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PRODI: la crisi e le riforme

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PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda annalu il 02/01/2010, 11:57

Prodi, la crisi e le riforme: «Non basta la pazienza,
vincere la rassegnazione»


di Romano Prodi
Pur cercando di accumulare elementi di speranza e segni positivi per il futuro, quando analizziamo i dati dell’economia di oggi, diventa difficile peccare di ottimismo. La crisi si nutre ancora di crude cifre, mentre la ripresa vive di indizi e di ipotesi. L’ultimo dato ci viene fornito dalla Banca d’Italia che, in uno studio sull’industria manifatturiera, scrive che la produzione del secondo trimestre di quest’anno è ritornata al livello di cento trimestri fa, cioè al livello del 1984. E nemmeno possiamo consolarci con il “mal comune mezzo gaudio”, perché il calo corrispondente della Germania è di 13 trimestri e quello della Francia di 12.

Questo dato stupefacente trova la sua spiegazione in una minore crescita precedente della nostra industria ma, soprattutto, in un più forte crollo della produzione nella presente crisi. E trova un’ulteriore ragione nelle difficoltà dei mercati internazionali verso i quali siamo forti esportatori. È tuttavia difficile trovare spiegazioni esaurienti senza fare riferimento a una caduta del tasso di innovazione e della capacità di generare nuovi prodotti da parte delle nostre imprese. Se dalla manifattura passiamo agli altri campi dell’economia, gli elementi di preoccupazione e di disagio non sono minori. I precariati vari e i contratti a termine non riassorbono alla loro scadenza i lavoratori, che sono così tranquillamente espulsi dal mondo del lavoro. E si tratta di cifre davvero cospicue se solo nella scuola la diminuzione netta è di oltre centomila dipendenti.

Questo cumulo di dati negativi avrebbe in altri tempi scatenato tensioni e rivolte. Oggi invece, con maggiore maturità e realismo, nessuno pensa che ribellioni violente possano porre rimedio alla presente pessima situazione. Questo è forse un segno di maturità, ma certo un grande segno di pazienza degli italiani. La pazienza è una virtù positiva ma è una virtù individuale, mentre questa crisi esige soluzioni capaci di cambiare e innovare l’intera società. Esige un disegno collettivo. Credo che questo sia l’unico motivo per cui si debba parlare di riforme. Riforme che soprattutto possano rompere la frammentazione della nostra società. Una frammentazione per cui né i sindacati, né le associazioni dei produttori, né il governo hanno più la capacità di affrontare gli interessi collettivi.

Se andiamo in cerca di una pazienza finalizzata alle riforme , non possiamo più partire da problemi che interessano singole categorie o singole persone. Dobbiamo partire dalle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno. E cioè dal mercato del lavoro ( e quindi ritornando sul grande problema della differenza fra il costo del lavoro e quanto il lavoratore percepisce). E poi dalla scuola, dall’università e dalla ricerca (riguardo alle quali le riforme in corso sembrano un oggettivo passo indietro) e, infine, dall’ambiente e dalla drammatica qualità della vita di molte delle nostre città, soprattutto nel Mezzogiorno. Il dibattito sulle riforme si sta dirigendo invece verso altre direzioni, verso cambiamenti istituzionali rivolti soprattutto a garantire un futuro ai partiti politici, anch’essi, come i sindacati, fortemente indeboliti dalla propria incapacità di affrontare i problemi collettivi della crisi.

In una fase così delicata della nostra vita politica, se vogliamo passare da una pazienza rassegnata dei singoli ad una pazienza finalizzata a riforme utili a tutti, bisogna ridare al cittadino la capacità di contare non soltanto nella vita quotidiana dei partiti (che di vita quotidiana ne hanno sempre meno) quanto nel momento in cui più si esprime la sua forza e cioè il momento del voto.

Ed è certo che la massima influenza si esprime con il sistema uninominale di collegio, in cui ognuno sa per chi vota, lo fa in modo diretto e senza mediazioni e obbliga i partiti che non vogliono perdere, a scegliere candidati che aggiungano forza alla loro debolezza. Uscire dalla lunga crisi dei cento trimestri significa quindi proporre ed approfondire il dibattito sulle riforme che interessano noi tutti, che sono capaci di dare ai giovani un nuova speranza e che sono in grado di rimettere l’Italia al passo di chi sta correndo. E, infine, di dare al cittadino la possibilità di scegliere i rappresentanti politici in grado di accettare e vincere questa sfida. Questa è il grande compito di fronte a cui si trova l’Italia all’inizio del 2010. Se lo si affronta in modo aperto e chiaro si può anche risalire la china. Se si continua a fare finta di vivere nel migliore dei mondi possibili la discesa non potrà che trasformarsi in un precipizio.

Come dice un proverbio popolare anche la pazienza ha un limite. Fortunatamente al di là di questo limite non vi è oggi un rischio di ribellione violenta, ma solo la certezza di una rassegnazione collettiva. Dedichiamo quindi il prossimo anno ad evitare che la sempre più diffusa rassegnazione ci renda incapaci di produrre nella nostra società i cambiamenti di cui abbiamo bisogno.


Da Il Messaggero, 2 gennaio 2010.
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda franz il 02/01/2010, 12:55

I dettagli sullo studio economico della Banca d'Italia sono menzionati e commentati nel thread viewtopic.php?f=17&t=2245 del forum Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza.

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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda Loredana Poncini il 02/01/2010, 13:12

Ti sono grata, Annalù, per quest'articolo di Romano Prodi . Leggerlo attentamente mi aiuta a pensarci ancora un po' su prima di aderire al partito degli astensionisti, che mi pare si stia allargando sempre più, in Italia.
A questo proposito temo solo che nel Professore prevalga un po' troppo l'ottimismo della volontà rispetto al pessimismo della ragione, di fronte a chi da 15 anni ci strombazza che farà tutto lui, mentre fà a tutto spiano SOLO gli interessi suoi personali.
Nel mio caso, infatti, impaziente come sono, ed incapace di rassegnazione come mi ritrovo, son davvero tentata di buttare alle ortiche il mio ormai logoro certificato elettorale... 8-)
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda annalu il 02/01/2010, 15:56

Loredana Poncini ha scritto: ... mi aiuta a pensarci ancora un po' su prima di aderire al partito degli astensionisti, che mi pare si stia allargando sempre più, in Italia. [...] impaziente come sono, ed incapace di rassegnazione come mi ritrovo, son davvero tentata di buttare alle ortiche il mio ormai logoro certificato elettorale... 8-)

Pensaci, Loredana: buttare il certificato elettorale significa, a mio parere, fare carta straccia anche della democrazia; per favore, non farlo!
Con questo, non voglio certo dire che al presente i partiti mi stiano bene come sono, Pd compreso, ma non voglio rinunciare al diritto di voto per causa loro! Io il diritto di voto me lo tengo caro, anche se a volte capita anche a me, in questo periodo, di non sapere per chi votare.
Se la delusione dovesse prevalere, penso che potrei optare per un voto di protesta. Forse potrei anche arrivare a votare Di Pietro (mi ha convinto disallineato, pensa un po', che non sarebbe una cosa poi così sciocca). Di Pietro è uomo di destra, il suo partito certo non mi piace, ma il suo unico obiettivo dichiarato è eliminare Berlusconi dalla scena politica. Quindi, in caso disperato, finché c'è Berlusconi PdC Di Pietro ha un ruolo positivo, che ovviamente cesserebbe di avere il giorno in cui Berlusconi dovesse andarsene.
Oppure non so, dipende dalle liste che trovi nel tuo collegio, ma gruppetti che dissentono dalla partitocrazia attuale ce ne sono, ed il voto a loro, solo e soltanto in questo preciso momento, ha un significato di voto di protesta.
Io alla fine penso che voterò ancora Pd, quello che ho detto vale solo per chi medita di astenersi dal recarsi a votare.
Perché votare per dare un segnale di protesta ha senso (a mio parere), mentre rinunciare al voto, direi proprio di no.

annalu

PS. Vorrei dirti ancora una cosa: io di anni sto per compierne settanta, e ti assicuro che mi dispiace essere nata sotto una dittatura, e trovarmi ora a doverne combattere un'altra potenziale. Ma nulla mi indurrà a rinunciare a qualcosa come il diritto di voto, conquistato con tanta fatica e tanto dolore.
E un'altra cosa vorrei dirti. Il tuo nome, Loredana, mi è molto caro. Quando ero bambina mi chiamava così un partigiano amico di mio padre, per ricordare una ragazza - uccisa dai tedeschi - che faceva la staffetta per il suo gruppo, ed aveva scelto Loredana come nome di battaglia.
Tanti auguri, Loredana.
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda Loredana Poncini il 02/01/2010, 18:21

Partecipare a perlulivo.it , Annalù, è proprio il modo principale che ho, tramite internet, per fronteggiare lo tzunami di opinioni tv-trasmesse, e che mi indurrebbero a buttare alle ortiche non solo il certificato elettorale, ma ogni pezzetto di carta stampata propagante la necessità politica di votare il meno peggio tappandoci il naso, tipo "eleggere" dei nominati !

Ti ringrazio per ituoi auguri che ricambio di cuore ed ancor più per i tuoi interventi, che leggo subito per primi, in questo sito, perché rispondono ai quesiti a cui non troverei risposta da parte di altri forumulivisti, troppo lontani dal mio modo d'investigare quanto ci sta accadendo (in questo reame di oz, s'intende... ;) ).
Scoprendo che siamo coetanee, mi vien da chiederti se ancche tu, come me, sei una studiosa del "pensiero della differenza" che in Italia ha un riferimento in Luisa Muraro.
Purtroppo è da un bel po', ormai, che a scambiarci opinioni, QUI, come donne siam rimaste solo noi due ! (Infatti, disallineato, soprannominato daPierodm "contessa", son sicura al 100% che donna non è... :) ).

Mi hai convinta, Annalù: in questa situazione, è una sciocchezza difficilmente perdonabile non andare alle urne !
E poi, a Torino,è così difficile trovare dei ciuffi di ortiche... Mi propongo cmq di piantarne nel mio piccolo giardino, perché non si sa mai: a mali estremi, estremi rimedi !

Con Amicizia, Loredana
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda annalu il 02/01/2010, 19:27

Loredana Poncini ha scritto:Ti ringrazio per ituoi auguri che ricambio di cuore ed ancor più per i tuoi interventi, che leggo subito per primi, in questo sito, perché rispondono ai quesiti a cui non troverei risposta da parte di altri forumulivisti, troppo lontani dal mio modo d'investigare quanto ci sta accadendo (in questo reame di oz, s'intende... ;) ).
Scoprendo che siamo coetanee ...

Prima di tutto, grazie a te, Loredana, anche per i complimenti che mi fai! Quanto al fatto che siamo coetanee, ti dirò, ti credevo molto più giovane, ed era anche una speranza. Invece non solo qui donne siamo solo in due, ma anche ... diciamo non proprio giovanissime!
Del resto si sa, le donne giovani hanno troppo da fare, soprattutto se hanno famiglia, e ancora di più se vivono in Italia, dove mancano i servizi primari per le famiglie dove tutti gli adulti lavorano.
Quanto al resto, penso che abbiamo storie e interessi molto diversi, ma questo non è detto che ci impedisca di essere amiche, anzi! Adesso ti scrivo ora in posta privata.

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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda franz il 02/01/2010, 22:52

Loredana Poncini ha scritto:A questo proposito temo solo che nel Professore prevalga un po' troppo l'ottimismo della volontà rispetto al pessimismo della ragione ...

Non so se in lui prevale l'ottimismo o meno ma so che giudica male lo scetticismo ed il pessimismo nostrano e li giudica malattie gravi, endemiche, come la malaria in certe regioni. Sono per lui il vero male italiano, cio' che ci impedisce di uscire dalla situazione in cui siamo.
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda Loredana Poncini il 03/01/2010, 11:48

...giudica male in che senso, Franz ?
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda Iafran il 03/01/2010, 12:01

franz ha scritto:
Loredana Poncini ha scritto:A questo proposito temo solo che nel Professore prevalga un po' troppo l'ottimismo della volontà rispetto al pessimismo della ragione ...

Non so se in lui prevale l'ottimismo o meno ma so che giudica male lo scetticismo ed il pessimismo nostrano e li giudica malattie gravi, endemiche, come la malaria in certe regioni. Sono per lui il vero male italiano, cio' che ci impedisce di uscire dalla situazione in cui siamo.

Questo concetto può essere condiviso per buona parte, rimane la restante: le risposte "non date" della nostra classe politica a chi tuttora, nonostante il trasformismo, gli inciuci e gli scandali dei nostri parlamentari, va alle urne convinto che possa incidere sul proprio futuro, che possa contare anche dopo il momento elettorale.

Qui non c'è ottimismo che tenga e il Professore ne sa qualcosa!

Ora come ora, un segnale importante potrebbe venire dalla scelta delle alleanze ma soprattutto da canoni più selettivi per la designazione delle candidature ai vari collegi elettorali. Inoltre, si dovrebbero fissare regole più restrittive al numero dei mandati parlamentari e non si dovrebbero avere cumuli di cariche istituzionali fra Parlamento ed Enti Locali.
La partecipazione dei cittadini è alternativa alla presenza della cosiddetta "casta"!
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Re: PRODI: la crisi e le riforme

Messaggioda franz il 03/01/2010, 12:32

Loredana Poncini ha scritto:...giudica male in che senso, Franz ?

Ricordo che nel 97 ci tenne un'ora sul tema dello scetticismo, giudicandolo come vero male italiano.
Difficile riassumere ..... lo faccio piu' tardi.
È giunta l'ora che volge al ... desinare.
Franz
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