Pagina 1 di 5
Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
09/09/2009, 18:05
da ranvit
Speriamo....
Da repubblica.it :
Le vicende politiche e private del nostro premier
sulla stampa di tutto il mondo. Dura critica di Le Monde
"Guerra civile Fini-Berlusconi
Il Nyt: "Siamo alla fine di un'era"
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - "In Italia è scoppiata la guerra civile tra Berlusconi e i suoi alleati". Così titola e scrive il Times di Londra sulla frattura che si è prodotta tra il primo ministro e Gianfranco Fini dopo l'attacco lanciato dalle colonne del Giornale contro il presidente della Camera e numero due del Pdl. Dall'Europa all'America, la stampa internazionale commenta questo nuovo capitolo della crisi che coinvolge da oltre tre mesi il capo del governo italiano con analisi e interviste che predicono "l'inizio della fine" per l'era Berlusconi.
Il Times dedica una corrispondenza da Roma e un editoriale ai nuovi sviluppi, affermando che l'uso del "giornale di famiglia" di Berlusconi per attaccare amici e nemici, come Fini e come il direttore dell'Avvenire Dino Boffo, sembra "essersi ritorto contro" il premier. "E' come uno che spara agli altri ma finisce per colpire se stesso", osserva l'editoriale del quotidiano londinese.
Il Times osserva che politici dell'opposizione e commentatori predicono "l'inizio della fine del regno del premier". Il giornale di proprietà di Rupert Murdoch riassume il contenuto dell'articolo di Vittorio Feltri, direttore del Giornale, in cui Fini viene definito "un compagno che si rende ridicolo facendo il gioco della sinistra".
Berlusconi "ha smentito" che vi siano problemi con il suo "delfino", continua il Times, ma Fini ha smentito Berlusconi: "Le cose non vanno affatto bene (tra noi), ci sono problemi politici che Berlusconi non può nascondere". Sempre sul Times ci sono le dichiarazioni di Italo Bocchino, vicecapo del Pdl in parlamento e fedele alleato di Fini, secondo cui l'attacco contro il presidente della camera è "incomprensibile"; e di Pierferdinando Casini, leader dell'Udc, che dice: "Berlusconi è in preda a un delirio di uno contro tutti. L'era post-Berlusconi è già cominciata". Il Times registra anche il parere del Corriere della Sera, secondo cui "la curva discendente di Berlusconi è iniziata".
Di "fine di un'era" parla anche l'edizione online del New York Times, che ha riportato le rivelazioni su 30 donne che hanno partecipato a 18 party organizzati da Berlusconi, "alcune delle quali sono state pagate per fare sesso con i partecipanti". Le indiscrezioni pubblicate dai giornali italiani sulla deposizione dell'uomo d'affari barese Gianpaolo Tarantini, che faceva da tramite tra le donne e le feste dal premier, "hanno aumentato i problemi del leader italiano in un momento di supposizioni che il suo controllo sul potere stia declinando".
Il quotidiano newyorchese riporta l'opinione di James Walston, docente di scienze politiche all'American University di Roma: "Abbiamo raggiunto una situazione in cui si presume, non solo da parte della sinistra, che l'era Berlusconi stia raggiungendo la fine". E nello stesso articolo delo New York Times, un alleato di Berlusconi, il presidente della regione Sicilia Raffaele Lombardo, dice: "Si fanno certamente ipotesi sull'inizio del suo declino".
In Spagna, El Mundo titola: "Berlusconi tira fuori l'artigliera pesante contro il suo delfino, il Cavaliere non perdona a Fini di aver criticato alcune delle sue decisioni". Il quotidiano El Pais scrive che "Berlusconi ha esteso ai suoi alleati politici la guerra contro la stampa e la Chiesa", notando che il premier è ormai protagonista di un "furioso contrattacco contro tutti quelli che osano parlare fuori dal coro". E in un secondo articolo di analisi della crisi italiana, sempre El Pais si chiede: "Quanto costerà al progresso dei diritti civili in Italia la riconciliazione tra Berlusconi e la Chiesa?"
Corrispondenza da Roma del francese Le Monde: "Con la denuncia a Repubblica e Unità, Berlusconi, alle prese con le rivelazioni sulla sua vita privata, prosegue e amplifica una strategia di intimidazione cominciata dal suo ritorno al potere".
"Berlusconi ha chiesto agli industriali italiani di non acquistare più spazi pubblicitari su La Repubblica -scrive Le Monde - "ma accorgendosi che queste minacce avevano scarso effetto, è passato a una nuova fase della strategia della tensione con la stampa".
(9 settembre 2009)
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 8:17
da Loredana Poncini
Magari ! Temo comunque che il declino politico di Berlusconi non coincida col declino del berlusconismo, che alligna, ramificandosi come una mala pianta, nella gente che della Politica tende a occuparsene sempre di meno e dei propri affari e di come eludere le tasse sempre di più...
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 12:28
da mariok
Credo sarà determinante la sentenza della Corte costituzionale sul lodo Alfano.
L'arma finale di Berlusconi: elezioni anticipate a marzo
di Alessandro De Angelis
retroscena. Altri dossier in rampa di lancio, lo scontro con Fini, lo spettro della bocciatura del lodo Alfano: a Palazzo Grazioli si ragiona di un accorpamento con le regionali come rimedio estremo al precipitare degli eventi. Nuovo attacco alle Procure e al Pd, ma c'è chi auspica una tregua “giudiziaria” col Pd di Bersani.
Italy's Prime Minister Silvio Berlusconi gestures as he speaks during a news conference at the Italian textile exposition "Milano Unica" in Milan September 8, 2009. REUTERS/Alessandro Garofalo (ITALY POLITICS BUSINESS)Ai suoi, da giorni, lo ripete in continuazione: «Saranno mesi difficili, vedrete, arriveranno altri attacchi». Silvio Berlusconi si prepara al peggio. Sa che nelle redazioni ci sono arsenali pronti ad esplodere. Li ha Repubblica. Li sta preparando Feltri. Per non parlare dello scontro con Fini. L’accusa è esplicita: è uno che fa la fronda, che vuole andare al Colle con i voti della sinistra. I rapporti tra i due co-fondatori del Pdl sono logori. Come testimonia il botta a risposta a distanza di ieri: «Con Fini nessun problema». Risposta rispedita al mittente dal presidente della Camera: «Non si può far finta di nulla». Quando poi è trapelata l’indiscrezione che a Gubbio domani l’ex capo di An terrà un discorso duro, ai fedelissimi sono saltati i nervi: «Ormai è chiaro che lavora per fondare un altro partito». Palazzo Chigi pare un fortino assediato. E la paura sull’esito del lodo Alfano non aiuta certo a rasserenare il clima. Nella cerchia ristretta del premier nessuno è più disposto a scommettere, come qualche mese fa, sulla non bocciatura del lodo: «Siamo 50 a 50».
Quindi Berlusconi si prepara al peggio. Ed è sulla base delle più fosche previsioni che ha utilizzato la sua prima uscita dopo la pausa estiva - ieri ha inaugurato a Milano la fiera del tessile - per mandare un messaggio (a tutti, fuori e dentro la maggioranza) che suona così: o abbassate i toni o tiro dritto. Ai giornali: «Ci attaccano come tori inferociti, ma qui c’è un torero che non ha paura di nessuno». A chi parla di regime: «In questi giorni si è dimostrato che in Italia c’è la libertà di mistificare, di calunniare, di diffamare. Questa non è una dittatura. Un dittatore, di solito, prima attua la censura, poi chiude i giornali». Al Pd, forse l’avviso più viscerale. Complice un lapsus (parlando della ricostruzione abruzzese, dice «tangentopoli» invece di «tendopoli») afferma, senza troppi giri di parole, che nessuno è senza peccati: «Tangentopoli è una cosa del passato? Vediamo. A Bari è aperta una inchiesta interessante. Mi sono stancato di prenderle soltanto».
In base alle informazioni in suo possesso, il premier è convinto che l’inchiesta pugliese sui legami tra sanità e finanziamento ai partiti può avere risvolti pesanti per gli uomini di D’Alema. Per questo vuole vedere che cosa esce da Bari prima di accelerare sulle intercettazioni. E per questo, parallelamente, ha lanciato strali contro le procure che remerebbero contro di lui: «So che ci sono fermenti in procura, a Palermo, a Milano. Si ricominciano a guardare i fatti del ’93, ’94, e del ’92. Follia pura. Gente che con i soldi di tutti fa cose cospirando contro di noi». Per il premier il disarmo passa proprio dalle procure perché - ha spiegato ai suoi - «deve essere bilaterale». Non ha intenzione di abbassare i toni per primo. Non si fida. Vuole un «segnale». Certo è complicato possa arrivare prima della fine del congresso del Pd. Ma - dicono i suoi - «con Bersani torna D’Alema e ci si può parlare, anche se ora alza i toni per vincere contro Franceschini». Tanto che a palazzo Chigi a microfoni spenti raccontano di pontieri a lavoro per stabilire contatti prima della fine del congresso.
Se dovesse arrivare un messaggio di «tregua» dal Pd (che implica anche il disarmo di Repubblica), Berlusconi è pronto a trattare. Altrimenti tirerà dritto. È lo scenario che il Cavaliere ritiene più probabile. D'altronde a palazzo Chigi le colombe contano assai poco nel determinare la linea politica. Gianni Letta non è più il regista del gioco governativo come ai vecchi tempi. Anzi sugli attacchi di Feltri a Fini ha manifestato più di un malumore. E le preoccupazioni, sul clima che si è creato, di Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, altre due colombe, sono il termometro che lo scontro è destinato a salire. Fino alle estreme conseguenze. Già, le estreme. Ancora non si può parlare di un “piano b”, qualora la tregua si rivelasse sono un’ipotesi scuola e il lodo venisse bocciato. Ma nella cerchia ristretta del premier, come nei momenti più bui del sexgate, lo scenario di elezioni anticipate non è un tabù. Un azzurro vicinissimo a Berlusconi chiede l’anonimato per spiegare il quadro: «Se venisse bocciato il lodo Alfano si aprirebbe una situazione ingovernabile: le procure inizierebbero la demolizione giudiziaria di Berlusconi, la sinistra e i giornali continuerebbero con gli attacchi personali. Questo porterebbe inevitabilmente a un logoramento dell’esecutivo, costretto a giocare sulla difensiva e quindi impossibilitato a realizzare il suo disegno riformatore. A quel punto l’unica soluzione sarebbe un ritorno alle urne, accorpando politiche e regionali». È più di una suggestione. Berlusconi è tentato. Ne ha parlato con i suoi. I sondaggi che ha in mano dicono poi che il suo consenso personale ha resistito all’urto di questi mesi, dagli scandali sessuali alla crisi con la Santa Sede. E poi chi ha parlato con lui in questi giorni lo descrive stanco «di essere cucinato a fuoco lento» e desideroso di una resa dei conti definitiva. Con tutti. Fini compreso.
mercoledì, 9 settembre 2009
http://www.ilriformista.it/stories/Italia/81450/
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 13:04
da ranvit
No, il lodo Alfano rigettato provocherebbe solo un'anticipo delle elezioni politiche.
Certo ci sarebbe da valutare la posizione che prenderebbero Fini e Casini....oltre che della Chiesa....
Nel frattempo :
Da repubblica.it
IL COMMENTO
Lo scandalo in Parlamento
di GIUSEPPE D'AVANZO
È GIUNTO il tempo che Silvio Berlusconi vada in Parlamento ad affrontare uno scandalo che, sempre di più e ancor più limpidamente, rivela il disordine della sua vita privata. Che sarebbe anche affar suo, certo (lo si dice per i "neutralisti"), se non fosse contraddittorio con l'ordine che voleva imporre per legge alla nostra vita e incompatibile con la rappresentazione che ha dato di se stesso agli elettori.
Questo è già un problema di difficile soluzione per Berlusconi, ma non appare più il cuore dello scandalo. La gravità del caso politico - da affrontare con urgenza alla Camera e al Senato, nel luogo "politico" per eccellenza, - si annuncia nella sventatezza con cui il capo del governo assolve alle sue responsabilità pubbliche e si radica nella sua vulnerabilità. Un controllo delle date delle "feste" a Palazzo con gli impegni pubblici del presidente del Consiglio svela come, a volte, il premier viene meno ai suoi doveri istituzionali per non rinunciare ai suoi piaceri privati.
La serietà della questione è soprattutto, però, nella vulnerabilità che oggi circonda la sua persona e il suo ufficio. Il via vai di prostitute a Palazzo Grazioli, le cene, le feste, il sesso, le orge, insomma le abitudini di vita e il veleno della satiriasi espongono con tutta evidenza Silvio Berlusconi a pressioni e tensioni che nessuno è in grado oggi di immaginare. Nemmeno il presidente del Consiglio. Nemmeno l'occhiuta "squadra" dei suoi collaboratori più stretti che finora ha pensato di uscire dall'angolo in cui il premier si era cacciato da solo con le intimidazioni all'informazione, le pressioni sui possibili testimoni, i trucchi di sottomesse burocrazie della sicurezza.
Che l'Egocrate si fosse cacciato in un guaio che, con il tempo, sarebbe diventato catastrofico, è stato chiaro quando Patrizia D'Addario ha mostrato le fotografie e le registrazioni raccolte nella notte trascorsa con il premier. Ora Gianpaolo Tarantini completa il disegno e quel che si vede è esattamente quel si intuisce e si racconta da mesi. Un giovanotto ambiziosissimo, uomo d'affari temerario e cinico grimpeur sociale, fa leva sulle ossessioni personali di Berlusconi (ritorniamo a chiederlo, dopo la denuncia pubblica della moglie: quali sono le sue condizioni di salute?) per avvicinarlo, blandirlo, conquistarne l'attenzione e l'amicizia.
Tarantini ingaggia prostitute per il premier. Le accompagna nel suo Palazzo. Le rimborsa con moderazione e le paga, generoso, se fanno sesso con Berlusconi che finge di non sapere, non vedere, non capire. In qualche occasione, Tarantini offre alle "ragazze" (e lo ammette) della cocaina per ricompensarle. In cambio, il giovanotto, diventato prosseneta, chiede al capo del governo buoni contatti e autorevole influenza per chiudere affari con lo Stato. Il capo del governo glieli offre.
Sesso, prostituzione, affari, droga. In questo ambiente è precipitato Silvio Berlusconi, per un'intima fragilità irrisolta e denunciata per tempo da Veronica Lario. Da questo ambiente possono saltar fuori molti intrighi e troppi ricatti che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere e controllare, come ha fatto sempre in passato immaginando per se stesso un'impunità eterna. Se ieri il tentativo di liquidare quest'affare come "spazzatura" e violazione della privacy era malinconico, oggi è irresponsabile. La vita disordinata che ha condotto - e che, secondo alcune fonti, ancora conduce in palazzi più appartati - rende Silvio Berlusconi pericolosamente esposto a coercizioni e vulnerabile alle pressioni.
Questa sua debolezza non è un "affare di famiglia" (ammesso che lo sia mai stato), ma interpella la credibilità delle istituzioni e minaccia la sicurezza nazionale. Quante sono le ragazze che possono umiliare pubblicamente o addirittura compromettere il capo del governo? Le amiche di Tarantini, se il giovanotto ha detto il vero, sono più o meno trenta. Come Patrizia D'Addario, qualcuna tra loro ha conservato imbarazzanti documenti sonori o visivi di Berlusconi? Dove finiscono o dove possono finire le informazioni - e magari le registrazioni e le immagini - in loro possesso? Senza voler considerare, poi, che Gianpaolo Tarantini è stato soltanto uno - uno solo - dei ruffiani del presidente, l'ultimo arrivato, il più arruffone a quanto pare.
Il lento ma inesorabile disvelamento della vita disordinata di un premier attossicato dalla sexual addiction deve pure trovare un punto di arrivo con un chiarimento pubblico se non si vuole trascinare nel baratro - con la reputazione di Berlusconi - anche la credibilità delle istituzioni. I costi pagati dal rifiuto del capo di governo a illuminare ciò che ancora oggi è oscuro non possono essere illimitati. Per evitare di chiarire i suoi rapporti con una minorenne, è salito su un ottovolante di dinieghi, abusi, aggressività, conflitti brutali che non gli ha portato e non gli può portare fortuna. La festa di Casoria; le rivelazioni degli incontri con Noemi allora minorenne lo hanno costretto a mentire in televisione.
Quella menzogna non l'ha avuta vinta e sono saltati fuori i portfolio che vengono consegnati a Berlusconi per scegliere i "volti angelici"; la cerchia dei ruffiani che gli riempie il Palazzo e la Villa di donne a pagamento; migliaia di foto che lo ritraggono, solo, circondato da decine di ragazze di volta in volta diverse; i ricordi imbarazzati e imbarazzanti di capi di Stato che gli hanno fatto visita; la confessione di una prostituta pagata per una cena e per una notte di sesso con in più la promessa di una candidatura alle Europee e poi in consiglio comunale; intercettazioni telefoniche (un centinaio) con cui gli vengono annunciate "brune" e "bionde", indimenticabili che giustificano la diserzione del premier da un appuntamento ufficiale. Fino a quando potrà durare il silenzio dell'Egocrate? Che cosa lo costringe a mentire o gli impone di tacere? Non sono una via di uscita - ieri ce n'è stato un altro - gli ininterrotti flussi verbali, uguali nelle parole, nei gesti, nelle pause, nell'inutilità di guadagnare il rispetto che ha perduto. Che cosa deve ancora accadere perché Berlusconi trovi la forza, il coraggio, l'assennatezza di offrire al Paese quella verità su se stesso che ancora oggi rifiuta? La crisi personale di una leadership può diventare, per ostinazione di un narciso smarrito, discredito di una nazione? Il dramma di un uomo e di una leadership può diventare la tragedia di un Paese? Vada in Parlamento, finalmente, e si racconti, ci racconti. Non può cavarsela consigliando, al solito, di non leggere i giornali. L'informazione non ha altra possibilità che continuare a raccontarlo. La questione è se Berlusconi può raccontare se stesso. In pubblico e senza complicità.
(10 settembre 2009)
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 13:05
da ranvit
da repubblica.it :
Sui giornali internazionali impazzano gli articoli sul premier e le sue feste
"Uno degli aspetti più deprimenti dello scondalo è che resti ancora al potere"
La stampa estera e le "donne del Cavaliere"
e il Times di Londra titola: "Roma brucia"
dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - "Roma brucia". Il titolo dell'editoriale del Times di oggi si ferma a questo, ma è chiara l'allusione a un Nerone che suona la cetra mentre tutto crolla attorno a lui. "Uno degli aspetti più deprimenti dello scandalo che avvolge il primo ministro italiano è che egli, nonostante un calo di consensi nei sondaggi, rimanga ancora al potere", afferma il commento della direzione del quotidiano londinese.
Ci sono varie spiegazioni di questo, continua l'editoriale, "la più pertinente sembra essere la mancanza di un'alternativa credibile in un'opposizione divisa dopo la caduta del governo Prodi e tra gli stessi alleati del premier nel centro-destra". Ma anche se per il momento Berlusconi sopravvive, il presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo il dissidio di questi giorni con il leader del Pdl, "sta sicuramente pensando al lungo termine" e "rappresenta il meglio della destra, valori familiari e conservatorismo tradizionale".
Tre cose rendono Berlusconi "vulnerabile", scrive il Times. La prima è "il danno che egli ha causato all'immagine dell'Italia all'estero". La seconda è "la mentalità da bunker in cui si è rinchiuso, le cause per diffamazione, le smentite, il voler far finta di credere che tutto va bene, nascondono una rabbia cocente per l'incapacità del suo mondo virtuale di proteggerlo". La terza è un "non detto timore di ricatti".
Varie delle giovani donne con cui il premier si è intrattenuto, osserva l'editoriale, sembrano essere straniere. "Cosa accadrebbe se una potenza straniera decidesse di strumentalizzare questa pacchiana faccenda? Non è una preoccupazione solo per Roma. L'Italia è un importante partner occidentale nella Nato, dai Balcani all'Afghanistan. Il comportamento del primo ministro preoccupa e imbarazza tutti gli amici del suo Paese".
Oltre all'editoriale, il Times dedica un'altra pagina intera al caso Berlusconi, con due articoli, nei quali osserva che le rivelazioni sulle deposizioni di Gianpaolo Tarantini a proposito delle "30 donne fornite a Berlusconi per i suoi party aumentano la pressione sul premier", la cui bonomia e i cui sorrisi "appaiono sempre meno convincenti, perché i problemi si accumulano, distraendolo in un momento in cui l'Italia ha bisogno di una mano ferma" che guidi l'economia. Il capo del governo, conclude il quotidiano di Londra condividendo l'opinione di un commentatore italiano, dà l'impressione di essere "un uomo arrabbiato, sconfitto e depresso, che litiga con tutti".
Titoli e servizi analoghi sugli altri principali quotidiani britannici. "Altre cinque donne pagate da Berlusconi", titola il Daily Telegraph, notando che gli ultimi sviluppo "aumentano la sensazione che la permanenza al potere del premier abbia i giorni contati" a causa dei suoi conflitti con i media, la Chiesa, gli alleati interni. Anche il Guardian, come il Times, osserva che il fatto che varie delle donne incontrate da Berlusconi siano straniere potrebbe avere "compromesso la sicurezza nazionale, come afferma l'opposizione". E il Daily Mail titola su "Silvio e la sua galleria di ragazze da party", pubblicando una serie di foto delle donne coinvolte nello scandalo.
Le nuove rivelazioni figurano nei titoli di tutta la stampa europea e internazionale. "Trenta accompagnatrici per allietare le serate del Cavaliere", titola il Figaro in Francia, dove Le Monde parla di una "strategia della tensione" lanciata da Berlusconi contro i suoi avversari, che però "potrebbe rivelarsi più pericolosa di quanto lui pensi". In Spagna, il Mundo titola: "Prostituzione e cocaina sono le chiavi del successo, un imprenditore ammette che pagava droga e ragazze per Berlusconi". La Voz de Galicia scrive che Tarantini ha organizzato "fiesta con 30 chicas" per Berlusconi. El Pais titola: "Un amico di Berlusconi gli organizzò 18 feste con prostitute", ricordando, in un altro servizio, che proprio in questo momento di crisi personale e di scandali il premier italiano si appresta a incontrarsi in Sardegna con il premier spagnolo Zapatero, con il quale "ha ben poco in comune, ideologicamente e personalmente", ma l'incontro era stabilito da tempo.
In Irlanda, un altro paese fortemente cattolico che segue con grande attenzione l'evolversi della Berlusconi story, l'Irish Times la definisce "una soap opera" in cui si aggiungono sempre nuovi colpi di scena e l'Irish Independent titola sulle "esplosive rivelazioni" riguardo a "trenta call girls" che "andavano ai party di Berlusconi".
E continuano a fare il giro del mondo, la vicenda arriva fino in Australia, dove Mx scrive sulla "string of hookers", la collana di prostitute, del premier; e in Argentina, dove il Clarin titola senza mezzi termini: 30 prostitute a 18 feste per "el capo".
(10 settembre 2009)
Fini : se si va avanti così meglio tornare all'antico....

Inviato:
10/09/2009, 16:34
da ranvit
da ilmattino.it :
Fini medita la svolta: se si va avanti così meglio tornare all'antico
di Marco Conti
ROMA (10 settembre) - Stavolta sul predellino è pronto a salirci Gianfranco Fini per dire a quel pezzo di centrodestra, che fatica a seguire il cesarismo-berlusconiano, che il Pdl è morto. O forse che non è mai nato, come ieri scriveva su ”Libero” Gennaro Malgieri. Fini, «l’eterno secondo», come lo definiva ieri l’altro il sito di Straquadanio, è pronto a riprendersi il partito - quel che resta con qualche pezzo di FI - a suo tempo trasferito nel Pdl.
I limiti dell’esperienza del Pdl Fini li spiegherà oggi a Gubbio davanti a quello stato maggiore del partito che da un anno a questa parte non è riuscito ad organizzare sul territorio nemmeno un congresso o ad avviare un benché minimo dibattito su principi e strategie del nuovo soggetto politico. Ad una classe dirigente cooptata, che ormai si guarda in cagnesco e che non è riuscita a trasformare un cartello elettorale, in un partito, Fini spiegherà tutti i problemi di un progetto che si rispolvera in occasione delle campagne elettorali ma che non è in grado di arricchire il percorso politico e culturale del centrodestra italiano. Inutile quindi anche l’idea di cooptare nel quadro dirigente del Pdl, come deciso ieri, i presidenti di Camera e Senato.
Se così è, sostengono in questi giorni alcuni stretti collaboratori del presidente della Camera, allora «è meglio tornare alla ”Casa delle Libertà”, o al ”Polo della Libertà e del Buongoverno” dove ogni partito porta il proprio contributo» ma nel quale il diritto al dibattito e al dissenso è garantito «senza per questo essere ogni volta ridotto a minoranze più o meno silenziose a seconda della forza che ciascuno ha di dissentire dalla linea dettata da Arcore o da palazzo Grazioli».
Soltanto ieri sera Silvio Berlusconi - dopo che Fini ha nuovamente stracciato la sua intenzione di ridimensionare le tensioni esistenti - ha preso sul serio gli avvertimenti di Gianni Letta. Ancora una volta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio martedì sera aveva alzato la cornetta del telefono per capire dal diretto interessato i motivi di tanta irritazione nei confronti di Berlusconi e delle sue ultime scelte politiche. Durante il pranzo di ieri con i capigruppo e i vice di Camera e Senato Cicchitto, Gasparri, Bocchino e Quagliariello e i coordinatori del partito Bondi, Verdini e La Russa, Berlusconi su pressing di La Russa e Bocchino si è deciso a chiamare al telefono il presidente della Camera.
Cinquanta secondi di gelida conversazione il cui unico contenuto è stata la promessa di vedersi presto. «La prossima settimana», assicurano i rispettivi staff. La data del faccia a faccia ancora non c’è, se non si considera la partecipazione dei due alla cena con i presidenti delle assemblee parlamentari del G8 che si terrà sabato sera a villa Madama. «Io con quello che fa ”Il Giornale” non c’entro nulla», ha ripetuto ieri il premier durante il pranzo a palazzo Grazioli davanti ad un poco convinto La Russa. Non poteva mancare la chiamata alle armi «contro le procure che sono già in movimento e preparano nuovi agguati per crocifiggermi di nuovo». Piace invece al premier il lavoro della procura di Bari perché, sostiene «verranno presto fuori della belle cose contro il Pd».
Ovviamente Berlusconi non comprende i motivi dell’insoddisfazione di Fini. «E’ lui che ha voluto fare il presidente della Camera e ha voluto quel ruolo istituzionale», ha ripetuto anche ieri il Cavaliere che, come ha fatto in questi mesi, continua tenersi ben stretti gli ex colonnelli di An ed è pronto ad arruolare anche il ministro Giorgia Meloni. Anche a costo di spianarle la strada della candidatura nella regione Lazio.
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 17:13
da pagheca
guardatevi tutto il video dell'intervista:
http://tv.repubblica.it/dossier/10-doma ... pagefrom=1 e ditemi se e' possibile. Il tutto di fronte ad uno Zapatero chiaramente imbarazzato. Mi chiedo se lo rivedremo mai in italia fintanto che c'e' questo tizio al governo.
pagheca
Fini : Contro di me uno stillicidio

Inviato:
10/09/2009, 18:05
da ranvit
da repubblica.it :
Intervento al seminario della scuola di di formazione del partito
"Non sono un compagno travestito, non aspiro a fare il Capo dello stato"
Fini al seminario del Pdl
"Contro di me uno stillicidio"
Punto per punto, il presidente della Camera ha ribadito le questioni sollevate da mesi:
la democrazia interna, il rapporto con la Lega, gli immigrati, il biotestamento, la mafia
GUBBIO - Il presidente della Camera partecipa a Gubbio al seminario della scuola di formazione del Pdl. E attacca: "Contro di me uno stillicidio non degno del partito". "Non è degno il dibattito in un partito con questo stillicidio di dichiarazioni basate su tre ipotesi: che sono folle, che sono un 'compagno travestito' e che aspiro a fare il Capo dello stato", così si è espresso l'ex leader di An aprendo il suo intervento. "Chiedere democrazia interna non rappresenta "un reato di lesa maestà", ha sottolineato.
Punto per punto, il presidente della Camera ha ribadito le posizioni espresse da settimane, difendendole, ma anche chiarendole ulteriormente, per evitare, come aveva denunciato ieri, replicando a Berlusconi, che vengano relegate al ruolo di "fraintendimenti". E, al termine dell'intervento, ha dichiarato: "Abbiamo cominciato a discutere. Quello che dovevo dire l'ho detto, ognuno tragga le sue conclusioni".
"Dal 27 marzo non si è deciso nulla". "Hanno detto che io aspiro al Quirinale ma piuttosto ambisco a fare il successo di Ban Ki Moon", ha esordito il presidente della Camera. "Ieri a Berlusconi ho detto che dal 27 marzo non si è deciso nulla ed il punto è proprio questo: non è possibile che non si sia deciso nulla, il partito non è un organigramma. Serve un cambio di marcia, un dibattito interno", ha sottolineato Fini.
Immigrati, non solo sicurezza. Il presidente della Camera è poi entrato nel merito dei temi della discussione che intende affrontare all'interno del Pdl, a cominciare dagli immigrati". "Quando vengono respinti dei clandestini si fa bene, ma se su un barcone c'è un bambino o una donna incinta che sta per partorire e magari viene rimandata in un paese dove c'è un dittatore che la manda a morte, la sussistenza del diritto d'asilo la pretendo da un paese civile", ha ribadito, ricordando che la questione degli immigrati non può essere affrontata come "un problema di sicurezza", come vorrebbe la Lega, ma in modo globale.
Lega, "attenti ai plauditori". E a proposito della Lega, ha affermato Fini: "A Berlusconi dico: attento ai plauditori e cioè a quelli che dicono che va tutto bene e poi, quando Berlusconi non sente, dicono qualcos'altro", avverte Fini. "E' un reato avere delle proposte, delle richieste da avanzare? Io chiedo che non soltanto non lo sia, ma che sia indispensabile per far radicare il partito e per farlo crescere".
Stragi: prima la verità. Anche in riferimento ai processi per le stragi di mafia, Fini ha manifestato un orientamento molto diverso da quello di Berlusconi: "Mai, mai, mai dare l'impressione di non avere a cuore la legalità e la verità. Sono convinto quanto voi dell'accanimento giudiziario contro Berlusconi, ma non dobbiamo lasciare nemmeno il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare la verità sulle stragi di mafia. Se ci sono elementi nuovi, santo cielo se si devono riaprire le indagini, anche dopo 14-15 anni! Soprattutto se non si ha nulla da temere, come è per Forza Italia e certamente per Berlusconi".
Biotestamento: "discutere e votare". Altra questione aperta, è quella del biotestamento: "Se un giorno ci sarà modo di discutere, il che vuol dire anche con eventuali emendamenti, con cose non collimanti con il testo del Senato, non ci sarà nulla di male se si metteranno a confronto delle posizioni, magari anche votando: sarà un momento in cui il Pdl non avrà fatto un passo indietro ma un passo in avanti o forse il primo momento in cui si sarà comportato da partito del 35-40% dei voti".
Sud, si ripristini la legalità. E quella del Sud: "'Il Pdl è un partito nazionale, non può avere la testa al Nord o al Sud ed è per questo che dobbiamo discutere la questione meridionale", ha detto Fini, ricordando che nel Mezzogiorno il problema principale è quello del ripristino della legalità.
(10 settembre 2009)
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 19:28
da pierodm
Faccio l'antipatico e il guastafeste: con l'eventuale caduta di Berlusconi - molto eventuale, allo stato delle cose - non finisce un'epoca, ma si maschera, così come si era mascherata dopo la Liberazione, l'8 settembre e la scomparsa di Mussolini.
Da tempo dico - per quello che vale ciò che dico io, naturalmente - che non è Berlusconi il problema, e tutto sommato nemmeno chi lo vota, ma chi lo applaude e chi s'identifica in lui, nel suo modo di fare politica, nelle sue fantasiose e spesso svergognate ricostruzioni della storia italiana.
Tutta questa gente non cade, non decade, non scompare, non emigra in massa: rimane, vive e fiorisce, e costituisce una maggioranza/minoranza comunque in grado di condizionare la società, la cultura, la politica italiana.
Il berlusconismo ha solo in parte - una parte importante - creato il suo "pubblico", ma per l'altra parte lo ha ereditato da una lunga storia nazionale: prima dell'avvento del Cavaliere lo potevamo sospettare, e ne avevamo indizi ed evidenze varie, adesso il trionfale quindicennio berlusconiano ha fatto emergere questa realtà senza infingimenti, pura pornografia socio-culturale.
E rimane la Lega, anch'essa rivelatrice di una pornografia morale e intellettuale che non conosce vergogna, incistata profondamente in quello che si è dichiarato il suo "popolo".
Il fatto è, purtroppo, che la pigolante "sinistra" che abbiamo attualmente non aspetta altro che registrare l'eventuale defenestrazione di Berlusconi, per lasciarsi andare al trionfalismo della ritrovata "normalità", come se niente fosse accaduto.
Re: Siamo alla fine di un'era?

Inviato:
10/09/2009, 19:40
da ranvit
Totalmente d'accordo con pierodm.....ma qual'è l'alternativa?
E, comunque, meglio un popolo come descritto da piero CON Berlusconi al volante o senza?
Vittorio