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«In politica conta la moralità»

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«In politica conta la moralità»

Messaggioda franz il 15/11/2009, 15:59

Monito del presidente della Repubblica alla cerimonia in ricordo di Maurizio Valenzi
«In politica conta la moralità»
Napolitano: «Che ci si schieri a destra o a sinistra, vale la dedizione all’interesse generale»


NAPOLI - «Che ci si schieri a destra o a sinistra, quello che conta è il senso più alto dei limiti della politica, la dedizione all’interesse pubblico e la moralità della politica». Commemorando a Napoli Maurizio Valenzi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto fare un elogio dell'impegno politico. Il capo dello Stato ha preso parte alla cerimonia in ricordo dell’ex sindaco di Napoli, svoltasi nella sala dei Baroni del Maschio Angioino in occasione del centenario della sua nascita. Il messaggio del capo dello Stato è «totalmente condivisibile» ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta lasciando il Maschio Angioino.

«NO AI GIUDIZI SOMMARI» - Su chi ha fatto della politica una scelta di vita si sono dati troppi giudizi «grossolani» e «sommari» ha voluto aggiungere il presidente della Repubblica. Invece «dedicarsi interamente alla politica per un periodo non breve della nostra storia ha significato avere un forte senso della missione, spirito di servizio e di sacrificio, prima e aldilà di ogni legittima ambizione» ha detto il capo dello Stato, ricordando Valenzi e in qualsiasi modo si giunga alla politica, «bisogna sapere che essa richiede qualità specifiche e non può vivere di dilettantismo».


15 novembre 2009
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda franz il 15/11/2009, 16:41

Il piu' delle volte la retorica dei discorsi ufficiali "ributta" ed è per questo che non vengono ascoltati (sono retorici e cerimoniali, la dialettica è ridotta al lumicino e gli artifici reotrici sono al 99%). Sembra che questo sia il destino di ogni presidente delle republica, con l'unica gradiosa eccezione di Sandro Pertini. Forse l'unico che i discorsi se li scriveva da solo e non li affidava al ghost writer di turno.

In questo caso dopo il naturale senso di rigetto per l'ennesima espressione di retorica fine a se stessa (che pero' visto il ruolo buca le prime pagine, ma sarebbe stata bocciata in ogni tema al liceo), mi sono posto la domanda: "ma cosa sta dicendo?".

Forse che nel campo del giornalismo, per entrare in una professione in cui l'etica ultimamente sembra del tutto assente, qualcuno potrebbe sostenere che "la moralità non debba contare"?
E nel settore delle arti mediche? Accettiamo il chirurgo, a cui affidiamo la vita nostra o dei nostri cari, senza alcuna guida morale? Ok il medico giura ad ippocrate, l'eletto giura alla costituzione. Forse non basta? Facciamo giurare gli idraulici (mi chiedo a cosa, non senza imbarazzo) e gli avvocati?

Devono essere persone competenti, in grado di "saper fare". Questo è chiaro. Mi faccio operare da un chirurgo, non da Bersani, Di Pietro, Pannella, Casini, Bondi. In questi ultimi è differente il saper fare. Come è differente in un falegname, in un idraulico, in un docente, in un pubblicitario. Ma l'etica politica, quanto essa è specifica e differente dall'etica pubblica di un medico, di un ingengnere (che costruisce dighe, ponti) e di un avvocato?

La moralità, in soldoni, conta solo in politica?
O conta ovunque? Tanto "ovunque" che la diamo per scontata, base omogenea e comune (identica) a tutti?
Ora se io trovo un comerciante che con dubbia moralità mi frega sul peso, ed io con una intelligenza appena superiore alla sua me ne accorgo, è chiaro che posso cambiare. Vado da un altro. Forse con un chiururgo la cosa è po' più difficile, ma si spera che la collettivività segnali immediatamente i casi dubbi, cosi' che nessuno affidi la vita (cosa be diversa da 100 grammi di crudo). Sta poi a me (in assenza di ordini che attuino l'autoregolamentazione) fidarmi di quello che trovo. E non è un caso che nel campo medico contro tantissimo il passaparola, le discussioni tra le zie su "quello si che è bravo, che l là val 'na cicca". Discussioni che si sommano e creano un vero e propro benchmark aggiornato mese per mese.
E per il politico non è la stessa cosa? Chi vuole sapere, sa.
Chi non vuole sapere, o ama farsi fregare, problemi suoi.

Secondo me la moralità di un politico è perfetto specchio della moralità dei suoi elettori.
Cosi' funziona in democrazia. Possiamo ipotizzare una moralità diversa (superiore) tra politici e popolo?

Conclusioni:
1) la moralità conta ovunque (anche in professioni in cui pare latitare da decenni, come il gioralismo e l'avvocatura) e non solo in politica.
2) la moralità latita ovunque, perché latita nel popolo. E visto che siamo in democrazia, abbiamo i politici che ci meritiamo.
3) è piu' facile (e popolare) fare il predicozzo ai politici che al popolo.
4) credo che Pertini lo avrebbe fatto al popolo e non solo ai politici
5) l'illusione che la moralità in politica risolva ogni cosa è illusoria. Ci vuole moralità ma soprattutto competenza.

Lo porrei intermini gramsciani, come dilemma.
meglio un politico competente ma immorale oppure uno morale ma incompetente?
Ok, meglio entrambi, ma ora abbiamo (mi pare) degli incompetenti immorali.
Volessimo migliorare, su cosa puntereste?
Forse dipende da cosa si intende per "miglorare"?

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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda ranvit il 15/11/2009, 17:30

Non c'è dubbio....sui competenti!
Purchè naturalmente usino la competenza per risolvere i problemi della gente, non unicamente.... i prorpi.

I morali incompetenti? Facciano vita privata!

Vittorio

Ps Purtroppo come ha già detto franz la gran parte degli attuali politici è incompetente e immorale....siamo nella merda!
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda pinopic1 il 15/11/2009, 18:00

Alla normale moralità.
Convinto che un politico normalmente in possesso dei più comuni principi morali affiderebbe la soluzione tecnica dei problemi a persone competenti e di normale moralità.
La competenza dei politici ha comunque dei limiti dato che passano gran parte del loro tempo a occuparsi di strategie politiche, quindi anche quando sono competenti in qualcosa non hanno il tempo di tenersi aggiornati. In ogni caso per ogni politico competente in qualcosa ci sono mille non politici più competenti di lui. Che facciamo, ci teniamo al governo il politico competente così così e teniamo lontani quelli che sono davvero bravi?
Allora, il politico sia competente in strategie politiche ma sia mediamente onesto e si circondi di collaboratori competenti nei vari settori.

Attualmente abbiamo politici, immorali, incompetenti e che si circondano di delinquenti.
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda franz il 15/11/2009, 18:52

pinopic1 ha scritto:La competenza dei politici ha comunque dei limiti dato che passano gran parte del loro tempo a occuparsi di strategie politiche, quindi anche quando sono competenti in qualcosa non hanno il tempo di tenersi aggiornati. In ogni caso per ogni politico competente in qualcosa ci sono mille non politici più competenti di lui.

Già, ma quale è la compentenza della politica (o del politico?)
Un singolo politico puo' essere compentente di una cosa.
Per esempio veronesi è competente in campo medico-sanitario.
O per lo meno lo è piu' di un avvocato o di un idraulico.
Di Pietro è competente in ambito giuridziario (non è l'unico ma innegabilmente è competente).
Ok, ora mi chiedo, con un certo allarme su cosa siano competeti alcuni nomi .... ma lasciamo perdere. :o
Piuttosto mi chiedo se esista una competenza generale della politica, un qualche cosa che accomuni tutti i politici.
Poi una volta trovata, se esiste, chiediamoci se è piu' importante della moralità.
Della moralità generale, o di una specifica della politica (se qualcuno lo volesse sostenere).

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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda pinopic1 il 15/11/2009, 19:27

Credo che la competenza di un politico (uomo di partito, membro di assemblee legislative o consigli di enti locali) si possa limitare alla conoscenza dei problemi. Poi deve essere in grado di valutarne la portata, l'importanza, di stabilire una gerarchia d'intervento e deve essere in grado di organizzare prima di tutto il consenso verso la necessità di affrontare e risolvere quei problemi (che non toccano tutti allo stesso modo); secondo un determinato indirizzo quando i problemi sono tali da poter essere affrontati e risolti in con opzioni diverse. Insomma deve essere competente nell'arte della politica.
Già in questa fase deve appoggiarsi a tecnici, o esperti competenti e disinteressati.
Tutto questo porta ad una legge, ad una decisione politica, ad un progetto politico.
Poi viene la fase esecutiva (da parte di governo, sindaco, governatore, ministero, giunta). In questo caso può acquistare più importanza la competenza specifica (del ministro). Ma dopo che il lavoro più politico è stato fatto. Infatti i ministri possono anche non essere parlamentari o uomini politici.
Sì, credo che esista una competenza generale della politica, per la quale anche una persona con poca istruzione può rivelarsi uno statista. Mentre un grande tecnico o scienziato può fallire anche se impiegato nel suo campo. Veronesi (per esempio) secondo me può essere più utile come collaboratore di un ministro con buone doti di politico che come ministro. Però un ministro potrebbe scegliere come collaboratore Veronesi, un altro potrebbe scegliere ,.,, fai tu non hai che l'imbarazzo della scelta. Spesso la scelta dipende dalla moralità di chi sceglie .

Più che di moralità parlerei di dignità, senso di responsabilità, senso delle istituzioni e timore della sanzione morale da parte dei cittadini. Nel periodo in cui svolge una funzione politica.
Naturalmente se i cittadini in numero sempre maggiore invece di sanzionare determinati comportamenti, li premiano; non so che dirti...

Scusa se continuo...
se passiamo in rassegna i politici del passato che unanimamente in genere consideriamo essere stati degli statisti, ma anche non unanimamente, anche di parte, e ci chiediamo in cosa erano competenti, cosa ne viene fuori?

Cominciamo con i cattolici: in cosa era competente De Gasperi? E Don Sturzo?
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda ranvit il 15/11/2009, 19:57

Infatti, competente per un politico non significa "esperto" in una materia specifica. In questo caso si tratta di "tecnici".

Il politico deve avere le capacità di un "capo", cioè essere capace di gestire uomini.

Il punto è che nella maggioranza dei casi.....sono solo dei bravi "lecchini" che poi arrivati nel posto che conta si circondano di....leccatori.

Vittorio
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda franz il 16/11/2009, 0:11

pinopic1 ha scritto:Insomma deve essere competente nell'arte della politica.

ranvit ha scritto:Il politico deve avere le capacità di un "capo", cioè essere capace di gestire uomini.

Mi pare che entrambi state identificando un politico "manager". Un manager pubblico, diverso dal privato. Ma pur sempre un manager. Cosa che richiede una particolare competenza.

Una suggestione: una persona veramente competente (nella sua arte, medica, politica, artigana) è anche un essere morale?
È possibile essere veramente competente e scarsamente morali?
O forse l'immoralità la riscontriamo, a ben vedere, in persone tutto sommato anche incompententi?

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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda pianogrande il 16/11/2009, 1:04

Non c'è bosogno per forza di una laurea in scienze politiche, sociologia etc.
La competenza di un politico deriva dalla sua personale storia.
Non esiste una competenza standard come potrebbe essere per un medico o un ingegnere.
In base alla sua biografia, un politico può essere più o meno sensibile a vari temi e saperli (e volerli) affrontare con più o meno competenza e motivazione.
Il tipo di temi a cui si appassionerà, il tipo di sensibilità verso i vari argomenti dipenderanno, anche dalla sua moralità.
La moralità fa parte, a tutti gli effetti, della sua biografia.
Il tutto, carriera compresa, in relazione al consenso riscosso.
Il tutto, in "rappresentanza" piuttosto stretta di chi lo sostiene.
Concordo, quindi, con Franz.
Se la moralità non è generalizzata, come pretendere che la abbiano i politici?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda cardif il 16/11/2009, 6:05

"Quello che più conta è la dedizione all'interesse generale e la moralità della politica".
L'ha detto Napolitano, e io ci credo a prescindere.
"La moralita' non e' non rubare, ci mancherebbe altro; la nostra moralita', la nuova moralita' e' rispettare gli impegni presi con gli elettori."
L'ha detto Berlusconi, e chissà perché, non ci credo. Di questa frase non capisco la prima parte:
Togliendo le due negazioni, significa che la moralità è rubare? O che non si è immorali se si ruba?
Boh
Sulla seconda parte in effetti sì; penso anch'io che chi non rispetta la promessa fatta, gli impegni presi non ha molta moralità. E bravo Berlusconi; gli è scappato di dire (non di fare) una cosa giusta.
Evidentemente la differenza stà nel significato che si dà alla parola "moralità".
Certamente condividerei quello che gli dà Napolitano.
Ma la caratteristica che un politico deve avere, secondo me, è quella porsi l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei cittadini (studiando un problema, valutando le possibili soluzioni, scegliendo ed attuando la migliore).
Non necessariamente con le sue competenze e conoscenze; anzi, certamente non solo in base a quelle, qualora le avesse, ma con la collaborazione ed il confronto con altri.
Soprattutto saper "vedere" quelle che saranno le esigenze future.
Decidere di realizzare un nuovo collegamento tra due città, in funzione del prevedibile sviluppo del traffico.
Decidere di far costruire un inceneritore, in previsione delle future prevedibili necessità.
Ecc.
E invece, purtroppo, non è così.
Politici sulla cresta dell'onda per decenni, segretari di partito e presidenti del Consiglio per anni, non hanno previsto niente; non hanno una legge a loro nome; si sono impegnati solo a raccomandare e far assumere a destra ed a manca. Eppure sono ritenuti grandi politici.
Bah
cardif
Ultima modifica di cardif il 16/11/2009, 12:15, modificato 1 volta in totale.
Ma mo' mi so' capito bene?
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