Roma - La mette giù durissima anche lui. Gianfranco Fini ci pensa su tutta la notte e alle 15 si presenta davanti a una selva di microfoni all'hotel Minerva: "Ieri sera in due ore, e senza neanche potermi difendere, sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare perché ritenuto colpevole di stillicidio di distinguo o contrarietà, critica demolitoria, attacco sistematico al premier. Inoltre avrei fatto proposte di legge contro il programma elettorale. Berlusconi non ha una concezione propriamente liberale della democrazia". Poi il no secco all'addio a Montecitorio: "Ovviamente non darò le dimissioni perché a tutti è noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e la imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la sola maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale - prosegue Fini - modello amministratore delegato e consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni".
Appoggio esterno al governo Dopo aver definito "una pagina nera del centrodestra" la serata di ieri Fini spiega il ruolo e la funzione dei gruppi autonomi appena fondati. "Il gruppo che nascerà dai deputati e senatori che hanno lasciato il Pdl è formato di uomini e donne liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta saranno prese scelte nel solco del programma elettorale e lo contrasteranno se le scelte saranno ingiustamente lesive dell’interesse generale". Poi una valutazione complessiva sull'espisodio: "Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un Futuro di Libertà. Per l’Italia".
La legalità e l'impunità Fini intende impegnarsi per difendere la "legalità" perché molti cittadini del centrodestra "non capiscono perché nel nostro partito il garantisco, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità. Ringrazio i tantissimi cittadini - aggiunge - che in queste ore difficili mi hanno manifestato la loro solidarietà e mi hanno invitato a continuare nella difesa di valori irrinunciabili quale l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità. Legalità - insiste - intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole. È un impegno che avverto come preciso dovere anche per onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, e non capiscono perché nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità".
Le "mani libere" "Saremo leali al programma di governo mentre sul resto avremo le mani libere". Il deputato finiano, Fabio Granata, spiega così l’atteggiamento del neogruppo Futuro di Libertà per l’Italia. Granata, insieme alla pattuglia di deputati e senatori finiani che lasceranno il gruppo del Pd, hanno presenziato alla comunicazione che l’ex leader di An ha fatto alla stampa all’hotel Minerva a Roma. "Fini ha risposto in modo pacato al documento incomprensibile votato ieri nell’ufficio di presidenza del Pdl".
Il nuovo gruppo Il presidente di turno della Camera, Lupi, annunciando la formalizzazione del nuovo gruppo parlamentare dei finiani "Futuro e Libertà per l'Italia" ha anche reso noto che, fino alla prima riunione del nuovo gruppo che dovrà eleggere il proprio presidente, la funzione di capogruppo sarà svolta dal deputato Giorgio Conte. Lupi ha anche letto i nomi dei 33 deputati che aderiscono al nuovo gruppo che si chiama ’Futuro e libertà per l’Italià: Ruben, Ronchi, Lamorte, Lo Presti, Perina, Scalia, Buongiorno, Granata, Briguglio, Conte, Bellotti, Polidori, Moffa, Tremaglia, Urso, Menia, Consolo, Angeli, Sbai, Paglia, Bocchino, Raisi, Barbareschi, Siliquini, Della Vedova, Napoli, Proietti, Di Biagio, Patarino, Cosenza, Divella, Barbaro, Bonfiglio.
Numeri a Montecitorio Alla Camera il gruppo dei finiani ha 33 adesioni, un numero tale da creare notevoli difficoltà al governo, mentre a Palazzo Madama arriverebbe a 10 senatori. Il Pdl conta ora 238 deputati con la diaspora dei finiani. Considerato che gli alleati della Lega Nord contano 59 deputati, il rimanente Pdl più la sola Lega non riuscirebbe a raggiungere la maggioranza assoluta a Montecitorio, che è di 316 deputati. Di vitale importanza per il governo, se volesse fare a meno dei finiani, diventerebbe quindi confermare ed eventualmente ottenere nuovi consensi nel gruppo Misto, che comprende 31 deputati. Di questi otto sono del partito di Francesco Rutelli, Alleanza per l’Italia, sei del Partito liberale italiano, tre dei Repubblicani regionalisti, 4 dei Liberal democratici, 5 del Movimento per le Autonomia e 3 delle minoranze linguistiche. Ci sono infine due deputati non iscritti ad alcuna componente. L’Mpa ed altri 5 deputati del misto hanno finora sostenuto il governo.
E al Senato Contatti e trattative: va delineandosi il gruppo dei finiani al Senato. Sembra infatti che, oltre al nucleo che fa capo al presidente della Camera, che oscilla fra gli otto e i 14 membri, sarebbero in corso colloqui con almeno tre senatori dell’Mpa e con Adriana Poli Bortone. Sicuri sarebbero per ora otto esponenti finiani, Adriana Poli Bortone e, se necessario, un membro dell’Mpa che dovrebbe essere Giovanni Pistorio. Possibile anche il passaggio di altri due esponenti dell’Mpa e almeno un ex azzurro per ora tenuto "coperto". I membri del partito di Raffaele Lombardo che potrebbero partecipare all’esperienza finiana a Palazzo Madama sarebbero Giovanni Pistorio, Vincenzo Oliva e Sebastiano Burgaretta. Favorevoli sarebbero invece Franco Pontone, Maurizio Saia, Giuseppe Valditara, Mario Baldassarri, Maria Ida Germontani, Egidio Digilio, Giuseppe Menardi e Pasquale Viespoli. Ancora in bilico sarebbero invece i finiani Andrea Augello (in queste ore in stretto contatto con Gianni Alemanno e orientato a non prendere parte all’esperienza). Due uomini a lui vicini starebbero valutando di partecipare al gruppo finiano: si tratta di Laura Allegrini e Oreste Tofani. Verso il no Cesare Cursi, Antonio Paravia e Candido De Angelis. Quanto ai senatori aderenti all’Api, se una decisione dovesse esserci, sarebbe assunta da tutto il partito e comunque non è all’ordine del giorno.
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Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.