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Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda franz il 25/06/2010, 18:15

Caso Brancher, l'ira del popolo leghista
"Nominato ministro per evitargli la galera"

Sui siti e sui blog dei fedelissimi del Carroccio sconcerto e rabbia per la decisione del neo responsabile del federalismo di chiedere il legittimo impedimento. Critiche a Berlusconi ed anche al partito del Senatur: "Taciamo compiaciuti"
di MARCO PASQUA

IL POPOLO della Lega non ci sta. I militanti del movimento di Umberto Bossi sono arrabbiati, con Silvio Berlusconi, ma anche con i loro vertici. Se in molti non avevano apprezzato la nomina del fedelissimo del Cavaliere a ministro per l'Attuazione del federalismo, ora che Aldo Brancher si è affrettato a chiedere il legittimo impedimento 1, lo scontento è palpabile e si traduce in paginate virtuali di critiche rabbiose. Su Facebook, dai profili più o meno ufficiali delle sede locali della Lega, fino ai forum ufficiali.

E' il caso di quello dei Giovani Padani, dove, sin dal giorno della nomina di Brancher, vari utenti avevano già presagito ciò che sarebbe successo. "E' stato fatto probabilmente ministro - scrive Danige - perché i suoi processi per le maxitangenti prese da Fiorani e lo scandalo Bpl-Antonveneta stanno giungendo al termine e per evitare che venga condannato e messo in galera con enorme ennesimo smacco per il Pdl e Berlusconi, gli si è dato un ministero senza portafogli sostanzialmente senza deleghe e competenze ma sufficiente per avere tutte le immunità ministeriali". E' d'accordo anche Matt06, per il quale la sua nomina è "una mossa per salvare il collega dalle inferriate". "Uno schifo", per l'utente Grenald, mentre qualcun altro attacca: "Il ventiquattresimo ministro in un governo che per caste fa rimpiangere il clientelismo del governo D'Alema". E quando ormai è chiaro che Brancher, a pochi giorni dal conferimento dell'incarico, ha deciso di usare "tatticamente" lo scudo del legittimo impedimento, si parla esplicitamente di uno "scandalo" e si inizia a puntare il dito contro Berlusconi ma anche verso i leader del Carroccio.

"Solo in Italia possono succedere cose simili - attacca Xiver90 - Bisogna avere una gran faccia di bronzo per fare una nomina del genere. Per fortuna che l'Italia ha perso i mondiali, così un pallone che rimbalza di qua e di là non distrarrà la gente dai veri problemi che affliggono da troppo tempo questo assurdo Stato. Ma che vadano tutti in mona: Berlusconi e anche il suo stupido partito". L'utente maxpadanolibero chiama direttamente in causa il suo partito: "Sono senza parole. E non condivido assolutamente il silenzio della Lega, è incredibile. Ministero sul Federalismo a un corruttore berlusconiano e non a un nostro, che poi usa una legge per pararsi il culo che noi abbiamo approvato a denti stretti per ottenere il federalismo. Praticamente ce lo stiamo prendendo tre volte in un colpo solo. E taciamo compiaciuti". Qualcuno propone di fare buon viso a cattivo gioco: puntare alla riforma federale, chiudendo un occhio sulla vicenda Brancher: "Ministro delle Riforme per il federalismo è e rimane Umberto Bossi, tutto il resto sono solo balle. Brancher avrà qualche delega secondaria ma non me ne può fregare di meno: il nostro obiettivo rimane sempre quello, ed è logico che per raggiungerlo dovremo ingoiare ancora tonnellate di cose che non ci piacciono, ma che problema c'è se per non fare andare a processo qualcuno in cambio otteniamo un passo avanti verso la libertà?". Posizione che, per adesso, non trova nessuno d'accordo: "Passi fare la leggina ad hoc per il nano di Arcore, ma qua stiamo salvando cani e porci. Fare questo ministro all'attuazione del federalismo poi è una grande presa per i fondelli, per noi".

L'eco della rabbia arriva anche sul profilo dell'europarlamentare leghista, Matteo Salvini. Un utente che si firma Stefano D. è netto: "A me scusa ma questo ministro Brancher mi puzza un po'. Siamo noi i garanti per l'attuazione del federalismo! Che si faccia processare!". Sulla pagina della Lega per Fiume Veneto ci si chiede: "Chi si proclama nuovo poi si spartisce le poltrone alla vecchia maniera! Qualcuno aveva forse dubbi?". Anche Max Parisi, giornalista della Padania prima, anima di Telepadania poi, non risparmia critiche dalla sua pagina Facebook: "Venghino siori, venghino: tutti quelli che hanno rogne giudiziarie come Brancher si faccian far ministri dal capobanda e via, tutto risolto". Qualche commentatore gli chiede di intervenire: "Max fate qualcosa. La vicenda Brancher va al di sopra delle idee politiche. E' una vergogna per le persone che ogni giorno si fanno un mazzo tanto per tirare avanti. Fino a dove si possono spingere i compromessi?".

Qualcuno avanza un sospetto: "O Bossi è veramente stato truffato oppure è complice fino al midollo". Luciano, in un commento, si rivolge direttamente al premier: "Caro presidente Berlusconi, l'ho seguita entusiasticamente da 16 anni dalla fondazione di Forza Italia. Ora lei mi ha profondamente deluso. Il ricorso al legittimo impedimento da parte del neo-ministro senza portafoglio Brancher è stato talmente repentino da sorprendere persino chi non aveva dubbi sul fatto che dietro la strana nomina ci fosse, in realtà, solo il desiderio di aggirare il procedimento giudiziari". Delusione che serpeggia anche nelle parole della leghista Teresa: "Se penso a tutti i gadget che ho venduto, ai volantinaggi, ai gazebo alle tessere vendute. Io ho amato la Lega ed è per questo che sono stufa di farmi prendere per il ...".

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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda franz il 25/06/2010, 18:17

Corriere: Qurinale: Brancher, legittimo impedimento non c'è

Repubblica: Brancher, lo stop del Quirinale
'Non ha legittimi impedimenti'
Processo o dimissioni: firmate l'appello

Il Colle interviene sul caso del neoministro. "Non ha nessun ministero da organizzare visto che è senza portafoglio quindi può partecipare al processo".
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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda pianogrande il 26/06/2010, 1:30

Certo che Berlusconi, per far ingoiare un rospo simile alla lega, di potere deve averne veramente tanto.
Tanto potere e tantissima faccia di bronzo (anche se il materiale che viene in mente per primo è un'altro).
Mi fa piacere che il popolo della lega si ribelli.
Si ribella la parte in buona fede.
Spero che siano tanti.

Sono ancora curioso di sapere chi prenderà il posto di Scajola.
Chi è addentro nelle segrete cose della giustizia potrebbe fare qualche pronostico.
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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda franz il 26/06/2010, 9:25

pianogrande ha scritto:Certo che Berlusconi, per far ingoiare un rospo simile alla lega, di potere deve averne veramente tanto.
Tanto potere e tantissima faccia di bronzo (anche se il materiale che viene in mente per primo è un'altro).
Mi fa piacere che il popolo della lega si ribelli.
Si ribella la parte in buona fede.
Spero che siano tanti.

Non è detto che Berlusconi abbia veramente cosi' tanto potere.
Bisogna vedere cosa Bossi ha ottenuto in cambio del rospo.
A naso il potere maggiore è quello di Bossi, perché senza di lui tutto cade.

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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda Stefano'62 il 26/06/2010, 10:21

Io é un pezzo che lo dico che gli elettori della lega non sono di destra per definizione,e che non sono nemmeno accaniti sostenitori delle furberie di "quelli che possono" delinquere a piacimento;ma che invece votano lega per gli stessi motivi per cui altri votano Di Pietro.
E se Bossi lascerà intendere di non essere in grado di mantenere la promessa (che non é solo il federalismo bensì ció a cui questo sarebbe funzionale,cioé l'eliminazione dei ladroni,romani o meno) di essersi alleato con il lupo per distruggerne il branco da dentro,allora lo molleranno in massa.
E quello che sta succedendo dovrebbe aprire gli occhi persino a quei fessi che hanno creduto a una
minchiata del genere e lo hanno votato.
E' vero che senza Bossi crolla tutto,ma il punto é che a lui non importa un fico secco di eliminare i ladroni,ma solo allargare la prerogativa al furto anche ai non-romani.
Il resto sono tutte chiacchiere per non perdere voti.
Non farà niente contro berlusconi,gli basterà trovare una formula dialettica per fare ingoiare anche questo rospo a quei fessi da bar sport che lo votano.
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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda pianogrande il 26/06/2010, 15:54

La riflessione che mi sembra prevalente è che tanto potere renda maldestri.
Come quando sul lavoro ci si fa male per eccesso di "confidenza".
Stavolta, a meno che non sfugga qualcosa ai più, Berlusconi l'ha fatta veramente grossa e da principiante della furberia.
Quello che mi sgomenta di più è l'abilità con cui tanti dei suoi riescano a dissociarsi continuando a sostenerlo :?
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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda franz il 27/06/2010, 9:44

la linea del Presidente era chiara: dai giudici o si dimetta
Il ruolo del Quirinale
e il giallo delle deleghe
Il retroscena: le telefonate di Napolitano con Letta e Berlusconi prima della nomina di Brancher


(f. de b.) La linea del Quirinale ieri mattina era chiara. E l’ultimatum netto. O Aldo Brancher si presenta, senza ulteriori indugi al giudice di Milano, oppure si dimette. E ieri sera il neoministro ha scelto di rinunciare ad avvalersi dello scudo ministeriale con una mossa goffa, ma obbligata dopo quella, impropria e avventata di giovedì, quando i suoi avvocati si erano affrettati ad avanzare la richiesta di legittimo impedimento al tribunale del capoluogo lombardo dove si celebra il processo che lo vede accusato di appropriazione indebita e ricettazione. La prossima udienza è fissata già per il 5 luglio. Per la presidenza della Repubblica, che venerdì sera aveva contrastato, con una nota, definita irrituale da Palazzo Chigi, il ricorso al legittimo impedimento (legge 51 del 7 aprile scorso), il ministro è senza portafoglio. Dunque, non vi è alcun dicastero da organizzare.

Brancher non poteva dire di essere pieno di cose da fare quando non si sa esattamente che cosa debba fare. Ed è questa la nuova fonte di irritazione di Napolitano che la ritirata di Brancher non placa. Ieri mattina, Napolitano non ha trovato traccia, sulla Gazzetta Ufficiale, del provvedimento della presidenza del Consiglio sull’attribuzione delle deleghe. Nonostante la rinuncia al legittimo impedimento, il mistero sul ministro «che non si sa che fa» continua. E la tensione fra Quirinale e palazzo Chigi rimane alta. Il presidente sta trascorrendo il primo fine settimana d’estate nella tenuta di Castelporziano. L’umore non è dei migliori. Nelle sue conversazioni private, oscilla nel definire la vicenda Brancher: una pagliacciata o un gioco delle tre carte. L’espressione partenopea è ancora più colorita. Napolitano ha particolarmente apprezzato il commento di Michele Ainis apparso sulla Stampa di ieri, specialmente là dove il costituzionalista spiega che il legittimo impedimento non è mai assoluto e l’attività ministeriale è disciplinata da una norma, non dai desideri dell’interessato. Per cui si può immaginare come sia stata accolta dal Capo dello Stato la reazione di Brancher alla nota del Quirinale di venerdì sera («Si basa su presupposti sbagliati»). Malissimo. Per non dire di più.

La storia della nomina repentina di Brancher vale la pena di essere raccontata così com’è stata vissuta nelle stanze della presidenza della Repubblica. Due settimane fa, Napolitano riceve una telefonata del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che è ormai il suo interlocutore naturale, e molto apprezzato. Letta gli annuncia l’intenzione del governo di nominare un nuovo ministro. Allo Sviluppo economico, dicastero senza titolare (l’interim è del premier) ormai da tre mesi dopo le dimissioni di Scajola? No, al federalismo. Il presidente rimane sorpreso e chiama, nelle ore successive, Berlusconi. La telefonata non è cordiale, non è la prima volta. Il presidente del Consiglio spiega che la scelta è tutta di natura politica, la Lega preme per riavere il ministero dell’Agricoltura, lasciato libero da Zaia, e chiede lo spostamento di Galan allo Sviluppo economico. Il premier parla delle difficoltà nei rapporti con l’alleato padano e sostiene, indubbiamente con buone ragioni politiche, che il Pdl non può lasciare nel Nord le questioni agricole al monopolio leghista; gli uomini di Bossi poi controllano tutti gli assessorati regionali. Convincente, però... Scusi, presidente, ma Brancher non è del Pdl? Risposta di Berlusconi: sì, però è l’uomo di collegamento con la Lega, molto vicino a Tremonti e Calderoli. D’accordo, ma le deleghe quali sono? Non si preoccupi, gliele mando subito.

Al Quirinale arriva un testo che il presidente della Repubblica, nell’esaminarlo con i suoi collaboratori, definisce né più né meno un pastrocchio. Nonostante tutte le riserve, il nuovo ministro per l’Attuazione del federalismo fiscale giura l’indomani, siamo a venerdì 18 giugno, nelle mani del capo dello Stato che nota un’altra curiosa anomalia: la presenza alla cerimonia degli stessi Tremonti e Calderoli. Napolitano non esita a definirli, scherzando ma non troppo, «i padrini dello sposo». Chiede a entrambi del testo «pastrocchio» e ne ricava quasi l’impressione che nessuno dei due l’abbia letto. Si informa sui costi. Tremonti parla di ministro « low cost ». Battuta efficace. Tutto finito? Per nulla. I malumori, anche all’interno dello stesso governo e della maggioranza, dai finiani agli stessi esponenti della Lega, crescono con il passare delle ore finché, dal prato umido di Pontida, la domenica successiva, Bossi se ne esce con una dichiarazione ormai famosa. L’unico ministro del federalismo è lui. Macché Brancher!

E il Quirinale assiste, fra lo sconcerto e l’irritazione, al cambiamento in corsa delle attribuzioni del nuovo ministro senza portafoglio, ma più ricco di deleghe presunte che vi sia mai stato: dall’attuazione del federalismo fiscale e istituzionale al decentramento e la sussidiarietà. E non si sa ancora, perché il provvedimento del presidente del Consiglio dei ministri sulle deleghe ministeriali, che non richiede controfirma del Capo dello Stato, non è ancora apparso sulla Gazzetta Ufficiale. Giovedì mattina, Brancher annuncia che si avvarrà della legge sul legittimo impedimento, come ormai tutti avevano capito. Sentendosi un po’ preso in giro (come dirà anche il pm di Milano), Napolitano alza il telefono e chiama Letta. La telefonata, con quest’ultimo sulla difensiva, non è delle più piacevoli. Poi il presidente prende carta e penna e scrive la sua nota contraria all’uso da parte di Brancher della legge sul legittimo impedimento. Ieri la rinuncia, ma il caso del ministro low cost (come dice Tremonti o law, nel senso di legge, cost) è tutt’altro che chiuso. Che spettacolo amaro...

(f. de b.)
27 giugno 2010 www.corriere.it
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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda pianogrande il 27/06/2010, 15:00

Grazie Lippi
Ringrazio Marcello Lippi e tutto l'indotto della nazionale di calcio.
Sono loro i veri eroi del momento.
Facendosi escludere dal mondiale hanno fatto sì che l'Italia, non distratta, si interessasse al Berlusconi beccato con le dita nella marmellata.
Certo, il sacrificio è stato grande e, come quello di tutti i veri eroi, misconosciuto.
D'altra parte, anche se fossero rientrati in Italia con un post-it in fronte, in quanti avrebbero capito?
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Re: Caso Brancher, ira legista e stop Quirinale

Messaggioda franz il 05/07/2010, 12:15

Brancher in aula: "Mi dimetto"
Berlusconi: "Scelta condivisa"

In tribunale a Milano il ministro per il federalismo ufficializza la rinuncia all'incarico e al legittimo impedimento, chiedendo il rito abbreviato. E' imputato con la moglie per appropriazione indebita e ricettazione. Bocchino: "Ora Berlusconi ci ascolti anche su intercettazioni, manovra e vita interna del Pdl"

MILANO - "Mi dimetto da ministro". Aldo Brancher 1 ufficializza la decisione "irrevocabile" al tribunale di Milano, con conseguente rinuncia al legittimo impedimento. Al giudice monocratico Annamaria Gatto, Brancher chiede quindi di essere giudicato con rito abbreviato, che viene celebrato a porte chiuse, senza testimoni e solo su prove documentali. E che dà diritto a uno sconto di un terzo della pena.

In una nota diffusa dopo l'annuncio, il premier Silvio Berlusconi afferma di aver "condiviso con Aldo Brancher la decisione". "La volontà di evitare il trascinarsi di polemiche ingiuste e strumentali - aggiunge il premier -, dimostra ancora una volta la sua volontà di operare esclusivamente per il bene del Paese e non già per interessi personali". "Sono certo - conclude Berlusconi - che superato questo momento l'on. Brancher potrà, come sempre, offrire il suo fattivo contributo all'operato del Governo e alla coalizione".

La resa di Aldo Brancher arriva in una dichiarazione spontanea resa in aula al processo sul tentativo di scalata ad Antonveneta, che lo vede imputato insieme alla moglie per appropriazione indebita e ricettazione in relazione a somme pari a circa 1 milione di euro ricevute da Giampiero Fiorani durante il tentativo di scalata all'Antonveneta. L'ormai ex ministro per l'attuazione del federalismo è arrivato in tribunale affiancato dai suoi legali e ha preso posto per l'udienza davanti al giudice Gatto.

Nella dichiarazione spontanea, Brancher ha spiegato i motivi per i quali ha voluto rinunciare al legittimo impedimento "affinché finiscano strumentalizzazioni e speculazioni" e al giudice Gatto ha "anticipato la mia decisione di dimettermi da ministro". "La mia presenza è un segno di rispetto per il tribunale. Sono qui a difendere la mia innocenza" ha concluso Brancher, che al termine dell'udienza ha lasciato il tribunale da una porta laterale, senza incontrare i cronisti e senza rilasciare dichiarazioni.

Confermate, dunque, le voci sulle prossime dimissioni 2 del ministro a seguito di un incontro chiarificatore con Silvio Berlusconi 3. Il sacrificio del ministro come primo atto di un riordino nel Pdl, che il premier aveva annunciato la settimana scorsa. Ma anche per rafforzare il rapporto con la Lega, irritata dalla nomina in giugno di un ministro senza portafogli dedicato alla riforma a lei più cara, il federalismo.

Cinque giorni dopo la nomina, Brancher, in qualità di ministro, aveva quindi presentato istanza di legittimo impedimento al processo Antonveneta. Immediate le polemiche, fino alla dura nota del presidente Napolitano 4: per il Quirinale, Brancher non ha legittimi impedimenti perché un ministero senza portafoglio non ha nulla da organizzare. Giallo, poi, sulle deleghe 5: mai pubblicate in gazzetta ufficiale.

Al processo sulla scalata all'Antonveneta, Aldo Brancher e la moglie Luana Maniezzo sono imputati per 420mila euro di appropriazione indebita, incassati tra il dicembre e il novembre del 2003 grazie a plusvalenze su azioni Tim e Autostrade che, stando all'accusa, vennero manovrate dai vertici della Popolare di Lodi per favorire la coppia. Altri 600mila euro, per cui è stata contestata la ricettazione, erano divisi in diversi versamenti: i primi 100mila consegnati in contanti da Donato Patrini, collaboratore di Gianpiero Fiorani, presso l'autogrill di San Donato milanese nel 2001; una seconda tranche di 100mila euro in contanti consegnata nel 2004 a Lodi nell'ufficio di Fiorani; altri 100mila ricevuti a Roma nel gennaio del 2005 dopo la bocciatura del decreto sul risparmio presso l'ufficio di Brancher, al ministero del Welfare; infine, altri 200mila euro consegnati ancora nell'ufficio di Fiorani a Lodi, nel marzo dello stesso anno.

Bocchino: "Berlusconi ascolta Fini". "Chapeau a Brancher, che ha sgombrato il campo dagli equivoci e favorito la soluzione di uno dei problemi più spinosi interni al Pdl". Così Italo Bocchino commenta le dimissioni da ministro e la rinuncia al legittimo impedimento di Aldo Brancher. "Ci fa piacere aver avuto ragione - spiega Bocchino - difendendo in maniera pignola il principio di legalità che non può essere offuscato dal sospetto di una nomina vera a sottrarre l'imputato dal suo giudice naturale. Il primo atto del 'ghe pensi mi' berlusconiano va incontro alle nostre richieste e siamo fiduciosi che lo stesso accadrà su intercettazioni, manovra e vita interna del Pdl".

Matteoli: "Finirà fuoco amico e nemico". Con le dimissioni di Brancher "finiranno le strumentalizzazioni fatte su questa nomina. Fibrillazioni nella maggioranza? Non c'è più il contendere della polemica, sia per quanto riguarda il fuoco nemico sia per quanto riguarda il fuoco amico". E' il commento del ministro delle Infrastrutture e trasporti Altero Matteoli.

Di Pietro: "Governo a casa e si voti". Il leader Idv su Facebook: "Berlusconi e il suo Governo hanno fallito, ormai c'è una sola strada obbligata, quella della crisi di governo e delle elezioni". Le dimissioni di Brancher, per Di Pietro, sono l'inizio della fine "per Berlusconi e il suo Governo". "Prima se ne andrà e meglio sarà per tutto il Paese" conclude Di Pietro, rivendicando come "noi dell'Italia dei Valori siamo stati i primi a chiedere, sin da subito, le dimissioni" di Brancher.

Franceschini e Donadi: "Vittoria delle opposizioni". Pd e Idv concordi. "Le dimissioni del ministro Brancher sono una vittoria del Pd e dell'opposizione" afferma Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, che rileva: "Penso che questa volta Berlusconi non possa ripetere la sceneggiata delle dimissioni respinte: il voto di giovedì fa troppa paura". Per Massimo Donadi, capogruppo dei deputati Idv, è "una lezione per chi sta all'opposizione solo a parole e non muove un dito se non ha la garanzia di vincere".

Orlando: "Resta progetto eversivo del governo". Il portavoce nazionale di Idv, Leoluca Orlando, in una nota, sottolinea come le dimissioni fossero un passo obbligato per Brancher di fronte "all'indignazione dell'opinione pubblica, le critiche dell'opposizione e quelle del capo dello Stato". "Resta - conclude Orlando -, nella storia negativa di questa Repubblica, un altro gravissimo episodio a conferma di un progetto oggettivamente eversivo dell'attuale governo".

Cesa: "Governo si concentri sulla manovra". Con le dimissioni di Brancher "si chiude una vicenda kafkiana, nata male e proseguita peggio, in cui è emersa tutta la confusione presente all'interno del governo e della maggioranza". E' il commento di Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, che invita l'esecutivo a concentrarsi "sulla manovra e a dare risposte serie contro la crisi che investe famiglie e imprese".

Bonino: "Incalzare il governo, non Napolitano". Più che commentare la decisione di Brancher, Emma Bonino preferisce rivolgere un richiamo a Enrico Letta del Pd, che ieri aveva chiesto le dimissioni dell'intero governo sollecitando l'intervento del capo dello Stato 6. "Ci sono problemi politici molto gravi all'interno di una maggioranza dilaniata dalle lotte di successione a Berlusconi e a Bossi - dice il vicepresidente del Senato -. Ma questa situazione, che ha portato Berlusconi ad occupare i tg per dire 'ora ci penso io', non cancella il fatto che questi signori hanno la responsabilità di governare il paese. L'opposizione deve incalzare il governo sulle proprie responsabilità, e non fare appelli al Quirinale del tutto fuori luogo".

(05 luglio 2010) www.repubblica.it
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