da diffidente il 11/10/2023, 13:42
Essendo passato poco tempo, non è ancora nota la cronologia esatta degli eventi, soprattutto i primi momenti, cioè l' attacco, e le modalità dello stesso, ai check point di confine che ha portato allo "sfondamento" del muro e all' irruzione nelle "retrovie".
Di certo è stata un'azione studiata con una certa attenzione ai dettagli e, diciamocelo, da persone che sembra avessero delle competenze non raggiungibili da autodidatti - come di fatto sono i membri di queste organizzazioni-, e questo fa pensare che oltre ai membri di Hamas siano implicate persone con una formazione militare professionale ( ufficiali Iraniani?) . A meno di non assumere per vere tesi politiche, il fatto stesso che l' intelligence israeliana non avesse un quadro chiaro del pericolo dimostra che da parte di Hamas c'è stata attenzione alla sicurezza interna, nel non far trapelare informazioni, e non è stata un' organizzazione da poco. Basti pensare che sono stati coinvolti almeno mille miliziani, bisognava trovare i veicoli a motore - tutti Pick-up Toyota bianchi, che da qualche parte saranno stati comprati- , i deltaplani, farli trovare pronti - carburante, gomme gonfie- batterie cariche...- al momento opportuno, allenare qualcuno a guidare tali deltaplani, cosa che non si fa in un'ora, trovare i gommoni, pulire i fucili e fornire un numero adeguato di munizioni... Non è stata l' opera di una persona da sola, o di un gruppo ristretto di persone.
Anche l' idea di far precedere l' attacco di terra da un barrage di artiglieria, fatto con i mezzi disponibili, ma sempre barrage è, fa pensare che gli organizzatori abbiano avuto una certa istruzione in fatto di storia militare, perché se ci pensiamo il far precedere le offensive da preparazioni di artiglieria e/o attacchi aerei è una concezione che risale alle guerre mondiali - pensiamo agli studi del tedesco Bruchmuller del 1918- presuppone quantomeno una certa preparazione.
Bisogna dire che la reazione israeliana, in un momento di agitazione a causa delle divergenze politiche, è stata molto rapida. Già dopo 24 ore le brigate meccanizzate erano mobilizzate e schierate, con mezzi a motore pronti e riforniti di carburante e i fucili e le armi di squadra pulite, nelle zone degli scontri, l' aviazione è decollata prontamente - non so se siano stati impiegati anche gli F-35 che con i loro sensori IR sarebbero stati molto utili- ed è stata organizzato uno schieramento per impedire che le colonne di Pick up raggiungessero eventualmente Tel Aviv, Ber she'eva e Gerusalemme.
I soldati di leva si sono dimostrati coraggiosi e abili, hanno combattuto molto a lungo contro nemici numerosi e ben forniti di munizioni con equipaggiamento pesante e non solo gli ufficiali, ma anche i sergenti e i caporali sino stati ben capaci di guidare dei ragazzi che fino a pochi mesi prima erano civili, nelle strade dei kibbutz. Anche il nuovo fucile Tavor, che fino ad oggi induceva molti a più che una perplessità, si è mostrato efficiente, ben controllabile anche con le raffiche brevi e le ottiche hanno permesso una maggiore accuratezza negli scontri rispetto agli "iron sights" delle armi di Hamas. Sderot è stata riconquistata, senza bisogno di preparazioni di artiglieria o attacchi aerei, in meno di 24 ore e poco dopo anche i kibbutz vicini al confine erano sotto i controllo dell' IDF. Il reattore di Dimona e gli stock di armi nucleari che presumibilmente sono custoditi non sono mai stati realmente in pericolo.
Quanto ad Hamas, posso pensare che, pur conseguendo un indubbio successo iniziale, gli obiettivi finali non siano stati raggiunti: mi spiego, per me questa operazione non mirava a fare un "raid", ma a una azione che, coinvolgendo anche i palestinesi della Cisgiordania, mirasse, congiungendosi lungo la linea Sderot - strada n° 40- Tarqumiyah- a dividere Israele in due e a impegnare le forze armate in due fronti, fino ad ottenere un cessate-il-fuoco che riconoscesse nuove frontiere e una nuova realtà