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Ilva

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Ilva

Messaggioda Robyn il 07/11/2019, 17:26

Sull'immunita' e sul fatto che ci debba essere la certezza del diritto sono d'accordo ma nel caso dell'Ilva il problema non e' solo quello ma principalmente la mancanza di una strategia industriale e se manca prima o poi i nodi vengono al pettine.Sul caso dell'altoforno credo che il magistrato ha stabilito solo delle linee di sicurezza da rispettare non credo che ci fosse l'intenzione di chiudere l'altoforno perche questo avrebbe significato limitare la produzione con inevitabili ricadute sull'occupazione,ha piuttosto voluto dire guardate che da quell'altoforno dovete passare a distanza perche e' pericoloso se vi arriva la lava incandescente puo' danneggiarvi, per arrivarci e per utilizzarlo dovete fare questi passaggi e bastava mettere un dipendente che obbligasse costantemente a certi tracciati interni all'azienda,e un po' come nelle aziende in genere c'e' la pedonalizzazione sul pavimento aziendale con la segnaletica per i dipendenti perche potrebbe arrivare di corsa un muletto di carico e scarico e travolgere i dipendenti.Per la decarbonizzazione bisogna utilizzare i forni elettrici alimentarli con energia a pannelli a specchi,perche se e' vero che la decarbonizzazione si puo' avere anche con il gas metano e' anche vero che il gas metano costa e non fa una completa decarbonizzazione come possono farla i pannelli fotovoltaici o i pannelli rinfrangenti.L'Ilva e' sicuramente una vicenda molto complessa.In merito agli esuberi la crisi finanziaria insegna che bisogna difendere il lavoro se il lavoro scompare il capitalismo si ripiega su' se stesso.Sulla strategia industriale per Ilva si e' cercato di deviare da una strategia ambientale ma la crisi dell'acciaio ha scoperto le carte e i nodi sono venuti al pettine ugualmente.Quale e' la strategia di Ilva: mantenere gli attuali livelli di produzione ma come?continuando con i treni a carbone?
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Re: Ilva

Messaggioda franz il 07/11/2019, 20:59

Cosa diceve dua anni fa l'AD di Duferco, azienda di un ligure che tra laltro ora sta a Lugano?

https://genova.repubblica.it/cronaca/20 ... 180639957/

Tonino Gozzi: "Non c’è intesa senza i lavoratori ma tutti facciano prevalere il buon senso"

L'ad di Duferco e presidente dei produttori italiani: "Mittal era l'unico in grado di sostenere un investimento di questa portata, ha capacità finanziaria e manageriale"

di MASSIMO MINELLA
09 novembre 2017

Tonino Gozzi: "Non c’è intesa senza i lavoratori ma tutti facciano prevalere il buon senso"
Di trattative sindacali ne ha fatte tante e in giro per mezza Europa. Succede quando si è a capo di uno dei principali gruppi siderurgici europei. Ora non è lui, Tonino Gozzi, ad Duferco e presidente Federacciai, a gestire questa trattativa che chiama invece in causa il primo produttore al mondo d'acciaio, ArcelorMittal, il ministero dello Sviluppo Economico, le istituzioni locali e i sindacati. In gioco, c'è il futuro dell'Ilva. Sull'esito finale, Gozzi azzarda un certo ottimismo, anche se, spiega, il cammino sarà lungo e ci sarà da soffrire. A dare una mano al confronto, aggiunge, anche esserci il momento favorevole del mercato dell'acciaio.

Davvero siamo di fronte a un mercato siderurgico in ripresa, presidente Gozzi?
"L'acciaio è un indicatore di ciclo e noi stiamo vivendo una congiuntura industriale positiva. Sì, possiamo dire che il mercato sta bene. C'è inoltre tensione sui prezzi per la situazione cinese che determina in gran parte la domanda d'acciaio. Il problema è capire quanto dura questa fase".

Quanto dura?
"Io credo che proseguirà per tutto il 2018. La nostra profondità di visione arriva fino alla primavera inoltrata del 2018, ma ritengo che tutto l'anno sarà positivo".

Insomma, chi sosteneva che l'acciaio in Italia non avesse futuro...
"Non aveva capito niente. Noi abbiamo puntato sull'acciaio, qualcosa di reale, di concreto. Abbiamo attraversato dieci anni di crisi e usato questo periodo per investire sull'innovazione di prodotto e di processo. Facciamo acciai di qualità. Sono famiglie sane quelle che hanno investito i loro soldi qui, senza andarli a mettere alle Bahamas. E ora raccogliamo qualche frutto e continuiamo a essere i secondi produttori d'Europa. Con un dato di grande interesse in aggiunta".

A che cosa si riferisce?
"A quello che nella filiera sta nel gradino sotto la produzione, cioè la trasformazione. E parlo di metallo che si trasforma in meccanica".

Presidente Gozzi, parte l'incontro al ministero dello Sviluppo Economico sul piano industriale di AmInvestCo. Come finirà, secondo lei, anche alla luce delle tensioni di questi giorni a Genova?
"Sarò netto, parlo per esperienza. Non si può pensare di fare un accordo sull'Ilva contro i lavoratori e il sindacato. Il futuro di questo gruppo passa anche da un grande accordo sindacale. Certo, non si può pensare di chiedere la luna, ma siamo di fronte a un tema di grande magnitudo e si arriva in fondo con il consenso di tutti. Sarà una trattativa faticosa, ma si troverà una soluzione. C'è però una condizione di fondo da rispettare".

E quale?
"Entrambe le parti devono fare prevalere la ragionevolezza. Io ho fatto trattative lunghissime, estenuanti, ma sono sempre arrivato in fondo facendo prevalere il buon senso e lo stesso hanno fatto i rappresentanti dei lavoratori".

A Genova la fabbrica è occupata, i lavoratori difendono l'accordo di programma...
"Ecco, il mio invito a far prevalere la ragionevolezza muove anche da questa situazione. Occupare uno stabilimento e contrastare la produzione non rientra in questo schema. Il sindacato va difeso, ma ci vuole ragionevolezza, dicevo prima. Mittal rispetto alla prima versione del piano ha già fatto un passo in avanti, ora si può trattare".

Ma la prima versione cancellava i diritti contrattuali acquisiti per anzianità e integrativi. Lo stesso ministero dello Sviluppo Economico ha fermato tutto...
"Infati, questo è il punto. Il dato rilevante, dico alla Fiom, è stata proprio la mossa del ministro Calenda che ha sospeso il confronto ancor prima che iniziasse, per le proposte sui livelli salariali e sugli organici. Anche noi in Belgio quando abbiamo fatto partire una trattativa su un'azienda in crisi abbiamo tenuto livelli salariali più bassi. E non dimentichiamo che l'Ilva era di fatto fallita. La base su cui è iniziato il confronto mi pare più che decente, sia sul contratto che sui numeri".

Ha sempre detto che solo un grande gruppo internazionale avrebbe potuto rilevare l'Ilva. Aveva ragione?
"Me ne darà atto, dicevo che ci sarebbero voluti almeno 4 miliardi. Mittal ne ha messi sul piatto più di 5. Chi poteva farlo in Italia? Nessuno. Mittal ha una grande chance, ha capacità finanziarie e manageriali uniche. Stiamo a vedere".
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Re: Ilva

Messaggioda franz il 07/11/2019, 21:10

Robyn, puoi avere tutte le strategie che vuoi ma se Trump inizia a mettere dazi a destra e a manca (del 25%, non del due-virgola-un-tubo) le cose cambiano. Siamo in presenza di settori ad alta competizione e concorrenza in cui per forza di cose i margini sono ridotti al minimo. Un dazio del 25% (o anche del 6%) messo alla Cina o all'Europa, scompagina tutti i calcoli di redditività. Imprese che stavano in piedi due anni fa, oggi possono crollare.

Poi sul sequestro dell'altoforno 2, non mi interessa il processo alle intenzioni del magistrato. Che fossero in punta di diritto o perché si era svegliato con la luna storta, la procedura intentata era quella della chiusura e sequestro.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it ... -stop.html
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Re: Ilva

Messaggioda Robyn il 07/11/2019, 23:43

L'immunita non e' un problema e si puo' definire con chiarezza.L'immunita' c'e' se l'azienda,il manager allestisce tutte le necessarie misure di protezione e sicurezza non e' che si puo' mandare un'operaio a lavorare su' una struttura pericolante senza le necessarie misure di sicurezza e protezione.Se tutte le misure di sicurezza sono apprestate e l'operaio si fa' male perche non ha messo la cintura di sicurezza oppure non ha usato i guanti,l'azienda che ha allestito le protezioni di sicurezza non puo' essere considerata inadempiente e quindi perseguibile.Se invece tutte le necessarie misure di protezione non sono allestite l'operaio puo' benissimo rifiutarsi di eseguire la prestazione lavorativa perche ha diritto a difendere la sua incolumita' fisica.L'immunita' non e' in contrasto con il principio che il datore di lavoro deve preoccuparsi dell'integrita' fisica e psicologica del lavoratore.Poi possono esserci dipendenti che verificano che il lavoratore stia utilizzando tutte le necessarie misure di protezione per lavorare puo' esserci l'ispezione che se verifica delle irregolarita' sia da parte dell'azienda che da parte del lavoratore puo fermare il lavoro con un nastro fino a quando tutte le necessarie protezioni di sicurezza non siano ripristinate PS Perche stai lavorando senza la mascherina e la cintura di sicurezza?ti intimo di scendere immediatamente dall'inpalcatura ed andarle a prendere subito
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Proiettili d’acciaio e pistola fumanti

Messaggioda franz il 08/11/2019, 9:29

Proiettili d’acciaio e pistola fumanti

Vi garantisco che avrei serenamente evitato di trattare la dolorosa vicenda di Ilva, l’ennesimo grande malato, rigorosamente cronico, dell’economia italiana. Avrei fatto a meno perché, come sempre in questi casi, si giunge a rapide polarizzazioni e al solito “effetto Rashomon”, dove ci sono molteplici verità a spiegare la stessa situazione, e tutte in apparenza verosimili. Quello che posso fare è valutare, in modo del tutto superficiale, un quadro più generale, che ci porta fuori dalla Penisola.

Ad esempio, noto alcuni detective che, con fare compiaciuto, hanno scoperto il “vero” obiettivo di Arcelor Mittal: ridimensionare la capacità produttiva. Certo, in un contesto internazionale letteralmente congelato da una guerra commerciale tra le due potenze economiche del pianeta, questa ennesima entrata in sofferenza dell’acciaio, e segnatamente dell’acciaio europeo, era del tutto imprevedibile. Giusto?

Lasciamo da parte, per un attimo, le pur elevate criticità legali, connesse al cosiddetto scudo penale. Dire che questo scudo è un caso che non ha eguali nel mondo occidentale e civilizzato ha senso, ma solo perché l’Italia è un caso senza precedenti di macropatologie economiche, giuridiche, civili e sociali in via di progressivo aggravamento, come noterebbe anche un lemure, e che trovano puntuale rappresentazione farsesca nei violenti spasmi che colpiscono pressoché immediatamente qualsiasi governo cerchi di vendere agli italiani la fontana di Trevi e la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno.

Anche per questo, leggere di ministri della Repubblica che si gonfiano il petto per aver trovato la pistola fumante: “Arcelor Mittal ha sbagliato il piano industriale” è meraviglioso. Lo ha sbagliato, tra le altre cose, per non aver previsto anni addietro il terremoto protezionista. Certo, immaginiamo. Detto soprattutto da chi, alle ore 14, non riesce a prevedere che accadrà al paese alle ore 15.

Altra perla di cospirazionismo ad uso dei migliori e peggiori bar di Roma: Arcelor Mittal ha posto in essere un diabolico piano, mediante il quale mettere le mani sul valoroso acciaio italiano e poi chiuderlo. Pensate: si prende uno staff manageriale, lo si fa mandare in galera, si spende un pacco di soldi e poi si chiude. Chiamiamoli costi di risoluzione. Della corteccia cerebrale.

Se le cose stessero e fossero state in questi termini, ad Arcelor Mittal sarebbe bastato non fare nulla, anni addietro. Visto anche che il suo cosiddetto concorrente per l’assegnazione di Ilva era un cartellino costruito in fretta e furia, in stile Alitalia, anch’esso munito di scudo penale, pronto ad inabissarsi alla prima occasione utile. Forse vi è sfuggito, ma non c’era esattamente la fila per rilevare Ilva. Sbaglio?

Ad Arcelor Mittal bastava attendere, con pazienza, il collasso finale, e la cancellazione di una robusta porzione di sovracapacità settoriale europea. Leggere, oggi, che “qualcosa” e “qualcuno” avrebbero cospirato per permettere ai franco-anglo-indiani di sabotare la nostra vibrante economia è da manuale di psichiatria. Psichiatria italiana, per la precisione: una branca a sé, che si occupa delle turbe mentali più serie.

Vorrei umilmente segnalarvi, sperando di non cadere in fallacia analogica, che, lontano dall’ombelico italiano, a maggio, un altro acciaiere europeo è finito a gambe all’aria. Trattasi di https://www.bbc.com/news/business-48365241 British Steel, posta in amministrazione straordinaria dal governo May, che ha affidato a EY il compito di trovare un compratore. Fatevi un favore: leggete attentamente la scheda della BBC che vi ho linkato qui sopra.

Da allora, non è accaduto praticamente nulla, se non l’approccio di una società turca ed ora (pare) degli immancabili cinesi. Parliamo di 5.000 lavoratori diretti e 20.000 di indotto, con immancabile rischio esiziale per un territorio depresso. L’azienda, anni addietro, era controllata dagli indiani di Tata, che avevano rilevato quella che all’epoca si chiamava Corus. Attenzione, ripeto: Tata, non la pizzeria “da Ciccio”.

A conferma di quanto è maledettamente difficile il settore dell’acciaio, anche Tata ha gettato la spugna e l’azienda è stata acquistata da un private equity di nome Greybull. Tra le motivazioni del dissesto, vengono citate le incertezze relative alla Brexit e la guerra commerciale sino-americana. Resta da vedere per quanto tempo durerà l’amministrazione straordinaria: la società è comunque inserita in una procedura di liquidazione, se non verrà trovato un acquirente.

Diciamo quindi che, in giro per il mondo, shit happens. In Italia, per contro, it’s raining shit, everyday. In omaggio, dobbiamo sorbirci le lezioni di quelli che “io lo avevo detto e scritto, due anni fa”, o di quelli che “si vedeva da subito, che era una truffa ai danni del nostro meraviglioso paese”, ed anche “ora lanciamo l’ultimatum, all’Italia non la si fa”, oppure “è chiaro che hanno sbagliato piano industriale, non hanno saputo leggere i fondi del caffè. Ma ora basta: un altro giro, offro io e pagate voi”.

Il proiettile d’argento è anche quello che serve a spiegare in modo rapido e preciso perché una situazione è andata in un certo modo. Si tratta di una variazione sul tema cospirazionista, ed in questo caso il proiettile è d’acciaio anziché d’argento. Ogni disvelamento di un delitto imperfetto necessita poi del rinvenimento di una pistola fumante. Da noi, sono i pistola ad abbondare. Loro fumano per la contrarietà di essere presi a ceffoni dalla realtà. Noi contribuenti lo faremo per essere quotidianamente depredati.

Sul tema, vedi anche: alto costo della materia prima (minerale di ferro) e domanda molto debole, il mix letale per l’industria dell’acciaio. Ma è evidente che è colpa di chi, nel 2017, aveva la sfera di cristallo appannata.

https://phastidio.net/2019/11/07/proiet ... a-fumanti/

(Nell'articolo, interessanti link ed un filmato)
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Re: Ilva

Messaggioda Robyn il 08/11/2019, 13:26

Sull'immunita' probabilmente il paese ha capito poco.Ammettiamo che un'azienda sia amministrata da X e che sparga sostanze tossiche nel terreno i cui effetti non si vedono subito.All'azienda X subentrera' su ccessivamente l'azienda Y e i veleni sparsi precedentemente da X cominciano a manifestare gli effetti negativi.La domanda e':la colpa di chi e' di X o di Y?Mi pare ovvio che la colpa e' dell'azienda precedente X e non di Y quindi Y non ha colpa e dovrebbe essere immune da processi
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Re: Ilva

Messaggioda franz il 08/11/2019, 15:39

Robyn ha scritto:Sull'immunita' probabilmente il paese ha capito poco.Ammettiamo che un'azienda sia amministrata da X e che sparga sostanze tossiche nel terreno i cui effetti non si vedono subito.All'azienda X subentrera' su ccessivamente l'azienda Y e i veleni sparsi precedentemente da X cominciano a manifestare gli effetti negativi.La domanda e':la colpa di chi e' di X o di Y?Mi pare ovvio che la colpa e' dell'azienda precedente X e non di Y quindi Y non ha colpa e dovrebbe essere immune da processi

Esatto, ma solo in Italia, grazie ai 5S, si fa confusione.
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Re: Ilva

Messaggioda Robyn il 08/11/2019, 18:07

La corte costituzionale afferma che non servono interventi legislativi basta far decidere al magistrato.Il magistrato fa' fare una perizia e se dalle sostanze rilevate si scopre che lo sverzamento di inquinanti e' avvenuto prima del rilievo dell'azienda il procedimento giudiziario ricade sulle ammministrazioni precedenti.Quando si rileva un'azienda che potrebbe avere potenzialmente inquinato la prima cosa e' fare una perizia e se l'azienda presenta delle contaminazioni si fa' fare la bonifica ed in questo modo si annulla qualsiasi rischio di cadere nel labirinto della giustizia.In merito all'altoforno se il giudice fa' delle prescrizioni con il quale chiede di fare degli interventi per la sicurezza e' normale che puo' sigillarlo se non vengono fatti,sigillo che pero' viene rimosso successivamente se si fanno tutti gli interventi necessari per la sicurezza
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Re: Ilva

Messaggioda franz il 09/11/2019, 10:28

leggo " E c'è pero' anche Moody's che avverte: rating a rischio per i franco-indiani se non lasciano l'Italia."
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Re: Ilva

Messaggioda Robyn il 09/11/2019, 12:42

Lasciamo queste di regole quelle che si sono determinate dalla eliminazione dell'immunita' poi successivamente possiamo perferzionarle in modo che non rappresentino un'ostacolo allo sviluppo e all'attrazione degli investimenti cioe fare in modo che non si prestino alla aleatorieta' e che allo stesso tempo proteggano l'ambiente e la salute.Non possiamo stare a cambiare un'altra volta le regole.La statalizzazione va' esclusa perche se l'Ilva e' in queste condizioni e' perche era stastale.Il passaggio successivo deve essere la tempotanea amministrazione pubblica per rimettere le cose in ordine.Si puo' pensare ad una no tax area per Taranto per risollevare la produzione dell'acciaio fare le bonifiche.Successivamente si puo' ricostruire l'Ilva piu' distante da Taranto e il piano industriale deve prevedere forni elettrici e alimentazione pulita con il solare e i pannelli rinfrangenti.L'ultimo passaggi e l'affidamento ad una Pubblic company dove esiste un limite al possesso di azioni e con un numero di azionisti non inferiore a dieci
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