da cardif il 16/09/2020, 22:23
Boh, non ha utilità postare qui questo commento, se non la mia voglia di esprimere, ma solo per me stesso, il mio pensiero.
Ho scritto questo a L'Espresso (solo qualche piccola modifica per adeguarlo al sito) :
"Ho letto con attenzione i vari articoli a favore del No di persone autorevoli e stimate anche da me. La tesi prevalente è che la riduzione del numero dei parlamentari comporta una riduzione della rappresentatività del Parlamento, e quindi della democrazia rappresentativa. E che l'aumento degli elettori per ogni eletto li allontana dai politici. Ma un parlamentare avrebbe maggior peso rappresentativo se fosse 'scelto' da un maggior numero di elettori e non dal leader del suo partito.
Si dice che il lavoro delle commissioni parlamentari sarebbe più difficile a causa dei regolamenti esistenti, che però si possono cambiare senza eccessivo sforzo.
Si dice che le istanze minoritarie hanno meno rappresentanza e potere contrattuale, che però possono ottenere all'interno di un partito anziché in Parlamento. Dando rappresentanza a sempre più piccole istanze si ottiene maggiore ingovernabilità, in direzione opposta al bipolarismo che si cerca di attuare per ottenere una maggiore stabilità.
Si dice che col Si si perde democrazia rappresentativa, che però non aumenterebbe se si aumentasse il numero dei parlamentari. Si riduce il rapporto eletto/aventi diritto al voto, che oggi è di 1 a 55.500 e diventerebbe 1 a 84.636, laddove in Germania è 1 a 79.050. Numeri che diventano 1 a 37.190 e 1 a 56.716 se ci si riferisce ai voti espressi nel 2018. Ma non è che stabilendo un rapporto di 1 a 20.000 si avrebbe un aumento della democrazia.
Si sostiene che questa riforma non è né urgente né necessaria, essendo altri i temi da affrontare e risolvere. Una buona dose di benaltrismo non giustificata. Il Parlamento ha già profuso il suo impegno, durante il quale si poteva pure chiedere che si occupasse d'altro. A giorni sarà il cittadino a dedicare una mezz'oretta del proprio tempo per esprimere il suo parere. Mezz'ora che non potrà certo dedicare a risolvere i problemi, gravi, che affliggono la nostra società.
Si dice che il risparmio di 82 mln l'anno è esiguo rispetto al bilancio dello Stato, ma non si dimostra che questa spesa non sia superflua e quindi da evitare.
Il M5S ha proposto la riduzione dei parlamentari sull'onda dell'antipolitica e della lotta alla casta. Si dice che il Pd non dovrebbe sostenere il Si perché regalerebbe una vittoria al M5S; ma è una motivazione politica di bottega che esula da una valutazione di merito.
È la possibilità esistente di far eleggere in collegi sicuri la propria fidanzata, la pupilla, il proprio figlio, socio, avvocato o finanziatore; è l'acquisto con soldi o candidature casomai alle europee di parlamentari, in vendita perché non rispondono ai propri elettori in quanto non hanno chiesto e ottenuto il loro voto, a togliere valore alla 'rappresentatività' del Parlamento.
L'impegno che si dedica alla campagna per il No sarebbe degno di miglior causa: la legge elettorale, che, se non cambiata indipendentemente dall'esito del referendum, continuerà a consentire queste 'porcate', vero vulnus della democrazia rappresentativa.
La reintroduzione della preferenza in liste non ristrette consentirebbe all'elettore di scegliere, e quindi sentirsi rappresentato dal parlamentare votato.
Ma questo è oggetto di legge elettorale, indipendente dalla riforma oggi sottoposta a referendum.
La democrazia rappresentativa è morta con la possibilità data ai leader di partito di selezionare i parlamentari, e tenerli sotto il ricatto del non reinserimento in lista. Anche se i dissidenti possono pure uscire, facendosi garantire la candidatura da un altro leader.
D'accordo che la sola riduzione non è esaustiva per un miglioramento complessivo, ma si può fare parodia: No, non cambiare perché non cambi nulla, mentre con Sí sarà giocoforza cambiare il resto, a cominciare dalla legge elettorale per il ridisegno dei collegi.
Ovviamente non sarà dato spazio, anzi nemmeno lettura, a questa riflessione, ma poco me ne cale."
Sto sentendo Veltroni, che è per il No: di tutto parla tranne dei danni che secondo lui deriverebbero dal Sí. Ha detto addirittura che è contrario alla reintroduzione delle preferenze, così scelgono i leader, alla faccia della democrazia rappresentativa.
Che di questa riforma se ne fregino i 5S non me ne può fregare di meno; e pure che il PD abbia votato tre volte no e poi sí, dopo aver fatto però sue proposte di riduzione (Zanda nel 2008: 400 e 200 al Parlamento, senza altri correttivi).
Il fiume, mare, oceano, di parole che sta scorrendo sulle tattiche politiche (come la Meloni che suggerisce la spallata al governo) non lascerà tracce: resterà la riduzione dei parlamentari; nel bene, secondo me.
Giusto per riferimento all'alternativa della riduzione dei parlamentari con l'eliminazione di una Camera: quante volte ho sentito dire: "ci siamo accorti dell'errore, correggeremo nell'altra Camera", cosa impossibile con una Camera sola. Oltre alle numerose prove di rapida approvazione di leggi se c'è accordo nella maggioranza, di lungaggine se l'accordo manca. Ma comunque sarebbe un'altra discussione, non la risposta al quesito referendario.
Sono per il Sí, ma il gioco mi ha classificato indeciso, vai a sapere perché.
Ovviamente saluto tutti, pure quelli andati via.
Ma mo' mi so' capito bene?