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corona economia

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Eurobond? Ci sono già

Messaggioda franz il 11/04/2020, 14:00

Primo Piano

GLI EUROBOND CI SONO GIÀ
Chi li invoca non sa nemmeno di che cosa parla.

di FABIO COLASANTI | 11/04/2020

Eurobond: di cosa stiamo parlando?

Il dibattito politico sugli eurobond e sul MES sta raggiungendo livelli surreali. Molte dichiarazioni di personalità politiche a proposito di questi due strumenti mostrano che chi ne parla non ha un'idea molto chiara di cosa siano. Gli eurobond esistono già. Quello di cui si sta discutendo è del loro utilizzo in nuovi campi. Tutti gli stati membri hanno accettato da decenni l'emissione di eurobond per aiutare i paesi in difficoltà, ma alcuni stati membri si oppongono al loro uso per finanziare spese comuni a livello europeo. Accettano la condivisione del rischio sull'indebitamento a livello comunitario per aiutare dei paesi, ma non vogliono aprire la porta ad un bilancio dell'Unione europea in disavanzo.

Provo a spiegare di nuovo, nella maniera più semplice possibile, cosa siano gli eurobond, che vantaggi possano offrire e che inconvenienti i paesi "frugali" vedano in alcuni usi di questo strumento.

Per eurobond si intende dei titoli emessi da un'istituzione dell'Unione europea o dell'eurozona o da un veicolo ad hoc creato da queste e garantiti da tutti gli stati membri dell'Unione europea o dell'eurozona.

Il principale vantaggio che questi titoli possono offrire è il fatto che questi titoli sono visti come non molto rischiosi e quindi per convincere gli investitori a comprarli basta offrire tassi di interesse non molto alti. I tassi di interesse sugli eurobond sono più bassi rispetto ai tassi di interesse che alcuni stati membri devono pagare sui titoli del loro debito pubblico, ma più alti di quelli che devono pagare stati membri più solidi e credibili. Queste differenze riflettono naturalmente la rischiosità percepita dai mercati dei vari titoli, gli eurobond sono visti come meno rischiosi dei titoli di alcuni paesi, ma un poco più rischiosi di quelli di altri.

Di per se non c'è nessuna ragione per la quale i tassi di interesse sugli eurobond debbano essere i più bassi del mercato. Come l'andamento dell'euro riflette più o meno l'andamento medio dell'economia dell'intera eurozona (e le scelte di politica monetaria della BCE), la rischiosità percepita dai mercati dei titoli garantiti dall'insieme, mettiamo, dei paesi dell'eurozona rifletterà- in prima approssimazione - la media della rischiosità dei titoli di tutti i paesi membri. Oggi sui 19 paesi dell'eurozona, tre hanno la tripla A (il rating migliore possibile), due hanno la AA+ e tutti gli altri hanno rating più bassi; alcuni paesi membri sono addirittura pericolosamente vicini ai livelli chiamati nel gergo "spazzatura" ("non investment grade") e che molti investitori rifiutano di comprare o non possono comprare per ragioni regolamentari.

La rischiosità degli eurobond può diventare più bassa della media ponderata a seconda del tipo di garanzie offerte dagli stati membri. Con una garanzia abbastanza estesa, la rischiosità dei titoli garantiti da tutti i paesi dell'insieme scende al di sotto della media. Con una garanzia illimitata (tutti i paesi, anche i più solidi, sarebbero disposti, in caso di necessità, ad assicurare il rimborso di tutti i titoli emessi), la rischiosità si avvicinerebbe alle più basse del mercato.

Ma anche qui, tutto dipende dalle dimensioni delle emissioni. Se si emettesse una quantità molto forte di eurobond garantiti in maniera solidale e illimitata da tutti gli stati membri, i mercati rischierebbero di valutare questa emissione quasi come fosse un'emissione delle sole Olanda e Germania e potrebbero rivedere al rialzo la rischiosità dei titoli di questi paesi.

L'esperienza mostra che ottenere la "tripla A" sul mercato finanziario non è una cosa facile. Il MES l'ha ottenuta grazie alla creazione di una riserva quasi liquida di 80 miliardi (tutto il capitale versato) e ad una garanzia abbastanza estesa degli stati membri che garantiscono il capitale dell'organismo di 704 miliardi quando la capacità di prestito del MES è di 500 miliardi.

L'altro vantaggio è dovuto al fatto che la titolarità dell'emissione è in capo ad un organismo comunitario e non ai singoli stati membri. Ma questo è però un vantaggio in gran parte solo apparente. Nelle statistiche, un'emissione di eurobond appare come un indebitamento dell'ente emettitore (Unione europea) e non rientra nel debito pubblico dei singoli paesi. Ma le agenzie di rating e gli analisti di mercato nel valutare la situazione delle finanze pubbliche di un paese tengono certamente conto della quota di eurobond che ogni paese deve rimborsare.

Questi due elementi: tassi di interesse più bassi e titolarità dell'ente che effettua l'emissione differente da quella degli stati membri sono i due soli vantaggi offerti, di per se, dagli eurobond.

Quando qualcuno giustifica l'emissione di eurobond ricordando che gli stati membri avranno bisogno di spendere cifre enormi fa un salto logico del tutto ingiustificato. Gli eurobond non sono una maniera di trovare soldi che non si troverebbero altrimenti.

Oggi, per fortuna, tutti gli stati membri dell'eurozona hanno accesso al mercato. Che siano loro ad indebitarsi o un'organizzazione europea cambia qualcosa solo in termini dei tassi di interesse da pagare sui titoli emessi. Se invece uno o più stati membri perdessero l'accesso al mercato, allora gli eurobond permetterebbero di raccogliere fondi che altrimenti non potrebbero essere raccolti. Ma se fossimo in questa sfortunata situazione, dovremmo attivare dei programmi di salvataggio dei paesi in questione come è stato fatto per Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro.

Ripeto. Gli eurobond non sono soldi che cadono dal cielo. Non sono nemmeno qualcosa che risolve tutti i problemi ai quali i paesi europei devono far fronte. Alcune dichiarazioni sulla necessità di emettere eurobond hanno un tono quasi apocalittico come se questi fossero il Graal che ci salverebbe.

Alcuni parlano in termini enfatici della battaglia condotta dall'Italia per ottenere questo risultato agognato: l'emissione di eurobond, la prova concreta della solidarietà tra i paesi membri. Ma gli eurobond esistono già; esistono da decenni. Oggi sul mercato ce ne sono per quasi trecento miliardi di euro.

Le discussioni in corso a livello europeo non sono sull'emissione o meno di eurobond. Sono sull'eventuale utilizzazioni di questo strumento in un nuovo campo.

Il MES finanzia i prestiti che fa agli stati membri con l'emissione di titoli garantiti da tutti gli stati membri, si finanzia con eurobond.

Nel passato la Commissione europea ha raccolto fondi per aiutare paesi con problemi di bilancia dei pagamenti e può farlo di nuovo se necessario. I titoli emessi per finanziare queste operazioni sono stati garantiti di volta in volta dal bilancio dell'Unione europea e/o dagli stati membri. I titoli emessi sono degli eurobond.

L'eurogruppo ha dato il suo accordo alla proposta SURE della Commissione che permette di concedere prestiti ai paesi membri per finanziare i loro sistemi di sussidi di disoccupazione. I titoli che saranno emessi dalla Commissione europea saranno garantiti dal bilancio dell'UE e da garanzie degli stati membri. Anche questi titoli saranno degli eurobond.

Questo prova che tutti gli stati membri accettano il principio degli eurobond e sono disposti alla condivisione del rischio quando si tratta di concedere prestiti a dei paesi in difficoltà. È assolutamente falso sostenere che alcuni stati membri siano contrari per principio agli eurobond e alla condivisione del rischio sul nuovo indebitamento.

Esiste invece un'opposizione molto forte di alcuni paesi all'avere un bilancio dell'Unione europea in disavanzo e a finanziare questo disavanzo con eurobond. Hanno paura che si trasferiscano a livello europeo le brutte abitudini di politica di bilancio di alcuni paesi. In ogni caso, l'obbligo di avere un bilancio dell'Unione europea in equilibrio è iscritto esplicitamente nei Trattati (articolo 310 TFUE).

E non si tratta di un rischio astratto. Sappiamo tutti che i governi di coalizione fanno più disavanzi dei governi monopartitici. L’eurozona può essere vista come un governo con 19 partiti (l’UE ne ha 27). Pensiamo un attimo alle difficilissime discussioni sul bilancio UE 2021-2027. Se solo ci fosse la possibilità di finanziarne una parte a debito, c'è un forte rischio che si finirebbe per usarla (e questo indipendentemente dal bisogno o meno di sostenere l'economia dell'Unione europea).

Il fatto che si sia proprio noi a chiedere di utilizzare gli eurobond in questa maniera rafforza le peggiori paure. Mario Monti ha scritto che certe giuste richieste non dovrebbero venire dall’Italia perché il fatto che si sia noi a farle porta a reazioni negative. Non possiamo negare che 60 anni di disavanzi ininterrotti, anche in anni con crescita accettabile o buona, sono ingiustificabili.

La proposta francese di un fondo di solidarietà è stata una proposta ben fatta. Per cercare di aggirare le difficoltà appena ricordate, il ministro Lemaire ha proposto un fondo separato dal bilancio comunitario e di natura temporanea. La proposta voleva convincere che non si stava aprendo una falla nell'obbligo di equilibrio del bilancio dell'Unione europea e che non si sarebbe creato un pericoloso precedente visto che il fondo avrebbe avuto una durata di vita limitata.

Come si è visto, la proposta non ha risolto il problema: si trattava sempre del finanziamento di spese comuni. Non condivido affatto la fiducia di alcuni su di un cambio di questa posizione. Penso che un finanziamento di spese comuni a livello comunitario con eurobond non lo vedremo per molti decenni ancora (ma nel frattempo continueremo ad emettere eurobond per altri motivi).


https://www.uominiebusiness.it/default. ... nogi%C3%A0
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Re: corona economia

Messaggioda Robyn il 11/04/2020, 14:34

Ah capito.No, l'utilizzo dei recovery plan sono solo limitatamente alle crisi che periodicamante si manifestano per ex la crisi finaziaria dovuta al fallimento della JP Morgan,la pandemia per poi cessare quando le crisi cessano e l'economia ritorna a camminare sulle proprie gambe da immaginare come una finestra che si apre e poi si chiude
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Re: Eurobond? Ci sono già

Messaggioda trilogy il 11/04/2020, 15:56

franz ha scritto:Primo Piano

GLI EUROBOND CI SONO GIÀ
Chi li invoca non sa nemmeno di che cosa parla.

di FABIO COLASANTI

..... Esiste invece un'opposizione molto forte di alcuni paesi all'avere un bilancio dell'Unione europea in disavanzo e a finanziare questo disavanzo con eurobond. Hanno paura che si trasferiscano a livello europeo le brutte abitudini di politica di bilancio di alcuni paesi. In ogni caso, l'obbligo di avere un bilancio dell'Unione europea in equilibrio è iscritto esplicitamente nei Trattati (articolo 310 TFUE)....


Infatti è su questo che c'è stato lo scontro. Bilancio europeo in disavanzo, debito comune, garanzie comuni, ma spesa nazionale, senza condizioni.
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Re: corona economia

Messaggioda trilogy il 11/04/2020, 20:23

Merkel, formidabile primo violino, fallisce la direzione d'orchestra

L'Eurogruppo frammenta le soluzioni per rischiare meno, ma così finisce per rischiare moltissimo. Diamo alla Bei un ruolo molto maggiore: abbiamo una banca, usiamola

Alberto Quadrio Curzio Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei

L’Eurogruppo doveva varare due tipi di interventi; quelli socio-sanitari per contrasto alla crisi Covid-19; quelli strutturali per evitare una gravissima depressione socio-economica europea. Sui primi ha fatto abbastanza, aumentando quanto già in atto. Sui secondi ha scelto la logica dello “spezzettamento” per evitare “grandi” rischi effettivi e/o temuti. Così ha lasciato spesso nel vago anche i tempi e le quantità. Quindi mancherà il rilancio di una delle tre grandi economie del mondo anche come portatrice di una solidarietà creativamente coraggiosa. La somma di tanti piccoli Stati non fa una forte Confederazione.

Merkel non è Kohl

Forse la causa è l’assenza di personalità come quelle che hanno segnato svolte cruciali, politiche o economiche, della costruzione europea. Personalità (anche tedesche) hanno chiesto ad Angela Merkel di segnare la sua storia e quella dell’Europa come fece Helmut Kohl. Purtroppo la cancelliera opera bene come “appoggio” di personalità determinate e competenti. Nel cambio di marcia della Bce, Draghi fu l’innovatore e Merkel la spalla. Speravo in Emmanuel Macron, ma non è andata così. Almeno per ora.

Si pongono a questo punto due riflessioni: la prima sull’entità dell’intervento deciso; la seconda sulla necessità urgente di potenziarlo mettendo a “sistema” vari enti rodati, ma sottoutilizzati.

Interventi “segmentati” per ridurre i rischi

L’Eurogruppo ha messo in ordine vari tasselli in parte già presenti ed in parte nuovi. Si tratta del meccanismo anti-disoccupazione “Sure” della Commissione europea (100 miliardi di prestiti ai governi) e dell’aumento dei crediti al sistema produttivo dalla Bei (200 miliardi per crediti alle imprese). Infine si prefigura un ambiguo intervento del Mes per 200 miliardi di prestiti, con quote massime per ogni Stato, per fronteggiare le spese socio-sanitarie giustamente controllate. La somma totale raggiunge e supera i 500 miliardi. Ma troppo è lo spezzettamento e poca la sinergia.

Quanto alle flessibilità dei bilanci dei singoli Stati non più vincolati dal Patto di stabilità, le spese pubbliche (naturalmente a carico dei bilanci e dei debiti pubblici nazionali) senza coordinamenti creano poche sinergie.

Manca un “Sistema” anti-recessione e per la ricostruzione

Manca invece un ruolo centrale che può diventare il “Sistema Bei”. L’unico in grado di potenziare le risorse dei singoli soggetti (anche Commissione e Mes) come un’interfaccia della Bce potendo così fruire della sua potente liquidità. C’è dunque un’asimmetria dannosa tra un operatore forte di politica economica monetaria e nessun operatore forte di politica economica reale. Nella crisi del 2009 e anni successivi bastò la Bce perché l’origine era finanziaria. Adesso non basta.

Non è la questione di denominare delle emissioni di obbligazioni Eurobond o Coronabond, ma quella di potenziare un sistema di politica economica reale senza il quale la recessione diventerà crisi strutturale. Il sistema Bei dentro il quale c’è il Fei può essere cruciale perché ha una solidità conquistata in 60 anni diventando la più grande Banca Multilaterale di sviluppo al mondo. Il Fei è subito utilizzabile contro la recessione-desertificazione mentre nel frattempo si potenzierebbe la Bei per la ricostruzione-ristrutturazione, il che richiede delle modifiche statutarie complesse
Fei contro la recessione-desertificazione

Il Fei come strumento immediato di investimenti sarebbe efficace e agile anche perché il suo statuto si presta bene a operazioni di potenziamento con aumenti di capitale da parte di una molteplicità di azionisti. Il Fei è controllato dalla Bei con il 59,1% mentre la Commissione europea ha una quota del 29,7% e il restante 11,2% è di National Promotional Banks e altri soggetti finanziari europei. Il capitale versato è di 0,9 miliardi sul totale sottoscritto di 4,5 miliardi. Nel 2018 con emissioni obbligazionarie ha erogato complessivamente 10,1 miliardi tra prestiti e partecipazioni mobilitando investimenti per 43,7 miliardi. Un aumento di capitale sarebbe subito possibile da parte della Bei che può usare parte dei 70 miliardi di fondi propri. Con 20 miliardi di nuovo capitale versato il Fei potrebbe dare una spinta moltiplicativa cruciale attingendo in parte alla liquidità della Bce. Il suo ruolo andrebbe orientato più alle pmi la cui fragilità nella crisi significa desertificazione di un patrimonio produttivo reticolare (non solo italiano) unico al mondo.

Bei: un sistema per ricostruzione e ristrutturazione

La Bei dovrebbe a regime diventare il fulcro della politica economica reale della Ue e dell’Eurozona anche per finanziare infrastrutture e fusioni di grandi complessi industriali e tecno-scientifici. Nella conclusione dell’Eurogruppo c’è un paragrafo molto interessante anche se criptico sul ruolo della Bei che dovrebbe creare un fondo paneuropeo da 25 miliardi per mobilitare 200 miliardi di crediti alle pmi anche attraverso le Casse depositi e prestiti nazionali. Non sono grandi cifre per le potenzialità della Bei che già ora con solo 23 miliardi di capitale versato ha in atto più di 450 miliardi di obbligazioni emesse e più di 500 miliardi di crediti. Nuovi versamenti di capitale sono possibili in vari modi da me già trattati in precedenza ai quali si è aggiunto di recente una proposta da approfondire per usare anche il Mes.

Anche il Fondo Efsi (European Fund for Strategic Investments) che diventerà il centro del programma InvestEU (nato come Piano Juncker) nel ciclo di bilancio europeo 2021-2027 potrebbe entrare in varie forme nel sistema Bei non escludendo la Commissione Europea in quanto secondo “azionista“ del Fei.

Una conclusione: certezze e timori

La Confederazione europea è fatta di tante entità statuali piccole nel contesto dei due colossi mondiali. La stessa non vuole un bilancio confederale consistente. E quindi non vuole gli eurobond. Alla fine per crescere dovrà finanziarsi anche con sue emissioni di titoli confederali purché ben usati.L’uso finalizzato di Bei e Fei potenziati e simmetrici alla Bce vanno in quella direzione. Senza sprechi.

fonte: https://www.huffingtonpost.it/entry/mer ... 41a6be32bc
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Re: corona economia

Messaggioda trilogy il 14/04/2020, 14:50

Perchè quando le cose vanno male noi dobbiamo sempre fare peggio degli altri e quando vanno bene uguale... :?

L'Occidente paga un prezzo enorme all'epidemia: il Pil delle economie avanzate si contrae del 6,1 per cento. L'Eurozona del 7,5 per cento. L'Italia nella disperazione planetaria riesce a mantenere la maglia nera e a fare il risultato peggiore: il verdetto dell'Fmi è -9,1 per cento

Comunque il Covid 19 non fa tante differenze e, come si direbbe, nella disgrazia siamo in buona compagnia: la forte Germania perde il 7 per cento, la vicina Francia segna -7,2 per cento, la Spagna fa -8 per cento, l'Inghilterra -6,5 per cento. Dall'altra parte dell'Atlantico gli Usa lasciano sul terreno il 5,9 per cento del Pil.

Non per niente il World Economic Outlook, tra i documenti più attesi dell'anno, è intitolato "The Great Lockdown". Parola che ben conosciamo: una chiusura che ormai riguarda le economie di tutto il pianeta. Cercare cifre nelle tabelle che sono state appena anticipate porta solo nuovi dati negativi: il commercio internazionale scenderà quest'anno dell'11 per cento.

Mentre a Washington si festeggia mestamente la Cherry Blossom, la tradizionale fioritura dei ciliegi, gli Spring Meetings si svolgono in un clima surreale, alla Matrix: i saloni degli edifici HQ1 e HQ2 all'incrocio con la Pennsylvania avenue e Diciannovesima sono vuoti, tutte le riunioni della sessione del Fondo sono on line. Conferenze stampa, briefing, riunioni di governatori. Solo sulla rete si prende atto di una delle più grandi cadute del Pil della storia.
Il mondo è cambiato drammaticamente in tre mesi, dalla pubblicazione del nostro ultimo World Economic Outlook", ha scritto la nuova capo economista dell'Fmi, Gita Gopinath. Significative le sue parole che rasentato una ammissione di impotenza di fronte ad una crisi che si è abbattuta, a sorpresa, sul pianeta. Alcune cose chiare nel ragionamento della Gopinath: "Questa crisi non è come le altre e lo shock è più grande". Due: "Come in una guerra c'è incertezza sulla durata e l'intensità dello shock". Tre: "In una crisi normale si stimola la domanda, ma oggi in larga parte la crisi è dovuta alle misure di contenimento, per questo stimolare l'attività può essere arduo o per molti settori indesiderabile".

Il Fondo sostiene che l'incremento della spesa per la salute è fondamentale, e che i governi devono assicurare misure di bilancio, monetarie e finanziarie per mantenere i legami tra lavoratori e aziende e tra debitori e creditori. Il Fondo non dimentica di proporre misure che impediscano nuove pandemie in futuro: investimenti sulla salute, scambio di informazioni, ricerca.

Gita Gopinath, la giovane capoeconomista dell'Fmi, laureata in India e assistente di Ben Bernanke negli Usa, non chiude la porta alla speranza: riconosce che ci sono segnali che il numero di nuovi casi sta scendendo dopo le pratiche di distanziamento sociale, e che c'è fiducia in un vaccino. Anche le misure di molti paesi hanno rappresentato uno "scudo" per cittadini e imprese. Diversamente dalla crisi degli Anni Trenta, quando non ci fu una intesa multilaterale, oggi c'è una rete globale di sicurezza con al centro l'Fmi che può aiutare le nazioni più vulnerabili: e appenaieri sono stati stanziati aiuti per il debito di 25 paesi tra più poveri

fonte: https://www.repubblica.it/economia/2020 ... P2-S1.8-T1
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Re: corona economia

Messaggioda trilogy il 17/04/2020, 6:30

(ANSA) - PECHINO, 17 APR - Il Pil della Cina crolla nel primo trimestre del 6,8%, accusando il primo dato negativo dal 1992, anno di avvio delle statistiche su base trimestrale, a causa degli effetti della pandemia da Covid-19. Lo riferisce l'Ufficio nazionale di statistica, secondo cui la variazione congiunturale è pari a -9,8%. Le previsioni medie degli analisti erano di contrazioni, rispettivamente, del 6,5% e del 9,9%.
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Re: corona economia

Messaggioda Robyn il 18/04/2020, 10:30

L'Europa ha fatto un'importante passo avanti con i recovery bond e i debiti pregressi rimarranno ai paesi membri.Il Mes ma che cosa e' questo Mes?Se 35 mld si possono utilizzare a fondo perduto senza restituirli perche non si devono utilizzare?Siamo italiani,francesi, tedeschi,spagnoli,greci,danesi?Siamo semplicemente tutti europei
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Re: corona economia

Messaggioda Robyn il 18/04/2020, 13:49

Se invece 35 mld bisogna restituirli non conviene prenderli dal debito pubblico perche costerebbe di piu' di interessi.L'Italia contribuisce all'Esm per una quota.La restituzione significa dilazionare i 35 mld sulla quota Esm annuale che si paga se si paga X di quota Esm la quota si incrementera' di una cifra Y molto contenuta perche dilazionata nel tempo che poi sarebbe la rata da restituire
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Re: corona economia

Messaggioda Robyn il 20/04/2020, 10:34

Il Mes non dovrebbe chiamarsi cosi' ma EFSF come era in origine ed e' un fondo assicurativo dove tutti i paesi membri contribuiscono a costruirlo con una quota.L'EFSF ha protetto i paesi del mediterraneo quando c'e' stata la speculazione finanziaria,la bce acquistava i titoli dei paesi mediterranei attraverso l'EFSF e lo spread scendeva,l'EFSF ha avuto ed ha una funzione antispeculativa per i paesi membri.L'EFSF ha anche il compito di attivare linee di credito ad un tasso di interesse piu' basso di quello di mercato,che poi ne sia stato fatto un'uso diverso con la Grecia e' un'altra cosa.Dovrebbe tornare a chiamarsi EFSF e non Mes.L'EFSF ha anche aiutato le banche ad eliminare gli npl dovuti alla crisi finanziaria per poter ristabilire i normali prestiti alle aziende
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Re: corona economia

Messaggioda trilogy il 06/05/2020, 10:24

CATTOLICA (RIMINI) - "Se un turista mi chiama e dice, 'vorrei venire il 2 giugno', cosa gli rispondo?".

Gli albergatori della Romagna sono preoccupati, e anche arrabbiati. A porsi la domanda è il titolare di un hotel di Cattolica, il comune costiero più a sud della provincia di Rimini. Massimo Cavalieri è anche il presidente della locale Associazione Italiana Albergatori che nei giorni scorsi ha lanciato un sondaggio tra i propri 170 associati. Ne è risultato che solo il 20% dei 144 che hanno risposto intende riaprire quest'estate la propria attività stando alle condizioni attuali. Ciò vuol dire che otto strutture su dieci rimarrebbero chiuse.
Lo sconforto è arrivato dopo l'ultima conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, quella in cui veniva enunciata la fase due, dove però il turismo era stato solo appena menzionato.
"Lì ci è caduto il mondo addosso", spiega Cavalieri. Dal giorno dopo, gli operatori turistici della Riviera romagnola, a partire dai balneari, hanno cominciato a chiedere a gran voce quando poter riaprire e in quali modalità.
"Ad oggi - spiega l'albergatore - non abbiamo ancora i protocolli di sicurezza. Quindi è impensabile pianificare un'apertura o capire se sia economicamente sostenibile aprire".
Quella della sicurezza sanitaria è ritenuta la preoccupazione numero uno.
Ce n'è poi un'altra, di tipo legale. "Se, come vedo oggi, il Covid viene classificato come infortunio sul lavoro e un mio dipendente contrae il virus o, nella peggiore delle ipotesi, muore, avrò prima una causa civile e poi una causa penale", prosegue.
"Date certe sull'apertura dei confini interregionali è ciò che vogliono sapere subito. E qui torniamo all'interrogativo iniziale. Se telefona un potenziale cliente dalla Lombardia o dal Veneto (i principali bacini d'utenza della Romagna) gli albergatori vogliono sapere cosa potergli rispondere". Ma poniamo che arrivino i protocolli e le date. Converrà comunque riaprire quest'estate? L'imprenditore fa due conti: "Le frontiere per gli stranieri sono chiuse. Il turismo interno non basta a coprire il fabbisogno di tutta la nazione. Non riuscirà a soddisfare né le città d'arte, né le città di mare".
Però è stato proposto il bonus vacanza. Almeno quello sarà utile? Soldi "che daremo ai nuovi poveri, a chi è in cassa integrazione, a chi ha il lavoro incerto", dice caustico Cavalieri. "Un palliativo", conclude. (ANSA).

fonte: https://www.ansa.it/canale_viaggiart/it ... 5acd3.html
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