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DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda gaspare110 il 19/03/2010, 12:49

TRA “PARITA’ FORMALE” E “DISCRIMINAZIONI DI FATTO”!

LA COSTITUZIONE E’ DONNA. LA POLITICA NO!

In Italia è oramai comune la convinzione per cui le donne abbiano conquistato molti diritti e libertà negli ultimi decenni, specie a partire dagli anni ‘70.
Sempre più uomini, addirittura, denunciano una “discriminazione alla rovescia”: la “sopraffazione” dell’uomo ad opera delle donne, sempre più intraprendenti e di successo, nella vita come nella società!

Se in questo vi è indubbiamente un fondo di verità, comunque, al di là delle apparenze la “questione femminile” resta ancora attuale e ben lontana dall’essere del tutto chiusa!

A denunciarlo è la stessa Costituzione, ove sollecita espressamente il legislatore ad intervenire per garantire un’“effettiva parità” di diritti ed opportunità tra uomini e donne.
In particolare:

I- l’art. 37 co.1 recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”;

II- l’art. 51 co.1 (modificato dalla l. cost. n. 1 del 2003) sancisce: “Tutti i cittadini, dell’uno o dell’altro sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”;

III- e l’art. 117 co.7 (introdotto dalla l. cost. n. 3 del 2001) afferma: “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovo la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive” (principio introdotto anche negli statuti delle regioni speciali con la l. cost. n.2 del 2001).

Nonostante la riconosciuta “parità formale” tra i sessi, però, ancora la classe politica (non a caso quasi interamente maschile…) non ha ancora fatto quel salto in avanti richiesto dalla Costituzione: il passaggio dalle mere “enunciazioni di principio” a risposte concretate legate ai bisogni reali e quotidiani delle donne (e delle famiglie, di cui le stesse sono il perno).
E’ divenuta, così, un’esigenza improcrastinabile:

I- il miglioramento dei servizi pubblici offerti alle famiglie, necessari per riscattare più “tempo libero” in favore delle donne. Il che è conseguibile, ad esempio:
a. sostenendo il “costo” della maternità con sussidi adeguati (non interventi minimi ed “una tantum”, come gli assegni per i nuovi nati);
b. rendendo detraibili tutte le spese mediche pediatriche (sempre più elevate);
c. investendo risorse per nuovi asili nido pubblici;
d. defiscalizzando il costo dei servizi di babysitter e badanti;
e. e garantendo il tempo pieno nelle scuole.

II- la predisposizione di un’effettiva tutela legislativa del lavoro femminile. Sarebbe opportuno, ad esempio:
a- fissare delle “quote rosa” nei posti di lavoro (imponendo ai datori di lavoro, almeno nei settori in cui ciò sia possibile, l’assunzione di donne almeno per il 40% del personale);
b- e sanzionare più efficacemente i licenziamenti “giustificati”, di fatto, dallo stato di gravidanza della dipendente (anche se sempre più spesso, nel caso di lavoratrici precarie, non formalmente licenziamenti bensì “mancati rinnovi” dei contratti di lavoro).


L’ELETTORATO E’ DONNA. LA POLITICA NO!

L’insufficienza di rappresentanza femminile in politica, nonostante l’elettorato italiano sia in maggioranza femminile, si traduce inevitabilmente in una “carenza di democrazia”…

LEGGI IL RESTO DELL’ARTICOLO SUL BLOG “SPAZIO LIBERO”, alla pagina:
http://spaziolibero.blogattivo.com/g-s- ... 1-p257.htm


Gaspare Serra

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1- “Ali Spezzate…” (contro ogni violenza su donne e minori!)

2- “Riformiamo lo Stato, rinnoviamo la Politica, ravviviamo la Democrazia!”
Gaspare Serra (autore del blog "Panta Rei": http://gaspareserra.blogspot.com)
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ALCUNE ULTERIORI CONSIDERAZIONI...

Messaggioda gaspare110 il 19/03/2010, 13:03

IN MERITO ALLA RILEVANZA DELLA “QUESTIONE FEMMINILE”…

Molti (di cui -per ragioni di privacy- non rivelo il nome, essendo di per sé liberi di rendere nota la propria identità rispondendo pubblicamente all’articolo…) mi hanno espresso dei dubbi in merito alla rilevanza delle questioni da me sollevate, invitandomi -in parole povere…- a smetterla di dire che le donne sono “discriminate”.
In molti, infatti, ritengono che le “pari opportunità” siano un “falso problema”, convinti come sono che anche le donne, se valgono, già oggi non trovano alcun problema nella vita personale e professionale, così come nella carriera politica…

A questi, pur rispettando la loro opinione, rispondo non con prolisse argomentazioni ma semplicemente riportando un piccolo ma significativo dato: nel solo 2009 e nella sola regione Lombardia, “6 mila” donne hanno scelto di rinunciare al proprio posto di lavoro (pur non essendo state licenziate!) al compimento di circa 1 anno di età del proprio figlio.
Casualità?
No!
L’esempio concreto di come, ancora oggi, per molte donne sia enormemente difficile coniugare la vita familiare con quella professionale o politica!


IN MERITO ALLA LEGITTIMITÀ’ DELLE “QUOTE ROSA”…

E’ vero che una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 422 del 1995) ha dichiarato incostituzionale una misura analoga alle “quote rosa”, contenuta nell’art. 5 co.2 della legge n. 81 del 1993 (secondo cui, in occasione delle elezioni comunali e provinciali, nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi poteva essere rappresentato in misura superiore ai due terzi), ciò sulla base dell’idea per cui assicurare una “rappresentanza minima” alle donne fosse una misura intesa:
- a garantire “in modo forzato” la presenza delle donne nella vita pubblica;
- piuttosto che a favorire “condizioni di parità” per entrambi i sessi.

E’ anche vero, però, che nel frattempo il quadro normativo di riferimento è profondamente mutato, essendo stata modificata la Costituzione in più parti, più precisamente:
- all’art. 51 co. 1 (dalla l. cost. n. 1 del 2003);
- ed all’art. 117 co. 7 (dalla l. cost. n. 3 del 2001).

Di conseguenza, è da ritenere superato ogni residuo dubbio di costituzionalità delle norme in questione (o di norme simili)!
Gaspare Serra (autore del blog "Panta Rei": http://gaspareserra.blogspot.com)
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda franz il 21/03/2010, 19:24

gaspare110 ha scritto:I- l’art. 37 co.1 recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”;

Al di là della retorica costituzionalista, spero che sia possibile capire come questo enunciato sia il classico esempio di affermazione retorica - tipica di 65 anni fa - per cui è possibile dire tutto ed il contrario di tutto. A parte il cambio brusco di soggetto (dal singolare al plurale, che tradisce l'imbarazzo per un concetto surreale) è solo in linea di principio (generale) che è giusto cio' che viene scritto ma concretamente quando io devo decidere lo stipendio di Maria e Francesco non vado a vedere il lavoro che fanno ma come lo fanno e quindi Francesco puo' essere meglio di Maria oppure Maria può essere meglio di Francesco. Nessuno puo' impormi di assumere Marie o Franceschi o di pagarli di piu' o di meno degli altri. Non posso sapere a priori chi è migliore ma se a conti fatti i franceschi prendono di piu' delle marie non è detto che questo sia sbagliato. Come non è sbagliato che normalmente un lavoratore anziano, con esperienza, prenda di puu' di uno giovane (ed i contatti sindacali lo impongono con la scala di anzianità). Non è una discriminazione che una classe di persone (per età o sesso) prenda piu' di altre. È realtà dei fatti.

gaspare110 ha scritto:II- la predisposizione di un’effettiva tutela legislativa del lavoro femminile. Sarebbe opportuno, ad esempio:
a- fissare delle “quote rosa” nei posti di lavoro (imponendo ai datori di lavoro, almeno nei settori in cui ciò sia possibile, l’assunzione di donne almeno per il 40% del personale);

Per me invece sarebbe altamente inopportuno (e molto sovietico) imporre una cosa simile.
Sarebbe sessista cosi come sarebbe razzista imporre quote minime di lavoratori indigeni rispetto agli stranieri, quote di cattolici o buddisti, di tedescofoni piuttosto che italofoni. Lo so che queste cose da qualche parte si fanno. Non dico di no. Dico che non è che perché qualcuno lo fa che diventa giusto. E non è perché qualche legislazione dice che una cosa è giusta (a norma di legge) che diventa per forza di cose giusta (vedi la pena di morte).

Ritengo che la tua impostazione sia autoritaria, e cioé di chi vede che le cose non vanno come dovrebbero e quindi pensa che la soluzione sia una autorità (celeste o in terra) che impone che le cose vadano come si vuole.

Invece la soluzione è capire perché le cose vanno come vanno ed eventualmente modificare in modo graduale la realtà cosi' che ci si avvicini al modello ideale che abbiamo in mente.
Per farlo ritengo sia giusto guardare anche alle realtà che ci circondano. Per esempio il rapporto tra uomini e donne al lavoro in Italia è di un certo tipo (troppi uomini e poche donne). Come vanno le cose in Francia, in Germania, Svezia, Olanda? Vanno meglio? Li' hanno imposto quote nei posti di lavoro? No! Da nessuna parte del mondo (libero) hanno mai attuato simili misure ma ne hanno fatto altre che hanno dati ottimi risultati (e le statistiche comparative lo dimostrano).
Allora invece di inventarci misure da "stato libero di bananas" vediamo di approfondre cio' che da decenni si fa negli altri paesi.

Tasso di attività donne (15-64 anni) 2008
CH 73,5%
DE 65,4%
GR 48,7%
SP 54,9%
FR 60,1%
IT 47,2%
NL 71,1%
AU 65,8%
SV 71,8%
UK 65,8%
UE-27 59,0%

Come puoi vedere l'Italia è il fanalino di coda, ben sotto la media UE, mentre in cima alle classifiche per il tasso di attività femminile trovi Svizzera, Svezia, Olanda, poi Germania, Austria e Francia. A quanto mi risulta nessuno impone quote di genere nei posti di lavoro. In coda trovi Grecia, Italia e Spagna e non escludo che anche il Portogallo sia della partita. Insomma i soliti PIGS.

Franz
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda pianogrande il 22/03/2010, 2:03

Le quote rosa.
Sarebbe bellissimo ma un paese, purtroppo, non può diventare civile per legge dello stato.
Se è incivile tale rimane nonostante qualsiasi legge coercitiva.
Sarebbe come fare una legge che dica che gli ammalati debbono guarire in una settimana per risolvere i problemi della sanità.
Sarebbe come fare una legge che dica che un processo non può durare più di due anni per risolvere i problemi d ......... oooooopsss!
Fotti il sistema. Studia.
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda chango il 22/03/2010, 13:56

franz ha scritto:
gaspare110 ha scritto:I- l’art. 37 co.1 recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”;

Al di là della retorica costituzionalista, spero che sia possibile capire come questo enunciato sia il classico esempio di affermazione retorica - tipica di 65 anni fa - per cui è possibile dire tutto ed il contrario di tutto. A parte il cambio brusco di soggetto (dal singolare al plurale, che tradisce l'imbarazzo per un concetto surreale) è solo in linea di principio (generale) che è giusto cio' che viene scritto ma concretamente quando io devo decidere lo stipendio di Maria e Francesco non vado a vedere il lavoro che fanno ma come lo fanno e quindi Francesco puo' essere meglio di Maria oppure Maria può essere meglio di Francesco. Nessuno puo' impormi di assumere Marie o Franceschi o di pagarli di piu' o di meno degli altri. Non posso sapere a priori chi è migliore ma se a conti fatti i franceschi prendono di piu' delle marie non è detto che questo sia sbagliato. Come non è sbagliato che normalmente un lavoratore anziano, con esperienza, prenda di puu' di uno giovane (ed i contatti sindacali lo impongono con la scala di anzianità). Non è una discriminazione che una classe di persone (per età o sesso) prenda piu' di altre. È realtà dei fatti.

gaspare110 ha scritto:II- la predisposizione di un’effettiva tutela legislativa del lavoro femminile. Sarebbe opportuno, ad esempio:
a- fissare delle “quote rosa” nei posti di lavoro (imponendo ai datori di lavoro, almeno nei settori in cui ciò sia possibile, l’assunzione di donne almeno per il 40% del personale);

Per me invece sarebbe altamente inopportuno (e molto sovietico) imporre una cosa simile.
Sarebbe sessista cosi come sarebbe razzista imporre quote minime di lavoratori indigeni rispetto agli stranieri, quote di cattolici o buddisti, di tedescofoni piuttosto che italofoni. Lo so che queste cose da qualche parte si fanno. Non dico di no. Dico che non è che perché qualcuno lo fa che diventa giusto. E non è perché qualche legislazione dice che una cosa è giusta (a norma di legge) che diventa per forza di cose giusta (vedi la pena di morte).

Ritengo che la tua impostazione sia autoritaria, e cioé di chi vede che le cose non vanno come dovrebbero e quindi pensa che la soluzione sia una autorità (celeste o in terra) che impone che le cose vadano come si vuole.

Invece la soluzione è capire perché le cose vanno come vanno ed eventualmente modificare in modo graduale la realtà cosi' che ci si avvicini al modello ideale che abbiamo in mente.
Per farlo ritengo sia giusto guardare anche alle realtà che ci circondano. Per esempio il rapporto tra uomini e donne al lavoro in Italia è di un certo tipo (troppi uomini e poche donne). Come vanno le cose in Francia, in Germania, Svezia, Olanda? Vanno meglio? Li' hanno imposto quote nei posti di lavoro? No! Da nessuna parte del mondo (libero) hanno mai attuato simili misure ma ne hanno fatto altre che hanno dati ottimi risultati (e le statistiche comparative lo dimostrano).
Allora invece di inventarci misure da "stato libero di bananas" vediamo di approfondre cio' che da decenni si fa negli altri paesi.

Tasso di attività donne (15-64 anni) 2008
CH 73,5%
DE 65,4%
GR 48,7%
SP 54,9%
FR 60,1%
IT 47,2%
NL 71,1%
AU 65,8%
SV 71,8%
UK 65,8%
UE-27 59,0%

Come puoi vedere l'Italia è il fanalino di coda, ben sotto la media UE, mentre in cima alle classifiche per il tasso di attività femminile trovi Svizzera, Svezia, Olanda, poi Germania, Austria e Francia. A quanto mi risulta nessuno impone quote di genere nei posti di lavoro. In coda trovi Grecia, Italia e Spagna e non escludo che anche il Portogallo sia della partita. Insomma i soliti PIGS.

Franz


per quanto riguarda l'articolo 37 è evidente che non hai capito quello che c'è scirtto.
non ti impone di assumere Maria al posto di Francesco o viceversa. si limita a ribadire che se Maria fa lo stesso lavoro di Francesco e lo fa nello stesso modo, Maria ha gli stessi diritti e deve essere pagata quanto è pagato Francesco.

il fatto che una categoria prenda di più di un altra è una realtà dei fatti e può anche essere una discriminazione. soprattutto se non esiste un motivo logico e razionale perchè questo avvenga.
se Francesco è pagato di più di Maria, per il semplice fatto di essere uomo a parità di altre condizioni, è una realtà dei fatti che sia una discriminazione.


per quanto riguarda le quote rosa, non è un'imposizione autoritaria o sovietica, ma l'unico modo per permettere l'accesso a determinate posizioni a soggetti che ne sarebbero esclusi a prescindere dalle loro capacità.
sono strumento di uguaglianza sostanziale in un contesto discriminatorio verso alcune categorie.
Non si possono applicare a tutte le posizioni lavorative, ma a quelle di vertice sì.
per esempio quote nei consigli di amministrazione sono state imposte anche in paesi del mondo libero e civilizzato.
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda chango il 22/03/2010, 14:01

pianogrande ha scritto:Le quote rosa.
Sarebbe bellissimo ma un paese, purtroppo, non può diventare civile per legge dello stato.
Se è incivile tale rimane nonostante qualsiasi legge coercitiva.
Sarebbe come fare una legge che dica che gli ammalati debbono guarire in una settimana per risolvere i problemi della sanità.
Sarebbe come fare una legge che dica che un processo non può durare più di due anni per risolvere i problemi d ......... oooooopsss!



e un paese come divienta e dimostra di essere civile?
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda franz il 22/03/2010, 14:09

chango ha scritto:e un paese come divienta e dimostra di essere civile?

Essendolo. Dimostrando di esserlo.
Il divenire non è certo causato da un obbligo, come nel famoso padadosso "Devi essere spontaneo!".
Ciao,
Franz
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda chango il 22/03/2010, 14:20

franz ha scritto:
chango ha scritto:e un paese come divienta e dimostra di essere civile?

Essendolo. Dimostrando di esserlo.
Il divenire non è certo causato da un obbligo, come nel famoso padadosso "Devi essere spontaneo!".
Ciao,
Franz



uno dei modi per essere e dimostrare di essere civile è dato dalle leggi che uno stato si dà.
la direzione del divenire, del mutamento è condizionato dai vincoli che deve rispettare.
non si può diventare un paese civile se non si stabilisce cosa è incivile e se non si stabilisce quale strada si vuole seguire.
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda pianogrande il 22/03/2010, 16:15

Chango
Nella società esistono i leaders ufficiali ed i leaders naturali.
Quelli ufficiali li rispettiamo per interesse e per dovere.
Quelli naturali per cultura (dove trova posto anche l'interesse).
In qualche felice situazione, le due figure coincidono.
Nell'ambito di un potere politico in cui entrassero il 50 % di donne per legge chi pensi che avrà, comunque, la reale supremazia?
Quale sarebbe il destino di queste donne categoria protetta nel tritacarne della gestione del potere?


Fai un esperimento all'inverso.
Mettiti a fare un lavoro da donna in un ambiente di donne.
Non ti conosco ma mi permetto di immaginare che ne usciresti con le ossa rotte.

La legge vieta già le discriminazioni su base sessuale.
Con quanli risultati lo possiamo vedere.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

Messaggioda chango il 22/03/2010, 17:33

pianogrande ha scritto:Chango
Nella società esistono i leaders ufficiali ed i leaders naturali.
Quelli ufficiali li rispettiamo per interesse e per dovere.
Quelli naturali per cultura (dove trova posto anche l'interesse).
In qualche felice situazione, le due figure coincidono.
Nell'ambito di un potere politico in cui entrassero il 50 % di donne per legge chi pensi che avrà, comunque, la reale supremazia?
Quale sarebbe il destino di queste donne categoria protetta nel tritacarne della gestione del potere?


Fai un esperimento all'inverso.
Mettiti a fare un lavoro da donna in un ambiente di donne.
Non ti conosco ma mi permetto di immaginare che ne usciresti con le ossa rotte.

La legge vieta già le discriminazioni su base sessuale.
Con quanli risultati lo possiamo vedere.


quindi la politica e in generale i ruoli dirigenziali sono lavoro da uomini?
mentre immagino che pulire il culo agli anziani siano lavori da donna, giusto?
ti rendi conto che il tuo discorso è semplicemente discriminatorio?

se invece che di discriminazione di genere si discutesse di discriminazione razziale saresti della stessa opinione?

il fatto che i risulati delle leggi che vietano le discriminazioni su base sessuale siano modesti è il motivo alla base dell'introduzione di strumenti come le quote rosa. è essenziale che si passi da una semplice uguaglianza formale ad un'ugaglianza sostanziale (anche questa sancita dalla Costituzione).
chango
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