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Chi ha detto la bugia?

MessaggioInviato: 16/10/2009, 7:39
da franz
DA «IO DONNA» IN EDICOLA
Chi ha detto la bugia?
Sull'onda di un telefilm, nei salotti impazza il gioco per smascherare quelli che mentono. Ecco un campionario



http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a ... itrate=300
VIDEO - La tv scopre la prossemica di Aldo Grasso (9 settembre 2009)

La sincerità è il segreto del successo. Se impari a fingerla, ce l’hai fatta»
. Mai formula è stata più tenacemente perseguita come nei talk show nostrani, popolati perlopiù da politici. E i politici, si sa, mentono per legge. E se l’insulto più gettonato e trasversale è «Tu menti», ovvio che l’interesse del pubblico - cioè nostro - sia la discovery della menzogna. Specialmente da quando il professor Carl Lightman, un Tim Roth di gran fascino nei panni di infallibile acchiappa-impostori, ci ha persuaso che le balle, per quanto raccontate con raffinate tecniche di dissimulazione, si possono smascherare passando al microscopio microespressioni di occhi, naso, bocca, zigomi, solchi e increspature della pelle. Dalla vergogna (sguardo basso) all’imbarazzo (sguardo laterale) al nervosismo (denti che mordono le labbra): l’assunto è che gli indicatori delle emozioni sono universali (guarda le facce).

D’accordo, Lie to me è una fiction trasmessa su Fox. Ma Dimmi una bugia è un programma di successo, e dai concreti contraccolpi sulla vita quotidiana: vuoi mettere la soddisfazione di scoprire che il figlio ha marinato la scuola da un’impercettibile alzata della spalla sinistra? O di capire che il fidanzato non è andato a giocare a calcetto, come aveva giurato, solo seguendo la traiettoria delle sopracciglia? Se le sopracciglia si alzano mentre le narici si svasano, vuol dire che si ha paura. Ergo: teme di essere beccato. Beghe familiari a parte, l’aspirazione è quella di strappare la maschera ai nostri amministratori. Magari comparando certe espressioni di Silvio Berlusconi post scandalo Noemi-D’Addario con certe espressioni di Bill Clinton post scandalo Lewinsky. Si faccia avanti chi non ha afferrato che il minimo comun denominatore fra Elliot Spitzer, governatore dimissionario di New York, e Cosimo Mele, ex parlamentare Udc ugualmente dimissionario, non sono le escort (frequentate da entrambi) quanto la smorfia da pubblico imbarazzo: labbra nascoste nella bocca di fronte allo svelamento delle rispettive infedeltà coniugali. La scienza ufficiale è cauta. «Sono meno del cinque per cento le persone che "sentono" le bugie altrui» spiega Giuseppe Sartori, docente di neuroscienze cognitive all’Università di Padova. «E vale anche per quelle categorie professionali, giudici, psichiatri, poliziotti, che in teoria dovrebbero essere attrezzati per percepire i racconti falsi».

Qualche genio però esiste. Paul Ekman, famosissimo psicologo americano ultranovantenne al quale è appunto ispirato Lie to me, teorizzatore della scoperta secondo cui il nesso tra espressioni facciali ed emozioni è uguale per tutti e dappertutto, ha trovato 15 "rabdomanti" della menzogna su oltre 13mila persone. «I ricercatori» conclude Sartori «stanno studiando questi "maghi" per capire i “trucchi” delle loro diagnosi. È un filone di ricerche promettente». E che ha già dato i primi risultati. Queste persone sanno decifrare la simulazione dalle labbra serrate e da un certo modo di sfiorarsi l’orecchio inclinando leggermente il collo; riconoscono la rabbia anche su un volto apparentemente impassibile da un vago movimento delle palpebre; decodificano il disgusto dal fremito tra l’attaccatura del naso e la fronte e dal labbro superiore che si solleva appena. Talento innato, a quanto pare. Ma il tentativo in atto è quello di impossessarsi di tutti i segreti degli smascheratori per ottenere regole universali. Sarebbe una svolta per testare la sincerità del genere umano.

A cominciare dalla classe dirigente. Pensateci: non ci sarebbe bisogno dei nastri registrati nella Stanza Ovale per inchiodare chi, come Richard Nixon, negò fino all’ultimo istante le proprie responsabilità nel Watergate. Sarebbe superflua la lettura degli atti giudiziari per capire se Antonio Di Pietro è sincero quando sostiene, ad Annozero, che suo figlio Cristiano non è indagato. Né servirebbe la faticaccia del giornalismo d’inchiesta per sbugiardare un Bush qualsiasi mentre proclama che «Saddam possiede le armi di distruzione di massa: ho le prove». Basterebbe studiare la piega della bocca o lo spostamento dello zigomo verso destra. Appurando, magari, che è identico a quello di Tony Blair quando parla della guerra in Iraq. È un gioco, quello che impazza sulla scorta del telefilm e tiene banco in salotto come nei forum online. Accompagnato da accostamenti inediti. Come i sorrisetti di Margaret Thatcher e Mariastella Gelmini. «Non bisogna raccontare bugie deliberatamente» teorizzò la premier britannica. «Ma a volte bisogna essere evasivi».

La stessa evasività messa in campo dal nostro ministro all’Istruzione quando si trattò di spiegare agli italiani perché aveva sostenuto l’esame di avvocato a Catanzaro, ex patria delle giurie di manica extralarge. Ovviamente la caccia alla bugia implica affannosa ricerca di espressioni indimenticabili tramite Google e You- Tube: la faccia di Giulio Tremonti mentre garantisce che non ci sarà in futuro nessun condono fiscale accanto a quella di Jacques Chirac che annunciava «Io primo ministro di Mitterrand? Mai» giusto un attimo prima di accettare l’incarico. O i parallelismi tra le labbra stirate di Putin che nega coinvolgimenti nell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya e quelle di D’Alema che assicura leale appoggio a Veltroni, neo eletto segretario Pd. Ma è sulle performance da campagna elettorale che il passatempo potrebbe avere effetti dirompenti. Se esistesse un dottor Lightman, Sarah Palin non avrebbe mai potuto bluffare sui 150mila dollari di vestiti pagati con i soldi dei repubblicani. Certo, nel suo caso l’esame delle rughe sulla fronte (se si accentuano denotano ansia) potrebbe essere inficiato dal botox. Ma d’altronde, vista la familiarità del potere con la simulazione, le punturine paralizzanti potrebbero essere un’idea per i politici, da aggiungere alla lunga lista delle spese di rappresentanza.

Monica Vignale
15 ottobre 2009 http://www.corriere.it

Re: Chi ha detto la bugia?

MessaggioInviato: 16/10/2009, 8:34
da franz
La gara tra chi mente (o dissimula le sue vere intenzioni o ne palesa altre, artefatte) e chi invece cerca di captare ed individuare ogni segno di vero e di falso nei messaggi, nelle intenzioni, nei comportamenti altrui, credo risalga all'origine dell'umanità.
L'uomo è un animale sociale e chi riesce ad ingannare l'altro (o la collettività) puo' trarre un discreto vantaggio, finché non viene scoperto. Anche chi riesce ad individuare il falso ha un vantaggio. Quello di non subire un danno.
Si è quindi innescata coi millenni una competizione di abilità, per cui alcuni sono piu' bravi di altri a mentire e dissumulare la menzogna ed alcuni sono piu' bravi di altri ad individuarla.
L'articolo si sofferma sui casi "politici" ma credo che siano stati molto piu' determinanti quelli nel campo degli affari.
In un contesto di mercato in cui esistono venditori e compratori che a volte non si conoscono personalmente, l'abilità del compratore è quella di non solo valutare la qualità delle merce che compra ma anche l'onestà e l'affidabilità del venditore.
Il venditore ha tendenza ad enfatizzare le qualità di cio' che vende, per tirare su il prezzo. Qualcuno disonesto potrebbe anche proporre merce avariata, difettata. La possibilità di individuare chi ti vende il classico "pacco" scrutando la sincerità dell'altro è quindi fondamentale. Un altro caso, decisamente rilevante, è quello delle relazioni affettive uomo-donna e la possibilità che l'amore sia simulato (di solito dall'uomo) per "carpire" una relazione e poi sparire. Anche qui l'inganno, e la possibilità di scoprirlo sapendo leggere ed interpretare il linguaggio non verbale è fondamentale per la sopravvivenza e la qualità della vita, soprattutto perchè se è vero che poi l'uomo sparisce, puo' lasciare un regalino che influenzerà tutta la vita della donna costringendola a tirar su un bambino da sola invece che in due.

Nelle zone di mare, dove tra marinai e mercanti , sono piu' frequenti i contatti occasionali, dovremmo poter registrare la maggiore frequenza di persone in grado di possedere una maggiore abilità di "lettura" delle menzogne.

Che dire ora della politica.
Essa è il campo in cui predominano le illusioni e quindi sono frequqnti gli illusi che vogliono coltivare le loro illusioni.
Parrebbe quindi il campo di battaglia ideale per chi vuole ingannare un vasto pubblico.
Facendosi aiutare da un po' di cerone.

Franz