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Franceschini e le questioni sociali.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Franceschini e le questioni sociali.

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 01/03/2009, 23:23

Franceschini e le questioni sociali. Rosario Amico Roxas

Franceschini ha ereditato un compito che non può essere risolto da una sola persona, a meno che non voglia imitare il cavaliere e negare il dibattito interno al partito.
I treni di Veltroni in giro per l’Italia non hanno funzionato, per la ragione più che evidente che si trattava di apparente democrazia partecipativa, infatti, nelle segrete stanze del potere, comitati ristretti sceglievano candidati, uomini di potere, quadri direttivi o reggenti, secondo il più rigoroso rispetto del manuale Cencelli.
Il nuovo segretario dovrà coniugare insieme le due anime del PD, pur assimilate da una medesima tradizione solidaristica: la tradizione cattolica e la tradizione comunista, apparentemente entrambe superate dagli eventi e dalla nuova interpretazione della politica, diventata un grande fratello adattato alla cronaca quotidiana. Le due tradizioni trovano difficoltà a dialogare, perché tormentate da una profonda divergenza interna: il fondamentalismo dei teocon della Binetti e il radicalismo libertario della Bonino.
Sembra, quasi, che il negazionismo sia diventato un metodo attuale, perché si è sviluppato un pentitismo generazionale, nel quale il contributo socialista, comunista, cattolico, democratico, confessionale, laico, viene, di fatto, negato, trascurando il contributo unitario che animò la resistenza, la liberazione, lo spirito nazionale, democratico, antifascista che produsse la più avanzata Costituzione del mondo Occidentale.
Se Franceschini non affronta e non pianifica tale problema all’interno di un dibattito molto ampio, con il coinvolgimento della base del partito, allora è destinato ad essere un’ombra in transizione.
In questa nostra odierna società è stato tutto distrutto, scientificamente e volutamente, senza un serio esame storico, sociale, culturale, per cui è venuta anche a mancare ogni ipotesi di integrazione all’interno della medesima società, come se ci fosse in atto una guerra fredda civile. L’avversario viene demonizzato, ma non combattuto, in omaggio a una occulta complicità politica.
Franceschini dovrà identificare il punto di partenza dal quale cominciare, che non può prescindere da un’iniziativa popolare in grado di avviare una vera, reale e realistica ricostruzione del tessuto nazionale intorno alle grandi questioni sociali, unico terreno di coltura che l’attuale maggioranza ha volutamente trascurato per interessi divergenti, peraltro con la certezza che nessuno li avrebbe surrogati. Il compito non è facile; ci sarebbe da tentare un programma che, in Italia, non è mai stato tentato da nessuno, pur trattandosi di un programma di un’ovvietà disarmante. Superando le divergenze classiste e, spesso, corporative, Franceschini dovrebbe promuovere e stimolare una nuova alleanza operativa: l’alleanza tra le forze produttive del lavoro e le forze dell’intelligenza, per trasformare una informe massa di tifosi incarogniti, di una parte o dell’altra, in una nazione, in grado di svilupparsi nell’unità.
Non c’è tempo per le gestioni di transizione; i provvedimenti che questo governo sta assumendo, mirano tutti nel verso opposto agli interessi nazionali. Ce ne fornisce le prove la politica sociale di Obama, tutta indirizzata a rimettere in moto l’economia americana attraverso le agevolazioni alla piccola e media borghesia del lavoro e della produttività e alla classe operaia, ridimensionando l’economia della finanza che ha dimostrato tutti i suoi limiti fallimentari; l’itinerario seguito da questo governo mira a consolidare il liberismo del mercato, come se potesse risorgere dalle sue ceneri. Per questo necessita un’autoconvocazione popolare capace di ricostruire tutto ciò che è stato distrutto.
Rosario Amico Roxas
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Iscritto il: 01/03/2009, 23:09

l'assegno è l'incentivo ai licenziamenti

Messaggioda mauri il 06/03/2009, 18:23

al mister gli sono girate a mille
avanti così franceschini, tieni la rotta e vento in poppa verso l'obiettivo
mauri

ps
chissà cosa diranno i precari che hanno già perso il lavoro e gli altri che sono preoccupati di perderlo


Governo attacca media, cambia strategia informativa anticrisi

da 2 ore 17 minuti
Reuters

La giornata segnala un radicale cambiamento della strategia anticrisi da parte del governo, strategia combattuta soprattutta sul piano informativo. Continua a leggere questa notizia
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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (a sinistra) e il ministro dell'Economia …Continua Ingrandisci immagine


Non si tratta di quanto deciso dal Cipe in materia di interventi per le infrastrutture (i 16,6 miliardi dei quali si parla sono gli stessi decisi dal Cipe dello scorso 16 dicembre; semmai la novità sta negli 1,2 miliardi resi operativi per l'edilizia scolastica e carceraria) e per gli ammortizzatori sociali (i 9 miliardi citati da Silvio Berlusconi sono i famosi 8 provenienti dall'accordo con le Regioni delle settimane scorse più l'1 previsto in Finanziaria), né di misure adottate dal consiglio dei ministri di questa mattina.

La novità sta tutta nella conferenza stampa che il presidente del Consiglio Berlusconi ed il ministro dell'Economia Giulio Tremonti hanno tenuto al termine delle riunioni di oggi.

La strategia informativa è stata rivolta tutta all'attacco del mondo dell'informazione, del Partito democratico e della Cgil.

Mentre premier e ministro del Tesoro attaccavano e riepilogavano gli interventi fatti dal governo dall'estate scorsa ad oggi, un portavoce del governo illustrava ai cronisti in un briefing a parte la somma degli interventi previsti dal governo in investimenti infrastrutturali e politiche sociali nei prossimi due anni, secondo quanto stabilito dai documenti di bilancio e dai successivi decreti.

Lo scopo del governo è duplice. In primo luogo vuole confutare quanto i suoi critici sostengono. In particolare Berlusconi ha attaccato "la televisione di Stato [che] è l'unica al mondo che attacca il governo in carica", mentre Tremonti ha sottolineato come i giornali abbiamo travisato le sue parole, trasmettendo un messaggio negativo invece che infondere fiducia nei consumatori.

Si attaccano poi le proposte del Partito democratico a favore dei lavoratori licenziati e che accusa il governo di immobilismo proponendo anche strumenti per il credito alle imprese. Tremonti e Berlusconi dicono che la misura del Pd sarebbe un incentivo ai licenziamenti, non anticrisi.

Ultimo obbiettivo del governo è la Cgil perché si è chiamata fuori dall'accordo sui contratti fra imprese e sindacati.

La parte costruttiva della comunicazione è volta invece a descrivere un New deal italiano. Questo viene fatto con due passaggi. Il primo è illustrato da Tremonti che paragona gli inviti ai consumatori a non cambiare i propri stili di vita fatti da Berlusconi con la politica attuata dal 32° presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosvelt, che realizzò negli Anni 30 (nei primi due dei suoi quattro mandati presidenziali) il cosiddetto New deal. Fino a descrivere un Silvio Delano Berlusconi che indica un New deal tutto italiano.

Il secondo passaggio lo illustra Berlusconi quando ricorda che l'Italia è stato il primo Paese a mettere in campo provvedimenti anticrisi con i decreti sulle banche del 10 ottobre scorso. Il Cavaliere ha poi ricordato che il piano Paulson da 700 miliardi di dollari messo in campo dalla passata amministrazione americana avvenne dopo un colloquio del premier italiano con George W. Bush e con l'allora segretario al Tesoro Henry Paulson.

Ma è poi sui toni della contrapposizione con la sinistra che la conferenza stampa è tornata in conclusione. Tremonti ha infatti ironizzato sul fatto che la sinistra si attribuisca il merito di avanzare proposte per il salvataggio del capitalismo mentre il governo Berlusconi viene descritto come statalista e si è nuovamente attribuito il merito di avere per primo denunciato la portata della crisi economica globale.

Dopo la giornata di oggi è lecito immaginare toni politici più accesi nel dibattitto sulle misure da mettere in campo contro la crisi.

In primo piano vengono portati i temi di contrapposizione politica tra maggioranza ed opposizione mentre si accredita un ruolo di leadership a livello internazionale esercitato dai nostri governanti.
mauri
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