Robyn ha scritto:Gli agricoltori protestano.Se è bene non commercializzare prodotti con paesi che fanno pochi controlli sulla sicurezza alimentare,perché alimenti con pochi controlli potrebbero avere impatti negativi sulla salute,se è vero che i costi per produrre in agricoltura sono alti,gli agricoltori non hanno per niente ragione sul green deal.I cambiamenti climatici rischiano di travolgerci con effetti sui raccolti agricoli e sulla salute per effetto dell'innalzamento delle temperature.Con i cambiamenti climatici abbiamo inverni sempre più freddi ed estati sempre più calde e questo provoca anche migrazioni dovute alle catastrofi ambientali
Non è vero che i costi per produrre in agricoltura sono alti.
Il cartello che vi mostro nell'immagine (cliccare per vederla tutta) parla da solo.
Lo slogan vagamente fascista: "È la terra che nutre l'uomo, non l'industria" mi ricorda infatti la retorica fascio corporativa: "È l'aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende". Ma è illuminante, perché senza l'industria, la possibilità di fare agricoltura sarebbe ancora quella del medioevo. Chi crede in quello slogan, appeso sotto il trattore, faceva bene a sfilare con cavalli, muli, buoi. E mi raccomando: l'aratro rigorosamente di legno, non di ferro (produzione industriale anche se fatto dal fabbro del borgo).
Quindi no, i costi oggi sono molto più bassi di 100 anni fa (che eravamo 2 miliardi sul pianeta) mentre oggi siamo 8.1 miliardi. Produrre cibo a basso consto non è mai stato così facile. L'umanità non è mai quadruplicata in un secolo e lo si deve alla meccanizzazione dei processi agricoli e di allevamento. Certo, non tutti ci stanno dietro. Come per ogni lavoro, non è per tutti. Ma i contadini sono ovunque i più sussidiati di ogni nazione. E protestano quando rischiano di perdere i sussidi.