mariok ha scritto:E' giusto fare riferimento all'esperienza socialdemocratica tedesca per contrapporla ai disastri del comunismo. Non vorrei però che immediatamente dopo aggiungessimo che anche l'esperienza socialdemocratica è fallita, per l'insostenibilità dello stato sociale da essa messo in piedi, per picconare un altro patrimonio della "sinistra".
Non è lecito il dubbio, a questo punto, che a furia di picconate le uniche prospettive che ci vengano lasciate siano quelle del libero mercato sul piano economico e delle "radici cristiane" su quello etico e sociale?
Detta in maniera più "terra terra", credo che il problema del tipo di sviluppo che vogliamo perseguire e quello (più attuale) dell'utilizzo razionale e "sostenibile" delle risorse rimanga tutto intero davanti a noi, anche dopo aver giustamente ripudiato il marxismo come "scienza politica". A meno di non voler credere che basti la capacità di autoregolamentazione del mercato a dispetto di tutte le evidenze contrarie che ci provengono dall'esperienza anche più recente.
Eppure il mondo cambia e quindi le rivoluzioni comuniste, che avevano logica nel 1850, ora sono sterili. Cosi' come la socialdemocrazia ha avuto il suo periodo d'oro ma poi è stata messa in grossa difficoltà dalle sfide della globalizzazione e bisogna quindi cercare altre nuove soluzioni sociali. Anche il fordismo ha fatto il suo tempo, sostituito dal tojotismo.
Che il mercato sia oggi il motivo dominante della nostra società è indubbio, ma il mercato di oggi non è quello del 1800 (sia per estensione, sia per regole, sia per sistemi e metodi di produzione oltre che per beni e servizi scambiati) cosi' come il modo di essere cristiano oggi (termine generico che abbraccia cattolici, protestanti, ortodossi, anglicani, copti) non è certo quello del 1800. Insomma tutto lentamente cambia e mentre si risolvono alcuni problemi ne generiamo sempre di nuovi, che necessitano nuove soluzioni, nuove "scienze", nuovi metodi.
Rimane in un vicolo cieco chi continua ad usare vecchi strumenti per nuove soluzioni.
La storia dell'uomo è storia di innovazione, tecnica, ideologica, metodologica, scientifica.
È anche la storia di dogmi che frenano lo sviluppo e la scoperta di nuove soluzioni.
Per fare un esempio, Pitagora, di cui tutti studiamo il noto teorema, rifiuto' le innovazioni che scaturivano dalle sue stesse indagini (i numeri irrazionali) perché erano contrarie alla sua costruzione filosofica, alla sua "radice".
Pitagora lo studiamo (male) la ma sua scuola, i pitagorici, non sono piu' fonte ispiratrice di "scienza".
Pitagora, pur avendo scoperto il teorema, credeva fermanente in cose sbagliate, su cui aveva costruito un dogma ed una scuola. Per risolvere alcuni semplici problemi di oggi usiamo ancora il teorema di Pitagora ma non usiamo le sua altre idee sbagliate e questo ci ha aperto la strada alla soluzione di innumerevoli nuovi problemi.
Ciao,
Franz