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Un ordine mondiale che si basa sugli imperi?

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Un ordine mondiale che si basa sugli imperi?

Messaggioda trilogy il 13/10/2019, 11:44

Se lo scontro planetario tra Cina e USA ha messo in evidenza l'irrilevanza politica e tecnologica a livello internazionale del'Europa, l'invasione della Siria da parte della Turchia ha portato alla ribalta il ruolo marginale dell'UE anche a livello regionale. "Un politico importante del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, ha addirittura evocato la necessità di fare parte di «un ordine mondiale che si basa sugli imperi»." Come uscire da questa marginalità ?

Crisi curda, un’occasione per l’Unione Europea

Danilo Taino | 12 ottobre 2019

La nuova Commissione dovrà passare a un paradigma diverso da quello solo introspettivo

a pugnalata alle spalle di Donald Trump agli alleati curdi in Siria sta facendo vacillare la credibilità degli Stati Uniti, in Medio Oriente e non solo. Nel vuoto che si è creato, è però anche drammaticamente evidente la fragilità dell’Europa. La quale Europa è, se non altro per ragioni di vicinanza geografica, la regione più vulnerabile alle conseguenze dell’offensiva turca, sia in termini di possibile nuova ondata migratoria sia in termini di possibile rilancio delle attività terroristiche dell’Isis. In questi giorni dovrebbe essere in prima fila, non solo con dichiarazioni, nella gestione della crisi. Dalla situazione siriana e dalla questione curda, la Ue si è invece tenuta lontana; e nei confronti della Turchia ha compiuto una serie di errori. Il risultato è che oggi è di fatto spettatrice di una azione di polizia cruenta alle sue porte e che Recep Tayyip Erdogan può minacciare, senza ritegno ma anche senza visibili conseguenze, i Paesi europei di aprire le porte a più di tre milioni di migranti.

La crisi che si è aperta con il ritiro delle truppe americane dalla Siria è un’occasione – forzata e orribile ma un’occasione – per dare all’Unione europea un minimo di visione geopolitica nella propria difesa. Visione geopolitica che è straordinariamente assente nei governi europei da trent’anni, dalla caduta del Muro di Berlino, e la cui mancanza è sempre più ragione di pericoli. L’esempio forse più evidente dell’illusione europea che la Storia e i conflitti che essa si porta dietro fossero finiti riguarda proprio la Turchia. Nei confronti del Paese che sta sul confine tra Europa e Asia, la Ue ha tenuto una posizione ambigua durante i lunghi anni di trattative per l’ingresso di Ankara nell’Unione. In certi momenti ha illuso i turchi che le porte fossero aperte, in altri, e sempre più negli ultimi anni soprattutto da parte di Germania e Francia, ha sollevato ostacoli. Una forma di aggancio, il più stretto possibile, era quello che la maggioranza dei turchi sperava; la loro delusione ha avuto l’effetto di rafforzare la retorica nazionalista e panturca di Erdogan. Il quale oggi gioca una partita violenta contro i curdi e cinica con gli europei.

Più in generale, distratta dalle proprie crisi interne e dall’idea che nella globalizzazione contasse quasi esclusivamente l’economia, l’Europa non ha agito e nemmeno pensato in termini di geopolitica se non quando ne è stata costretta, come nel caso delle sanzioni a Mosca dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Non solo non lo ha fatto con la Turchia, non lo ha fatto seriamente nemmeno nei Balcani, oggi terreno di ingresso degli interessi cinesi. E molto poco anche in Africa, al di là degli aiuti umanitari. Ora, in un mondo sempre più pericoloso, è sotto pressione per cercare di recuperare una posizione nel panorama internazionale, non solo per sedersi ai tavoli dove si prendono le decisioni ma anche per costringere altri a sedersi. Non sarà facile.

La nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto di volere una Ue «geopolitica», che si muova cioè dandosi un ruolo negli affari mondiali. La commissaria al commercio Cecilia Malmström ha sostenuto che la Ue deve «pensare seriamente» a come proiettare nel mondo i suoi obiettivi di sicurezza e di politica estera, perché «non è veramente equipaggiata per affrontare un mondo in cambiamento». Un politico importante del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, ha addirittura evocato la necessità di fare parte di «un ordine mondiale che si basa sugli imperi».

Sono le crisi e le necessità a produrre i salti di qualità nella politica e nelle istituzioni. La sfida prima che avrà di fronte la nuova Commissione europea, e con essa i governi della Ue, sarà la necessità di passare a un paradigma diverso da quello solo introspettivo che l’ha sostenuta negli scorsi decenni. Di fronte alla crisi di questi giorni dei curdi in Siria e al vuoto lasciato da Trump, la domanda è se ci sia, nel Vecchio Continente, la forza e la volontà di affrontare la nuova realtà prima che sia davvero troppo tardi.
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Re: Un ordine mondiale che si basa sugli imperi?

Messaggioda Robyn il 13/10/2019, 13:16

Sono d'accordo,con Ankara servirebbe un 'intesa come quella che l'Europa ha stabilito con la Svezia e la Norvegia per farla sentire parte integrante e le indecisioni europee hanno spinto la Turchia fuori dal paradigma paneuropeo.La Turchia però vorrebbe un'intesa completa ma cosi l'Europa sarebbe ingestibile e troppo grande.Anche i paesi dell'est europeo quando non facevano parte dello spazio europeo si sentivano esclusi,marginalizzati,soffrivano di complessi di inferiorità.Quando c'è stato il loro ingresso nello spazio europeo hanno preso una piega contraria alla democrazia pensiamo ad Orban,quindi l'ingresso non ha significato più democrazia e atlantismo per questi paesi membri,ma Visegrad.Solo la Repubblica Ceca è rimasta fedele alla democrazia e all'atlantismo
PS Gli imperi?ma che cosa è?Jean Jaques Chirac parlava di macroaree ma non aveva mai utilizzato questo linguaggio dell'800
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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