La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

La nuova (?) strategia di Berlusconi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La nuova (?) strategia di Berlusconi

Messaggioda franz il 12/10/2009, 8:10

EDITORIALE
Se il Cavaliere
vuole farsi Stato

di GIUSEPPE D'AVANZO

Non si riesce a tenere il conto delle menzogne e dei ricatti che l'Egoarca riesce a distillare nei suoi flussi verbali, ormai oltre ogni controllo di ragionevolezza, del tutto catturati dal suo disturbo narcisistico. Stiamo ai fatti. Il lucidissimo furore di Berlusconi si accende per i pasticci che si combina da solo, con la sua compulsività.

Frequenta minorenni; riempie palazzi e ville di prostitute
arruolate da un ruffiano; trascura gli affari di Stato per allegre scorribande amorose. Contestato dalla moglie in pubblico, se ne va nel luogo pubblico per eccellenza - la televisione - per recuperare (sa di doverlo fare) un'apprezzabile accountability. Sbaglia la mossa. Esige che le sue favole diventino scritture sacre. Se non accade - e non accade - s'infuria.
Ingaggia maschere con mazza ferrata che, dai giornali e tv che controlla, fanno per lui il lavoro più sporco, "assassinando" la personalità di chi gli appare, anche da lontano, "un nemico". Scatena gagliofferie, aggressioni, conflitti che (lungo l'elenco) investono, nel tempo, la moglie; impauriti testimoni delle sue imbarazzanti avventure; la Repubblica; il suo editore; il suo direttore; l'Unità; addirittura il salmodiante Corriere della sera; la stampa internazionale tutta; il servizio pubblico televisivo che non è al suo servizio; un pugno di comici, il cinema nazionale; l'Avvenire; la Conferenza episcopale italiana; il presidente della Camera; il presidente della Repubblica; la Corte Costituzionale; la magistratura tutta; un'opposizione che, peraltro, è oggi una bottega chiusa per inventario.

L'Egoarca mostra, dietro il sorrisone, come il suo potere sia pura, nuda violenza. Non guadagna un punto. Ne ricava soltanto il discredito internazionale, un distruttivo "sputtanamento" che si completa, nelle opinioni pubbliche e nelle cancellerie d'Occidente, quando, con posa da bauscia al bar nell'ora del "camparino", si vanta di aver convinto George W. Bush a mettere sul tavolo 700 miliardi di dollari per far fronte alla crisi finanziaria; di aver detto a quei due, Barack Obama e Vladimir Putin, di far la pace altrimenti non li avrebbe invitati al G8 di cui deve essere il proprietario; di "aver mandato Sarkozy" all'Est dopo avergli spiegato quel che avrebbe dovuto dire per risolvere la crisi georgiana; di essere messaggero presso il Papa, in un incontro della durata di minuti 3, dei "saluti di Obama", come se il presidente degli Stati Uniti d'America avesse bisogno dell'Egoarca per discutere con Joseph Ratzinger. Un premier così garrulo e vanìloquo, che crede di potersi muovere sulla scena pubblica come tra le plaudenti prostitute ingaggiate per il salotto di Palazzo Grazioli, non ha bisogno di essere screditato. Si scredita da solo con le sue mani e, con le sue parole e condotte, disonora e danneggia l'intero Paese. Oggi se c'è in giro un antagonista della rispettabilità dell'Italia nel mondo è Silvio Berlusconi. Lo sappiamo noi, lo sanno i caudatari e le congreghe che lo sostengono, lo sa chiunque guardi ai nostri affari da oltre confine.

L'Egoarca non se ne cura. Il suo Io ipertrofico non ammette interlocutori, consigli, regole, critiche, misura istituzionale, saggezza politica. Ubriaco dei sondaggi che gli servono (ma sono sinceri?), è incapace di guardare in faccia la realtà che si è cucinato da solo e che ogni giorno irresponsabilmente riscalda. Sarebbe un errore tuttavia credere che i suoi coups de théatres siano dominati dall'istinto. Bisogna sempre guardare che cosa bolle nella pentola dell'Egoarca. L'uomo è lucidissimo. Nella brodaglia che ha scodellato a Benevento si coglie un cambio di strategia, un ritorno all'antico. Come se quindici anni non fossero passati, Berlusconi evoca i fantasmi mentali di allora, ricostruisce lo stesso contesto di grande forza evocativa che gli portò fortuna a partire dal 1993. Suona così. Un manipolo di toghe "di sinistra" mi minaccia come già accadde nel 1994 quando azzopparono il mio primo governo con un avviso di garanzia. Con la complicità della magistratura, "la sinistra" vuole espropriare il popolo del suo voto. Per farlo, con la correità di un presidente della Repubblica "di sinistra", la Corte costituzionale "di sinistra" ha dovuto contraddirsi mentre un giudice "di sinistra" aggredisce le mie aziende.

Non c'è una parola di quel che dice l'Egoarca che corrisponda ai fatti. Nel 1993 la corruzione inghiotte ogni anno 10mila miliardi di lire mentre l'indebitamento pubblico - cresciuto del 92 per cento negli anni dei governi dell'"amico Craxi" - oscilla tra i 150 e 250 mila miliardi, più 15/25 mila miliardi di interessi annui. La Prima Repubblica crolla non per la pressione della magistratura (una favola), ma per la disperazione di chi non può più pagare il prezzo della corruzione alla politica e denuncia i corrotti. Berlusconi, prossimo al fallimento, è creatura di quel sistema politico. Gli ha assicurato ogni privilegio. Quaglia pronta al salto, si apposta però sotto le insegne dell'antipolitica e vince. Entusiasta di quelle toghe che gli hanno aperto la strada al potere, offre a due di loro (Davigo e Di Pietro) la poltrona di ministro (rifiutano). Cade quando Bossi non ne può più dei maneggi corruttivi dell'alleato che gli stanno mangiando la Lega e decide di voltargli le spalle il 6 novembre del 1994, due settimane prima che Berlusconi riceva l'avviso di garanzia che ancora oggi lo fa tanto strepitare.

Come accade per la disonorevole vita privata che conduce, l'inesauribile ripetizione di concetti inconsistenti ci mostra come la menzogna abbia un primato nella "politica narrativa" di Berlusconi. Sia il nucleo più autentico del suo sistema politico. Abbia una funzione essenziale perché abitua alla confusione e infine all'indifferenza, a un presente smemorato, a una grottesca distanza tra quel che si dice e quel che è accaduto davvero. È in questo varco che il Berlusconi "sputtanato" intende muoversi (e si muoverà) con un nuovo obiettivo. Lo sollecitano due eventi, nulla che abbia a che fare con l'interesse nazionale. Il primo, con tutta evidenza. È una controversia tra due società private, la Fininvest di Berlusconi, la Cir di De Benedetti (è l'editore di questo giornale). Anche il secondo evento, a pensarci, non è di interesse pubblico. Non si discute - come pure sarebbe legittimo - la reintroduzione nella Carta costituzionale dell'immunità per i rappresentanti del popolo, cancellata dopo 45 anni nel 1993. Si discute dell'impunità di Berlusconi. Di uno solo perché tra le quattro alte cariche che ne hanno diritto con la "legge Alfano" soltanto Berlusconi ha gravi rogne giudiziarie per comportamenti tenuti - peraltro - quando ancora non era né un leader né il premier. Quindi, sono due fatti privati di un uomo diventato con gli anni capo di governo, sostenuto da una granitica maggioranza cui il Paese chiede di governare, a scatenare una paralizzante "guerra di religione" che travolge ogni cosa e destino, uomini e istituzioni, riattivando una falsa "narrazione" cara all'Egoarca e ai suoi corifei.

Se la "narrazione" sa di muffa, l'obiettivo è novissimo. Se nel 1994 gli venne buona per governare, oggi è utile per un'altra manovra che si scorge ormai a occhio nudo. Che cosa sono le aggressioni al capo dello Stato? Perché la denigrazione della Corte costituzionale? Perché l'annuncio di una vendicativa riforma della giustizia? Come giustificare la segreta e abusiva raccolta di informazioni (è accaduto negli archivi del Csm) che, opportunamente manipolate, serviranno per bastonare il giudice che gli ha dato torto? Come sempre per difendere se stesso e i suoi privatissimi interessi, l'Egoarca non si accontenta più di fare le leggi che altri, da lui separati, vaglieranno e applicheranno. Egli vuole liberarsi di ogni potere di controllo.

Non si accontenta, con 344 seggi alla Camera e 174 al Senato, di poter fare le leggi. Esige anche il monopolio di farle valere. Screditandoli perché "di parte", reclama anche il possesso diretto e legale degli strumenti di potere statali. Ha soltanto una maggioranza, ma manco fosse un premio politico, un plusvalore politico che gli è dovuto, pretende di essere lo Stato. Dice: il popolo lo vuole. Dimentica che, dei 36 milioni di italiani che hanno votato il 13 e 14 aprile 2008, 17 milioni sono con lui e 19 milioni gli hanno voltato le spalle, se non si vuol contare quei due italiani su dieci che, astenendosi, si sono chiamati fuori dalla contesa. All'Egoarca va ricordato che non è l'Italia, è solo il provvisorio capo di un governo. Purtroppo, come dargli torto, molto "sputtanato".
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Berlusconi punta alla Grande Riforma

Messaggioda franz il 12/10/2009, 8:25

Il premier deciso a procedere anche senza la maggioranza qualificata
Poi il referendum. Il Cavaliere non si fida della prescrizione sul caso Mills

Berlusconi punta alla Grande Riforma
"Presidenzialismo prima del 2013"

di LIANA MILELLA

ROMA - Ha una paura il Cavaliere. Di essere condannato a Milano nei processi Mills e diritti tv. E, subito dopo, di essere sbalzato via di sella da Napolitano. L'incubo del '94 che ritorna. Si sente tradito dal Colle sul lodo Alfano, non si fida più delle rassicurazioni dell'avvocato Ghedini, vuole subito una legge sulla prescrizione rigida che lo metta al riparo dalle grane giudiziarie e poi una "Grande riforma" che in un colpo solo chiuda i conti con la magistratura e consegni alla storia la sua presidenza del Consiglio.
Una sola legge di rango costituzionale che sfidi tutti, dal Quirinale all'opposizione. Approvata a maggioranza assoluta e poi benedetta da un referendum senza quorum, secondo le regole dell'articolo 138 della Costituzione, in cui giocare tutto il peso della sua faccia. Un referendum che si trasformi in un plebiscito pro o contro Berlusconi. Dentro le nuove regole del presidenzialismo per far contento Fini e ottenere il suo appoggio pieno, l'immunità per garantirsi il pieno sostegno di tutti i parlamentari (anche quelli di sinistra pensa lui), le carriere dei giudici separate e un Csm diviso in due per dare una lezione definitiva alle toghe, la Consulta rimodellata dando a Bossi il contentino dei rappresentanti regionali, ovviamente il federalismo per tenere stretto a sé l'alleato leghista. "Questo è un percorso da iniziare subito. Dobbiamo chiuderlo entro questa legislatura. Prima del 2013. I conti si fanno adesso o mai più". A quel punto, alle urne, si arriverebbe in un quadro istituzionale del tutto diverso.

Prima però c'è da fronteggiare l'emergenza. La paura, la collera, voglia di vendetta non sono mai state buone consigliere. Dalla bocciatura del lodo Alfano ruotano tutte e tre come le pale di un ventilatore impazzito nella mente di Berlusconi. Che ce l'ha con il Quirinale, con i giudici, con Fini in una mistura sempre più esplosiva. L'ha detto ai suoi anche ieri prima dell'exploit di Benevento: "Sono stato preso in giro, tradito. Dal Colle hanno stoppato la norma blocca-processi offrendomi l'alternativa del lodo con la garanzia che sarebbe passato. L'abbiamo scritto d'intesa con i loro giuristi e seguendo pedissequamente la sentenza della Consulta. Prima Napolitano è stato di parola e ha controfirmato la legge, ma poi ha lasciato che la Consulta lo bocciasse". È la rivelazione che spicca sulle pagine del Giornale per la penna del direttore Feltri. Ed è esattamente quello che pensa il Cavaliere.

Che adesso ha davanti un solo spettro, la condanna giudiziaria
. Ormai non fa che parlare di questo: "Mi vogliono fottere, ormai è chiaro". S'infuria con chi cerca di rabbonirlo, Ghedini in testa. Annusa il pericolo. E interpreta come un voluto inganno gli articoli dei giornali in cui la mannaia della prescrizione viene invece data per certa e a suo favore. "Sono i pm di Milano che li ispirano. Volutamente cercano di imbrogliarmi e d'illudermi per evitare che mi muova sul piano legislativo".

I calcoli del Cavaliere sono differenti. La prescrizione potrebbe salvarlo al massimo dal processo Mills, ma non da quello sui diritti tv. Per questo il Guardasigilli Alfano ha messo fretta per una leggina che cambi la prescrizione e renda rigido il momento in cui farla partire. Questo, almeno per Mills, anticiperebbe la scadenza del termine dal 2012 al 2010. Alfano gli prospetta le difficoltà dei tempi parlamentari, gli ostacoli frapposti dai finiani, la nuova guerra per una norma ad personam, ma lui non sente ragioni, l'ordine è "chiudere con i processi". Di certo non può aspettare di reintrodurre l'immunità.

L'incubo del '94 s'ingigantisce ogni giorno di più. Allora si chiuse il suo primo governo per l'avviso di garanzia spedito da Milano per All Iberian, adesso Napolitano - è il suo sospetto - lo chiamerebbe al Colle per una grave condanna per corruzione che farebbe il giro del mondo. Che non solo peserebbe per gli anni di pena inflitti (quattro e mezzo per corruzione ne ha avuti l'avvocato Mills), ma per le pene accessorie, l'interdizione dai pubblici uffici su cui il Colle non potrebbe passare sopra. La leggina sulla prescrizione serve subito, poi è ormai tempo per lanciarsi nella "grande riforma" che ridisegni la Costituzione.

Innanzitutto contro i giudici che da anni gli danno il tormento. L'assaggio sarà la riforma elettorale del Csm con un sorteggio preventivo per selezionare le candidature e così, nella mente di Berlusconi e Alfano, togliere il potere alle correnti dell'Anm e l'ombrello di un Csm che non ha mai bacchettato le toghe. Poi via al "progetto complessivo": una legge che riscriva la Costituzione nei punti essenziali, che per la sua essenzialità non si presti a inghippi parlamentari. E soprattutto senza più alcuna mediazione con il Quirinale.

www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58


Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Bing [Bot] e 170 ospiti