da franz il 15/11/2009, 16:41
Il piu' delle volte la retorica dei discorsi ufficiali "ributta" ed è per questo che non vengono ascoltati (sono retorici e cerimoniali, la dialettica è ridotta al lumicino e gli artifici reotrici sono al 99%). Sembra che questo sia il destino di ogni presidente delle republica, con l'unica gradiosa eccezione di Sandro Pertini. Forse l'unico che i discorsi se li scriveva da solo e non li affidava al ghost writer di turno.
In questo caso dopo il naturale senso di rigetto per l'ennesima espressione di retorica fine a se stessa (che pero' visto il ruolo buca le prime pagine, ma sarebbe stata bocciata in ogni tema al liceo), mi sono posto la domanda: "ma cosa sta dicendo?".
Forse che nel campo del giornalismo, per entrare in una professione in cui l'etica ultimamente sembra del tutto assente, qualcuno potrebbe sostenere che "la moralità non debba contare"?
E nel settore delle arti mediche? Accettiamo il chirurgo, a cui affidiamo la vita nostra o dei nostri cari, senza alcuna guida morale? Ok il medico giura ad ippocrate, l'eletto giura alla costituzione. Forse non basta? Facciamo giurare gli idraulici (mi chiedo a cosa, non senza imbarazzo) e gli avvocati?
Devono essere persone competenti, in grado di "saper fare". Questo è chiaro. Mi faccio operare da un chirurgo, non da Bersani, Di Pietro, Pannella, Casini, Bondi. In questi ultimi è differente il saper fare. Come è differente in un falegname, in un idraulico, in un docente, in un pubblicitario. Ma l'etica politica, quanto essa è specifica e differente dall'etica pubblica di un medico, di un ingengnere (che costruisce dighe, ponti) e di un avvocato?
La moralità, in soldoni, conta solo in politica?
O conta ovunque? Tanto "ovunque" che la diamo per scontata, base omogenea e comune (identica) a tutti?
Ora se io trovo un comerciante che con dubbia moralità mi frega sul peso, ed io con una intelligenza appena superiore alla sua me ne accorgo, è chiaro che posso cambiare. Vado da un altro. Forse con un chiururgo la cosa è po' più difficile, ma si spera che la collettivività segnali immediatamente i casi dubbi, cosi' che nessuno affidi la vita (cosa be diversa da 100 grammi di crudo). Sta poi a me (in assenza di ordini che attuino l'autoregolamentazione) fidarmi di quello che trovo. E non è un caso che nel campo medico contro tantissimo il passaparola, le discussioni tra le zie su "quello si che è bravo, che l là val 'na cicca". Discussioni che si sommano e creano un vero e propro benchmark aggiornato mese per mese.
E per il politico non è la stessa cosa? Chi vuole sapere, sa.
Chi non vuole sapere, o ama farsi fregare, problemi suoi.
Secondo me la moralità di un politico è perfetto specchio della moralità dei suoi elettori.
Cosi' funziona in democrazia. Possiamo ipotizzare una moralità diversa (superiore) tra politici e popolo?
Conclusioni:
1) la moralità conta ovunque (anche in professioni in cui pare latitare da decenni, come il gioralismo e l'avvocatura) e non solo in politica.
2) la moralità latita ovunque, perché latita nel popolo. E visto che siamo in democrazia, abbiamo i politici che ci meritiamo.
3) è piu' facile (e popolare) fare il predicozzo ai politici che al popolo.
4) credo che Pertini lo avrebbe fatto al popolo e non solo ai politici
5) l'illusione che la moralità in politica risolva ogni cosa è illusoria. Ci vuole moralità ma soprattutto competenza.
Lo porrei intermini gramsciani, come dilemma.
meglio un politico competente ma immorale oppure uno morale ma incompetente?
Ok, meglio entrambi, ma ora abbiamo (mi pare) degli incompetenti immorali.
Volessimo migliorare, su cosa puntereste?
Forse dipende da cosa si intende per "miglorare"?
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)