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sinistra illiberale e destra autoritaria

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sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda trilogy il 06/09/2021, 17:21

Questo numero dell'Economist ha avuto un ampia risonanza, ed è commentato un po' ovunque evidentemente ha toccato un nervo scoperto. Riporto un commento di Linkiesta.

Compagni che cancellano.
La sinistra illiberale non è meno pericolosa della destra autoritaria
Uno straordinario numero dell’Economist mette in guardia il mondo occidentale dalla minaccia costituita dalla politica identitaria, altrettanto grave quanto quella dei Salvini, dei Trump e dei Putin

The Economist The threat from the illiberal left

Siamo cresciuti con l’idea che l’arco della storia tende necessariamente verso il progresso e con la consapevolezza che il progresso è una conquista quotidiana ma inesorabile che si ottiene attraverso un dibattito pubblico informato e una coerente azione riformista. Nonostante i mirabolanti successi sociali, economici e culturali in oltre mezzo secolo e in ogni continente della Terra, negli ultimi tempi questa idea e questa consapevolezza sono state messe in crisi dal populismo di destra e dai regimi autoritari, da Donald Trump e dalla Cina di Xi Jinping e dalla Russia di Vladimir Putin, per mille ragioni che la nuova copertina dell’Economist affronta con la tradizionale capacità di analizzare i fenomeni globali in corso.
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Il settimanale inglese, però, aggiunge un elemento non banale all’attacco al sistema liberale, ovvero che il pericolo per il mondo come lo conosciamo non arriva soltanto da lì, dalla destra populista e autoritaria. Fin dal titolo della cover di questa settimana, l’Economist rifonosce «la minaccia della sinistra illiberale», un tema ricorrente sulle colonne de Linkiesta, in particolare negli articoli di Francesco Cundari e di Guia Soncini.

C’è, intanto, la questione del bipopulismo. L’Economist spiega che i due populismi, quello di destra e quello di sinistra, «si nutrono patologicamente a vicenda» in una campagna di odio nei confronti degli avversari che favorisce soltanto le ali estreme. Ne sono complici, scrive il settimanale inglese, i liberali classici che per interessi indecenti si consegnano ai nazional sovranisti (in Italia siamo pieni di retequattristi e di tiggidueisti, di liberali per Salvini, per Putin, per Trump). Ma ne sono altrettanto responsabili i liberal progressisti che si illudono che gli intolleranti di sinistra siano soltanto una minoranza, e pure facile da addomesticare: «Non preoccupatevi, dicono, l’intolleranza fa parte del meccanismo del cambiamento: concentrandoci sulle ingiustizie sociali, si sposteranno al centro» (qui pare che l’Economist si rivolga direttamente al Pd e alla surreale idea di alleanza strategica con i Cinquestelle).

Poi c’è la delicata questione della identity politics, la politica della suscettibilità identitaria, nata nelle università americane e diffusasi nella società occidentale a mano a mano che gli studenti addestrati a questa nuova religione contemporanea si sono laureati e hanno cominciato a lavorare nei media, in politica, nell’istruzione e nel business «portando con sé il terrore di non sentirsi a proprio agio, una propensione ossessiva e limitata ad ottenere giustizia per i gruppi identitari oppressi e i metodi per costringere tutti quanti alla purezza ideologica, censurando i nemici e cancellando gli alleati che hanno trasgredito, con echi di quello stato confessionale che ha dominato l’Europa prima che prendesse piede il liberalismo alla fine del diciottesimo secolo».

Nonostante i liberali e la sinistra illiberale abbiano in comune molte cose, a cominciare dalla ricerca costante del cambiamento fino all’opportunità universale di farcela a prescindere dal genere o dalla razza, scrive l’Economist, «in occidente sta succedendo qualcosa di straordinario: una nuova generazione di progressisti sta ripristinando metodi che sinistramente ricordano quelli di uno stato confessionale, con versioni moderne dei giuramenti di fedeltà e delle leggi sulla blasfemia».

Mentre c’è ancora chi rifiuta di riconoscere che cosa sta succedendo, grazie alla copertina dell’Economist forse qualcun altro capirà che è arrivato davvero il momento per i liberali di destra di smetterla di giocare col fuoco nazional populista e per i progressisti di sinistra di cominciare a domare l’incendio appiccato dai compagni illiberali.

fonte: https://www.linkiesta.it/2021/09/econom ... lliberale/
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda trilogy il 06/09/2021, 21:28

Un disguido tecnico. Ho postato due volte lo stesso post
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda franz il 08/09/2021, 11:52

trilogy ha scritto:Siamo cresciuti con l’idea che l’arco della storia tende necessariamente verso il progresso e con la consapevolezza che il progresso è una conquista quotidiana ma inesorabile che si ottiene attraverso un dibattito pubblico informato e una coerente azione riformista. Nonostante i mirabolanti successi sociali, economici e culturali in oltre mezzo secolo e in ogni continente della Terra, negli ultimi tempi ....

Già, ma nell'elenco manca la scienza, la medicina, la tecnologia, l'innovazione.
Elementi fondanti del progresso. Lo può dire chi ha un cuore trapiantato, chi sopravvive dai tumori, chi parla in video con il figlio via Skype in Australia grazie a Internet, chi crea un vaccino in pochi mesi rispetto a diversi anni, chi va nello spazio o su Marte e tante cose tecnologiche che magari alcuni reputano inutili (come un TV a 77 pollici) ma che fanno parte della vita di oggi. Tanto che è difficile spiegare ai nipoti che c'era un periodo senza TV, o con TV B/N, senza Youtube, e quando il telefono era una cosa enorme e nera, attaccata ad un filo. Qui sul fronte della tecnologia abbiamo un terzo fronte, quella della new-age, delle discipline olistiche e un po' magiche, fatte catturando energie cosmiche o similari, con medicine omeopatiche della "memoria dell'acqua".
Discipline che naturalmente ci vengono nascoste dalla scienza ufficiale e da big-pharma.
Interessante allora il legame tra populismi di destra e di sinistra con i complottismi, ad esempio su 11/9, tanto per andare su un tema che rientra di attualità in questo periodo dell'anno.
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda pianogrande il 09/09/2021, 0:16

Ma in Italia ci sono ancora i "liberali di destra"?
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda franz il 09/09/2021, 15:07

pianogrande ha scritto:Ma in Italia ci sono ancora i "liberali di destra"?

Ci sono mai stati? Di destra o di sinistra? Di sopra o di sotto?
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda pianogrande il 09/09/2021, 16:45

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Ma in Italia ci sono ancora i "liberali di destra"?

Ci sono mai stati? Di destra o di sinistra? Di sopra o di sotto?


Da Einaudi in poi, non lo so.
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda Robyn il 09/09/2021, 20:35

Non tutto ciò che è progresso è positivo,compito della sinistra è saper selezionare altrimenti rischia il fallimento.E indubbio che il progresso ha migliorato le nostre vite ma in esso sono insiti anche dei pericoli
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda Robyn il 17/09/2021, 10:29

Le continue frecciate dell'Economist in passato hanno fatto il gioco dell'oca cioè hanno rafforzato la sinistra illiberale,non rendendo attrattiva la sinistra liberale che si indebolisce politicamente,favorendo così le destre.Quando poi di fanno i congressi le vince la sinistra illiberale,la sinistra liberale rimane a guardare indebolita e la destra vince,possiamo dire che i cinquestelle sono una creazione dell'Economist
Ultima modifica di Robyn il 17/09/2021, 10:54, modificato 2 volte in totale.
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Re: sinistra illiberale e destra autoritaria

Messaggioda trilogy il 17/09/2021, 10:47

Riporto anche il commento di Repubblica

È la tesi del britannico “The Economist”: il pericolo non sono solo le autocrazie e la destra populista, ma anche l’intolleranza e la cancel culture di parte dei progressisti. Un dibattito che coinvolge l’America
14 Settembre 2021

LONDRA. Un fantasma si aggira per l'Occidente: lo spettro della "sinistra illiberale". A lanciare l'allarme è l'Economist, bibbia del liberalismo anglosassone e anche di quello mondiale, in quanto da almeno vent'anni settimanale non più soltanto britannico bensì globale. In un servizio apparso in copertina, il giornale che per i suoi conflitti d'interesse definì Silvio Berlusconi "indegno di governare" avverte che il liberalismo occidentale si trova ad affrontare una doppia minaccia: all'estero le superpotenze autocratiche quali Cina e Russia, che lo deridono come fonte di egoismo, decadenza e instabilità; in patria il populismo di destra e di sinistra, che lo contesta come presunto simbolo di elitismo. Le critiche di Xi e Putin sono un ipocrita riflesso del rifiuto a creare una società veramente libera e democratica in casa propria.

L'offensiva della destra populista in America e in Europa rimane la più pericolosa per la democrazia liberale, ma dopo avere raggiunto l'apice durante la presidenza di Donald Trump si sta screditando di fronte alla crisi del Covid con il suo ostinato rifiuto dell'evidenza scientifica. "L'attacco da sinistra è più difficile da comprendere", ammonisce tuttavia l'autorevole pubblicazione londinese, in parte perché, particolarmente negli Stati Uniti, il termine "liberal" ha finito per includere una "sinistra illiberale".

La terminologia inglese può suscitare confusione nel lettore italiano, perché "liberal" negli Usa è l'equivalente di "progressista", spesso utilizzato addirittura come un insulto dalla destra trumpiana, dunque differente dal nostro "liberale", che ha un significato decisamente più conservatore. A confondere ulteriormente le idee ha provveduto il termine "neo-liberal", traducibile come neo-liberale o neo-liberista, l'etichetta delle politiche di destra introdotte da Ronald Reagan e Margaret Thatcher negli anni Ottanta del secolo scorso. Infine c'è da considerare il liberalsocialismo, che in Italia ha ispirato i fratelli Rosselli e Gobetti, il Partito d'Azione e alcune delle menti migliori del dopoguerra, dal Mondo di Pannunzio al partito radicale.


Per chiarire ogni equivoco, quello che intende l'Economist (posseduto al 43% da Exor, che controlla anche Repubblica) con "sinistra illiberale" è l'atteggiamento dogmatico, intollerante, scettico nei confronti del mercato, votato alla purezza ideologica, incapace di riconoscere che anche la controparte può avere in determinate circostanze qualche ragione. È un cocktail di opinioni da cui sbocciano fenomeni come la cancel culture, dove la legittima esigenza di condannare gli errori e gli orrori del passato rischia di riscrivere la storia dal punto di vista del presente, e gli eccessi del politicamente corretto.

Nel suo editoriale il settimanale non fa nomi specifici, ma traspare il riferimento alla svolta impressa da Jeremy Corbyn al partito laburista nel Regno Unito o alla rigidità talvolta manifestata dall'ala del partito democratico americano che fa riferimento alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez (andata al Met Ball, il gran ballo annuale di beneficenza a New York, con una maglietta con la scritta "tax the rich", tassare i ricchi, sebbene in questo non ci sia nulla di illiberale).
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