiano. E’ pacifico che in Italia l’economia vada male e che stia andando così da un pò di anni. Un’economia che peggiora significa meno ricchezza in media per ciascun Italiano, e avere una torta che si rimpicciolisce può acuire tensione sociale e un sacco di problemi, perché la gente, in generale, non è contenta di essere più povera. Eppure i politici degli ultimi anni non si sono occupati seriamente di questo, ma sono stati auto-referenziali, senza rendersi conto che stanno spartendosi le briciole di una barca che sta piano piano andando sott’acqua. E’ difficile dire se lo facciano perché pensano di riuscire ad abbandonare la nave col bottino per tempo (moral hazard) oppure semplicemente per ignoranza. Nessuno dei due casi fa loro onore.
L’impressione che uno ha quando guarda al lavoro dei politici è che non abbiano capito il mondo, e/o che non abbiano le idee chiare su cose fare e anche quando dicono di avere delle idee sono estremamente inconcludenti a realizzarle e provare che hanno avuto conseguenze positive. In pratica, non sono stati bravi a ottenere risultati. Insomma, gli Italiani sono migliori di chi li governa? Penso proprio di sì: almeno l’economia l'hanno tenuta a galla!