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Re: l'Italia in prima fila

MessaggioInviato: 17/10/2021, 15:44
da franz
pianogrande ha scritto:Se oggi la ricerca è solo università e le aziende rimangono solo "pratiche" questa è una vera e tragica decadenza rispetto al passato.

Verissimo ma ... (c'è sempre un "ma" pronto a scattare) se le aziende italiane sono tartassate da sei o sette decenni e gravate da oneri sociali impensabili negli altri paesi, mi spiegate come possono risparmiare e investire nella ricerca?
Se poi anche lo Stato, che raccoglie da aziende e persone fisiche così tante tasse e contributi, non li investe in ricerca ma spende per auto blu, per pensioni, per le spese generali dello stato, per pagare sussidi alle imprese e salvare Alitalia, perché mai le cose dovrebbero andare diversamente?
Quanto è costata Alitalia? Quanti miliardi potevano finire il posti letto in terapia intensiva o nella ricerca scientifica?

Re: l'Italia in prima fila

MessaggioInviato: 17/10/2021, 22:52
da pianogrande
franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Se oggi la ricerca è solo università e le aziende rimangono solo "pratiche" questa è una vera e tragica decadenza rispetto al passato.

Verissimo ma ... (c'è sempre un "ma" pronto a scattare) se le aziende italiane sono tartassate da sei o sette decenni e gravate da oneri sociali impensabili negli altri paesi, mi spiegate come possono risparmiare e investire nella ricerca?
Se poi anche lo Stato, che raccoglie da aziende e persone fisiche così tante tasse e contributi, non li investe in ricerca ma spende per auto blu, per pensioni, per le spese generali dello stato, per pagare sussidi alle imprese e salvare Alitalia, perché mai le cose dovrebbero andare diversamente?
Quanto è costata Alitalia? Quanti miliardi potevano finire il posti letto in terapia intensiva o nella ricerca scientifica?


E allora allunghiamo la lista dei "ma".
Nell'imprenditoria si nasconde il grosso dell'evasione fiscale (con tanto di giustificazione che dice "troppe tasse").
I soldi pubblici saranno spesi male ma ciò non toglie che i redditi fissi le tasse le pagano.
Gli imprenditori sono politicamente coperti e se la cavano con queste battutine moralistiche come se la matematica non dicesse che se pagano tutti, tutti pagano meno.

Nell'imprenditoria (sono spariti da tempo gli imprenditori "illuminati" e c'è un atteggiamento di arroganza di bassissimo livello e visione che non va al di là della punta delle scarpe.

I più alti rappresentanti la rappresentano alla perfezione.

Non vogliono pagare le tasse e vogliono finanziamenti e tutto quello che non va a loro è "assistenzialismo".

E potrei continuare.

Forse questi cittadini e questa politica se la meritano questa imprenditoria.

Ma intanto il declino vas avanti e non saranno le giustificazioni di parte a fermarlo.... anzi...

Re: l'Italia in prima fila

MessaggioInviato: 21/10/2021, 14:59
da trilogy
pianogrande ha scritto:Ecco un'altra autorevole opinione in materia.

Giulio Parisi, premio Nobel per la fisica, in due minuti e mezzo....

Ripeto che la vera competizione è scientifico-tecnologica.

E' lì che sta la ciccia dello sviluppo economico/della collocazione internazionale.


Si l'elemento del successo è questo.
Se schematizziamo il problema:
abbiamo una fase di ricerca scientifica/produzione di conoscenza. Qui competiamo piuttosto bene, almeno in alcuni campi, Ci si lamenta molto, ma i ricercatori italiani quelli che veri che fanno ricerca sono mediamente molto bravi.
Non quelli che hanno la qualifica per meriti sindacali, di partito o parentela, e alzano solo il numero.
Abbiamo la trasmissione della conoscenza. Qui l'Italia funziona ancora abbastanza bene, anche se l'ossessione per i silos disciplinari delle nostre università penalizza la creatività;
Poi la conoscenza la dobbiamo applicare, trasformare in tecnologie. Qui l'italia perde terreno, ma rimangono alcuni ambiti dove facciamo cose rilevanti;
poi dobbiamo trasformare queste nuove tecnologie in prodotti e servizi high tech e portarli sul mercato. Qui a parte situazioni di nicchia, non contiamo nulla.

si potrebbero fare vari esempi. Prendo il vaccino covid. Eravamo in gara con il resto del mondo. Poi Trump ha cercato di comprare l'azienda tedesca, la Merkel è intervenuta, ha bloccato la vendita. Poi ha preso 100 milioni di euro di garanzie da Bruxelles e finanziato lo sviluppo.
In Italia stavamo sviluppando il nostro vaccino più tradizionale. Dopo un sacco di giri, hanno messo in piedi una colletta tra regione ministeri e agenzie, e finanziato lo sviluppo. Il tutto è arrivato alla Corte dei Conti che ha sancito che non andava bene. E l'Italia è sparita dalla prima fila ed anche dalla seconda.

passo & chiudo

Oneri sociali

MessaggioInviato: 21/10/2021, 18:00
da diffidente
E' comunque vero che le aziende o in senso lato le attività imprenditoriali sono gravate da imposte tutt'altro che ridotte: l' IVA, l' IRAP, l' IRPEG, le tasse comunali e regionali. In più ci sono i contributi meno palesi, come l'applicazione di norme di sicurezza sempre più dettagliate (e costose da applicare) che saranno anche utili per ridurre il numero di incidenti sul lavoro, ma interferiscono pesantemente con la lavorazione e, mi dispiace dirlo, gli obblighi relativi all' assunzione di categorie protette. Le norme di sicurezza impongono di dotarsi, per esempio, di complicate attrezzature anti incendio (tubazioni, pressurizzatori, valvole e manichette) ed anti- infortunistica (scarpe cistosissime, tute, maschere ovunque), lo smaltimento dei rifiuti è complicatissimo e i lavoratori delle categorie protette spesso non possono fare praticamente nulla e sono lasciati stare a sedere per tutto l' orario di "lavoro". Che io sappia, in Germania, prendiamo ad esempio un Paese ove l' industria è molto sviluppata non ci sono norme severe contro gli infortuni, sono piuttosto i lavoratori stessi che "stanno più attenti" e, chiedo conferma, se desiderano usare abiti anti-infortunio li comprano loro stessi, usufruendo di detrazioni fiscali. Si è creato un circolo vizioso: elusione fiscale - conti pubblici in deficit- inasprimento imposte- ulteriore spinta all' elusione... Non so, storicamente, quale sia stato il primum movens,

Re: l'Italia in prima fila

MessaggioInviato: 21/10/2021, 22:05
da Robyn
Infatti non sono tanto i dpi che proteggono l'operaio,ma costruire o adeguare un'industria alle norme di sicurezza,fotocellule per i macchinari, passerelle sicure,in breve sono i dispositivi comuni di sicurezza che diminuiscono gli infortuni mentre con un'eccesso di dispositivi individuali di sicurezza come casco,cinta,abiti che possono essere pericolosi perché si impigliano e guanti,si rende impossibile la vita dell'operaio e questo influisce molto sulla lavorazione e sui tempi per effettuare una lavorazione,i progettisti quando progettano una fabbrica a cosa pensano?alle scemenze?deve essere facile lavorare per l'operaio,d'altro canto siamo il paese della burocrazia non bisogna dimenticarlo

Re: Oneri sociali

MessaggioInviato: 22/10/2021, 1:08
da pianogrande
diffidente ha scritto:E' comunque vero che le aziende o in senso lato le attività imprenditoriali sono gravate da imposte tutt'altro che ridotte: l' IVA, l' IRAP, l' IRPEG, le tasse comunali e regionali. In più ci sono i contributi meno palesi, come l'applicazione di norme di sicurezza sempre più dettagliate (e costose da applicare) che saranno anche utili per ridurre il numero di incidenti sul lavoro, ma interferiscono pesantemente con la lavorazione e, mi dispiace dirlo, gli obblighi relativi all' assunzione di categorie protette. Le norme di sicurezza impongono di dotarsi, per esempio, di complicate attrezzature anti incendio (tubazioni, pressurizzatori, valvole e manichette) ed anti- infortunistica (scarpe cistosissime, tute, maschere ovunque), lo smaltimento dei rifiuti è complicatissimo e i lavoratori delle categorie protette spesso non possono fare praticamente nulla e sono lasciati stare a sedere per tutto l' orario di "lavoro". Che io sappia, in Germania, prendiamo ad esempio un Paese ove l' industria è molto sviluppata non ci sono norme severe contro gli infortuni, sono piuttosto i lavoratori stessi che "stanno più attenti" e, chiedo conferma, se desiderano usare abiti anti-infortunio li comprano loro stessi, usufruendo di detrazioni fiscali. Si è creato un circolo vizioso: elusione fiscale - conti pubblici in deficit- inasprimento imposte- ulteriore spinta all' elusione... Non so, storicamente, quale sia stato il primum movens,


Potremmo quindi risolvere tutto con multe salatissime agli operai che "non stanno attenti".
Ovviamente a carico degli eredi.

Re: l'Italia in prima fila

MessaggioInviato: 22/10/2021, 7:09
da Robyn
In questo modo con le multe potremmo ad ex decidere di ridurre il costo del lavoro,adesso uno non và a lavorare per pagare le multe,ma per il pane. Gli abiti da lavoro non servono basta mettere dei rinfrangenti elasticizzati su jeans e felpa e un'adesivo sul casco se è necessario usarlo ,i guanti devono essere aderenti ed antiscivolo per essere pratici e sicuri perche ti può cadere qualcosa dal piano superiore che và in testa a qualcuno.Poi ci sono altri dpi che è normale usare come le scarpe antinfortunistica che non possono essere con i lacci perché così sono pericolose,poi va be' mascherina per i saldatori e occhiali per chi usa il flex ed è normale,infine la cinta di sicurezza per chi lavora in alta quota

Sicurezza molto costosa

MessaggioInviato: 22/10/2021, 10:21
da diffidente
Quando lavoravo in ospedale in Francia, l' azienda mi forniva il camice e i guanti di nitrile, ma i DPI (occhialoni, pantaloni, scarpe da interno) erano a mie spese, detratte dal compenso. In caso di infortunio, se fosse risultato che non usavo i DPI, non avrei avuto diritto all' indennizzo. Per contro, in Italia l' azienda ospedaliera è obbligata a fornire camice, pantaloni, scarpe, occhialoni di plastica protettivi, tutto a sue spese, anche questo incide sul costo del lavoro. In Francia non mi ricordo ci fossero particolari misure anti incendio, adesso dove lavoro c' è una rete di tubazioni estesissima, estintori ogni tot metri, ogni reparto ha un armadietto - di metallo, assai costoso- dove vi sono tuta ignifuga, manichetta, etc etc etc- . Tutto questo certamente garantisce sicurezza, ma grava molto sui bilanci, perché ci vogliono migliaia di Euro. In generale le procedure a norma di sicurezza rendono indubbiamente il lavoro più sicuro, ma contemporaneamente anche più difficile e forse anche più scomodo, ed è per questo che in molti cercano di non seguirle.

Re: Sicurezza molto costosa

MessaggioInviato: 22/10/2021, 17:00
da pianogrande
diffidente ha scritto:Quando lavoravo in ospedale in Francia, l' azienda mi forniva il camice e i guanti di nitrile, ma i DPI (occhialoni, pantaloni, scarpe da interno) erano a mie spese, detratte dal compenso. In caso di infortunio, se fosse risultato che non usavo i DPI, non avrei avuto diritto all' indennizzo. Per contro, in Italia l' azienda ospedaliera è obbligata a fornire camice, pantaloni, scarpe, occhialoni di plastica protettivi, tutto a sue spese, anche questo incide sul costo del lavoro. In Francia non mi ricordo ci fossero particolari misure anti incendio, adesso dove lavoro c' è una rete di tubazioni estesissima, estintori ogni tot metri, ogni reparto ha un armadietto - di metallo, assai costoso- dove vi sono tuta ignifuga, manichetta, etc etc etc- . Tutto questo certamente garantisce sicurezza, ma grava molto sui bilanci, perché ci vogliono migliaia di Euro. In generale le procedure a norma di sicurezza rendono indubbiamente il lavoro più sicuro, ma contemporaneamente anche più difficile e forse anche più scomodo, ed è per questo che in molti cercano di non seguirle.


Oh, sì.
Si potrebbe risparmiare tantissimo.
Tra l'altro, i funerali sono a spese della famiglia

Re: l'Italia in prima fila

MessaggioInviato: 22/10/2021, 22:52
da Robyn
Non gravano sul costo del lavoro perché sono spese che una volta fatte rimangono
non è che si cambiano gli estintori ogni mese.Diverso è per i dpi ma quelli non è che costano molto non è che cambiare i guanti o le mascherine periodicamente costi molto.Anche investire in sicurezza mettere le fotocellule oppure passerelle sicure è una spesa che una volta fatta rimane,non grava sul costo del lavoro