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E Fini crea Azione nazionale

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 13:07

da ilgiornale.it :

Roma -
Oggi parla lui. Messo alla porta, proverà a rientrare dalla finestra. L'atteso discorso del presidente della Camera, Gianfranco Fini, è in programma questo pomeriggio alle 15 all’hotel Minerva di Roma. Dopo la rottura finale di ieri sera tra Berlusconi e Fini il presidente della Camera si prepara a dare vita a gruppi autonomi. E, nonostante l'invito del presidente del Consiglio, dice di non voler lasciare la guida di Montecitorio.

Il nuovo gruppo
C'è attesa per conoscere il nome del nuovo gruppo: "Nazione e libertà" o "Azione nazionale"? Si deciderà tra questi due. Non è stato preso in considerazione il nome "Generazione Italia" perché non tutti i parlamentari finiani, com'è noto, sono vicini all’area organizzata da Italo Bocchino. Il nome del nuovo gruppo alla Camera sarà annunciato nel pomeriggio nell’aula di Montecitorio, mentre al Senato al momento non si è raggiunto il numero di 10 senatori necessario alla costituzione del gruppo a Palazzo Madama. Favorito Azione nazionale per mantenere la sigla An.

Numeri a Montecitorio
Alla Camera il gruppo dei finiani potrebbe raccogliere oltre 30 adesioni, un numero tale da creare notevoli difficoltà al governo, mentre a Palazzo Madama arriverebbe a 14 senatori. Il Pdl conta ora 271 deputati che scenderebbero a circa 240 se si confermasse la diaspora dei finiani. Considerato che gli alleati della Lega Nord contano 59 deputati, il rimanente Pdl più la sola Lega non riuscirebbe a raggiungere la maggioranza assoluta a Montecitorio, che è di 316 deputati. Di vitale importanza per il governo, se volesse fare a meno dei finiani, diventerebbe quindi confermare ed eventualmente ottenere nuovi consensi nel gruppo Misto, che comprende 31 deputati. Di questi otto sono del partito di Francesco Rutelli, Alleanza per l’Italia, sei del Partito liberale italiano, tre dei Repubblicani regionalisti, 4 dei Liberal democratici, 5 del Movimento per le Autonomia e 3 delle minoranze linguistiche. Ci sono infine due deputati non iscritti ad alcuna componente. L’Mpa ed altri 5 deputati del misto hanno finora sostenuto il governo.

Berlusconi vede la Lega
Silvio Belusconi, dopo aver presenziato il Consiglio dei ministri, sta incontrando a Palazzo Chigi i vertici della Lega. Il premier è a colloquio, secondo quanto riferiscono fonti governative, con Umberto Bossi e Roberto Calderoli. All'uscita Bossi esclude l’ipotesi di elezioni anticipate e lo fa con il suo tradizionale modo diretto di esprimersi: quando i giornalisti in Transatlantico gli chiedono se la rottura tra Berlusconi e Fini possa portare al voto anticipate il leader della Lega mostra il dito medio. Quindi sul divorzio tra i due cofondatori del Pdl Bossi dice: "Speriamo che tutti e due usino il cervello e il cuore".

La squadra di governo
"Gli amici di Fini al governo lavorano bene, non ho dubbi sulla loro lealtà e non ho ragione di modificare la squadra di governo. Quindi si prosegue così". A margine del consiglio dei ministri, il premier ha ripetuto al ministro Andrea Ronchi il concetto già espresso ieri quando, annunciando alla stampa la rottura con Fini, aveva spiegato che sulla permanenza dei finiani al governo avrebbe deciso il governo, ma per quanto lo riguardava personalmente non avrebbe avuto difficoltà a continuare la collaborazione con i "validi ministri" finiani.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 13:09

da ilgiornale.it :


L’ultimo schiaffo: il ricorso in tribunale
di Massimo Malpica


Roma - Lui, comunque, non si dimette: «La presidenza della Camera non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio». Camicia bianca, cravatta lilla, completo grigio, umore più scuro. Gianfranco Fini ieri mattina uscendo di casa si sarà domandato se stava anche per accomodarsi fuori dal partito di cui è stato il cofondatore. Ben prima della piccata replica al documento di censura dell’ufficio politico del Pdl, che attaccherà in serata proprio il suo ruolo istituzionale, il presidente della Camera lavora tutto il giorno con i suoi fedelissimi alle strategie sul come reagire a eventuali defenestrazioni e deferimenti. Sullo scranno più alto di Montecitorio, con Silvio Berlusconi seduto pochi metri sotto di lui, Fini medita un’idea clamorosa: in caso di «divorzio» imposto, lui e i suoi porterebbero la vicenda in tribunale.

Gianfranco comincia serrando le file dei suoi fedelissimi: «Se sospendono dal Pdl uno di noi, mi autosospendo anche io». Ma mantiene comunque i piedi puntati nella maggioranza, giurando di restare fedele al governo in carica e al patto con gli elettori, anche in caso di «strappo», per quanto violento. Così la giornata di ieri si gioca, sui due fronti contrapposti interni al Pdl, tra riunioni più o meno segrete, conte più o meno ottimistiche per i gruppi autonomi, messaggi trasversali. Con Fini e i finiani che, appunto, fanno filtrare l’ipotesi di rivolgersi alla magistratura, nel caso la maggioranza del Pdl avesse scelto linea dura ed espulsioni. Una possibilità venduta come «extrema ratio» dai boys di Generazione Italia e dallo stesso leader, ma che ha inevitabilmente contribuito ad alzare la temperatura nel giorno della «pax mancata».

Il messaggio di pace lanciato a Silvio Berlusconi dalle pagine del Foglio, con Fini che confessava a Ferrara la sua voglia di «resettare», s’era bruciato prima ancora di arrivare in edicola. Stroncato dal «troppo tardi» serale, sibilato dal premier. E Fini si è detto «incredulo» proprio della totale chiusura al dialogo da parte del Cavaliere, incontrando i deputati a lui fedeli ieri mattina, a margine dei lavori d’Aula. «Siamo stati sempre fedeli alla maggioranza e al governo - avrebbe sospirato il primo inquilino di Montecitorio - io mi spendo per ricucire lo strappo. Ieri ho teso la mano a Berlusconi e ho ricevuto uno schiaffo in faccia».

Così ecco la minaccia della soluzione giudiziaria per una bega squisitamente, profondamente politica. Presentare ricorso con procedura d’urgenza, previsto dall’articolo 700 del codice di procedura civile, per chiedere in tribunale l’eventuale reintegro nel partito degli epurati. Come gettare benzina sulle fiamme per domare un incendio. Anche se la giustizia chiamata in causa sarebbe quella civile, nel Pdl sottolineano come un ricorso alle toghe da parte dei finiani suonerebbe come un altro messaggio diretto al Cavaliere. Che non ha mai risparmiato critiche all’uso politico della giustizia.
La minaccia dell’«arma segreta» non basta come deterrente. Il vertice del Pdl bolla le posizioni di Fini come «incompatibili» con i principi del partito, e ipotizzano un suo «passo indietro» anche dalla presidenza della Camera. Ma Gianfranco non molla la poltrona: «Berlusconi non può decidere nulla».
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 13:10

da secoloditalia.it :

POLITICA
Ma questa è paura della politica

L’epilogo di una giornata apertasi con l’annuncio del licenziamento politico di Fini e destinata a concludersi con una condanna politica della minoranza finiana e con una richiesta di abiura suggella il fallimento di un partito che, per mettere ordine nel dibattito politico interno, non trova di meglio che riesumare la disciplina del centralismo democratico.
La crisi apertasi nel Pdl non è il risultato delle vicende delle ultime settimane. Non è “su Verdini” o “su Cosentino” che il Pdl sta esplodendo. Alle nostre spalle ci sono almeno diciotto mesi di incomprensioni e equivoci coltivati e non dissipati, di un una dialettica politica rivendicata come un diretto e sopportata come un affronto o un tradimento, di una “narrazione” della congiuntura socio-economica ottimistica, rispetto alla quale ogni considerazione aggiuntiva appariva prova di disfattismo. È da un anno e mezzo che per il Pdl c’è chi può parlare (fuori, la Lega Nord) e chi non deve parlare (dentro, Fini) e che su tutti i grandi dossier istituzionali le mediazioni e i compromessi avvengono al di fuori della “normale” discussione interna.
Eppure, nonostante tutto, questo partito è riuscito a supportare, senza intoppi, l’azione di governo in una congiuntura tutt’altro che facile e a dimostrare un’unità politica invidiabile. Ma ora rischia di suicidarsi in nome dell’unità ideologica e della “purezza” berlusconiana. La fisiologica dialettica politica di un partito aperto e contendibile – quale è quello che, bene o male, si è provato a costruire fuori dalle regole del “patto di sindacato” che doveva guidare la transizione alla normalità – è stata rigettata al punto di trasformare il Pdl in un partito “usa-e-getta” o, come direbbe (anzi, come ha detto) Feltri, in un “partito-contorno”, la cui storia inizia e finisce, e in fondo coincide, con la biografia politica di Berlusconi.
Le divisioni e le tensioni che hanno attraversato il Pdl, senza frenarne, neppure per un istante, l’azione di governo sono analoghe a quelle che attraversano tutte le grandi forze popolari europee e occidentali e se ne differenziano, semmai, per difetto e non per eccesso. Le “rotture” che il presidente della Camera ha consumato rispetto ad alcuni temi politicamente “sensibili” (anche, ma non solo, per la subalternità del Pdl alla Lega Nord) non fanno di Fini un sinistro “deviazionista”, ma un rappresentante di un liberal-conservatorismo mainstream nella destra europea, più vicino alle posizioni del primo che dell’ultimo Berlusconi. Anche sui temi della legalità, che rappresenta l’ultima pietra dello scandalo della “dissidenza” di Fini, c’è ben poco di anomalo e di abnorme nel tentativo di difendere le garanzie processuali degli imputati, senza indulgere ad un uso elusivo e farisaico del garantismo, per cui paradossalmente si trasforma un’imputazione in una sorta di “immunità politica”.
Eppure – questo è il messaggio – “Fini è fuori”, cancellato dall’enciclopedia sovietica del partito per indegnità e per diserzione. Ma così non si espelle Fini dal Pdl, così si finisce per espellere dal partito la politica: non, come in molti stancamente ripetono, la “vecchia politica”, ma la politica e basta; quella basata sul confronto e la competizione di idee e di uomini. Quella che si fa oggi nelle grandi democrazie europee, dove i partiti non temono il confronto, anche aspro, al loro interno, ma se ne nutrono.
L’ipotesi di gruppi parlamentari autonomi come risposta alla ritorsione politica di chi non ha nemmeno voluto prendere in considerazione le parole misurate, leali e positive di Gianfranco Fini nell’intervista rilasciata al Foglio di Giuliano Ferrara, rappresenta un modo per tener fede all’impegno con gli elettori e con il governo da parte di tanti deputati e senatori che non vogliono “arrendersi” all’espulsione né rinunciare ad un’idea di partito aperto ed inclusivo. Chissà, magari da un gesto coraggioso come questo potrebbe perfino rinascere la speranza di una ripartenza unitaria credibile e duratura.

Benedetto Della Vedova
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 13:13

Corriere.it :


N UN PRIMO TEMPO SI ERA ANCHE PENSATO A «NAZIONE E LIBERTÀ»
Il nuovo partito dei finiani? «An»
Vecchio acronimo, nome nuovo per i gruppi che nascono dalla scissione dal Pdl: «Azione nazionale»


Gianfranco Fini sul palco dell'ultimo congresso di Alleanza Nazionale nel marzo 2009 (Ansa)ROMA - Il nome è ufficiale: i nuovi gruppi dei parlamentari che fanno riferimento a Gianfranco Fini si chiameranno «Azione nazionale». In un primo momento era circolata la voce che fosse stato scelto il nome «Nazione e libertà». Alla fine, ha confermato l'on Roberto Menia alle agenzie di stampa, si è invece preferito un nome che riproponesse l'acronimo An, lo stesso della «vecchia» Alleanza nazionale poi confluita nel Pdl.
IL GRUPPO AUTONOMO - Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl con un passato tra i radicali, ha poi spiegato che la creazione del gruppo parlamentare autonomo, a Montecitorio, arriverà già quest'oggi «perché è l'ultimo giorno di lavoro a Montecitorio prima della pausa estiva» mentre «al Senato ci sarà tempo fino alla prossima settimana». «E' un gruppo che nasce in seguito all'espulsione politica di Fini e dei finiani dal Pdl» ha poi precisato, a rimarcare la responsabilità berlusconiana della rottura.

Redazione online
30 luglio 2010
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda pianogrande il 30/07/2010, 14:17

E Berlusconi si ritira nel bunker.
Speriamo, solo, che il suo declino non sia troppo tragico per il paese.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda pierodm il 30/07/2010, 16:34

Sulle ragioni del comportamento di Fini ne ho sentite tante, e qualcuna anche molto convincente.
Ma è il modo che mi colpisce.

Fini ha sollevato questioni importanti: l'ha fatto strumentalmente? Può darsi, ma comunque l'ha fatto.
Fino alla rottura: il cofondatore del PDL, fino alla rottura.

Da questa parte, abbiamo il Cicciobello che - si dice - è pronto a dare una mano a Berlusconi.
Uno dei cofondatori del PD: pensa che genere di profonde convinzioni girano/giravano da queste parti.
E poi l'eterna paura della "rottura" da parte del PD: rottura interna per questioni di principio, rottura con possibili alleati, rottura perfino con il PDL se appena appena si profila una possibilità d'inciucio, detto "dialogo".

Non ci sono commenti, nel senso che non c'è niente da aggiungere a quello che stiamo - alcuni, molti, di noi almeno - dicendo da diversi anni.
pierodm
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda mauri il 30/07/2010, 17:02

pianogrande ha scritto:E Berlusconi si ritira nel bunker.
Speriamo, solo, che il suo declino non sia troppo tragico per il paese.


suicidi di massa...
ora fini va di flit nel bunker?
certo che il merito di spaccare il cdx vada ad uno di dx è il colmo, dovevamo essere noi con le nostre proposte e invece ci limitiamo ad appoggiare un destro
ma forse l'evoluzione del pensiero da oggi e per il futuro supererà l'avvitamento partitico e involandosi nella galassia del bene comune
ciao, mauri
mauri
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Fini: "Berlusconi illiberale, non mi dimetto"

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 17:28

Roma - La mette giù durissima anche lui. Gianfranco Fini ci pensa su tutta la notte e alle 15 si presenta davanti a una selva di microfoni all'hotel Minerva: "Ieri sera in due ore, e senza neanche potermi difendere, sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare perché ritenuto colpevole di stillicidio di distinguo o contrarietà, critica demolitoria, attacco sistematico al premier. Inoltre avrei fatto proposte di legge contro il programma elettorale. Berlusconi non ha una concezione propriamente liberale della democrazia". Poi il no secco all'addio a Montecitorio: "Ovviamente non darò le dimissioni perché a tutti è noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e la imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la sola maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale - prosegue Fini - modello amministratore delegato e consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni".

Appoggio esterno al governo Dopo aver definito "una pagina nera del centrodestra" la serata di ieri Fini spiega il ruolo e la funzione dei gruppi autonomi appena fondati. "Il gruppo che nascerà dai deputati e senatori che hanno lasciato il Pdl è formato di uomini e donne liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta saranno prese scelte nel solco del programma elettorale e lo contrasteranno se le scelte saranno ingiustamente lesive dell’interesse generale". Poi una valutazione complessiva sull'espisodio: "Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un Futuro di Libertà. Per l’Italia".

La legalità e l'impunità Fini intende impegnarsi per difendere la "legalità" perché molti cittadini del centrodestra "non capiscono perché nel nostro partito il garantisco, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità. Ringrazio i tantissimi cittadini - aggiunge - che in queste ore difficili mi hanno manifestato la loro solidarietà e mi hanno invitato a continuare nella difesa di valori irrinunciabili quale l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità. Legalità - insiste - intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole. È un impegno che avverto come preciso dovere anche per onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, e non capiscono perché nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità".

Le "mani libere" "Saremo leali al programma di governo mentre sul resto avremo le mani libere". Il deputato finiano, Fabio Granata, spiega così l’atteggiamento del neogruppo Futuro di Libertà per l’Italia. Granata, insieme alla pattuglia di deputati e senatori finiani che lasceranno il gruppo del Pd, hanno presenziato alla comunicazione che l’ex leader di An ha fatto alla stampa all’hotel Minerva a Roma. "Fini ha risposto in modo pacato al documento incomprensibile votato ieri nell’ufficio di presidenza del Pdl".

Il nuovo gruppo Il presidente di turno della Camera, Lupi, annunciando la formalizzazione del nuovo gruppo parlamentare dei finiani "Futuro e Libertà per l'Italia" ha anche reso noto che, fino alla prima riunione del nuovo gruppo che dovrà eleggere il proprio presidente, la funzione di capogruppo sarà svolta dal deputato Giorgio Conte. Lupi ha anche letto i nomi dei 33 deputati che aderiscono al nuovo gruppo che si chiama ’Futuro e libertà per l’Italià: Ruben, Ronchi, Lamorte, Lo Presti, Perina, Scalia, Buongiorno, Granata, Briguglio, Conte, Bellotti, Polidori, Moffa, Tremaglia, Urso, Menia, Consolo, Angeli, Sbai, Paglia, Bocchino, Raisi, Barbareschi, Siliquini, Della Vedova, Napoli, Proietti, Di Biagio, Patarino, Cosenza, Divella, Barbaro, Bonfiglio.

Numeri a Montecitorio Alla Camera il gruppo dei finiani ha 33 adesioni, un numero tale da creare notevoli difficoltà al governo, mentre a Palazzo Madama arriverebbe a 10 senatori. Il Pdl conta ora 238 deputati con la diaspora dei finiani. Considerato che gli alleati della Lega Nord contano 59 deputati, il rimanente Pdl più la sola Lega non riuscirebbe a raggiungere la maggioranza assoluta a Montecitorio, che è di 316 deputati. Di vitale importanza per il governo, se volesse fare a meno dei finiani, diventerebbe quindi confermare ed eventualmente ottenere nuovi consensi nel gruppo Misto, che comprende 31 deputati. Di questi otto sono del partito di Francesco Rutelli, Alleanza per l’Italia, sei del Partito liberale italiano, tre dei Repubblicani regionalisti, 4 dei Liberal democratici, 5 del Movimento per le Autonomia e 3 delle minoranze linguistiche. Ci sono infine due deputati non iscritti ad alcuna componente. L’Mpa ed altri 5 deputati del misto hanno finora sostenuto il governo.

E al Senato Contatti e trattative: va delineandosi il gruppo dei finiani al Senato. Sembra infatti che, oltre al nucleo che fa capo al presidente della Camera, che oscilla fra gli otto e i 14 membri, sarebbero in corso colloqui con almeno tre senatori dell’Mpa e con Adriana Poli Bortone. Sicuri sarebbero per ora otto esponenti finiani, Adriana Poli Bortone e, se necessario, un membro dell’Mpa che dovrebbe essere Giovanni Pistorio. Possibile anche il passaggio di altri due esponenti dell’Mpa e almeno un ex azzurro per ora tenuto "coperto". I membri del partito di Raffaele Lombardo che potrebbero partecipare all’esperienza finiana a Palazzo Madama sarebbero Giovanni Pistorio, Vincenzo Oliva e Sebastiano Burgaretta. Favorevoli sarebbero invece Franco Pontone, Maurizio Saia, Giuseppe Valditara, Mario Baldassarri, Maria Ida Germontani, Egidio Digilio, Giuseppe Menardi e Pasquale Viespoli. Ancora in bilico sarebbero invece i finiani Andrea Augello (in queste ore in stretto contatto con Gianni Alemanno e orientato a non prendere parte all’esperienza). Due uomini a lui vicini starebbero valutando di partecipare al gruppo finiano: si tratta di Laura Allegrini e Oreste Tofani. Verso il no Cesare Cursi, Antonio Paravia e Candido De Angelis. Quanto ai senatori aderenti all’Api, se una decisione dovesse esserci, sarebbe assunta da tutto il partito e comunque non è all’ordine del giorno.

http://www.ilgiornale.it/interni/fini_b ... comments=1
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 17:29

Fini: "Non mi dimetto, da Berlusconi idea aziendale della politica"

«In due ore, senza la possibilità di esprimere le mie ragioni, sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare». Così ha esordito Gianfranco Fini questo pomeriggio in una concisa dichiarazione letta alla stampa. «E ciò perchè - ha proseguito - ritenuto colpevole di "stillicidio, di distinguo o contrarietà nei confronti del governo", "critica demolitoria alle decisioni del partito", "attacco sistematico al ruolo e alla figura del premier". Inoltre - ha ancora detto Fini - avrei "costantemente formulato orientamenti" e persino, pensate che misfatto, "proposte di legge che confliggono col programma elettorale". La concezione non propriamente liberale della democrazia che l’onorevole Berlusconi dimostra di avere, emerge anche dall’invito a dimettermi, perché "allo stato è venuta meno la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni". Ovviamente non darò le dimissioni, perché è a tutti noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e l’imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato-consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni. Ringrazio i tantissimi cittadini - ha poi detto - che in queste ore difficili mi hanno manifestato la loro solidarietà e mi hanno invitato a continuare nella difesa di valori irrinunciabili, quali l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità: legalità intesa nel senso più pieno del termine, cioé lotta al crimine, come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole. È un impegno che avverto come preciso dovere - ha aggiunto - anche per onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, che non capiscono perchè nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità. Infine - ha concluso - ringrazio dal più profondo del cuore i parlamentari del Pdl che nelle prossime ore daranno vita ad iniziative per esprimere la loro protesta per quanto deciso ieri dal vertice del partito. Sono donne e uomini liberi, che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta agirà davvero nel solco del programma elettorale e che non esiteranno a contrastare scelte dell’esecutivo ritenute ingiuste o lesive dell’interesse generale. Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un Futuro di Libertà. Per l’Italia».

http://www.secoloditalia.it/stories/Pol ... _politica/
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Re: E Fini crea Azione nazionale

Messaggioda pianogrande il 30/07/2010, 18:27

Insomma.
Finalmente, succede qualcosa.
Si muove qualcosa.
Qualcuno lubrifica questo meccanismo arrugginito ed inceppato della nostra politica.
Oh certo.
Questa lubrificazione potrebbe permettere una nuova composizione degli schieramenti.
Er Cicoria ha già messo le mani sulla marmellata votando la riforma universitaria.
Ne vedremo delle belle.
Almeno, vedremo qualcosa e chissà che qualcuno non ricominci ad appassionarsi alla politica.
Fotti il sistema. Studia.
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