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La crescita di immigrati non toglie lavoro agli italiani

MessaggioInviato: 19/08/2009, 7:46
da franz
L'analisi dal Rapporto sulle economie delle Regioni italiane nel 2008
Emerge "una complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne"

Bankitalia: la crescita di immigrati
non toglie lavoro agli italiani


ROMA - La crescita della presenza straniera in Italia negli ultimi anni "non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani" ma ha evidenziato una "complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne". E' quanto afferma uno studio della Banca d'Italia contenuto nel rapporto sulle economie regionali secondo cui l'afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie ha accresciuto le opportunità "per gli italiani più istruiti" impiegati in "funzioni gestionali e amministrative" mentre le donne avrebbero beneficiato della presenza straniera, nel settore dei servizi sociali e alle famiglie, attenuando "i vincoli legati alla presenza di figli e l'assistenza dei familiari più anziani e permettendo di aumentare l'offerta di lavoro" femminile.

Lo studio ricorda come "a partire dagli anni Novanta, l'Italia è diventata meta di considerevoli flussi migratori dall'estero". Pertanto, la quota di popolazione immigrata è passata dallo 0,6 per cento del 1991 a quasi il 6 per cento nel 2008. In particolare su tale aumento hanno inciso i flussi migratori dell'ultimo quinquennio: "il numero di stranieri è più che raddoppiato, portandosi a 3,4 milioni di persone", grazie anche alla regolarizzazione avviata nel 2002 che ha portato all'emersione di circa 650.000 persone.

Gli immigrati non si sono distribuiti in modo uniforme, ma si sono piuttosto concentrati nel Centro Nord, soprattutto in Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte, regioni nelle quali "si concentra il 45 per cento della popolazione italiana e si produce poco meno del 60 per cento del valore aggiunto nazionale" e nelle quali risiede quasi il 70 per cento degli stranieri.

Nel 2008 il tasso di occupazione degli stranieri in età lavorativa, stima la Banca d'Italia, era pari al 67 per cento, 9 punti percentuali in più rispetto agli italiani. Ma al Sud invece è inferiore a quello degli italiani, probabilmente a causa del lavoro nero, ipotizzano i ricercatori di via Nazionale.

Quest'alto tasso di occupazione straniera, in particolare al Centro-Nord, si traduce in una riduzione delle opportunità per gli italiani? La risposta della Banca d'Italia è un deciso no: "L'incremento del numero di stranieri non si è associato a un peggioramento delle opportunità occupazionali degli italiani, sebbene emergano differenziazioni tra i segmenti della popolazione".

Dalle analisi di via Nazionale emerge "in particolare l'esistenza di complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne". Per queste ultime, "la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all'assistenza dei familiari più anziani, permettendo di aumentare l'offerta di lavoro". Mentre rispetto agli italiani più istruiti, Bankitalia rileva come "l'afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie può, inoltre, aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani".

(18 agosto 2009)
http://www.repubblica.it



Nota:
Il basso tasso di occupazione degli italiani (58%) va analizzando tenendo conto della grande quantità di lavoro sommerso, che fa si ' che "ufficialmente" siano pochi gl iitaliani a lavorare (alla luce del sole).
È probabile che nel settore del lavoro sommerso ci sia piu' concorrenza tra manodopera non qualificata italiana e quella straniera.
Franz

Re: La crescita di immigrati non toglie lavoro agli italiani

MessaggioInviato: 21/08/2009, 15:45
da flaviomob
L'alto tasso di lavoro sommerso rende il lavoratore straniero particolarmente ricattabile ed esposto a dinamiche di riduzione in schiavitù; ma anche il lavoratore regolare extracomunitario è sotto pressione perché a rischio di perdere il permesso di soggiorno, se licenziato. Questi elementi possono portare un datore di lavoro a preferire manodopera extracomunitaria agli italiani, perché più manipolabile. Il nocciolo del problema è l'illegalità diffusa, l'alto tasso di impunità per chi fa lavorare in nero i dipendenti: creando un sistema senza regole, si ha automaticamente la guerra tra poveri, e il razzismo più o meno strisciante da parte di quegli strati di popolazione che si sentono a rischio. Rischio amplificato ad arte - peraltro - dalle forze politico-economiche che vogliono cavalcare l'onda emotiva e che hanno de facto il monopolio del mezzo televisivo (eccetto la pay-tv, di nicchia). Ergo, la questione è: il centrosinistra ha rimosso la legalità e la questione morale come momenti centrali della propria politica e differenzianti dagli eredi del pentapartito e dintorni. Senza legalità, abbiamo visto che prosperano padroncini, lavoro nero, guerra tra poveri e si crea il senso di insicurezza (aumentato dal precariato) che fa crescere razzismo e odio. Il centrosinistra ha anche rimosso il nodo del conflitto d'interessi, questione su cui ha a più riprese colluso con Berlusconi (o fatto finta di non vedere, per i benpensanti). Quindi, in conclusione, non è sufficiente indignarsi contro la diffusione capillare di intolleranza, razzismo, atteggiamenti xenofobi (e ora tornerà anche l'antimeridionalismo, perché con la crisi aumenterà nuovamente la migrazione interna), nemmeno "dimostrando" razionalmente che l'immigrazione arricchisce l'Italia. Le ondate emotive purtroppo producono più danni, in politica, di tante raziocinanti riflessioni, se qualcuno ha il potere di sfruttarle. Noi, centrosinistra, potevamo togliere questo potere a SB e alla sua accolita omertosa di leccapiedi. Invece abbiamo leccato anche noi, e il sapore non è tanto buono...

Re: La crescita di immigrati non toglie lavoro agli italiani

MessaggioInviato: 21/08/2009, 16:50
da pagheca
A me l'interpretazione di Banca Italia della situazione corrente mi sembra discutibile, e anche sottilmente razzista e pericolosa. Ma bisogna pensarci un po' per farci veramente caso e mi sembra che nessuno se ne sia reso veramente conto...

Questo studio sembra infatti avallare uno degli aspetti piu' deleteri del modello di immigrazione tipico dell'Italia, quello secondo cui gli immigrati vanno bene per fare i cosiddetti lavori umili (la badante, l'operaio, la colf), mentre si devono togliere dalla testa di potere accedere alle carriere universitarie o manageriali, come succede invece praticamente in paesi come UK o USA, per non entrare in competizione con noi italiani. Questo modello tutto italiano ha portato a identificare l'immigrato o con il morto di fame da scaricare a mare (interpretazione di destra) o come il morto di fame cui tirare un tozzo di pane perche' siamo buoni (interpretazione cattolicheggiante e di sinistra). In ogni caso, di un morto di fame semianalfabeta sempre si tratta, creando nell'immaginario collettivo due classi sociali: quella dell'italiano istruito e quella dell'immigrato, di solito di colore, buono per fare il lavoro che a "noi" non piace.

La realta' e' diversa.

1) il paese dovrebbe essere in grado di attrarre soprattutto immigrati qualificati, in grado di fornire alto valore aggiunto. Naturalmente il discorso va diversificato distinguendo immigrati qualificati, clandestini, e rifugiati politici. Categorie che la legge Bossi-Fini, ma anche le varie idee che circolano fra di noi, stentano a vedere.

2) l'idea che il lavoro sia un po' come i posti al cinema (quando sono finiti non ce ne sono piu') e' frutto di una totale ignoranza dei meccanismi del mercato del lavoro. In realta' ogni posto di lavoro nuovo, generando piu' consumi, tende a creare possibilita' di nuova occupazione. Altrimenti non si potrebbe spiegare come e' possibile che paesi come il giappone, privi come il nostro di materie prime ma con la stessa area, sono in grado di far sopravvivere 2 volte e mezza piu' popolazione. Il lavoratore e' una risorsa, e non, come suggerisce lo studio in esame, un usurpatore di risorse gia' esistenti.

3) come gia' detto quando si parla di "fuga di cervelli", il problema dell'Italia e' quello di richiamare persone qualificate che siano in grado di immettere nuove idee, nuovi modelli culturali in una societa' che sta diventando vecchia e sclerotizzata. Questo avrebbe anche l'effetto di evitare l'identita' "immigrato di colore=semianalfabeta potenzialmente delinquente", generato dalla nostra incapacita' di attrarre immigrati qualificati e preparati.

Detto fra noi, io non sono neanche d'accordo con quest'idea di una "sanatoria per le badanti". Per me, ripeto, il problema dei rifugiati politici non va confuso con quello dell'immigrazione tout-court. E' un discorso difficile da fare ma che farebbe bene a tutti. Il paese non puo' affidarsi all'idea che paghi una quota e hai la tua "badante" da sfruttare per bene. Con questo modello di immigrazione si rischia di creare un paese in cui conviene puntare sullo sfruttamento di manodopera a basso costo piuttosto che sull'high-tech, che e' il destino, invece dell'Europa, visto che ci sara' sempre qualche paese dove la manodopera costa di meno Ci vorrebbe un controllo su chi entra e rimane, esattamente come avviene in qualsiasi paese, con un controllo basato sulle qualifiche e sulle nostre effettive necessita'.

Il rifugiato politico invece andrebbe gestito invece su un canale completamente diverso. In quel caso (di persone che scappano da paesi in guerra o dove e' a rischio la loro stessa sopravvivenza) ci sono regole precise per l'accettazione da gestire in base a principi del diritto internazionale. BIsogna inoltre considerare che anche la convenzione di ginevra accetta che il rifugiato politico si presenta, per ovvi motivi, quasi sempre, come clandestino, e che solo piu' tardi la sua situazione di rifugiato politico viene chiarita. Quindi il clandestino puo' essere una cosa o l'altra, ma sinceramente io credo che quando si dimostri che il clandestino non e' un rifugiato politico, si ponga il problema di cosa fare.

pagheca