da pierodm il 14/01/2010, 20:02
ciò che spaventa te, probabilmente spaventa tutti noi (al 100%) e annalu lo ha interpretato bene ("Qui non si arriva a tanto, però si tende a sfogare la frustrazione (credo, che altro se no?) interpretando nell'ottica peggiore i discorsi di chi la pensa diversamente."
Sì, ne sono certo: spaventa tutti noi.
Se e quando riusciamo a individuare e mettere in chiaro uno dei tanti sintomi del "male" che avvertiamo, la gran parte di noi è capace di trovare le ragioni per ribellarsi, per rifiutare, per indignarsi. Su questo non ho dubbi, anzi, credo che sia questa capacità ad accumunarci, più che le idee istituzionali o il voto ad una sigla di partito.
Personalmente, ho sempre dato una grande importanza al cosiddetto "fattore umano", anche in tempi nei quali a prevalere era il dato ideologico, benché non vedessi una contraddizione fra le due dimensioni: il fattore umano - cioè l'atteggiamento personale - l'ho sempre visto come la capacità di trasformare in sentimento e idee personali ciò che deriva dall'astrazione ideologica. L'ideologia, in questo senso, è niente di più (e niente di meno) che l'ancoraggio della propria posizione personale con la storia, un modo per riconoscersi all'interno e nel trascorrere di un sistema di relazioni, e per contrattare le proprie appartenenze, senza far entrare in gioco ogni volta un'anamnesi biografica.
Quello che avverto, oggi, è - per dirla in parole spicce - una brutta aria, un'aria fascista, un'aria da medioevo.
Non tanto e non solo a livello istituzionale e puramente ideologico, ma a livello profondo, personale e culturale.
A livello globale-istituzionale il fenomeno si avverte già da anni, e appunto una decina d'anni fa, nella vecchia ML, ne avevo parlato: la visione dei "grandi della Terra" che s'incontrano nei vari Gn evoca i Grandi Re medievali, e già dal '200 in poi a questa visione cominciò a sostituirsi una policentrica, meno millenaristica e carismatica, più problematica e politica: l'alba dell'Umanesimo, poi del Rinascimento.
Adesso torniamo indietro, molto indietro, recuperando magari della recente "modernità" solo gli accenti peggiori.
Per esempio, non mi sorprenderebbe se domani si cominciasse a risentire la litanìa dell'ebreo malvagio "che ha fatto crocifiggere Gesù" - domani, perché oggi ancora sembra impensabile: per l'oggi è invece pensabile e fattibile l'idea di bruciare i barboni, di "rimbalzare i clandestini", di sparare allo "sporco negro", di considerare con sospetto "i froci".
Non mi spaventa che queste cose le dica o inciti a farle un Borghezio: politici di merda li abbiamo sempre avuti.
Mi spaventa che questo riguardi il mio vicino di casa, o uno che dovrebbe essere - anzi, che è - un mio compagno di partito o pressapoco.
Mi spaventa, questo sì, che un Borghezio o un mio vicino di casa abbia la sensazione che certe cose si possano pensare e dire senza problemi - un'opinione come un'altra - e anzi accreditandole come "opinione politica" in nome della libertà di pensiero e di parola: meglio i tempi in cui tutto ciò si accompagnava ad un'esplicita ricusazione della democrazia. Quando i fascisti sapevano di esserlo, anzi "volevano" esserlo e lo rivendicavano con arroganza. Altri tempi, tempi cupi e tempi crudi.
Oggi è il tempo di un fascismo che non vuole essere chiamato fascismo. Guai a chiamarlo fascismo: pretendono che si chiami democrazia, ed è questo che lo fa diventare un problema, e che fa diventare tutto più sporco e più agghiacciante - ammesso che sia possibile.
Se per caso si fossero persi i riferimenti del discorso, in mezzo a tante parole, ripassiamoli: la caccia al negro col fucile in mano; ragazzi che nel dopo discoteca cercano il barbone per bruciarlo o per buttarlo in una vasca gelata; i cuccioli della brava gente del nord-est in collegamnto con quelli del sud-ovest che su internet giocano al "rimbalzo del clandestino"; quelli che elegantemente chiamiamo gay nelle spedizioni punitive e nei discorsi reali d'osteria si chiamano "i froci", e il fatto d'essere "froci" prende il sopravvento su tutto, nella mente di tanti che si pensava o ci s'illudeva che fossero stati baciati dalla civilizzazione; la povertà, la miseria, la servitù che affligge tanta gente, non solo nel terzo mondo, stiamo tornando a considerarla col fatalismo d'un tempo che si pensava passato una volta per tutte, e al fatalismo si accompagna il rimprovero ipocrita, la compassione classista, il disprezzo foderato di chiacchiere tecnocratiche.
Una mia collega di lavoro, negli anni '70, respinse la mia sollecitazione ad andare a vedere uno spettacolo teatrale di Paolo Poli, perché - spiegò - "a mio marito non piacciono i froci". Che a qualcuno non piaccia Paolo Poli o un qualunque altro attore è lecito e possibile: ma che non piaccia perché "è frocio" lascia pensare che quel qualcuno abbia gravi problemi spirituali, o sessuali, o mentali, o più sbrigativamente che è uno stronzo. Infatti, a detta della mia collega, il marito era facilmente classificabile come uno stronzo, e convintamente e dichiaratamente fascista.
Lo spettacolo fu piacevolissimo, per la cronaca, in un piccolo teatro del centro, affollato all'inverosimile di gente allegra e divertita.
Ricordo la sensazione che mi fece, anni fa, ormai molti, quando ina trasmissione di Santoro - Samarcanda o il Rosso e Nero - vidi un reportage di gente che con le fiaccole in mano giravano in tondo intorno alla casa di un extracomunitario o qualcosa del genere - sicuramente non era la casa di un camorrista, non si sarebbero mai permessi.
Quasi non ci volevo credere: non pensavo che certa roba fosse possibile, non qui, non al di fuori dell'Alabama del Klan, non in Italia o in Europa, non dopo la Notte dei Cristalli, dopo Anna Frank e i forni di Mathausen.
Ha ragione Ranvit: il mondo non è andato come mi aspettavo, e come ci eravamo illusi che fosse già andato, finalmente.
E ne ho paura e disgusto. Non so se sia la stessa paura e lo stesso disgusto che tanti provavano allora, quando un tentacolo di medioevo s'insinuò nell'Europa post-romantica e post-positivista. Vedo però che c'è la stessa sottovalutazione, da parte di molti, non solo verso le malefatte clamorose, ma anche verso i segni più in ombra del malessere e verso le proprie debolezze.
PS
A Ranvit.
Lascia stare. Invece d'incazzarti con me, rifletti meglio su quello che senti e che pensi, che è molto più importante.
Tu sei sicuramente in buona fede: non la sprecare o sporcare con pensieri che, se ci rifletti, potresti benissimo migliorare.
Come ho detto a Disallineato: non ti puoi meravigliare che, se esprimi certe idee, se fai certe valutazioni, in un contesto come questo, qualcuno le definisca - benevolmente - cazzate.
Non è questione di libertà, ma di consapevolezza e di responsabilità.