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Disgelo tra Repubblica e Premier? Tasse e priorità varie

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Disgelo tra Repubblica e Premier? Tasse e priorità varie

Messaggioda franz il 09/01/2010, 10:58

"Dialogo col Pd? I problemi sono altri". Il premier con un segno in faccia dopo l'aggressione
"Nel 2010 la riforma tributaria, la riforma della giustizia e poi delle istituzioni"


Il ritorno di Berlusconi
"Due aliquote nella riforma fiscale"

di CLAUDIO TITO

ROMA - "Sogno una vera riforma tributaria. Come quella che avevamo immaginato nel '94. Con due sole aliquote. E adesso stiamo studiando tutte le possibilità per realizzarla". Silvio Berlusconi sta concludendo il periodo di convalescenza a Villa San Martino. Dal 13 dicembre, dopo il ricovero in ospedale, è rimasto nella sua residenza di Arcore. Per smaltire i postumi dell'aggressione a Piazza Duomo. Ora prepara il rientro alla "piena" attività politica. Giocando contemporaneamente le tre "carte" che a suo giudizio dovranno segnare il 2010: la riforma fiscale, quella della giustizia e infine i correttivi alla Costituzione.

E l'ordine non è casuale. Perché, spiega conversando con Repubblica, il primo passo è proprio la "riorganizzazione" del sistema fiscale. Recuperando il "vecchio" progetto del 1994. Quello che portò alla vittoria elettorale dell'allora Polo delle libertà: due sole aliquote, al 23% e al 33%. Un disegno che adesso preferisce chiamare "riforma tributaria" per far capire che non riguarderà solo gli scaglioni Irpef, ma l'insieme dell'imposizione. Sebbene il cuore dell'intervento governativo si concentrerà proprio sul taglio delle tasse per le persone fisiche.

"Da lunedì sarò a Roma e riprenderò a fare tutto quello che serve", annuncia cercando di smussare le polemiche di questi giorni. Comprese le incomprensioni con gli alleati. I rapporti con Gianfranco Fini, le diatribe sul probabile ampliamento della squadra di governo, il difficile confronto con l'opposizione, sembrano interessarlo poco seduto sul divano della sua villa. "Sono rimasto qui per recuperare - sbuffa accennando ad un sorriso - e invece mi fanno lavorare. Ma adesso sto bene. Ho ancora un piccolo segno in faccia. Ancora si vede. Mi dicono che andrà via. Purtroppo, invece, ho perso un dente".

Per un momento si ferma. Vuole cambiare discorso. Poi riprende a parlare con un tono di voce divertito: "Mi fanno lavorare lo stesso. Oggi dovevo fare solo una riunione di venti minuti... ne esco adesso, dopo due ore. A pranzo, poi, avevo già avuto un lungo incontro con il ministro Tremonti. Con lui ho esaminato proprio le possibilità che abbiamo per la riforma tributaria". Un disegno ripescato in questo mese di "inattività" ad Arcore. Una pausa intervallata solo da qualche breve "visita" a Lesmo per ispezionare i lavori di costruzione dell'Università del pensiero liberale. E una in Costa Azzurra per trascorrere l'Epifania con la figlia Marina. Ieri, invece, oltre al vertice con il titolare del Tesoro è stato continuamente al telefono per essere aggiornato su quanto sta avvenendo a Rosarno. Il sottosegretario Letta e il ministro degli Interni Maroni lo hanno tenuto informato. "Di questo però - premette - non mi faccia dire niente. Voglio aspettare".

Ha, però, già in mente un'agenda di appuntamenti e interventi da lunedì in poi?
"Credo che si debba in primo luogo riprendere il lavoro ordinario del governo. Da lunedì sarò a Palazzo Chigi e riannoderò tutti i fili. Ho intenzione in primo luogo di incontrare il presidente della Repubblica. Parlerò con tutti i ministri e mi confronterò con i gruppi parlamentari e gli organismi dirigenti della maggioranza".

Anche per risolvere i problemi emersi in questi giorni nel centrodestra? C'è stata qualche incomprensione con Fini.
"Ma no, non c'è alcun problema. Non c'è bisogno di questo. Vedrete".

E allora di cosa c'è bisogno?
"Ci sono delle emergenze. Come la riforma tributaria, la riforma della giustizia e la riforma istituzionale".

Proprio il 6 gennaio scorso una sua frase sul taglio delle tasse ha scatenato un bel po' di polemiche.
"Guardi, con Tremonti stiamo studiando una riforma tributaria. Un progetto che avevamo indicato già nel 1994. Noi vogliamo un sistema che dia ordine, che sia meno confuso. Che non obblighi i contribuenti a rivolgersi al commercialista per pagare le tasse. Serve una semplificazione complessiva".

Nel '94, però, lei propose due aliquote irpef: una al 23% e una al 33%.
"Sì, con il ministro dell'Economia stiamo studiando tutte le possibilità per arrivare alla fine a questo sistema. Sarebbe più razionale. Di certo, non abbiamo alcuna intenzione di aumentare le tasse. Ecco, questa è l'unica cosa impossibile".

E sulla giustizia? Sulle altre riforme? È ancora possibile coltivare il dialogo con l'opposizione e in particolare con il segretario del Pd Bersani per le altre riforme?

"Il problema non è il dialogo, il problema non è questo".

E qual'è?
"Sono le riforme che interessano il Paese. Noi stiamo uscendo da una crisi economica che ci è venuta addosso. Una crisi davvero straordinaria che non ha colpito solo noi. Un crollo da cui ci stiamo risollevando, anche prima degli altri. E dobbiamo fare in modo che tutti escano da questa situazione. Il 2010 è l'anno in cui possiamo uscire definitivamente dalla crisi".

Il ministro Tremonti, però, in questi mesi ha sempre frenato su questo punto. Ha sottolineato lo stato di salute dei nostri conti e in particolare i rischi connessi all'aumento del debito pubblico.
"E infatti dobbiamo procedere con attenzione. Sappiamo che ripartiamo ogni anno con 8 miliardi di interessi passivi. Una cifra impressionante. Noi, però, sappiamo che a questo punto non torneremo indietro. Ma forse le ho detto pure troppo".
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Re: Disgelo tra Repubblica ed il Premier?

Messaggioda Loredana Poncini il 09/01/2010, 11:07

Rieccoci col piatto di lenticchie( LE TASSE ed il non mettere le mani in tasca agli italiani !), grazie al quale nel reame di Oz i neocon la spunteranno sempre (o quasi...) sui timidi progressisti come purtroppo ci troviamo essere...
P.s. in una Repubblica smussata, il Fatto si fa strada... :)
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Re: Disgelo tra Repubblica ed il Premier?

Messaggioda franz il 09/01/2010, 11:27

franz ha scritto:"E infatti dobbiamo procedere con attenzione. Sappiamo che ripartiamo ogni anno con 8 miliardi di interessi passivi. Una cifra impressionante. Noi, però, sappiamo che a questo punto non torneremo indietro. Ma forse le ho detto pure troppo".

L'attuale Presidente del Consiglio ha da tempo problemi con i numeri. A meno che la cifra di 8 miliardi non sia scaturita dalla penna dell'intervistatore (che come giornalista professionista dovrebbe pero' verificare prima di pubblicare) avere un PdC che dichiara "impressionanti" 8 miliardi quando in realtà sono 80 è ... impressionante.
Tuttavia gli interssi passivi in questo momento sono forse il minore dei problemi, visto che la crisi internazionale ha abbassato i tassi di interesse (arrivati a zero in alcuni stati) e che quindi questo punto della contabilità nazionale è forse l'unico ad aver registrato un netto miglioramento. Nel 2008 gli interessi passivi furono 80 miliardi e 891 milioni. Nel 2009 si prevede un esborso di soli 74 miliardi. E' tutto il resto della spesa pubblica ad essere fuori controllo.
Date un'occhiata a questa pagina: http://giuseppeferrari.wordpress.com/20 ... olto-male/
Sono aumentate le spese e sono diminuite le entrate, come è tipico di un periodo di crisi economica.
Il nostro indebitamento (deficit) è raddoppiato, passando dal -2,73% al -5,29% con un incremento del 93,41%
Abbiamo aggiunto al debito altri 81 miliardi, mentr eil PIL è diminuito del 2.5%. Quindi sale la quota di debito su PIL.
Quando la crisi sarà finita, risalità il costo del denaro (per frenare le spinte inflazionistiche) ed il costo del denaro salirà, portendo gli interessi passivi alle stelle. Potremmo raggiungere anche quota 90 o 100 miliardi solo di interessi passivi.
Considerate che le imposte dirette che paghiamo sono 240 miliardi. In pratica quasi la metà delle imposte dirette che paghiamo va per mantenere il debito pubblico. Un settimo di tutte le entrate dello stato non va in istruzione, sanità, sicurezza dei cittadini. Va a pagare chi presta soldi allo stato.

Franz
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Re: Disgelo tra Repubblica ed il Premier?

Messaggioda franz il 09/01/2010, 18:06

Metto qui questo testo sulle imposte, visto che fa riferimento alle idee di riforma tributarie di cui si parla nell'articolo di apertura.
Franz


Una tassa sul privilegio
di TITO BOERI


Proviamo a crederci: il 2010 sarà "l'anno delle riforme", come annunciato solennemente dal nostro Presidente del Consiglio. Ma quali? Uscendo dalla crisi più dura del Dopoguerra non si può che pensare prioritariamente all'economia.

Sin qui le uniche misure economiche calendarizzate dall'esecutivo sono quelle rimaste fuori dalla Finanziaria, gli incentivi per i consumi e i bonus per la rottamazione di automobili, elettrodomestici e cucine. Per chiamarle riforme ci vuole, Ninetta mia, tanto, troppo coraggio. Prima della pausa natalizia, il ministro Tremonti ha tuttavia annunciato che "è arrivato il tempo di pensare alla riforma fiscale". Evviva. Vuol dire che non è più tempo di interventi estemporanei e fra di loro contraddittori sul nostro sistema tributario, è finita l'era in cui si cambiano solo i nomi delle imposte (dall'Irpef all'Ire, dall'Irpeg all'Ires) e in cui le tasse si moltiplicano, di legislatura in legislatura.

Nell'attesa di conoscere il progetto del Ministro, vorrei proporre un criterio molto semplice cui ispirare la riforma: bisogna tassare di più i più ricchi e meno chi lavora a bassi salari. È un principio, quello della progressività del sistema fiscale, scolpito nella nostra Costituzione, ma sin qui largamente inapplicato. Non è gradito al Ministro (che nel Libro Bianco del 1994 sosteneva che "la progressività ha effetti negativi sull'offerta di lavoro e causa la propensione ad evadere"). Quindi bene spendere due parole sul perché è giusto farlo e poi interrogarsi sul come farlo.

Negli ultimi trent'anni le disuguaglianze dei redditi in Italia sono aumentate soprattutto ai piani più alti. Si è parlato spesso (sovente a sproposito) di impoverimento, ma il fatto di gran lunga più marcato e rilevante accaduto alla distribuzione dei redditi in Italia è l'esplosione delle disuguaglianze fra la parte più ricca della popolazione. La quota di reddito detenuta dallo 0,1 per cento di persone più ricche è quasi raddoppiata dagli inizi degli anni '80 al 2004, l'ultimo anno per cui si hanno informazioni, grazie al paziente lavoro di ricostruzione di fonti sui redditi più elevati svolto da Elena Pisano, che ha appena conseguito un dottorato alla Sapienza.

Soprattutto nel nuovo Millennio la bassa crescita del Paese è stata appannaggio quasi esclusivo dei piani alti della distribuzione: nel 2004 il millesimo di popolazione più ricco, si tratta di circa 4500 persone, guadagnava in media il 20 per cento in più di solo 4 anni prima, circa il tre per cento del reddito nazionale, mentre il resto degli italiani era al palo. Questa crescente concentrazione delle risorse è andata di pari passo a una riduzione delle tasse per i più ricchi: l'aliquota più alta dell'Irpef è scesa dal 72 al 45 per cento negli ultimi trent'anni, il cuneo fiscale complessivo più elevato (tasse più contributi sociali a carico del lavoratore) è diminuito anch'esso di un terzo, dal 91 al 63 per cento, proprio mentre saliva quello dei salari più bassi.

La riduzione delle imposte sui più ricchi non è un fenomeno solo italiano. Al contrario, è comune a tutta l'Europa continentale. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito è addirittura iniziata prima, nella seconda metà degli anni '70, sotto Ronald Reagan e Margareth Thatcher. Come si spiega questo fenomeno generalizzato? Non solo con il crescente potere politico di questa fascia di popolazione. Il fatto è che si temeva, non sempre a torto, che tasse alte per queste fasce di popolazione avrebbero finito per ridurre il gettito fiscale. Per due motivi: primo, queste persone possono trasferirsi altrove; secondo, quando non possono trasferirsi altrove, possono comunque spostare altrove i propri capitali in modo più o meno legale. Un esempio fra tutti. Tra i plurimiliardiari ci sono molti calciatori ed è stato documentato come il regime fiscale di vantaggio istituito in Spagna per attrarre campioni stranieri (la famosa legge Beckham) abbia in effetti indotto una consistente migrazione di star calcistiche verso la penisola iberica. A parte la delusione dei tifosi, questa migrazione ha portato con sé decine (se non centinaia) di milioni di tasse da lì in poi pagate altrove. Ma oggi la Spagna, il cui disavanzo fiscale è esploso durante la recessione, è stata costretta ad abolire la legge Beckham. E il Regno Unito porterà nel 2010 l'aliquota più alta sui redditi dal 40 al 50 per cento mentre gli Stati Uniti, su cui grava anche il debito futuro, legato alla riforma sanitaria di Obama, non potranno che seguire a ruota passando dal 35 al 50 per cento nel giro di pochi anni.

Il clima è cambiato anche per quanto riguarda i paradisi fiscali. La lotta contro di loro è stata un diversivo di governi incapaci di affrontare alla radice i problemi da cui è scaturita la crisi. Ma servirà ora a rendere efficaci tasse più alte per i più ricchi, volte a ridurre l'enorme debito pubblico accumulato nella recessione. Quindi oggi, a differenza anche di soli due anni fa, è possibile tassare di più i più ricchi aumentando il gettito.

Posto che sia giusto, nel senso di equo, tassare di più i più ricchi, come farlo? Al Ministro non piace la progressività delle tasse perché ritiene che riduca l'offerta di lavoro. Si sbaglia perché in un paese come il nostro, dove molti non lavorano, tasse più basse per i poveri e tasse più alte per i ricchi aumentano la quantità di persone che lavorano. Le tasse più alte sui redditi da lavoro dei ricchi possono, tuttavia, ridurre la quantità di ore lavorate da ciascuno di loro. Ma non c'è nessun bisogno di tassare di più il lavoro dei ricchi per tassarli di più. Teniamo pure le aliquote Irpef al 45 per cento, ma aumentiamo la tassazione dei redditi non da lavoro, portandola almeno al livello dell'aliquota Irpef più bassa, vale a dire al 23 per cento. Quanto raccoglieremmo in questo modo? Purtroppo è impossibile stabilirlo con precisione perché gli unici dati disponibili sui redditi dell'un per cento più ricco della popolazione sono di proprietà esclusiva del Ministro dell'Economia che farebbe molto bene, nell'avviare il confronto, a renderli pubblici.

Ma una cosa è certa sin d'ora: l'innalzamento della tassazione delle rendite finanziarie renderebbe il sistema più progressivo perché tasserebbe soprattutto i più ricchi: almeno un terzo dei redditi dichiarati dallo 0,01 per cento più ricco proviene da redditi da capitale (la quota è molto più alta, dato che è possibile solo risalire a quelli dichiarati con l'Irpef nel 2004 che includevano al massimo il 40 per cento dei dividendi).

Sappiamo anche che il 90 per cento delle azioni è detenuto in Italia dal 7 per cento più ricco, nelle cui mani si trova quasi un terzo del reddito nazionale. Quindi aumentando anche solo del 5 per cento il prelievo su questa fascia di popolazione, si farebbe affluire all'erario circa 25 miliardi. Che potrebbero essere utilizzati per aumentare le detrazioni sul lavoro dipendente o fiscalizzare i contributi sociali a carico di chi guadagna appena al di sopra del salario minimo.

Una ragione in più per istituire anche da noi una paga oraria al di sotto della quale non si può andare. È un principio quello di tassare di più i più ricchi che dovrebbe prevalere anche nel disegnare il fisco federale, ripristinando l'imposta sulla prima casa, almeno al di sopra di un certo livello di patrimonio, ricordandosi che la distribuzione delle case di proprietà è ancora più diseguale di quella dei redditi. Insomma, ci sono molti dettagli da discutere. Ma prima bisogna accordarsi sui principi. Cosa ne pensa il Ministro dell'Economia? E cosa ne pensa l'opposizione?
www.repubblica.it (3 gennaio 2010)
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Re: Disgelo tra Repubblica ed il Premier?

Messaggioda franz il 09/01/2010, 18:12

Boeri insiste a discutere sulle imposte dirette.
Condivido quello che dice sulla progressività ma a mio avviso sbaglia bersaglio.
Il problema piu' importante per i bassi redditi in Italia non è la tassazione diretta ma l'onere contributivo.
Solo per i ricchi il problema è dato dalla imposte e dalla progressività.
Per i redditi medio bassi il problema è dato dai contributi (42-44%) che NON sono progressivi.
Berlusconi e la destra spingono la discussione sulle imposte.
Noi dovremmo spingere sui contributi.
E solo dopo ridisegnare e sempificare le imposte, lasciando una certa progressività.
Poi chiaramente il probema principale, a monte, sono è la spesa pubblica.
Franz
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Riforma tributaria: a chi giova?

Messaggioda cardif il 09/01/2010, 21:03

Di nuovo alla carica con la riduzione delle aliquote. La scusa: semplificare.
Ovviamente è una sciocchezza: semplificare che? Il calcolo? E che: si fa ancora col pallottoliere?
Non si possono ancora fare calcoli perché non hanno indicato gli importo ma solo le aliquote: 23% e 33%.
Però il risultato certo è che sui redditi alti si pagherà di meno. Per cui, volendo mantenere le entrate, dovrà pagare di più chi guadagna di meno.

Il PD propone l'abolizione degli studi di settore. Ed effettivamente sono una sciocchezza.
Attraverso questi "studi" si determina l'imponibile presunto: chi è parecchio al di sotto è sottoposto ad accertamento; chi è al di sopra no. Questo ha consentito a molti, che hanno dichiarato un imponibile pari a quello presunto, di non pagare tasse su tutto quanto incassato in più senza incorrere in rischi di accertamento.

Anch'io ho una proposta: si assuma come imponibile ogni anno la media degli imponibili degli ultimi tre anni. E' molto utile per le attività che producono redditi a volte notevoli di anno in anno.
cardif
Ultima modifica di cardif il 10/01/2010, 1:43, modificato 1 volta in totale.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Disgelo tra Repubblica e Premier? Tasse e priorità varie

Messaggioda franz il 09/01/2010, 22:41

cardif ha scritto:Di nuovo alla carica con la riduzione delle aliquote. La scusa: semplificare.
Ovviamente è una sciocchezza: semplificare che? Il calcolo? E che: si fa ancora col pallottoliere?
...
Anch'io ho una proposta: si assuma come imponibile ogni anno la media degli imponibili degli ultimi tre anni. E' molto utile per le attività che producono redditi a volte notevoli di anno in anno.
cardif

No, semplificare non è una sciocchezza, perché il nostro sistema tibutario è uno dei piu' complessi e contorti del mondo.
Non è una questione di aliquote. È una questione di normativa. Migliaia di norme, eccezioni, privilegi, esenzioni, aliquote separate.

Fare una media di tre anni? Assurdo. Le variazioni annuali sono cosi' elevate che è piu' giusto chiedere meno quando si guadagna meno e di piu' in caso contrario. Anno per anno. Senza medie. Medie che per essere calcolate avrebbero bisogno sempre di nuovi dati (quindi non esiste alcun risparmio sul fronte dell'accertamento).
Piuttosto si assuma come imponibile la somma di tutti i redditi annuali, da lavoro, pensione, capitale, immobiliare.
A livello di famiglia. Con un coefficente familare.
Oggi invece i redditi sono tassati separatamente, con aliquote diverse. Altro errore in cui Boeri persevera.

Franz
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Re: Disgelo tra Repubblica e Premier? Tasse e priorità varie

Messaggioda cardif il 10/01/2010, 1:35

Franz,
Il PdC parla di riforma fiscale, ma indica solo la riduzione a due aliquote, non altro, nessuna semplificazione di norme.
Non parla di riduzione; il suo portavoce Bonaiuti stasera al tg ha confermato che ora non è tempo.
Per chi ha un imponibile di 30 mila euro, oggi il calcolo dell'irpef è: 6.960+38/100x(30.000-28.000) = 7.720 euro.
Posto che il 23% valga fino a 21.800 euro, sarebbe: 5.014+33/100x(30.000-21.800) = 7.720 euro.
Per determinare l'irpef questa è l'unica operazione che si fa, e non vedo alcuna semplificazione.
Io non ho contato quante sono tutte le disposizioni relative alle varie forme di tassazione; ma si sta parlando solo di questa.
E comunque non è che tutte le normative si applicano a tutti ed in tutti i casi.
Non è che per calcolare le tasse ci mettiamo a contare anche le accise sulle sigarette che fumiamo (se fumiamo).

Media dei redditi.
Non capisco le variazioni così elevate che dici. E come calcolo comporterebbe ogni anno assumere come imponibile la media aritmetica degli imponibili degli ultimi tre anni. Non è tanto complicato.
E' stato più complicato fare ogni anno il calcolo con le vecchie aliquote e con le ultime, per determinare il regime di tassazione più conveniente.
Il concetto è che se uno, a limite, ha reddito per due anni e nessuno il terzo anno, deve comunque vivere con i redditi degli anni precedenti; quindi si potrebbe distribuire il reddito dei primi due anni su tutto il triennio. E non mi pare assurdo.
Occorrono aggiustamenti, lo so; perché sarebbe svantaggioso se per caso il reddito fosse strettamente decrescente.

Reddito familiare: su questo sono daccordo anch'io.
Il problema forse sarebbe quello delle false famiglie (s'inseriscono artatamente parenti e affini che invece fanno vita autonoma).

Il calcolo delle proprie tasse, per chi lo deve fare (quindi non per i dipendenti a busta paga) può essere semplificato nelle forme, predisponendo modelli diversi per le diverse categorie, questo sì. Perché un modello unico di dichiarazione che comprende tutta la casistica risulta necessariamente complesso.

"Per i redditi medio bassi il problema è dato dai contributi (42-44%) che NON sono progressivi." Questa non l'ho capita. Quali contributi? Quelli a carico del lavoratore?
Nella busta paga di un operaio di azienda fino a 15 dipendenti c'è il 9,2% all'INPS.
Nella busta paga di un docente c'è l'11,15% (8,8% all'INPDAP, in 2% all'Opera di Previdenza, lo 0,35% per il fondo credito)
Fermo restando che questi contributi vengono restituiti come pensione, disoccupazione, cassa integrazione, malattia, maternità (nel bilancio INPS nelle misure di 83%, 3%,4,7%,5,5%,2%)
cardif
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Disgelo tra Repubblica e Premier? Tasse e priorità varie

Messaggioda franz il 10/01/2010, 9:48

cardif ha scritto:Il PdC parla di riforma fiscale, ma indica solo la riduzione a due aliquote, non altro, nessuna semplificazione di norme.

Va bene che bisogna sempre dubitare di quello che dice il PdC, che si smentisce in continuazione, :D ma l'intervista riportata in apertura del thread afferma: "Un disegno che adesso preferisce chiamare "riforma tributaria" per far capire che non riguarderà solo gli scaglioni Irpef, ma l'insieme dell'imposizione." Infatti su questo anche i sindacati sono d'accordo.
cardif ha scritto:Media dei redditi.
Non capisco le variazioni così elevate che dici. E come calcolo comporterebbe ogni anno assumere come imponibile la media aritmetica degli imponibili degli ultimi tre anni. Non è tanto complicato.

Non è "complicato". È sbagliato. Per prima cosa per calcolare questa media anno per anno deve avere i dati di reddito di ogni anno che entra a far parte della media stessa.
Facciamo una ipotesi:
2007 = 38'000 (anno molto buono)
2008 = 30'000 (inizia la crisi)
2009 = 25'000 (crisi profonda)
La media è 31'000 e quindi nel 2010 uno dovrebbe pagare le imposte non sul reddito dell'anno precedente (25'000) ma sulla media dei tre anni (31'000). E dove li trova i soldi? Non va bene anche il caso inverso. In caso di crescita economica lo stato percepisce sempre meno imposte rispetto al PIL ed in caso di crisi pretende dai cittadini troppi soldi, affamandoli. Un sistema come quello che proponi andrebbe bene se l'economia fosse costante. In quel caso le tasse si potrebbero calcolare ogni 2 o 3 anni. Oggi invece abbiamo cicli congiunturali di 7~8 anni, con un paio di anni fortemente negativi e circa 5 o sei di crescita, anche tumultuosa. Le imposte, soprattutto se fortemente progressive, vanno calcolate ogni anno.
In un modo piu' semplice. Su questo magari approfondisco a parte, per non appesantire questo messaggio.
cardif ha scritto:"Per i redditi medio bassi il problema è dato dai contributi (42-44%) che NON sono progressivi." Questa non l'ho capita. Quali contributi? Quelli a carico del lavoratore?

Tutti ovviamente. Quelli a carico del lavoratore e quelli a carico del datore di lavoro, che sono la fetta piu' grande.
Non li vedi in busta ma non per questo non esistono. Insieme superano il 42%. Uno dei dati piu' alti al mondo. È il prezzo da pagare per sostenere pensioni di anzianità in un Paese con una elevata durata della speranza di vita. Circa 1/3 della spesa previdenziale va a persone sotto i 65 anni. Tanto è vero che le pensioni erogate sono piu' di 16 milioni mentre gli over 65 sono mi pare 9 milioni e mezzo.
Franz
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Re: Disgelo tra Repubblica e Premier? Tasse e priorità varie

Messaggioda cardif il 10/01/2010, 12:23

Franz:
1) "Proporremo anche la riduzione delle aliquote fiscali perché quelle di oggi, introdotte molto tempo fa per colpire di più i cittadini più ricchi, oggi fanno pressione anche su cittadini che certo sono nel benessere, ma che non possono assolutamente definirsi ricchi; opereremo quindi in questa direzione convinti, come siamo, che aliquote più giuste siano un incentivo al lavoro, all'investimento, al rischio d'impresa, e siano soprattutto un grande disincentivo all'evasione." [applausi]
Parola del PdC, dal primo discorso del 6/2/1994:
Http://www.ilpopolodellaliberta.it/silv ... so1994.pdf

E nell'intervista riportata sopra c'è:
Domanda: "Nel '94, però, lei propose due aliquote irpef: una al 23% e una al 33%."
Risposta: "Sì, con il ministro dell'Economia stiamo studiando tutte le possibilità per arrivare alla fine a questo sistema. Sarebbe più razionale. Di certo, non abbiamo alcuna intenzione di aumentare le tasse. Ecco, questa è l'unica cosa impossibile".

Dal che si deduce ampiamente quello che gli interessa: ridurre le tasse ai ricchi e benestanti. Non altro.
Fino a prova contraria, fino a qualche altra sua frase (ma io non pendo dalle sue labbra), l'ha chiamata "riforma tributaria" solo per dare enfasi, per far credere a qualcosa di più serio, per fare come al solito propaganda.
Ha ragione Boeri: "Per chiamarle riforme ci vuole, Ninetta mia, tanto, troppo coraggio."

E non per fare ironia, ma per discutere seriamente quello che vuole fare adesso.

2) L'esempio numerico che hai fatto tu rientra in quello che ho indicato sopra quando ho scritto:
"Occorrono aggiustamenti, lo so; perché sarebbe svantaggioso se per caso il reddito fosse strettamente decrescente."
Se inverti l'ordine, si pagherebbe su 31.000 quandosi l'imponibile è 38.000.
Ma è il totale che fa la differenza (o la somma, come dice Totò?). Col sistema di media mobile il totale delle tasse risulta inferiore perché riduce gli imponibili più alti, su cui aggiscono le aliquote maggiori, e innalza i punti più bassi, su cui, però, le aliquote sono inferiori. E' chiaro che se devo pagare un anno su 100 e l'anno dopo su 0, pago di più di quanto pagherei pagando 2 volte su 50.
Se per un anno devo pagare su un imponibile maggiore di quello effettivo, sarebbe mia cura costituire una riserva, in cambio del beneficio che ne avrei.
Secondo me si potrebbe fare, ma non sta a me decidere, quindi è un puor parler.
Però oggi il lavoratore autonomo deve pagare a giugno circa il 40% delle tasse che ha pagato l'anno precedente, anche se non ha incassato ancora un euro da gennaio. E di questo il PdC non ne parla, né ne parlerà mai: non l'ha fatto dal 1994 perché in futuro sì?

3) Tu avevi scritto "per i redditi più bassi", per cui ho pensato che ti riferissi a quelli versati dal lavoratore.
E' vero, per esempio, che il datore di lavoro sulla retribuzione lorda di un dipendente versa all'INPS il 33,3% e dal 5% al 15% all'INAIL (a seconda del settore di attività: impiegato o operaio edile). Ti credo e non vado a verificare che sia la più alta del mondo.
Ma di quanto? E per portarla alla media mondiale di quanto si deve ridurre? Del 5%? Quasta riduzione andrebbe ad aggire sulla spesa per contributi a carico del datore di lavoro, che è il 20% del risultato operativo; cioè una riduzione dell'1%.
Non è questo un grosso problema per un'azienda, come ha detto, parlando di riduzione dell'IRAP di un punto, Matteo Colaninno, che certo ne capisce più di me.

Ma soprattutto non è sufficiente semplicemente confrontare le aliquote dei contributi che si versano ad INPS ed INAIL.
Per fare una cosa seria si dovrebbero pure confrontare le prestazioni che questi Enti restituiscono.
E torniamo al discorso: si potrebbero azzerare questi contributi, lasciandoli in busta paga.
E poi? Il dipendente non avrà pensione, non indennità di disoccupazione, non cassa integrazione, niente indennità di assenza per malattia, niente indennità per maternità: se la dovrà sbrigare da solo, accantonando.
Non me la sento di dire che sarebbe meglio; non me la sento di dire che questo porterebbe ad un beneficio per la società.

Sulle pensioni.
Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps, dice che con 11 miliardi di attivo non serve una nuova riforma delle pensioni.
E Bonanni, Cisl: dice che "Il vero problema italiano è aumentare le pensioni, non l'età pensionabile".
Opinioni, certo. Ma a volte mi sembra che se uno dice una cosa e la ripete, viene assunta per verità. Come si diceva una volta: "l'ha detto il prete sull'altare" o, più recentemete, "l'hanno detto alla TV".
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Ma mo' mi so' capito bene?
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