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Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda ranvit il 28/03/2009, 18:31

Da repubblica.it :

Seconda giornata dei lavori alla Nuova Fiera di Roma, parla il leader di An
Al centro dell'intervento le riforme, l'immigrazione, la laicità delle istituzioni
Congresso Pdl, il giorno di Fini
"Serve una stagione costituente"
Attacco alla legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

di MASSIMO RAZZI

ROMA - Gianfranco Fini scalda decisamente la seconda giornata del congresso Pdl e il primo a capirlo è Silvio Berlusconi. Il presidente della Camera ha appena finito un discorso alto e non facile in cui ha riproposto i temi duri della società multietnica e ha attaccato esplicitamente il testo sul testamento biologico approvato dal Senato, la sala esplode in un lungo applauso con sventolio di bandiere e Silvio (mai lasciare la scena a un altro) si materializza sul palco accanto a Gianfranco: lo abbraccia, lo bacia e urla nel microfono: "Anche per spazzare le malignità e le malizie sul fatto che io e Gianfranco non ci si voglia bene...".

Gianfranco, in realtà, si era già placato ieri cogliendo i segnali di pace contenuti nel lungo e noioso discorso del leader: il riferimento alle intuizioni unitarie di Pinuccio Tatarella, il "no" al pensiero unico, l'idea che non si tratta di uno scioglimento di An in Fi, ma della fusione di due storie dignitose con un lungo cammino (15 anni) già in comune. Le cose, insomma, che Fini voleva sentirsi dire e che gli hanno permesso un intervento tutto sui temi che il presidente della Camera ha fatto decisamente suoi: qualità della democrazia e riforme istituzionali (da fare insieme all'opposizione), assetto economico (con i tre patti: generazionale, capitale-lavoro e Nord-Sud) e disegno dell'Italia del futuro multietnica, multireligiosa con i quali deve fare i conti (e non scontrarsi) chiunque voglia governarla.

Ma già prima di Fini, gli interventi della mattinata avevano mostrato un congresso più vivo rispetto all'orrendo torpore di ieri fasciato nel culto della personalità berlusconiana. Almeno si sono sentite voci qua e là diverse, qua e là in grado di porre qualche problema all'assise congressuale e al partito che sta nascendo.

Schematizzando, intanto, si può dire che (nonostante Fini) la differenza tra quelli di An (finiani in particolare) e gli ex di Forza Italia si sente e come. Gli interventi si potrebbero assegnare all'una o all'altra schiera anche senza ascoltare i nomi. In genere, gli ex di An puntano l'attenzione sul "no" al pensiero unico, sulla necessità del dibattito interno, sulla pari dignità politica e culturale, sulla necessità del dibattito interno. Gli ex forzisti, invece (con debite eccezioni) tendono più a rimarcare i successi e il ruolo di un partito "che non è di destra, non è di sinistra" ma è "popolo" e, in quanto tale, si sovrappone esattamente al Paese con buona pace di quelli che non la pensano come loro.

Tre interventi, comunque, hanno segnato la mattinata prima di Fini. Quello di Maria Stella Gelmini che ha chiarito (semmai qualcuno non lo avesse ancora capito) che lei ce l'ha con chi pensa (insegnanti? genitori? studenti?) che "la scuola appartenga alla sinistra". A scanso di equivoci il ministro conferma che "un'epoca è finita". Quale? Quella di chi ha sempre considerato la scuola come un luogo dove "alimentare ideologie vecchie e bocciate dalla storia". Insomma, via la sinistra (ma anche i sindacati di sinistra) dalla scuola, altrimenti ci pensa il ministro.

Anche Brunetta pensa a tutti, a cominciare dai guasti del Paese che "vanno affrontati a muso duro". Anche lui ce l'ha con i sindacati e le burocrazie parassitarie contro le quali annuncia addirittura "la lotta di classe". Brunetta, comunque, ammette che "siamo sfigati, perché ogni volta che andiamo al governo c'è la crisi" e che "non siamo perfetti. Anzi, siamo pieni di difetti, ma siamo rivoluzionari".

Un altro che pone qualche problema al congresso (come si fa ai congressi veri) è Fabrizio Cicchitto. Lui, dovendosi occupare di organizzazione e della formazione delle liste per le prossime elezioni europee e amministrative, sa benissimo che problemi ce ne sono e ce ne saranno. E lo dice con una certa chiarezza. Poi, difendendo le battute di Berlusconi sulle modifiche dei regolamenti parlamentari, afferma: "Non è un attacco al Parlamento, ma un modo per rispondere all'antipolitica".

Di riforme, si diceva, ha parlato moltissimo Fini. Il presidente della Camera, sgomberato il terreno dal problema dei rapporti col premier, è partito sul suo terreno. Quello di una "qualità della democrazia" che chiama importanti cambiamenti anche costituzionali (soprattutto sulla seconda parte della Carta fondamentale) che andranno fatti con l'opposizione. "Una frande stagione costituente", l'ha definita il presidente della Camera. Qui Fini invita a "stanare" l'avversario "dormiente e incapace di scegliere", ma si capisce che in lui c'è anche l'ansia di evitare che certe cose siano fatte a colpi di mano. Chiaro, comunque, il suo disegno di cambiamento: Parlamento con la Camera federalista e più spazio per il potere esecutivo. Questa volta, però, visto che Berlusconi ha rinfoderato le armi, Fini non solleva la questione del controllo parlamentare sull'esecutivo.

Poi, Fini ha lanciato i tre patti sull'assetto economico. Quello generazionale e quello tra Nord e Sud sono patrimonio ormai comune di tutte le forze sociali; quello tra capitale e lavoro (insieme all'economia sociale) viene dal pantheon ideologico della destra, ma va detto che Fini cerca di coniugarlo con tocchi di modernità e riconoscendo la necessità di cambiare profondamente il capitalismo per uscire dalla crisi mondiale.

Poi, come domenica scorsa, la parte più avanzata del suo discorso. Quella che disegna un'Italia con tanti "cittadini di colore e di religione diversi dai nostri", quella che invita a non aver paura del diverso e a capire bene che "prima di tutto una persona è un bambino e un malato e solo dopo un extracomunitario", quella che parla esplicitamente di "laicità dello Stato".

In fondo (Fini dice proprio "in cauda venenum") una freccia avvelenata: "Siamo sicuri che il testo approvato al Senato sia laico? Quando si impone un precetto per legge, siamo più vicini allo Stato etico che allo Stato laico". La battuta è pesantissima per le recenti scelte del Pdl a Palazzo Madama e pone qualche problema visto che c'è ancora il passaggio alla Camera dove Fini presiede e dove ci sono molti deputati finiani. Ma il congresso, ormai, applaude qualsiasi cosa e Fini è travolto dall'ovazione.

Si continua per tutto il giorno. Nel pomeriggio parla Schifani. Più tardi, forse, Tremonti.

(28 marzo 2009
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda ranvit il 28/03/2009, 18:34

Sondaggio di Repubblica :


avete apprezzato il discorso di Fini?

Alle 17.33 :

Sì 58% (368 votes)

No 31% (196 votes)

Non so 10% (66 votes)


Total Votes: 630
--------------------------------------------


Interessante....!
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda ranvit il 28/03/2009, 18:41

Da repubblica.it :

MAPPE. Il 18% degli elettori del Pdl vuole Fini leader
il 24% indica il presidente della Camera come seconda scelta
Ma il nuovo partito non sarà monocratico
di ILVO DIAMANTI

Il Popolo della Libertà, in questi giorni, si trasforma in un partito vero. Personalizzato, presidenziale, maggioritario, rivolto alla società, impresa politica di marketing e comunicazione. Un modello imitato anche dal Partito Democratico. Rispetto al quale, però, il PdL sta sicuramente meglio. Non solo perché governa. E il governo continua a godere di un buon grado di consenso popolare. Ma perché, dopo le elezioni di un anno fa, ha allargato ulteriormente il suo vantaggio, che oggi, secondo l'Atlante politico di Demos-coop, è di oltre 13 punti percentuali. Infatti, il Pdl è stimato poco al di sotto del 39%, il Pd poco al di sopra del 26%.

Il Pd, tuttavia, sembra aver interrotto la discesa iniziata lo scorso in autunno e che pareva quasi inarrestabile, visto che negli ultimi mesi era sceso sotto il 24%. In questo periodo, il Pd ha affrontato il distacco di molti elettori. Esuli in patria. Delusi dal partito ma, prima ancora, dalla società che li circonda. Metà degli elettori che lo avevano votato nel 2008, infatti, si sente più lontana dal Pd. Si tratta di un'area composita. Dove coabitano elettori perlopiù giovani, istruiti. Molti di essi laici, residenti nelle zone rosse. Molti, invece, sono orientati al centro. In passato hanno votato per la Margherita e per il Partito Popolare. Metà di essi esprime fiducia in Beppe Grillo. Un'area ibrida, quindi, che riflette in modo esemplare l'integrazione incompiuta del PdL. Le traumatiche dimissioni di Veltroni hanno prodotto un sussulto emotivo. Il rischio - reale - di assistere alla rapida dissoluzione del Pd ha frenato e, anzi, interrotto l'esodo di tanti elettori di centrosinistra verso l'esilio. La scelta di Dario Franceschini sembra aver sopito, almeno fin qui, l'insoddisfazione degli elettori del Pd. Tanto che il 33% di essi ritiene che il prossimo segretario e leader del Pd dovrebbe essere proprio lui. Bersani, secondo nelle preferenze dei Democratici, è indietro di oltre 25 punti percentuali.

Tuttavia, il marchio "presidenziale" del PdL appare molto più netto. Visto che 6 elettori su 10 indicano come leader Silvio Berlusconi. Da cui l'idea che il PdL, più che un nuovo partito, frutto dell'accordo tra FI e AN, costituisca una versione più larga del partito personale del Cavaliere. Anche per la nota riluttanza di Berlusconi a condividere le leve del comando. A sottoporsi alla fatica - a lui insopportabile - della mediazione, della collegialità, del negoziato. Quando si tratta di governare: figurarsi nel partito. Tuttavia, il 18% degli elettori del PdL vorrebbe Gianfranco Fini leader del nuovo partito e il 24% lo indica, comunque, come seconda scelta. Difficile, per questo, pensare a un partito monocefalo. Anche perché le differenze di visione fra gli elettorati dei due 2 "soci fondatori" appaiono ancora visibili. Fra gli ex elettori di AN, infatti, la quota dei sostenitori di Fini alla guida del PdL sale a un terzo; alla pari con Berlusconi. Inoltre, il 35% di essi preferirebbe tornare indietro. AN e FI: divisi e senza alcuna con-fusione.

Il bipartitismo all'italiana, quindi, è ancora lontano. In primo luogo, ha bisogno di due partiti davvero forti. Per ora il Pd non lo è. Appare, invece, un partito in cerca di identità. Ha un elettorato sempre più vecchio. Dove abbondano i pensionati, gli impiegati del settore pubblico, le professioni intellettuali (si spiegherebbe altrimenti tanto accanimento da parte del governo verso gli statali e i professori?). Fra gli elettori del PdL, invece, pesano maggiormente i giovani, i lavoratori dipendenti del privato, i lavoratori autonomi, gli imprenditori, i liberi professionisti. Oltre alle casalinghe. Insomma: il Pdl è trascinato da ceti affluenti, spinto dal dinamismo del privato. Il Pd è anagraficamente vecchio. Esterno ai punti nevralgici del sistema produttivo.

Dal punto di vista dei valori, il PdL interpreta, soprattutto, la domanda di sicurezza. Le paure. Oltre all'insofferenza verso le regole. Marcia fra ronde e diritto a ristrutturare la casa. E' un calco del mutamento sociale che ha investito il paese negli ultimi trent'anni. Dei ceti sociali che lo hanno trainato. In più, ha una visione etica ormai ripiegata su quella della gerarchia ecclesiastica. Sulla vita come sulla famiglia. Da ciò i problemi del bipartitismo all'italiana. Il Pd, Partito Unitario dei Riformisti, deve fare i conti con un elettorato biograficamente e professionalmente conservatore. Poi, ha bisogno di "un'anima", come evoca il titolo del recente saggio scritto da Luigi Manconi (per l'editore "Nutrimenti"). Per ora è più uno "stato d'animo", depresso dal senso di declino che opprime una parte dei suoi elettori. Tuttavia, anche il PdL, il Partito Unitario dei Moderati, deve ancora diventare un "partito". L'integrazione tra i gruppi dirigenti dei due soci fondatori - FI e An - non è scontata. Come non lo è la leadership di Berlusconi. Abituato a non essere discusso. Padrone a "casa sua". Ci si dovrà abituare, visto che Fini non pare intenzionato a fare la parte dell'amministratore di condominio. Inoltre, più che moderato, per i valori che esprime, appare conservatore. Perfino tradizionalista. E, dal punto di vista dell'impianto elettorale, trascinato a Centrosud. La concorrenza con la Lega si farà sentire.

Insomma, il bipartitismo italiano fra PUM e PUR, per ora, è ancora imperfetto.

(28 marzo 2009)
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E ora è scontro sul bio-testamento

Messaggioda ranvit il 28/03/2009, 18:44

Dal corriere.it :

l'ex ministro: «Raccogliere la sfida di Fini sulle riforme». DI Pietro: «Il solito furbetto»
E ora è scontro sul bio-testamento
D'Alema: Gianfranco distante dal Pdl
Alemanno: «Dissento da Fini. Il ddl sul fine vita non è sbagliato». Verdini: «La norma sarà corretta»


ROMA - Ha suscitato reazioni contraddittorie l'intervento di Gianfranco Fini al primo congresso del Pdl a Roma. Le parole del presidente della Camera sono state apprezzate dal premier Silvio Berlusconi, che ha brindato con Fini al termine del suo intervento. Il Cavaliere si sarebbe complimentato con il numero uno di Montecitorio per il suo intervento, ma la conversazione, a quanto riferisce chi era presente, si sarebbe svolta senza entrare nel merito. A scatenare un acceso dibattito, anche e soprattutto all'interno della stessa maggioranza, sono stati i dubbi espressi del presidente della Camera sui ddl che riguarda il fine vita e che ha superato l'esame del Senato.

PRO E CONTRO - Da una parte dell'opposizione è arrivato un plauso alle parole del presidente della Camera. «Fini è un uomo che ha alcune idee politiche fondamentali molto diverse dal partito a cui oggi si è rivolto» è stato il commento di Massimo D'Alema, che ha citato, a tal proposito, proprio il tema del testamento (oltre che quello dell'immigrazione) affrontato da Fini al congresso Pdl. Assai critico invece il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Pur ritrovandomi nell’impostazione data da Fini sullo Stato laico, non ritengo che il testo uscito dal Senato sia sbagliato» ha detto il primo cittadino della Capitale. Frena anche Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. «Si può cambiare un comma della legge sul testamento biologico, ma non si altereranno i principi. Si possono discutere i dettagli ma i principi restano quelli». «Fini ha fatto un suo ragionamento, su questi temi non c’è dottrina né verità. Si possono fare errori, penso che al Senato ci sia stato un eccessivo irrigidimento della norma e penso che alla Camera la stessa maggioranza potrà correggere questi aspetti» ha detto il coordinatore di Forza Italia, Denis Verdini. «Non posso che esprimere la mia condivisione con l'interpretazione del Presidente della Camera a proposito del rischio di avvicinarsi ad uno stato etico con la legge sul testamento biologico» ha detto invece il senatore Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale. Duro Massimo Donadi, presidente dei deputati dell'Idv, secondo cui «le parole di Fini sul testamento biologico sono tardive e inutili, anche se condivisibili». «Il presidente della Camera poteva e doveva pensarci prima - ha detto Donadi -. Il ruolo di grillo parlante che si sta ritagliando nel Pdl non incide sulla vita del Paese perché alle parole non corrispondono azioni concrete. An, infatti, ha avuto un ruolo centrale nel sostenere una norma da stato etico».

«IL SOLITO FURBETTO» - Più in generale, comunque, il discorso di Fini è piaciuto ad Alemanno («è uno degli interventi più belli che io gli abbia mai sentito pronunciare» ha detto il sindaco di Roma) ed è stato «interessante» per D'Alema, che ha invitato il centrosinistra a «raccogliere la sfida che Fini rilancia» a mettere mano a «riforme condivise». «Abbiamo sentito dal presidente della Camera parole ben diverse da quelle che Berlusconi ieri ha usato nei confronti dell'opposizione. Oggi Fini ha avuto un grande rispetto e una doverosa attenzione al tema delle riforme condivise» ha detto il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. Di diverso avviso Franco Monaco. «Su legalità, laicità, questione meridionale, immigrazione, referendum elettorale: sono apprezzabili ma velleitari, testimoniali, minoritari i distinguo di Fini, soverchiati dall'asse Berlusconi-Bossi che dettava e detta la linea alla maggioranza di governo e, più ancora, la sua base ideologica», ha detto l'esponente ulivista del Pd . Per il leader dell'Idv Antonio Di Pietro «il presidente della Camera Fini non può prendere due piccioni con una fava. Non può dire che non gli va bene il testamento biologico o l'obbligo di denuncia dei clandestini per i medici, e nello stesso tempo fare il leader di un partito e accettare che questo voti tali provvedimenti. È il solito furbetto che vuole prendere due piccioni con una fava, da una parte il consenso del partito e dall'altra quello dei cittadini. Non si può stare con un piede in due scarpe».



28 marzo 2009
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda pianogrande il 28/03/2009, 19:25

Anche io ho detto bravo a Fini in qualche ultima occasione. Ultimamente, però, mi sta venendo qualche dubbio.
Il poliziotto buono e quello cattivo.
Il venditore buono e quello cattivo.
Sono coppie classiche, proverbiali.
Fino a prova contraria (un atteggiamento di AN alla camera, diverso da quello tenuto al senato dove Gasparri, in particolare, ha dato fondo alla bassezza con il suo partito della vita contro il partito della morte) questi stanno solo fregando l'opinione pubblica.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda ranvit il 28/03/2009, 19:57

pianogrande : >questi stanno solo fregando l'opinione pubblica.<

Ammesso che sia cosi', ma io non ne sono affatto convinto ( piuttosto credo che Fini si stia preparando al dopo-Berlusconi con atteggiamenti e parole da vero statista del centrodestra europeo), noi cosa facciamo per non farla fregare?

Ma quand'è che la smettiamo di credere che "noi" siamo intelligenti e gli "altri" stupidi? La mia sensazione è che gli stupidi siamo "noi" che non riusciamo a venir fuori da questo giochino per cui Berlusconi fa e dice e noi sappiamo solo insultarlo.....perchè è vero che anche Berlusconi insulta, eccome! Ma lui "fa" anche. Per cominciare ottiene il consenso. E poi governa!
Noi?

Vittorio
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda pianogrande il 28/03/2009, 20:56

Ranvitt
Non è per niente escluso che Fini si stia preparando al dopo Berlusconi.
Io mi riferisco al fatto che le sue dichiarazioni sono una finta se a queste non corrispondono atteggiamenti di AN diversi da quelli visti al senato (Fini non è un isolato all'interno di AN).
Ah, dimenticavo, AN non c'è più.
Possiamo parlare di finiani?
Loro hanno il consenso.Benissimo! Dico quello che dico, semplicemente, perché il mio consenso non ce l'hanno. Non si strapperanno i capelli (il cavaliere in particolare, con quello che gli costano).
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda Stefano'62 il 28/03/2009, 20:58

Su Fini sono d'accordo con Vittorio e penso che sia in buona fede;magari la destra fosse guidata da uno così.
Purtroppo penso sarà messo in minoranza.
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda matthelm il 28/03/2009, 21:05

Vedete cari forumisti, nel pdl emergono al massimo livello due posizioni diverse e contrastanti sul tema del testamento biologico.
Sono furbi? Sono falsi? Ma nessuno tra di loro viene linciato come succede nel PD e ne usciranno in bellezza con la libertà di coscienza.

Gli “stupidi” allora siamo proprio “noi” e specialmente chi tra noi non vuole neanche la libertà di coscienza sul voto perché ritengono che il vero mito è la libertà individuale e quindi chi non si adegua deve, come minoranza, sostenere le scelte della maggioranza di partito.

Il nostro elettorato che su questi temi è fortemente diviso cosa penserà, quello minoritario, quando magari vedrà adottata e imposta la volontà della maggioranza del partito?

Inutile dire che “questi stanno fregando l’opinione pubblica” questi sono, purtroppo per noi, un po’ più “intelligenti” almeno nei comportamenti e meno “trinariciuti” di alcuni di noi, anche in questo forum.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Fini : la legge sul biotestamento: "E' da Stato etico"

Messaggioda pianogrande il 28/03/2009, 22:36

matthelm ha scritto:
Gli “stupidi” allora siamo proprio “noi” e specialmente chi tra noi non vuole neanche la libertà di coscienza sul voto perché ritengono che il vero mito è la libertà individuale e quindi chi non si adegua deve, come minoranza, sostenere le scelte della maggioranza di partito.

Il nostro elettorato che su questi temi è fortemente diviso cosa penserà, quello minoritario, quando magari vedrà adottata e imposta la volontà della maggioranza del partito?

Inutile dire che “questi stanno fregando l’opinione pubblica” questi sono, purtroppo per noi, un po’ più “intelligenti” almeno nei comportamenti e meno “trinariciuti” di alcuni di noi, anche in questo forum.


Che mi dici di chi "come minoranza(?)" dovrà sottostare ai dogmi morali della maggioranza? La libertà di coscienza vale solo per i parlamentari?
La libertà di coscienza deve valere anche per il povero disgraziato che viene tenuto in vita per volere di santa romana chiesa.
Qui viene fuori un concetto di libertà di coscienza piuttosto stravagante.
Fotti il sistema. Studia.
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