da pierodm il 06/12/2009, 20:12
Non si sa bene per quale ragione o per quale scopo Fini si stia comportando come si comporta: dalla perfetta buona fede al calcolo politico più contorto, ogni ipotesi è buona - anche se personalmente tenderei ad accreditare la buona fede, benché non così perfetta.
Ma indubbiamente - diciamo pure oggettivamente, a prescindere dalle sue ragioni soggettive - Fini riempie un vuoto.
Un vuoto che esiste a destra, ma che di riflesso è avvertito anche a sinistra.
Però, prendendo questa nuova posizione, Fini rischia di creare problemi proprio al PD, più che a Berlusconi - o, se si preferisce, problemi duraturi al PD, mentre quelli a Berlusconi sono destinati ad essere contingenti.
Tutto nasce dal fatto che il centro-sinistra, in questi anni, si è lentamente ma inesorabilmente spostato verso destra - o verso il centro, che è lo stesso per chi parte da sinistra.
Una scelta, questa, che in parte possiamo considerare assurda o cinica o semplicemtente sbagliata, ma che da un'altra angolazione è lecito definire inevitabile: una destra come quella che è sempre stata in Italia - fascista, post-fascista, peronista, pidduista, sostanzialmente eversiva se non golpista tout court, etc - ha sempre lasciato ampio spazio a centrismi torbidi e capziosi, che riuscivano ad apparire "democratici" e costituzionali solo grazie all'assenza di una destra liberaldemocratica seria.
Centrismi capziosi e confusi, non solo di stile democristiano, ma di ogni sfumatura e tendenza, compresa quella che sia il socialismo craxiano prima, sia il PDS/DS/PD poi hanno praticato, o cercato di praticare.
Con il Fini attuale succede allora che, non appena il nostro eroe si sgancia dal berlusconismo peronista, e in generale dall'osservanza tradizionale della destra fascistoide italica, si trova subito a calpestare le stesse zolle del PD, se non ad apparire meno capzioso e meno inciucista, diciamo perfino più "a sinistra" del PD stesso - o almeno di alcune sue componenti di spicco.
Così facendo - mentre denuncia la vera natura del berlusconismo, e diciamo pure dei suoi sostenitori - mette a nudo anche il paradosso di un paese che ha rinunciato (scientemente, dolosamente rinunciato, aggiungiamo) ad avere una sinistra, lasciando non solo una parte significativa di elettorato , ma anche una serie di idee e di posizioni, senza rappresentanza.
Senza rappresentanza, e diciamo pure senza la vitalità di evoluzione.
Naturalmente, ciò che Fini non dice, non può dire e non ha interesse a dire, possiamo aggiungerlo noi, a margine di tutto questo.
Dopo che per cinquant'anni il potere e i governi di questo paese sono stati dominati dalla logica DC, o dal consociativismo, e, a sinistra, da una sinistra assolutamente "centrista" e rigorosamente legalitaria, moderata e accomodante, gli anatemi modernisti e la "rivoluzione delle idee post-comuniste" non ha "ripensato" il moderatismo o il centrismo della tramontata stagione politica, ma si è inventato un massimalismo e un radicalismo assai dubbi, se non inesistenti, da immolare sugli altari della "nuova stagione" e in nome del "partito nuovo".
E' questo il peccato originale del "riformismo" del PD.