Iscrivetevi anche voi al Pd e insieme cambiamo il partito
di Cristiana Alicata
In questi giorni non c’è luogo democratico dove non si discuta del prossimo segretario. Il dalemiano, il veltroniano, la terza via, Debora Serracchiani tirata per la giacchetta da tutti per attirare e “accontentare” il rinnovamento (non i giovani, badate bene), Ermete Realacci, Marino in ticket con Finocchiaro, la Binetti magari in ticket con Pannella, i Piombini (di cui voglio premettere mi sento parte) in formato Repubblica dei filosofi anche loro ogni giorno dati di qua o di là.
In ogni corridoio dirigenziale cosi come nei circoli, nella mailing list, su Facebook e sui blog.
Tutti quanti stiamo cadendo nel solito giochino: un nome, una faccia, magari due.
Il tutto condito con sguardi all’UDC o Sinistra e Libertà in un delirio privo di idee e di programmi. Ha ragione Eugenio Scalfari: prima il PD decida cosa vuole essere, poi in base a questo si guardi intorno. Sembra che vogliamo essere qualcosa in base alla nostre alleanze. Più moderati (in realtà molto estremisti su certi temi) con l’ UDC, più laici e di sinistra con Sinistra e Libertà (ma sarà poi vero?).
La vera questione politica che nessuno affronta è: quale partito per quale paese. Ad oggi non mi è chiara la differenza tra Marino e Bersani e Franceschini. Quali le loro posizioni? Quale il loro programma? Quale il loro partito?
Dall’alto si cerca l’accordo per paura della discussione. Dal basso si cerca la rottura o comunque la riflessione, per il rinnovamento.
Nessuno ricorda che solo un anno fa nel Partito Democratico americano un uomo nero e una donna bianca si sono sfidati a colpi di coltello per la candidatura alla Casa Bianca. Hillary Clinton data per vincente perché candidata di apparato. Barak Obama forte di un consenso tra gli elettori.
Sappiamo tutti come è finita. Alle primarie all’ultimo sangue - con confronti su tutto dall’economia alla politica estera fino a quale forma di riconoscimento per le coppie gay - vinse Obama. Obama divenne il candidato di tutti i democratici ed ora è il Presidente di tutti gli americani. Questo dovrebbe insegnarci che lo scontro, quando è di idee e di programmi, non è da temere, perché è solo nella discussione profonda che nasce una linea chiara e da tutti condivisa.
Ma chi deciderà? Gli iscritti? Se fosse così sapranno gli iscritti interpretare ciò che gli elettori e quindi gli italiani si aspettano da noi?
L’unica battaglia, fortissima, che farei oggi, se fossi il segretario e che farò da militante di questo partito è convincere la maggior parte dei nostri elettori a farsi la tessera del PD, per poter incidere nel processo creativo e decisionale.
Tornare allo spirito democratico significa spingere affinché davvero questo partito torni ad appartenere ai suoi proprietari: gli elettori. Gli italiani.
Lanciamo un’OPA, sì. Caro elettore. Iscriviti al PD. Entra nei circoli e partecipa alla discussione e quindi alla decisione. Al Lingotto dirò questo. Anche questo.
24 giugno 2009
da
l'Unita