.... unica novità, autentica luce di questa nazione.
Non è la prima volta che cito questa frase profetica di PPP, e più che mai sento di doverlo fare adesso.
Del resto la faccenda è semplice: parlare di politica, in democrazia, non è esattamente la stessa cosa che parlare di governo, nel bene o nel male. Delle ruberie, delle malversazioni, delle mignotte e dei cavalli del re e dei suoi cortigiani si parlava anche ai tempi di Caligola.
Parlarne significa avere delle prospettive, avere coscienza che la discussione non è sola chiacchiera, che la discussione stessa faccia parte delle possibilità di un fisiologico cambiamento: tutto questo al momento non c'è.
Molti di noi continuiamo a parlare "come se", ma in realtà stiamo facendo poco più che un esercizio di stile. Vecchio stile.
La nostra discussione ingiallisce, ma la realtà avanza: a qualcuno piace perfino qui tra noi, questa realtà, salvo lamentarsi che ad interpretarla siano "gli altri"; la Lega ci sta facendo fare passi indietro che sarebbe ingenuo definire "di anni", ma sarebbe più corretto parlare di secoli, ma passa tutto per barzelletta, e poi in fin dei conti tutto si salva in nome del "federalismo", anche se proclamato e attuato dai cavalli di Caligola (mi scusino i cavalli); l'affarismo, che ha devastato la prima repubblica era almeno un peccato, mentre ci stiamo abituando a consideraralo una parte virtuosa del nuovo potere "pragmatico".
In poche parole, le nostre mi sembrano proprio discussioni di retroguardia: le uniche che ci sono rimaste da fare, dopo che tutto il resto è stato considerato "pippa mentale", utopia, ingenuità.
Eccolo il nuovo mondo politico: di mentale poco, di pippe molto, le utopie trasformate in incubi. Però federalista(?) e con l'acqua finalmente affidata ai privati.