Pisa, l’avvocata membro della commissione Pari Opportunità: «È una tappa obbligata verso la maturazione di quel Paese»
DANILO RENZULLO
25 AGOSTO 2021
PISA. «La presa del potere da parte dei fondamentalisti islamici è una tappa obbligata per un Paese, l'Afghanistan, ancora alla ricerca di un'identità politica e sociale, in cui l'occidente non è riuscito a costruire niente di rilevante nella vita della gente comune».
Per Nura Musse Ali, 35enne originaria della Somalia e pisana di formazione, componente della commissione Pari Opportunità della Regione Toscana, non saranno bombe e arsenali a combattere il fondamentalismo islamico. L'istruzione, insieme ad uno sforzo diplomatico, sarà l'arma per garantire sviluppo e, gradualmente, un certo benessere per il Paese che oggi vive il ritorno dei talebani al potere. Dopo due decenni, i fondamentalisti islamici sono la nuova, vecchia, guida del Paese.
«Forse qualcuno rimarrà sorpreso, ma sono a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti in Afghanistan, non perché condivida il loro modus operandi. Ritengo che quello che stiamo vivendo fosse una tappa obbligata della storia, affinché finalmente quel Paese iniziasse il proprio lento cammino verso un'interpretazione evolutiva delle sue leggi e la maturazione del concetto di vita politica e sociale. Nel Paese i fondamentalisti rappresentano la maggioranza e gli occidentali sono visti dalla maggior parte dei cittadini come potenze straniere che non hanno cittadinanza su quel suolo. Quindi non solo è ovvio che non abbia attecchito il tentativo di importare la democrazia, ma anzi che abbia peggiorato la situazione sotto il profilo geografico, essendo stato il Paese teatro di guerra, e quello umano. Non solo sono state perse molte vite, ma chi è rimasto è comprensibilmente arrabbiato con il governo afgano e chi lo ha appoggiato facendolo durare troppo a lungo».
Un fallimento quindi la missione occidentale?
«In questi vent'anni le potenze occidentali, come del resto altrove (penso alla Somalia), non hanno costruito nulla di rilevante nella vita della gente comune. Hanno invece fortificato la corruzione nei governanti e la rabbia del popolo. Al popolo interessano fino a un certo punto le dottrine e le filosofie, siano esse islamiche o occidentali. Al popolo interessano i fatti: scuole accessibili a tutti, sanità di base gratuita, ospedali, infrastrutture. In questi anni, la gioventù non studiando e non lavorando era sui monti o nei boschi per imparare a sparare. Di questo passo nemmeno i fondamentalisti saranno in grado di gestire la situazione nonostante il loro governo di terrore. Dicono che l'uomo è un animale razionale, ma la ragione prevale solo dove viene alimentata. Purtroppo a nessuno interessa far progredire questi Paesi, in primo luogo i loro governanti, figuriamoci le altre potenze straniere. In questi anni di permanenza degli occidentali la popolazione fuggiva lo stesso dall'Afghanistan, ma i profughi venivano bloccati nei campi che sorgevano nei Balcani perché l'Europa non si è mai assunta le conseguenze dei problemi che ha contribuito a creare».
Il ritorno dei talebani mette nuovamente a rischio i diritti di milioni di persone, in particolare delle donne.
«Siamo in una realtà in cui la maggioranza della gente non è nemmeno alfabetizzata. Il rispetto dei diritti umani è direttamente proporzionale al benessere sociale».
Cosa occorrerebbe fare in questa situazione?
«È opportuno che l'Europa e gli Stati Uniti ammettano di aver sbagliato. Qualsiasi cosa si faccia in futuro per il popolo e per le donne in particolare dovrebbe essere portata avanti con chi è al potere. Occorre però un linguaggio politico-diplomatico nuovo che sia in grado di insinuare nel loro vocabolario nuovi concetti quali il rispetto della vita, dignità umana e sociale. Concetti già presenti in quel mondo, ma sepolti da generazioni di analfabetismo e decenni di guerre intestine».
Cosa potrebbe indebolire il fondamentalismo islamico?
«Da decenni assistiamo a conflitti politici a sfondo religioso. Anche in Europa assistiamo inermi ad adolescenti cadere sotto il dominio del mondo del terrorismo eppure nessuno si è mai interessato seriamente al fenomeno. L'unico modo per “indebolire” il fondamentalismo è investire nell'istruzione: occorre introdurre un corso di laurea in scienze religiose islamiche e comparate, un albo degli imam e soprattutto regolamentare la gestione delle moschee. In questo contesto (studiare l'altra parte del mondo abbandonando l'occidocentrismo) sarebbero possibili scambi culturali ed universitari e così, con l'osmosi del sapere, inizierebbe un lento cammino, un'interpretazione evolutiva anche della sharia. Invece no, ovunque, tutti investono sulle armi e sulle forze armate.
Fonte:
https://iltirreno.gelocal.it/pisa/crona ... 1.40633303