pierodm ha scritto:Prendiamo la questione da un altro lato.
La guerra è certamente un atto straordinario, ma anche le democrazie più pacifiche e pacifiste ammettono l'eventualità di fare guerre, se le circostanze lo richiedono in modo ineludibile: guerre difensive, per esempio.
Io credo cjhe bisognerebbe applicare alla situazione mafiosa la logica di guerra - non dico i bombardamenti e i carri armati, ma la "logica", applicata in forme giuridiche e investigative.
Per esempio.
Che senso dobbiamo dare alla "testimonianza" pura e semplice, in un contesto mafioso nel quale i testimoni possono essere comprati, ricattati, ammazzati, e le loro famiglie tenute sotto controllo e terrorizzate?
Che senso ha il pentitismo on-off, in un contesto che per definizione è opaco, complesso, machiavellico e complottardo, peggio dello spionaggio internazionale?
Che senso hanno i processi e il garantismo organizzati per salvaguardare dalla prepotenza della legge gli eventuali innocenti, in un contesto dove la prepotenza delittuosa della mafia è di gran lunga più forte di quella dello stato?
Credo che siano considerazioni legittime e che molti uomini di stato si pongono di fronte all'emergenza.
La tentazione delle legislazione d'emergenza è forte.
A situazioni speciali, misure speciali.
Non ho una risposta da darti. Posso solo cercare di riflettere.
Sicuramente molti in casi di emergenza fanno cosi'.
Se vuoi il caso è assimilabile a quello che gli americani hanno fatto sul fronte interno dopo gli attentati dell'11/9.
Il famoso e criticatissimo
USA_PATRIOT_Act cito "Rinforza il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi, quali CIA, FBI e NSA, riducendo così la privacy dei cittadini.".
Oppure le leggi speciali antiterrorismo, ai tempi degli anni di piombo delle BR.
In pratica si riducono alcuni diritti dei cittadini e si ampliano i poteri di indagine della polizia e della magistratura inquirente. Oppure si applicano pene particolari (il 41 bis dei mafiosi, l'isolamento che serve a tagliare i canali di comunicazione tra chi sta in carcere e chi sta fuori, il sequestro dei beni).
A parte guantanamo, che è veramente un caso limite, pero' nessuno ha mai proposto di modificare il processo (e la procedura). Il motivo credo che sia dovuto al fatto che i diritti della difesa servono doverosamente a difendere il cittadino dagli errori dello stato (capita) e soprattutto dalle accuse di altri cittadini, che potrebbero approfittare della sospensione di tutele per eliminare casi scomodi. A Palermo se volessi impossessarmi di una attività economica onesta, o liberarmi di un concorrente, non dovrei far altro che dire che il prorpietario è un mafioso. Ha quindi ancora tutto senso.
Ritengo caso mai che l'unica misura rivoluzionaria che lo Stato potrebbe e dovrebbe fare sia assegnare risorse adeguate alla polizia, ai carabinieri, alla finanza (magari unificando queste armi in un unico corpo) ed alla magistratura inquirente e giudicante. Aule, armadi, uffici, computer, personale, macchine, benzina, manutenzione. E tutto questo non dovrebbe essere "speciale" ma "ordinario". Se fosse ordinario da 50 anni, non saremmo in questa situazione.
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)