Mi pare evidente che in un paese civile chi è invalido ha diritto ad una pensione o un assegno.
Solo che come sanno anche i sassi in passato ci sono stati molti abusi (falsi invalidi) e non è chiaro come sia
possibile che gli inabili siano in certe regioni quasi il doppio di altre.
È certo che questo massiccio ricorso all'assegno o pensione di invalidità (non so quale sia il termine usato in Italia) è dovuto
proprio alla mancanza di assistenza sociale e di un buon sussidio di disoccupazione. L'unico modo per avere un introito era quella di avere, tramite medici compiacenti, un certificato di invalidità.
Per me gli strumenti vanno separati.
L'invalidità è un fatto tecnico, che deve essere verificata da medici e controllata da ispettori. Inoltre un'invalidità può essere permanente o temporanea. Il costo è giusto che sia a carico della collettività (chi paga le tasse).
Il
sussidio di disoccupazione deve essere potenziato, finanziato da un'assicurazione pagata dai lavoratori e dal datore di lavoro. Deve portare ad una rendita dell'80% della media degli ultimi stipendi e deve durare un paio di anni. Deve essere condizionato alla ricerca attiva di posti di lavoro e alla frequenza di corsi di formazione e riqualificazione.
L'assistenza è altra cosa dalle due precedenti. Per esempio potrebbe scattare quando finiscono i termini di copertura dalla disoccupazione e non si è ancora trovato un lavoro. Potrebbe scattare quando una donna rimane senza il reddito del marito (deceduto o scappato) e non ha una adeguata formazione professionale oppure non può lavorare perché ha figli piccoli.
Fare un miscuglio delle tre cose non è degno di un paese civile.
https://www.lenius.it/disabilita-in-italia/
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)