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Fini-Berlusconi : si prepara il dopo Silvio?

MessaggioInviato: 22/09/2009, 9:04
da ranvit
dal corriere..it :

L'INCONTRO CON FINI - IL RETROSCENA
Il Cavaliere e il compromesso obbligato «Ma rischiamo il rapporto con i cattolici»
Timori sul biotestamento. E sugli immigrati: potremmo perdere consensi tra i nostri elettori

ROMA — Tendenza Silvio. Nono­stante lo scontro con Gianfranco Fi­ni, le tensioni con Umberto Bossi sul­l’Afghanistan, i morsi della crisi eco­nomica sull’occupazione e i rapporti complicati con il mondo cattolico, il Cavaliere continua a salire nei son­daggi riservati che l’opposizione mo­nitora settimanalmente. Perché an­che l’ultimo report di Ipsos , analizza­to dai dirigenti del Pd, ha evidenzia­to un dato tendenziale in ascesa per il premier e il suo partito: nell’indice di fiducia, infatti, Berlusconi guada­gna un altro decimale (oggi è al 51,2%) e il Pdl tre (dal 38 al 38,3%). Ma non è sulle variazioni numeri­che che si soffermano gli analisti, bensì sul trend positivo che da lu­glio non conosce soste. I rilevamenti fanno capire che — in assenza di un’alternativa — l’opinione pubbli­ca continua a puntare sul presidente del Consiglio, se è vero che la Lega subisce una flessione di mezzo pun­to, scende al 10,1%, e non raccoglie il consenso degli elettori di centrode­stra, rimasti contrariati dal duello tra i «cofondatori» del Pdl. Ed è proprio lo scontro con Fini a preoccupare Berlusconi, perché la «fiducia» è un credito da onorare con l’azione di governo, dunque in Parlamento, dove i provvedimenti dell’esecutivo devono trovare il con­senso. Il premier deve quindi disin­nescare il conflitto con il presidente della Camera, con il quale i problemi politici ieri sono stati solo esamina­ti. I due infatti si rivedranno, dopo il viaggio negli Usa del Cavaliere, sicco­me non potevano bastare due ore di colloquio per chiudere la vertenza.

Il faccia a faccia in casa Letta è servito quantomeno per chiarirsi — in alcu­ni frangenti anche a muso duro — e per constatare che non possono fare a meno l’uno dell’altro. Non c’è dub­bio che l’ex leader di An non abbia progetti politici alternativi al Pdl, non ci ha mai pensato: l’ha spiegato a Berlusconi, che pure si fa forte dei sondaggi commissionati da tempo sulle «basse potenzialità» del «brand» finiano. Dall’altra parte il Cavaliere sa che — se non vuole apri­re un fronte pericoloso — deve con­cedere al «cofondatore» un ruolo adeguato nel partito. Ed è chiaro che il presidente della Camera è preoccu­pato di non esporsi: vuole verificare che le promesse verranno mantenu­te. Altrimenti, rischierebbe di qui a breve una cocente sconfitta. Poco importa però se «Silvio» non si fida di «Gianfranco» e vicever­sa, se l’unica intesa è stata quella di non parlarsi più attraverso i media. Entrambi sanno che i problemi resta­no, frutto delle due «visioni diver­se ». Certo, la consultazione perma­nente consentirà di cercare dei com­promessi su questioni spinose. Ma è da vedere se e come si comporrà una mediazione su temi, per esem­pio, come i diritti agli immigrati e il testamento biologico.

Perché Berlu­sconi teme che le posizioni di Fini «da una parte ci facciano perdere consensi nel nostro elettorato, e del­­l’altra mettano a rischio il rapporto con il mondo cattolico», assai in­quieto e critico verso il premier, co­me ha fatto capire ieri il presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Allora il consenso nei sondaggi as­sume per il premier un altro signifi­cato, è un debito contratto con l’opi­nione pubblica, da restituire entro la primavera se lo si vuole far fruttare alle Regionali. È vero che il Pd resta per ora accartocciato su se stesso, e sebbene questa settimana guadagni quasi mezzo punto (28,9%), non rie­sce a drenare voti all’Idv, quotato so­pra l’8% malgrado un calo di due de­cimali. Nelle tabelle di Berlusconi i Democratici non vanno oltre il 27%, semmai è su Pier Ferdinando Casini che dovrà fare delle valutazioni: tra i leader, infatti, negli indici di gradi­mento il capo dei centristi è salito al 48,8%, ed è secondo solo al Cavalie­re, che nei suoi report calcola l’Udc al 6,8%. Che fare allora per le Regionali? Anche questo tema è stato trattato ie­ri da Berlusconi e Fini.

Nei giorni scorsi l’ex leader di An — a parte far muro contro le «eccessive pretese» al Nord della Lega — teorizzava che «per rafforzare il Pdl è necessario le­gittimare le strutture territoriali del partito. Non è pensabile che le scelte dei candidati governatori siano frut­to solo di una decisione romana». È un ragionamento da rifare con il pre­mier, che su questo punto — e an­che su altri — proprio non ci sente. Ma è come se tutto fosse sospeso, in attesa di altri eventi. Perché è ve­ro che nel Pdl si avverte un cauto ot­timismo sulla decisione della Con­sulta per il lodo Alfano, ma ad otto­bre la decisione della Corte Costitu­zionale avrà un’influenza sulle scel­te politiche, nel Palazzo. Fini ha già detto che «questo clima di messiani­ca attesa è fuori luogo», tranne ag­giungere poi che «mentre tutti aspet­tano la sentenza, sarà importante co­noscere le motivazioni». E Berlusco­ni — giorni fa — ha cercato di mo­strarsi distaccato: «Se fosse necessa­rio — ha detto — si potrebbe fare un altro lodo. Ma io sono tranquillo perché, anche se andassi a processo, sul caso Mills mi assolverebbe qual­siasi tribunale fatto da giudici non politicizzati e prevenuti contro di me». Possibile che ieri i «cofondato­ri » abbiano parlato solo del partito?

Francesco Verderami
22 settembre 2009