"Dialogo col Pd? I problemi sono altri". Il premier con un segno in faccia dopo l'aggressione
"Nel 2010 la riforma tributaria, la riforma della giustizia e poi delle istituzioni"
Il ritorno di Berlusconi
"Due aliquote nella riforma fiscale"
di CLAUDIO TITO
ROMA - "Sogno una vera riforma tributaria. Come quella che avevamo immaginato nel '94. Con due sole aliquote. E adesso stiamo studiando tutte le possibilità per realizzarla". Silvio Berlusconi sta concludendo il periodo di convalescenza a Villa San Martino. Dal 13 dicembre, dopo il ricovero in ospedale, è rimasto nella sua residenza di Arcore. Per smaltire i postumi dell'aggressione a Piazza Duomo. Ora prepara il rientro alla "piena" attività politica. Giocando contemporaneamente le tre "carte" che a suo giudizio dovranno segnare il 2010: la riforma fiscale, quella della giustizia e infine i correttivi alla Costituzione.
E l'ordine non è casuale. Perché, spiega conversando con Repubblica, il primo passo è proprio la "riorganizzazione" del sistema fiscale. Recuperando il "vecchio" progetto del 1994. Quello che portò alla vittoria elettorale dell'allora Polo delle libertà: due sole aliquote, al 23% e al 33%. Un disegno che adesso preferisce chiamare "riforma tributaria" per far capire che non riguarderà solo gli scaglioni Irpef, ma l'insieme dell'imposizione. Sebbene il cuore dell'intervento governativo si concentrerà proprio sul taglio delle tasse per le persone fisiche.
"Da lunedì sarò a Roma e riprenderò a fare tutto quello che serve", annuncia cercando di smussare le polemiche di questi giorni. Comprese le incomprensioni con gli alleati. I rapporti con Gianfranco Fini, le diatribe sul probabile ampliamento della squadra di governo, il difficile confronto con l'opposizione, sembrano interessarlo poco seduto sul divano della sua villa. "Sono rimasto qui per recuperare - sbuffa accennando ad un sorriso - e invece mi fanno lavorare. Ma adesso sto bene. Ho ancora un piccolo segno in faccia. Ancora si vede. Mi dicono che andrà via. Purtroppo, invece, ho perso un dente".
Per un momento si ferma. Vuole cambiare discorso. Poi riprende a parlare con un tono di voce divertito: "Mi fanno lavorare lo stesso. Oggi dovevo fare solo una riunione di venti minuti... ne esco adesso, dopo due ore. A pranzo, poi, avevo già avuto un lungo incontro con il ministro Tremonti. Con lui ho esaminato proprio le possibilità che abbiamo per la riforma tributaria". Un disegno ripescato in questo mese di "inattività" ad Arcore. Una pausa intervallata solo da qualche breve "visita" a Lesmo per ispezionare i lavori di costruzione dell'Università del pensiero liberale. E una in Costa Azzurra per trascorrere l'Epifania con la figlia Marina. Ieri, invece, oltre al vertice con il titolare del Tesoro è stato continuamente al telefono per essere aggiornato su quanto sta avvenendo a Rosarno. Il sottosegretario Letta e il ministro degli Interni Maroni lo hanno tenuto informato. "Di questo però - premette - non mi faccia dire niente. Voglio aspettare".
Ha, però, già in mente un'agenda di appuntamenti e interventi da lunedì in poi?
"Credo che si debba in primo luogo riprendere il lavoro ordinario del governo. Da lunedì sarò a Palazzo Chigi e riannoderò tutti i fili. Ho intenzione in primo luogo di incontrare il presidente della Repubblica. Parlerò con tutti i ministri e mi confronterò con i gruppi parlamentari e gli organismi dirigenti della maggioranza".
Anche per risolvere i problemi emersi in questi giorni nel centrodestra? C'è stata qualche incomprensione con Fini.
"Ma no, non c'è alcun problema. Non c'è bisogno di questo. Vedrete".
E allora di cosa c'è bisogno?
"Ci sono delle emergenze. Come la riforma tributaria, la riforma della giustizia e la riforma istituzionale".
Proprio il 6 gennaio scorso una sua frase sul taglio delle tasse ha scatenato un bel po' di polemiche.
"Guardi, con Tremonti stiamo studiando una riforma tributaria. Un progetto che avevamo indicato già nel 1994. Noi vogliamo un sistema che dia ordine, che sia meno confuso. Che non obblighi i contribuenti a rivolgersi al commercialista per pagare le tasse. Serve una semplificazione complessiva".
Nel '94, però, lei propose due aliquote irpef: una al 23% e una al 33%.
"Sì, con il ministro dell'Economia stiamo studiando tutte le possibilità per arrivare alla fine a questo sistema. Sarebbe più razionale. Di certo, non abbiamo alcuna intenzione di aumentare le tasse. Ecco, questa è l'unica cosa impossibile".
E sulla giustizia? Sulle altre riforme? È ancora possibile coltivare il dialogo con l'opposizione e in particolare con il segretario del Pd Bersani per le altre riforme?
"Il problema non è il dialogo, il problema non è questo".
E qual'è?
"Sono le riforme che interessano il Paese. Noi stiamo uscendo da una crisi economica che ci è venuta addosso. Una crisi davvero straordinaria che non ha colpito solo noi. Un crollo da cui ci stiamo risollevando, anche prima degli altri. E dobbiamo fare in modo che tutti escano da questa situazione. Il 2010 è l'anno in cui possiamo uscire definitivamente dalla crisi".
Il ministro Tremonti, però, in questi mesi ha sempre frenato su questo punto. Ha sottolineato lo stato di salute dei nostri conti e in particolare i rischi connessi all'aumento del debito pubblico.
"E infatti dobbiamo procedere con attenzione. Sappiamo che ripartiamo ogni anno con 8 miliardi di interessi passivi. Una cifra impressionante. Noi, però, sappiamo che a questo punto non torneremo indietro. Ma forse le ho detto pure troppo".