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In arrivo nuovi assetti politici?

Inviato:
18/09/2009, 19:07
da ranvit
da repubblica.it :
Monsignor Crociata, segretario della Conferenza episcopale italiana a un convegno ad Assisi
"Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica ma vegliare sull'etica"
Cei: "In arrivo nuovi assetti politici
i cattolici diano il loro contributo"
"Necessario sviluppare lo statuto di cittadinanza del cristianesimo grazie a uomini retti"
ASSISI - "Stiamo attraversando una crisi dai molteplici risvolti" dai quali emergeranno "nuovi assetti e inedite prospettive che matureranno in questi mesi e in questi anni". E' quanto ha detto questo pomeriggio monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo al seminario nazionale su Carità, Verità, Sviluppo integrale, organizzato in questi giorni ad Assisi dal network di associazioni cattoliche "Retinopera", sulla scorta della terza enciclica del Papa, "Caritas in Veritate".
In questo frangente, ha aggiunto il prelato, sul versante della carità, della verità e dello sviluppo integrale "i cattolici sono chiamati a intervenire con particolare urgenza". C'è la necessità, ha aggiunto, di sviluppare lo "statuto di cittadinanza" del cristianesimo "nella vita e nella cultura contemporanea", grazie a "uomini retti" che provengono dal "vasto e complesso mondo cattolico", il cui "contributo" è "importante e atteso per il bene comune nel passaggio significativo e incerto di questi anni".
"Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica degli Stati, ma le compete un irrinunciabile dovere di annuncio, testimonianza e presenza", ha aggiunto il segretario generale della Cei.
"Non ci è concesso oggi semplicemente un 'di più di etica', un qualche discorso morale", ha proseguito monsignor Crociata, secondo cui "siamo invece spronati a sviluppare, in dialogo con tutte le persone di buona volontà, una nuova e approfondita riflessione sul senso e sui fini dell'economia e della stessa vita sociale", a partire dalla consapevolezza - come scrive Benedetto XVI - che "la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica" e che "ogni riflessione culturale diventa feconda se ha il coraggio di mettere in campo e di confrontarsi con la totalità dell'umano".
(18 settembre 2009
Re: In arrivo nuovi assetti politici?

Inviato:
19/09/2009, 20:03
da ranvit
Annullato da me.
Re: In arrivo nuovi assetti politici?

Inviato:
21/09/2009, 12:07
da ranvit
da il corriere.it :
il sondaggio
Gradimento del premier: in un anno
giù del 20 per cento tra i leghisti
Forte calo tra i laureati, mentre la popolarità tra i cattolici praticanti è scesa di soli due punti
Tanto tuonò che piovve. Ma forse in misura minore di quanto ci si aspettasse. Dopo mesi di polemiche e di tempeste — mediatiche e non — la popolarità del presidente del Consiglio ha subito un calo. Non si tratta di un decremento improvviso, legato alla reazione subitanea dell’opinione pubblica a questo o quell’episodio, ma di un andamento prolungatosi nel tempo già da diversi mesi. Il che rende il fenomeno più credibile, ma anche, per certi versi, più pericoloso per il presidente del Consiglio.
Subito dopo il suo insediamento, nel maggio dello scorso anno, Berlusconi ottenne, come sempre accade in questi casi, il massimo dei consensi da parte dei cittadini, superando il 56% di giudizi positivi. L’aspetto interessante era la trasversalità del fenomeno: oltre all'ovvio atteggiamento positivo dell’elettorato del centrodestra, emergevano anche segnali di fiducia in alcuni settori dei votanti per il centrosinistra. Nel settembre 2008, un anno fa, la popolarità risultava lievemente diminuita, ma sempre su livelli straordinariamente elevati, superiore al 50%, come raramente era accaduto per altri premier dopo qualche mese di governo. Nel periodo successivo, sino grossomodo a maggio, la quota di valutazioni positive sull’operato del presidente si è andata progressivamente elevando, giungendo addirittura al 54%.
Ma proprio in quel momento, nella tarda primavera, è iniziato un lento declino, fatto di lievi decrementi di mese in mese, che ha finito col portare oggi la popolarità di Berlusconi a superare di poco il 45%. Si tratta, beninteso, di un livello comunque molto elevato, specie se confrontato ad altri leader, ma certo inferiore a quello raggiunto in passato. Come si è già potuto rilevare, contrariamente alle aspettative di qualche osservatore, il Cavaliere ha visto solo una modestissima diminuzione di consenso (-2%) tra l’elettorato cattolico osservante, quello che dichiara di recarsi regolarmente alla messa. Viceversa, le perdite maggiori di popolarità si sono manifestate nei settori più laici della popolazione e, in misura ancora maggiore, nei cattolici «tiepidi», che frequentano le funzioni religiose sporadicamente durante l’anno: proprio costoro si dichiarano i più colpiti dagli scandali e dalle rivelazioni sulla vita personale del premier.
Un’altra delle categorie che vede i decrementi maggiori di popolarità è quella — assai limitata quantitativamente, ma molto importante sul piano della formazione del consenso — dei laureati, che, rispetto ad un anno fa, vedono una contrazione del 18%. Questo andamento si è verificato in particolare al Nord, in parte al Centro, molto meno al Sud, toccando più che altro i grandi e i medi aggregati urbani. Tra le categorie sociali, le defezioni maggiori si riscontrano da un verso tra gli studenti (-13% rispetto ad un anno fa) e dall’altro tra gli imprenditori e i liberi professionisti. Ma la vera spiegazione del parziale decremento di popolarità di Berlusconi si ha analizzando il fenomeno in relazione agli orientamenti di voto. Infatti, il consenso ottenuto tra gli elettori del Pdl è praticamente identico allo scorso anno (con un decremento di soli due punti) e supera comunque il 90%. In altre parole, il Cavaliere ha «tenuto» assai bene nel proprio contesto politico di riferimento.
Viceversa, è forse scontato il trend di diminuzione del consenso tra i votanti per il Pd, ove la popolarità di Berlusconi è pari all’11%. Ma il dato più significativo — e forse più sorprendente — è quello relativo agli elettori della Lega Nord. Un anno fa tra costoro il consenso per Berlusconi sfiorava l’80%. A giugno esso era calato al 67%. E oggi è ulteriormente sceso, sino a toccare il 59,5%. Insomma, un decremento di fiducia del 20% in un anno. È dunque anche — specialmente — il calo di consenso nell’elettorato della Lega a spiegare il trend negativo della popolarità di Berlusconi. Un fenomeno che ha già avuto riflessi nelle tormentate relazioni tra Senatur e il Cavaliere. E che potrebbe averne ancora nei prossimi mesi. Nei quali Berlusconi cercherà di risalire nel livello di popolarità.
Renato Mannheimer
20 settembre 2009
Re: In arrivo nuovi assetti politici?

Inviato:
21/09/2009, 12:11
da ranvit
dal corriere.it :
stampa estera: DUE ARTICOLI SUL PREMIER E LA SITUAZIONE ITALIANA
Guardian: «Berlusconi e la rabbia delle italiane». El Pais: si prepara già il «dopo»
Il quotidiano britannico: «E' il momento della reazione femminista». Dalla Spagna: «Il declino è evidente»
ROMA - La stampa straniera torna a occuparsi dell'Italia attraverso i problemi di Berlusconi. Oggi sia l'inserto domenicale del Guardian, in Gran Bretagna, sia El Pais, in Spagna. Affrontano l'argomento sebbene con due tagli differenti. Nel primo caso ci si occupa del rapporto tra il premier e le donne, nel secondo si ricostruisce uno scenario nel quale i partiti cominciano a muoversi con diverse strategie in vista del dopo-Berlusconi.
Dal sito del Guardian
GUARDIAN - «Dopo un' estate in cui Silvio Berlusconi è stato varie volte accusato di "frequentare minorenni", di dormire con prostitute e di dare viziosi party nella sua villa in Sardegna, è giunto il momento della reazione femminista». L'Observer, inserto domenicale del quotidiano britannico The Guardian, torna sul caso Berlusconi-D'Addario. L'articolo, intitolato «Il "sessista" Berlusconi affronta il boomerang della rabbia delle italiane», prende spunto da un breve documentario, «Il Corpo delle donne», apparso su web e visto «da più di mezzo milione di persone» che «è un'aspra critica al sessismo quotidiano che caratterizza la tv commerciale italiana». Secondo l'Observer infatti, «il bersaglio» di questa «rivolta» femminista, «non è solo Berlusconi ma la cultura diffusa di un paese in cui un premier può sopravvivere a simili accuse». Un femminismo che, scrive l'Observer, è partito quest' estate dalle docenti universitarie e ora sta «montando fuori dai corridoi degli atenei». Così, «mentre giudici, senatrici, suore, storiche e donne d'affari hanno fatto circolare due petizioni per la fine del sessismo in tv, la Corte europea dei diritti dell'uomo dovrà decidere se Berlusconi potrà essere sanzionato per sessismo dopo che due politiche, Donata Gottardi e Anna Paola Concia, hanno adito alla Corte per le ripetute dichiarazioni irrispettose della vita e della dignità delle donne». The Observer pubblica anche un commento della collega Maria Laura Rodotà che sul Corriere della Sera ha pubblicato una "Lettera aperta alle donne" cui è seguito un ampio dibattito sul forum Avanti Pop.
Dal sito di El Pais
EL PAIS - «L'Italia inizia a preparare il «giorno dopo di Berlusconi» scrive invece El Pais in una corrispondenza da Roma. «Che il declino di Berlusconi sia evidente, non ne dubita nessuno, in Italia e soprattutto fuori» sostiene il quotidiano spagnolo Il servizio è affiancato da un'intervista a Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura, intitolata: «Ha perso il senso della misura, è un caso clinico». Il corrispondente di El Pais ha anche raccolto l'opinione del presidente dell'Ansa Giulio Anselmi, secondo il quale « la fase finale del berlusconismo è cominciata» ed «i sondaggi mostrano che l'idillio con gli italiani si è sgonfiato». «Il problema - aggiunge Anselmi - è che nessuno può dire quanto durerà questa fase». El Pais rileva poi che da ottobre 2008 Berlusconi ha perso 21 punti nei sondaggi ed osserva che «gli elettori chiesero alle urne stabilità e sembra che ora si sentano traditi per l'acuta divisione che si è aperta nella destra, soprattutto a causa degli attacchi de il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi, contro i critici che in teoria gli sarebbero più vicini » come l'ex direttore di Avvenire, Dino Boffo, e Gianfranco Fini. «La sensibilità degli italiani verso la libertà di stampa - dice ancora Anselmi - è sempre stata scarsa, però oggi stiamo vivendo la situazione di maggiore tensione che io ricordì: se i suoi attacchi contro la stampa avessero avuto luogo negli Usa o in Inghilterra ci sarebbe stata una rivoluzione». «Nello stesso tempo non c'è una alternativa chiara di governo nè nel suo partito nè nell'opposizione e questo fa pensare - osserva infine Anselmi - che se non avrà nuovi problemi personali, Berlusconi porterà a termine la legislatura». L'Italia, conclude El Pais, «è un paese imprevedibile nel quale tutto può succedere».
20 settembre 2009
Die Welt : "E' l'autunno del sultano

Inviato:
21/09/2009, 17:33
da ranvit
Sapranno gli stranieri cose che non sappiamo noi???
da Repubblica.it :
Sul giornale vicino ai conservatori tedeschi e alla Merkel un pesantissimo editoriale
"Il potere di Berlusconi cade in pezzi, si assiste ad un triste spettacolo""
Die Welt, stoccata a Berlusconi
"E' l'autunno del sultano"
DAL nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - "L'autunno del sultano - il potere di Silvio Berlusconi cade a pezzi". Così, con durezza e toni espliciti insoliti rispetto alla freddezza e all'estrema misura con cui i media tedeschi hanno trattato finora il tema, un editoriale di Die Welt (quotidiano conservatore del gruppo Springer, testata ritenuta vicinissima alla CduCsu di Angela Merkel) dedica ampio spazio oggi alle vicende del premier italiano.
"Chi ormai celebra da solo i suoi atti eroici è divenuto un monumento di se stesso che si sta sgretolando", scrive Paul Badde, a lungo corrispondente da Roma della Welt. Continua ricordando la conferenza stampa insieme a Zapatero: "Il piccolo uomo con i tacchi rialzati si è definito un superman, la sua popolarità lo conferma, e (ha detto di) essere il premier italiano di maggior successo negli ultimi 150 anni". Poi Badde commenta: sembra di assistere all'ultimo atto di uno spettacolo triste, uno spettacolo in cui la vecchia commedia con Silvio Berlusconi protagonista sembra trasformarsi sotto gli occhi di tutti. "Chi si presenta di persona come un Superman non lo è più, chi celebra da solo i suoi atti eroici è diventato un monumento di se stesso che si sgretola... qualcosa è successo con il premier".
L'articolo descrive poi Berlusconi come preso da un nuovo nervosismo, anche con accenti isterici... certo, forse anche prima egli avrebbe ricorso ai suoi avvocati per denunciare una serie di media. Ma - prosegue Die Welt - è "assolutamente nuovo" l'attacco condotto 'dal suo giornale di casa', il Giornale, che ha aperto un conflitto con la conferenza episcopale italiana. Il premier ha perso il suo istinto strategico? Con la vittoria di Pirro delle dimissioni di Boffo per la prima volta ha arrecato gravi danni al principio-tattica 'vivi e lascia vivere', in base al quale la Chiesa cattolica ha tollerato finora gli spiriti liberi e i massoni nei partiti di Berlusconi. Badde ricorda poi come il Giornale ha attaccato persino Fini con l'allusione a dossier piccanti. E rammenta che non è l'opposizione ad averlo indebolito, ma piuttosto la causa sembra quanto Veronica Lario aveva detto in aprile a Repubblica, cioè che suo marito è 'malato'. Da allora, secondo die Welt, egli ha perso il suo senso d'orientamento del potere, finora preciso come quello d'un sonnambulo... sua moglie ha aperto nell'Ego di Silvio una ferita che non vuole guarire. Die Welt conclude: "L'autunno del patriarca dunque? Non necessariamente, perché Silvio Berlusconi, al contrario per esempio di Giulio Andreotti, non è mai stato un patriarca. Non è nemmeno un dittatore, ma piuttosto un sultano, come il politologo Giovanni sartori ha affermato di recente. Ma come che sia, si fa autunno attorno a lui. E'però improbabile che dopo venga una Primavera nel sistema politico italiano. Verrà Gianfranco Fini, il resto è incertezza".
(21 settembre 2009)
Re: Die Welt : "E' l'autunno del sultano

Inviato:
22/09/2009, 7:54
da franz
ranvit ha scritto:"Il potere di Berlusconi cade in pezzi, si assiste ad un triste spettacolo""
"E' l'autunno del sultano"
Non so se sanno qualcosa che altri non sanno ma se scrivono articoli che assomigliano tanto a "coccodrilli" significa qualche cosa. Forse solo una voglia.
Franz
Re: In arrivo nuovi assetti politici?

Inviato:
22/09/2009, 8:57
da ranvit
Da repubblica.it :
RETROSCENA. la scelta dei vescovi, via alla fase dell'equidistanza tra i poli
Bagnasco ha respinto la "logica mercantile" del governo sui temi etici
Cei, la svolta dell'autonomia
tramonta il feeling con Silvio
di MASSIMO GIANNINI
La Chiesa "di base" tira un sospiro di sollievo. "È fallito il tentativo di mettere le mani sulla Cei", si dice negli ambienti dell'episcopato. Nel circuito ecclesiastico, come anche nel circo politico, c'era grande attesa per la relazione che il cardinal Bagnasco avrebbe tenuto al Consiglio permanente della Cei. Dopo il caso Boffo, la prima uscita ufficiale del porporato che guida i presuli italiani. La prima occasione formale per misurare quanto quello strappo sul direttore di "Avvenire" avesse allontanato le due sponde del Tevere (nei rapporti tra Vaticano e governo) e avesse "normalizzato" le gerarchie interne alla Chiesa (nei rapporti tra Segreteria di Stato e Cei). Le parole di Bagnasco, secondo la lettura che se ne dà tra i vescovi, non lasciano margini di dubbio. In quel "la Chiesa non si fa coartare né intimidire" c'è già tutto.
1) Sul piano delle relazioni con la politica, come si ripete Oltre Tevere, c'è la conferma che la Chiesa "considera finito il riconoscimento istintivo, pregiudiziale, nei confronti del centrodestra". Non si possono interpretare diversamente i giudizi del capo dei vescovi sul caso Boffo: "Un passaggio amaro", come l'ha definito Bagnasco, un "attacco" la cui gravità "non può non essere ancora una volta stigmatizzata". E dunque la conferma di quanto si era capito subito, all'indomani dell'operazione di killeraggio compiuta contro il direttore di "Avvenire" attraverso i "sicari" del "Giornale": "Niente sarà più come prima".
È esattamente così. E non solo la Cei non arretra, nelle sue critiche alla condotta morale di Silvio Berlusconi e all'azione politica del suo governo. Semmai rilancia. Il messaggio al Cavaliere, e al suo stile di vita non propriamente "cristiano", è netto: "Occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda". Il segnale al centrodestra, e alle sue pretese di trattare con la Chiesa sui temi etici come si negozierebbe con Murdoch sulle tv, è inequivoco: la Chiesa intende dare il suo contributo "in tutta trasparenza, e fuori da ogni logica mercantile".
In questo riferimento esplicito alla "logica mercantile" sta tutta la distanza che, oggi, separa il berlusconismo dalla comunità dei vescovi e dei rappresentanti di Cristo nel territorio e nelle parrocchie. La tentazione del "collateralismo", se mai c'è stata all'inizio della legislatura, è ora archiviata. "L'episcopato italiano - e questa è la novità nient'affatto scontata della relazione di Bagnasco, secondo l'esegesi di un presule vicino al cardinale di Pontevico - vuole finalmente recuperare una posizione "terza"...". Nel solco del ruinismo, che nella sua forte autoreferenzialità aveva comunque costruito un "patrimonio" culturale e pastorale non automaticamente spendibile al mercato dei "due forni" della politica bipolare. E anche a costo di alimentare indirettamente gli appetiti "terzisti" di Casini e del Grande Centro, che fanno vedere al Cavaliere i fantasmi del complotto e della destabilizzazione.
2) Sul piano dei relazioni gerarchiche interne alla Santa Sede, le parole di Bagnasco confermano quanto era già emerso all'indomani della "caduta" di Boffo. "Il braccio di ferro tra la Segreteria di Stato e la Cei su chi debba reggere le posizioni della Chiesa di fronte alla politica italiana - come sostengono fonti vaticane - si è fatto più aspro". Ma anche qui c'è un fatto nuovo: l'arcivescovo metropolita di Genova, assurto al soglio di Ruini con la "longa manus" di Tarcisio Bertone imposta sulla fronte, se n'è ormai affrancato del tutto. Questo prelato mite nato nel bresciano - si osserva Oltre Tevere - "ha tenuto e sta tenendo dritta la barra del timone della Cei". Non si è fatto imporre "lo schema di comodo" che gli aveva cucito addosso il segretario di Stato Vaticano. E ha rivendicato "la piena autonomia dei vescovi italiani". Anche nella dialettica, a volte conflittuale, con i partiti nazionali.
Una rivendicazione che affonda nel terreno della fede vissuta, più che della politica praticata. Come si sostiene in ambienti vicini all'Istituto Toniolo, "i vescovi italiani sono davvero in sofferenza: chi, nella Chiesa di Roma, parla più di Vangelo?". Una posizione "ancillare" rispetto al Pdl ha nuociuto non poco. Per questo urge "un riposizionamento". Quanto Bagnasco si sia spinto lontano, su questa linea di orgogliosa autonomizzazione dell'episcopato, lo testimoniano almeno un paio di retroscena. Il primo: venerdì scorso, come da prassi vaticana, il cardinale si è recato a Castel Gandolfo, per illustrare a Papa Ratzinger i contenuti del discorso. Qualche ora dopo la Segreteria di Stato ha fatto sapere alla Cei che avrebbe "molto gradito la cortesia" di poter prendere a sua volta "visione anticipata" della relazione. Bagnasco ha risposto picche. E Bertone ha potuto leggere quel testo solo ieri, quando è stato reso pubblico.
Il secondo retroscena. Nel suo "blog" Sandro Magister, vaticanista dell'Espresso, ha raccontato che dietro l'articolo uscito sabato sul "Giornale" e firmato Diana Alfieri - che difendeva "la giustezza della campagna di Feltri contro "l'idoneità morale" di Boffo" e accusava la Cei di aver messo "con ciò a repentaglio l'immagine della Chiesa agli occhi dei suoi stessi fedeli"" - si nasconderebbe in realtà Giovanni Maria Vian. La vera notizia, in questo caso, non è tanto il fatto che (secondo questa ricostruzione) il direttore dell'"Osservatore Romano", già protagonista di un severo attacco alla Cei e a Boffo in un'intervista al "Corsera", abbia firmato sotto pseudonimo un'altra violenta "requisitoria" contro Bagnasco e l'ex direttore di "Avvenire". Quanto il fatto che negli ambienti ecclesiastici vicini allo stesso quotidiano della Cei questa ricostruzione sia considerata "veritiera".
È il segno di quanto ormai siano compromessi i rapporti tra Segreteria di Stato e Conferenza episcopale. E di quanto Bagnasco intenda sottrarsi in via definitiva al "non expedit" imposto da Bertone. Per questo, oggi, ci sono presuli che si sentono più sollevati: "È fallito il tentativo di imporre le mani sulla Cei, e cade l'operazione di Bertone: mettere il cappello in testa ai vescovi italiani, come ai tempi di Giovanni Benelli...". Bagnasco tiene. Questa è la novità. E non è da poco, per gli attuali equilibri della Chiesa di Roma e i potenziali squilibri nella politica italiana.
(22 settembre 2009)
Re: In arrivo nuovi assetti politici?

Inviato:
22/09/2009, 8:59
da ranvit
da repubblica.it :
Monito del cardinale Bagnasco nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente
I politici chiamati anche dalla Costituzione ad agire per il bene comune
Cei: "Chi assume un mandato politico
agisca con sobrietà, disciplina e onore"
Il presidente della Conferenza Episcopale torna sulla vicenda Boffo. "L'attacco contro Avvenire
ha finito per colpire tutti noi. La Chiesa non può essere coartata né intimidita"
CITTA' DEL VATICANO - Nuovo monito della Conferenza Episcopale Italiana ai rappresentanti politici: "Occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda", afferma il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente.
Una sobrietà che non deve essere solo apparenza: politici e amministratori hanno il dovere di perseguire concretamente il bene comune. E' questo, per il presidente della Cei, "il criterio della reale efficacia di ogni azione politica rispetto ai problemi concreti del Paese". Infatti, "il criterio fondamentale per una onesta valutazione dell'agire politico è la capacità di individuare le obiettive esigenze delle persone e delle comunità, di analizzarle e di corrispondervi con la gradualità e nei tempi compatibili".
"Come vescovi di questo amato Paese - prosegue Bagnasco - sottolineiamo anche noi con il Papa 'l'importanza dei valori etici e morali nella politica ad ogni livello'. La stessa memoria degli impegni solennemente assunti da ogni forza politica al momento del voto, si pone per noi su quel livello della pertinenza etica che è intrinseco ad una partecipazione vitale di tutti i cittadini alla costruzione della polis".
Naturalmente neanche la Chiesa, afferma Bagnasco, intende sottrarsi a questo dovere: "Avvertiamo necessaria una costante e umile verifica della condotta nostra e delle nostre comunità". Ma nondimeno, aggiunge, "siamo consapevoli di non poterci mai sottrarre al dovere di testimoniare e annunciare la verità, ed essere cioè quel 'segno di contraddizione' rispetto allo spirito del mondo di cui parla il Vangelo".
Il presidente della Cei torna nel documento anche sulla vicenda Avvenire: "E' ancora vivo in noi un passaggio amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunità, ha finito per colpire un po' tutti noi: la gravità dell'attacco non può non essere ancora una volta stigmatizzata, come segno di un allarmante degrado di quel buon vivere civile che tanto desideriamo e a cui tutti dobbiamo tendere". Bagnasco ribadisce che "la Chiesa è in questo Paese una presenza costantemente leale e costruttiva che non può essere coartata né intimidita solo perché compie il proprio dovere".
Bagnasco ribadisce poi la contrarietà della Chiesa alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486, recentemente decisa dall'agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), dal momento che la sua diffusione favorirebbe "una mentalità secondo cui l'aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale". La Cei - prosegue il porporato - si attende che l'indagine parlamentare prevista sul tema permetta di arrivare ad una "maggiore verità" sugli effetti letali ("casi avversi") che il farmaco ha avuto in alcune occasioni sulle donne che lo hanno assunto. La decisione dell'Aifa è "solo apparentemente rispettosa della libertà - dice Bagnasco - in quanto annulla i diritti di una delle parti in causa, la più indifesa, cioè della vita appena affiorata ma già reale. E anche nei confronti della donna il principio di precauzione poteva e doveva suggerire altre cautele".
Il presidente della Cei ribadisce inoltre le posizioni dei vescovi italiani sulla bioetica e riferendosi alla recente sentenza del Tar del Lazio afferma: "Riguardo al fine-vita, tema sul quale abbiamo dovuto purtroppo registrare in questi ultimi giorni un pronunciamento quanto meno ambiguo, attendiamo una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana", dunque una legge in linea "con il lavoro prezioso" svolto dal Senato.
Bagnasco ha riaffermato il punto di vista della Cei anche in materia di immigrazione: le "esigenze di legalità e sicurezza dei cittadini" non possono essere disgiunte "dalla garanzia dei diritti umani riconosciuti nell'ordinamento nazionale e internazionale" agli immigrati, né possono "portare a trascurare stati di necessità e doveri da sempre radicati nel cuore della nostra gente". Lo stesso ha fatto sul controverso tema dell'ora di religione, esprimendo ancora una volta apprezzamento per il ricorso presentato dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini dopo la recente sentenza del Tar del Lazio, frutto di una "reiterata offensiva" contro l'insegnamento cattolico nella scuola pubblica.
Fra i tanti temi di attualità politica toccati dal presidente della Conferenza episcopale c'è anche quello dell'unità del Paese: in un momento in cui si avvicina la ricorrenza dei 150 anni dell'unita', ''è impossibile guardare sulla carta geografica l'Italia e non pensare ad una sua naturale vocazione unitaria''.
(21 settembre 2009