Reddito di cittadinanza a mafiosi e trafficanti di droga. Faro sui dati falsificati dagli Enti locali per motivi «clientelari»
A rischio di danno erariale i funzionari degli Enti locali che non aggiornano correttamente il Sistema Informativo Unitario dei Servizi Sociali
di Ivan Cimmarusti
Mafiosi, trafficanti di droga, usurai e rapinatori. In tutto sono 25 i soggetti che sono riusciti a intascare il Reddito di cittadinanza attraverso la falsificazione della Dichiarazione sostitutiva unica, il documento da depositare all’Inps che consente di ottenere la misura anti-povertà. A svelarlo sono due distinte indagini della Guardia di finanza, a Pescara e ad Agrigento, che hanno fatto su una frode complessiva di 395mila euro.
La falsificazione del Dsu
La chiave per intascare «illecitamente» il Reddito di cittadinanza si nasconde nella Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), il documento attraverso cui si attesta il proprio stato patrimoniale e reddituale. È il primo passo per aggirare i preliminari controlli dell’Inps, considerato che in 15 giorni le richieste sono ricevute, valutate e approvate. Un meccanismo dalle maglie non proprio strette che ha consentito ai “furbetti” di intascare irregolarmente il sussidio.
La violazione del requisito
Tra i requisiti di compatibilità, il legislatore ha previsto, tra gli altri, l’assenza di uno stato di detenzione e, più in generale, di sottoposizione a misure cautelari personali di chi ne fa richiesta. Se ad essere sottoposto a detenzione è invece un componente del nucleo familiare del richiedente, allora il sostegno economico è ridotto secondo parametri prefissati in norma.
Pescara e Agrigento
Le Fiamme gialle di Pescara, hanno avviato un monitoraggio della posizione di numerosi soggetti che, dall’entrata in vigore del provvedimento, sono stati attinti da misure cautelari personali, sul territorio. È così emerso che 14 soggetti hanno indebitamente percepito il Reddito di cittadinanza in quanto hanno presentato direttamente la domanda per ottenere il beneficio mentre erano in stato di detenzione carceraria ovvero non hanno comunicato l’intervenuta carcerazione loro o di familiari conviventi. Tra i detenuti scoperti dalla Guardia di Finanza, i cui nuclei familiari hanno percepito il Reddito di cittadinanza, figurano soggetti sottoposti a misura restrittiva per i reati di traffico di sostanze stupefacenti soprattutto ma anche per reati contro il patrimonio, quali l’usura, l’estorsione ed il furto. Ad Agrigento, invece, gli inquirenti hanno accertato che gli 11 indagati, tutti con precedenti per reati legati alla criminalità organizzata di tipo mafiosi (tutti destinatari di misure cautelari personali) avevano ottenuto il Reddito. In tutto gli indagati sono 69.
Reddito per motivi clientelari
Già da tempo la Guardia di finanza ha avviato una vasta attività di indagine, su tutto il territorio nazionale, per individuare le frodi sulla misura. Le verifiche però seguono anche altri fronti. La stessa circolare interna della Gdf chiarisce gli ulteriori spunti investigativi. Il rischio è che per questioni «clientelari» o «elettorali» possano essere manipolati dati consentendo a soggetti privi dei requisiti di ottenere il Reddito di Cittadinanza. Per questo sono a rischio per danno erariale i funzionari degli Enti locali che non aggiornano correttamente il Sistema Informativo Unitario dei Servizi Sociali, che alimenta la Banca Dati Prestazioni Sociali Agevolate. Nella circolare Gdf sul Reddito è precisato che ci dovranno essere controlli accurati anche sulla Bdpsa, la Banca Dati Prestazioni Sociali Agevolate, meglio nota come Casellario dell'Assistenza. Il timore è che questo database possa non essere correttamente alimentato da alcuni Enti erogatori.
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