Qualcosa che ho letto, qualche altra cosa che ho colto di sfuggita - e che non sto a dire - mi ha confermato la necessità che sentivo da tempo di parlare di noi: noi tutti, o quasi, che siamo qui in questo forum, nei dintorni di questo partito e delle rovine della sinistra.
Siamo una generazione fortunata, o comunque in possesso di una qualità che si è data raramente nella storia: forse soltanto tra l'800 e in '900 si è data un'occasione paragonabile a questa.
Abbiamo visto, vissuto e per così dire respirato due o tre "mondi" diversi. Ne siamo stati partecipi e testimoni.
Il mondo contadino non ancora sopraffatto dal boom, che conservava ancora le facce e i luoghi, i colori d'anteguerra, e perfino i residui - i racconti, i ricordi, le stupefazioni e i dolori - di chi era stato nelle trincee della Grande Guerra.
Abbiamo viaggiato, in braccio ai genitori o ai nonni, nelle automobili pensate e disegnate negli anni '30 e ancora marcianti nel dopoguerra, le Topolino e le Aprilia.
Abbiamo trascorso pomeriggi e serate accanto alla radio, ultima ed estrema novità tecnologica nelle comunicazioni di massa, e l'oriente e il far west, il grande nord e l'estremo sud erano pianeti remoti dei quali leggevamo nei romanzi.
Il mondo della nostra adolescenza, quello della musica globale e dei movimenti giovanili, della televisione e della motorizzazione.
Il mondo diventava improvvisamente più piccolo, ma non angusto, con la vicinanza ideale di avvenimenti lontani, dale vicende della de-colonizzazione africana al Vietnam, dalla Cina a Cuba, dalla stessa guerra fredda con due continenti che s'imponevano sulla scena internazionale: ecco, all'internazionalità delle ambasciate e dei ministeri degli esteri succedeva nella cultura collettiva l'internazionalità dei popoli e delle nazioni.
Un mondo in cui eravamo e ci sentivamo liberi, ma non onnipotenti, perché conservavamo la coscienza dei nostri limiti economici e delle nostre conoscenze, delle nostre possibilità.
Il mondo consumistico e post-industriale, delle televisioni moltiplicate come le schegge della scopa di Topolino nell'Apprendista Stregone di Fantasia. Il mondo diventato piccolo. Il mondo di internet e dei fax, dei telefoni cellulari, dei treni ad Alta Velocità. Il mondo delle camice in acrilico anche quando c'è scritto Cotone al 100%, dei rotoloni di carta in cucina e del caffè in pacchetti, delll'imballaggio in pellicola di plastica.
Questo attraversamento di mondi così diversi ci rende testimoni preziosi, e ho tuttavia la sensazione che facciamo un pessimo uso di questa preziosità. Anzi, che ce ne vergogniamo, o al messimo la utilizziamo soltanto per un basso uso di cucina politica o polemica, per vincere guerre già perse o lontane.
Noi abbiamo visto quali sono le cose "diverse" da quelle che oggi viviamo, alcune diverse in meglio, altre diverse in peggio.
Però non abbiamo il coraggio di essere noi stessi, dei nostri sentimenti e delle nostre idee: come se avessimo vissuto inutilmente.
E pure abbiamo visto quali erano le cose che dovevano cambiare e non sono cambiate, e quelle che andavano bene com'erano e sono state invece stravolte.
Io non ho "nostalgie" ma amore, questo sì.
Un amore disperato non per un passato all'ingrosso, indisdcriminato, ma per un momento straordinario nel quale mi era sembrato mentre lo vivevo e mi sembra ancora di più oggi che ci fosse un equilibrio tra modernità e umanità.
Già negli anni '70 ho avvertito che questo equilibrio si stava sfaldando, in direzione di un degrado sociale e culturale che negli anni successivi sarebbe diventato mostruoso.
Ecco, in questo senso io voglio uscire dalla condizione sgradevole per cui sono destinato ad essere "contro", e voglio recuperare la mia capacità - direi perfino il dovere - di difendere e di proporre quello che mi sembrava e mi sembra giusto, anche ispirandomi all'attraversamento di quei mondi diversi, a quell'equilibrio tra modernità e umanità.
Non è un "modello" di mondo, perché era pieno di ingiustize e di orrori. Ma è stato un mondo in cui anche gli orrori sembrava possibile sanarli, invece che assecondarli fatalisticamente.