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I nostri soldati in Afganistan.

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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda ranvit il 27/09/2009, 11:36

Pagheca fa come ti pare, ....io non odio nessuno e non amo filosofeggiare troppo : i predicatori mi sono sempre stati sui marroni....di qualsiasi sponda e qualsiasi cosa dicono!
Se Strada facesse il suo mestiere senza predicare mi starebbe benissimo.

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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda franz il 27/09/2009, 11:51

ranvit ha scritto:Se ne puo' uscire semplicemente andando via.... Dopodichè un po' di bombardamenti ogni tanto nei posti dove si dovesse notare che (se) organizzano qualcosa di pericoloso per il mondo esterno...

Non ci sono altre soluzioni....decenti.

Bisogna parlare con tutte le forze in campo. Sapendo distinguere e isolare chi non è disposto a dialogare».
Lo dice Prodi, chiarendo che le altre soluzioni decenti sono "la Politica".
Se poi Strada sapesse essere un buon pontiere per questo dialogo, ben venga.
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda ranvit il 27/09/2009, 12:46

>Bisogna parlare con tutte le forze in campo. Sapendo distinguere e isolare chi non è disposto a dialogare».<

E' 'na parola! E chi sarebbe questo Mandrake capace di fare questo?

E comunque, in base a quale principio dovremmo, noi occidentali, dialogare, distinguere e riconoscere i buoni ed i cattivi?

Meglio lasciarli soli a sbrogliarsela tra loro!

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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda incrociatore il 27/09/2009, 15:04

temo che dovremmo tornarcene a casa dall'Afghanistan... non perché sia giusto "lasciarli a spaccarsi la testa da soli", ma perché ci siamo ormai sputtanati seguendo pedissequamente le politiche americane nell'area...

Tutti gli eserciti attualmente in Afghanistan dovrebbero andarsene sostituiti da una vera forza multinazionale ONU... magari con i cinesi... oppure un'esercito multinazionale africano... oppure sud-americano... tutti (beh... non i russi... è ovvio), meno quelli che ci stanno adesso.

Quelli che ci stanno adesso tirino fuori i soldi per metterci una pezza ai danni che hanno fatto... penso che il PIL dell'Afghanistan non sia equivalente nemmeno a quello del solo Friuli per cui non sarebbe certo una "mission impossible"... perché il problema dell'Afghanistan come di tutte le aree esplosive del mondo non sono i vari talebani, ma semplicemente una questione di soldi e risorse da distribuire a popoli affamati, disperati e costretti all'ignoranza.
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda mario il 28/09/2009, 18:21

Abbiamo il dovere di rimanere lì e di pretendere che l’America la smetta con certe azioni militari, per impegnarsi maggiormente in azioni di pace.
L’America inoltre deve smetterla di sostenere un governo locale corrotto.
Dobbiamo batterci anzitutto per questo.
Compito al quale non possiamo abdicare.
Guai se ce ne andassimo e lasciassimo l’America libera in questa sua politica dissennata.
Dobbiamo pretendere che si trasformi veramente in una missione di pace e democrazia.
Dobbiamo costringere l'America a discutere con noi gli obiettivi della missione.
Andando via non risolveremmo nulla. Faremmo solo una pessima figura.
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda incrociatore il 29/09/2009, 13:04

mario ha scritto:...Andando via non risolveremmo nulla. Faremmo solo una pessima figura.

il guaio è che la stiamo facendo da tempo anche rimanendo lì.

Ci siamo dilapidati un'immagine ed un consenso e quindi una credibilità... ora la vedo difficile recuperare.
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda ranvit il 29/09/2009, 13:17

da per non mollare
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“[…] Chi cerca nella libertà altra cosa che la libertà stessa è fatto per servire […]” (Alexis de Tocqueville)
Anno X – n. 20 – 28 settembre 2009


LA GUERRA IN AFGHANISTAN

La fiammata che la guerra in Afghanistan ha avuto dopo le elezioni politiche, ha fatto ricordare, agli smemorati, cosa hanno significato gli attentati dell’11 settembre 2001 per la pace e la convivenza civile.

Gli americani e gli europei sono in quella regione per contrastare gli insorti filotalebani, oltre alle bande di Al Qaeda, anche per impedire un pericoloso scontro di civiltà. In gioco sono le radici culturali della democrazia liberale. Le difficoltà sono tante. Forse la risposta militare non è sufficiente ed occorre anche una risposta politica. L’Europa, come soggetto politico, è assente. Non è presente con una propria forza militare né può proporre una chiara linea politica. Il partner americano ha difficoltà pertanto, spesso, fa di testa sua.

Il recente incontro del G 20 ha evidenziato un segnale importante: l’America non vuole più fare da sola. La Cina e la Russia sono sicuramente all’altezza della situazione. Il surrogato della presenza della Francia, dell’Inghilterra e della Germania, in occasione dell’incontro del prossimo 1 ottobre, che ha all’ordine del giorno la questione nucleare, non è sufficiente per costituire una degna partnership, proprio per i difetti sopra ricordati. Il rilancio dell’Europa spinelliana, a fronte dell’attuale Europa intergovernativa, diventa un imperativo categorico, per i federalisti. (bl)

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